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Piccole Donne Crescono
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Piccole Donne Crescono
E-book394 pagine6 ore

Piccole Donne Crescono

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Info su questo ebook

“Misericordia, Beth ama Laurie!”, si disse sedendo in camera sua, pallida per l’effetto prodotto da questa improvvisa rivelazione. “Mai avrei immaginato una cosa simile. Cosa ne dirà mamma? Io temo che lui…” e qui Jo si fermò, colta da un pensiero improvviso e imbarazzante. “Sarebbe terribile, se lui non la ricambiasse. Ma lo farà: lo costringerò!”. E scosse il capo, gesticolando minacciosa verso il ritratto del ragazzo che le sorrideva sornione dalla parete di fronte.

Secondo volume del capolavoro di Louisa May Alcott, un classico della letteratura per l'infanzia. La nuova traduzione integrale, pur manenendo la freschezza e la semplicità del testo originale, ne rende la lettura adatta anche a un pubblico più maturo.
Illustrazioni originali di F. T. Merril. A cura del Centro Studi Tethis, specializzato in nuove edizioni critiche, traduzioni e collezioni letterarie.
LinguaItaliano
Data di uscita18 gen 2020
ISBN9788835341871
Autore

Louisa May Alcott

Louisa May Alcott (1832-1888) was an American novelist, poet, and short story writer. Born in Philadelphia to a family of transcendentalists—her parents were friends with Ralph Waldo Emerson, Nathaniel Hawthorne, and Henry David Thoreau—Alcott was raised in Massachusetts. She worked from a young age as a teacher, seamstress, and domestic worker in order to alleviate her family’s difficult financial situation. These experiences helped to guide her as a professional writer, just as her family’s background in education reform, social work, and abolition—their home was a safe house for escaped slaves on the Underground Railroad—aided her development as an early feminist and staunch abolitionist. Her career began as a writer for the Atlantic Monthly in 1860, took a brief pause while she served as a nurse in a Georgetown Hospital for wounded Union soldiers during the Civil War, and truly flourished with the 1868 and 1869 publications of parts one and two of Little Women. The first installment of her acclaimed and immensely popular “March Family Saga” has since become a classic of American literature and has been adapted countless times for the theater, film, and television. Alcott was a prolific writer throughout her lifetime, with dozens of novels, short stories, and novelettes published under her name, as the pseudonym A.M. Barnard, and anonymously.

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    Anteprima del libro

    Piccole Donne Crescono - Louisa May Alcott

    Louisa May Alcott

    Piccole Donne Crescono

    Good Wives

    Louisa May Alcott

    Piccole donne crescono

    Tit. or. Good Wives

    Illustrazioni: F. T. Merrill

    Immagine di copertina: Peter Ilsted, Sole, 1909

    Traduzione e adattamento: Luisa Vardiero

    © Progetto Tethis 2019 - Tutti i diritti riservati

    Tethis – Studio editoriale

    Via Oropa 61/G – 10153 Torino

    UUID: 88e8ebc0-387c-11ea-82ec-1166c27e52f1

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Ringraziamenti

    a Edoardo Demichelis e Laura Cartura, per il loro aiuto prezioso

    Indice dei contenuti

    Ringraziamenti

    1. CHIACCHIERATA

    2. IL PRIMO MATRIMONIO

    3. TENTATIVI ARTISTICI

    4. LEZIONI DI LETTERATURA

    5. ESPERIENZE DOMESTICHE

    6. VISITE

    7. CONSEGUENZE

    8. DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ESTERO

    9. TENERI TORMENTI

    10. IL DIARIO DI JO

    11. UN AMICO

    12. PENE DI CUORE

    13. IL SEGRETO DI BETH

    14. NUOVE IMPRESSIONI

    15. MESSA DA PARTE

    16. LAURENCE IL PIGRO

    17. LA VALLE DELLE OMBRE

    18. IMPARARE A DIMENTICARE

    19. COMPLETAMENTE SOLA

    20. SORPRESE

    21. MILORD E MILADY

    22. DAISY E DEMI

    23. SOTTO L'OMBRELLO

    24. TEMPO DI RACCOLTA

    1. CHIACCHIERATA

    Per poter riprendere il nostro racconto e arrivare al matrimonio di Meg con le idee chiare, sarà bene cominciare con una breve chiacchierata sui March. E, a questo proposito, consentitemi una breve premessa: se qualcuno fra i miei lettori più anziani ritiene, come io temo, che la trama sia infarcita di troppe smancerie (non credo che su questo i più giovani avranno invece di che obiettare), posso solo rispondere con le parole che userebbe la signora March in persona: " Cosa altro vi aspettereste di vedere, con quattro vivaci ragazze in casa e un giovane, aitante vicino all’altro lato della strada?".

    I tre anni trascorsi hanno apportato pochi cambiamenti al tranquillo scorrere della vita famigliare. La guerra è finita, e il signor March è a casa sano e salvo, completamente assorbito dalle letture e dalla gestione della piccola parrocchia, che trova in lui un autentico ministro, per indole e per vocazione. Un uomo mite, immerso negli studi, dotato di una saggezza che trascende la mera conoscenza, di un animo caritatevole che guarda all’intera umanità con spirito di autentica fratellanza, di un’empatia che il tempo ha profondamente radicato nel carattere nobile e gentile.

    Queste sue qualità, nonostante la dignità e l’assoluto rigore morale gli precludessero ogni forma di successo materiale, esercitavano un forte fascino su molte persone dallo spirito affine, istintivamente attratte da lui come le api lo sono dal profumo dei fiori, mentre lui con la stessa naturalezza distribuiva loro il miele in cui cinquant’anni di stenti non avevano instillato neppure una goccia di amaro. Ragazzi sensibili riconoscevano nel brizzolato studioso un animo giovane come il loro, le donne gli confidavano senza remore preoccupazioni e angosce, sicure della sua delicata e saggia accoglienza, e chiunque gli confessasse i propri peccati sapeva che quel cuore puro mai gli avrebbe fatto man­care, oltre al biasimo, anche il perdono. Gli uomini di ingegno lo consideravano un loro pari, in lui gli arrivisti intravedevano traguardi più sublimi dei propri, e anche le persone più intraprendenti si inchinavano alla nobiltà disinteressata delle sue – seppur poco redditizie – ambizioni.

    Occhi estranei avrebbero potuto pensare che la conduzione della casa fosse interamente affidata alle cinque energiche donne; e così era, per molti aspetti. Ma quel tranquillo studioso, perennemente immerso nelle letture, restava pur sempre il vero punto di riferimento della famiglia: ne costituiva la coscienza, la sicurezza e il conforto, e a lui quelle donne affaccendate si rivolgevano nei momenti di inquietudine, sicure di ritrovarvi ciò che le parole padre e marito esprimono nel loro significato più autentico e profondo.

    Le ragazze consegnavano i loro cuori alla madre e le loro anime al padre, e per entrambi i genitori, che vivevano per loro e per loro lavoravano con totale abnegazione, provavano un affetto che si faceva sempre più forte, man mano che esse crescevano, tenendoli teneramente allacciati con quel legame che è una benedizione nella vita e che neanche la morte riesce a spezzare.

    La signora March è sempre vivace e allegra, sebbene i suoi capelli siano un po’ più grigi rispetto all’ultima volta in cui l’abbiamo vista, e in questo momento è talmente assorbita dai preparativi per Meg che gli ospedali e le abitazioni, che ancora pullulano di feriti e di vedove di guerra, sentono acutamente la mancanza della sua materna presenza.

    John Brooke ha adempiuto al suo dovere con onore per un anno, finché, ferito, è stato rimandato a casa e in seguito definitivamente congedato. Non ha ricevuto stellette o medaglie, ma le avrebbe meritate, per aver generosamente accettato di mettere a rischio tutto ciò che possedeva: la vita e l’amore, beni ancora più preziosi quando sono nel pieno della loro fioritura. Rassegnatosi di buon grado al congedo, si è impegnato nel rimettersi in salute ed è preso dalle questioni lavorative e dalla ricerca di una casa per Meg. Con il buon senso e l’orgoglioso spirito di indipendenza che lo contraddistinguono, ha rifiutato le pur generose offerte d’aiuto del signor Laurence e ha accettato un posto di contabile, preferendo incominciare con un salario modesto piuttosto che correre rischi con del denaro preso a prestito.

    Meg aveva passato il tempo lavorando e attendendo, affinando le sue doti femminili, diventando sempre più esperta nelle faccende domestiche e sempre più attraente, grazie all’efficace cura di bellezza costituita dall’amore. Conservava le ambizioni e le speranze di ragazza, provando una sottile inquietudine per le modeste condizioni con cui la sua nuova vita stava per avviarsi. Ned Moffat aveva appena sposato Sallie Gardiner, e lei non poteva fare a meno di paragonare la loro casa elegante, la carrozza, i numerosi regali e lo splendido corredo a ciò che invece la aspettava, desiderando nell’intimo di possedere anche lei simili ricchezze. Ma l’invidia e il malumore svanivano presto, appena rivolgeva il pensiero all’amore paziente e al grande impegno che John aveva profuso nell’allestimento della minuscola casa che l’attendeva, e quando al tramonto sedevano insieme, discutendo dei loro piccoli progetti, il futuro le si prospettava talmente bello e radioso che lo splendore di Sallie scompariva e lei si sentiva la ragazza più ricca e felice del creato.

    Jo non era più tornata a servizio dalla zia March, poiché l’anziana signora aveva preso così in simpatia Amy da volerla tenere vicina a ogni costo, compreso il blandirla con le lezioni di un rinomato insegnante di disegno. E Amy, per amore del profitto che ne avrebbe ricavato, sarebbe stata disposta a servire una padrona ben più dura della zia. Così, dedicava le mattine al dovere e i pomeriggi al piacere, cavandosela alla grande. Jo si era nel frattempo consacrata alla letteratura e a Beth, che era ancora molto debole, nonostante la febbre fosse un ricordo del passato. Non era esattamente malata, ma neanche più la colorita ragaz­zina piena di salute che era stata un tempo; tuttavia, si mostrava come al solito ottimista, serena e tranquilla, perennemente occupata nelle sue piccole e amate faccende, un vero angelo del focolare, come era sempre stata anche molto prima che coloro che più l’amavano se ne rendessero conto.

    Da quando lo Spread Eagle le aveva offerto un dollaro a colonna per le sue sciocchezze, Jo si sentiva una donna in carriera, e si applicava alla scrittura dei suoi racconti con cura; ma ben più grandi progetti ribollivano nel suo vulcanico e ambizioso cervello, mentre una pila di scarabocchiati manoscritti lievitava dentro la vecchia cucina di ferro nel solaio. A questi era destinato il compito di iscrivere, un giorno, il nome dei March nell’Albo d’oro della gloria.

    Laurie, che era partito ubbidiente per l’università per compiacere il nonno, cercava ora in tutti i modi di vivere compiacendo anche se stesso. Ammirato da tutti, grazie alla disponibilità dei mezzi, all’educazione e alla notevole intelligenza unita a una profonda bontà, che spesso lo metteva nei guai nel tentativo di trarne fuori gli altri, non era tuttavia ancora del tutto esente dal grande pericolo di deviare dalla buona strada: una possibilità reale, come spesso capita anche ai giovani più promettenti, se non avesse avuto come talismani il pensiero del caro vecchio, così fiducioso nella sua riuscita, l’amica materna che lo teneva d’occhio come un figlio e infine, ma non meno importante, la consapevolezza che quattro innocenti ragazzine lo amavano, lo ammiravano e credevano in lui con tutto il cuore.

    Essendo comunque anche lui un mero essere umano, per quanto fuori dal comune, faceva generose concessioni ai divertimenti e a piccole vanità, vestendosi con ricercatezza, vivendo romantiche avventure e dedicandosi con successo a ogni sorta di sport, in palestra o sull’acqua, tutto secondo ciò che al collegio dettava la moda del momento. Era oggetto, o lui stesso artefice, di scherzi colossali, usava spesso espressioni gergali e più di una volta corse il serio rischio di essere espulso. Ma poiché le sue trovate erano più che altro frutto del suo carattere esuberante e della sua innata allegria, trovava sempre il modo di uscirne indenne, facendo ammenda delle sue colpe, riparando onorevolmente ai misfatti compiuti o ricorrendo all’irresistibile capacità di persuasione di cui era dotato al massimo grado. In realtà era molto orgoglioso del suo riuscire a cavarsela sempre per il rotto della cuffia, e amava stupire le ragazze con i pittoreschi resoconti dei trionfi conseguiti su assistenti sdegnati, professori impettiti e nemici sopraffatti. Le ragazze vedevano come eroi i suoi colleghi di corso, ascoltavano sempre volentieri i racconti delle gesta dell’allegra compagnia e avevano spesso l’onore di crogiolarsi ai sorrisi di quegli straordinari personaggi, quando Laurie ne invitava qualcuno a casa.

    Il privilegio era riservato in primo luogo a Amy, che grazie alla sua femminilità e al naturale fascino era da loro stata elevata a vera regina di cuori. Meg era troppo concentrata su John, per curarsi degli altri uomini del creato, e Beth troppo timida per poter riservare loro qualcosa di più di un’occhiata, mentre guardava con grande sconcerto alla facilità con cui Amy riusciva a soggiogarli. Ma era Jo quella che, più di tutte, in quel gruppo di maschi aveva trovato il proprio elemento, come sempre tentata dall’impulso di imitarne atteggiamenti ed espressioni, che continuava a giudicare molto più genuini del decoro imposto alle giovani donne. Tutti i ragazzi amavano la sua compagnia, ma a nessuno accadde mai di innamorarsi di lei, mentre pochi di loro riuscivano ad accomiatarsi senza aver prima tributato un paio di romantici sguardi all’altare di Amy. E tutto questo parlare di sentimenti ci porta dritti alla Colombaia.

    Questo era il nome della piccola casa marrone che il signor Brooke aveva preparato come nido per Meg. Così l’aveva battezzata Laurie, ritenendolo perfettamente appropriato ai gentili innamorati, che si comportavano come una coppia di tortorelle. Era una casa minuscola, con un giardinetto sul retro e davanti un prato grande quanto un fazzoletto. Qui Meg aveva intenzione di sistemare una fontanella, piantare alberi e creare una vasta distesa di fiori, anche se, al momento, al posto della suddetta fontanella vi era un’urna segnata dalle intemperie, più simile a una vecchia e mal ridotta insalatiera, gli alberi consistevano in una serie di giovani cespugli di larice, che parevano in sospeso tra la vita e la morte, e a preannunciare la vasta distesa di fiori vi era solo una truppa di paletti, messi a indicare i punti in cui ne erano stati piantati i semi. L’interno tuttavia era davvero grazioso, e la felice sposa non vi trovava alcun difetto, dal solaio alla cantina. Certo, l’ingresso era talmente stretto che era una fortuna che non possedessero un pianoforte, perché non ci sarebbe passato; la sala da pranzo era così piccola che sei invitati vi sarebbero stati stretti, e la scala della cucina sembrava progettata con l’intento di farvi ruzzolare insieme cameriera e vasellame, giù fino alla cassa del carbone. Ma una volta fatta l’abitudine a questi irrilevanti particolari, non vi si sarebbe potuto trovare nulla da eccepire, perché tutto era stato sistemato con gusto e buon senso, e il risultato era davvero soddisfacente. Il salottino non era abbellito da tavolini dai ripiani di marmo, lunghe specchiere o tende di pizzo, ma arredato con mobili semplici, tanti libri, un paio di buoni dipinti, un grande vaso di fiori nel bowindo e, sparsi ovunque, i graziosi doni offerti da mani amiche, resi ancora più belli dal messaggio d’amore che recavano.

    Non credo che la Psiche di marmo che Laurie aveva donato avesse perso qualcosa della sua bellezza, per essere stata appoggiata su una mensola costruita da John, che un tappezziere avrebbe potuto drappeggiare le semplici tende con più grazia di quanto fecero le artistiche mani di Amy o che esistesse un guardaroba altrettanto colmo di sinceri auguri di felicità e di fervide speranze di quello in cui Jo e la mamma riposero le poche scatole, casse e pacchi di Meg. Sono inoltre sicura che non vi fosse al mondo una cucina più intima e pulita di quella in cui Hannah aveva risistemato ogni padella e tegame per almeno una dozzina di volte e dove aveva predisposto il camino, pronto per essere acceso nel momento in cui la signora Brooke fosse entrata in casa. Penso infine che non siano molte le giovani mogli che inaugurano la loro nuova vita dotate di un apparato di strofinacci, presine e sacchettini altrettanto rifornito, poiché Beth ne aveva cuciti a sufficienza per farla arrivare alle nozze d’argento, ricamando inoltre tre diverse forniture di tovaglioli per il servizio di porcellana.

    Chi è costretto ad acquistarli non saprà mai cosa si perde, nel rinunciare alla bellezza dei corredi domestici creati da mani affettuose; e Meg ne ebbe in quantità tale che ogni cosa, nel suo piccolo nido, dal mattarello in cucina al vaso d’argento sul tavolo del salotto, parlava di amore e di pensieri gentili. Come si divertirono, a fare progetti insieme, che magnifiche escursioni tra i negozi, in quali buffi equivoci erano incorse e quanto avevano riso per i ridicoli acquisti di Laurie!

    Nel suo gusto per lo scherzo il ragazzo, sebbene avesse ormai quasi ultimato gli studi, era infatti rimasto come un bambino. La sua ultima trovata era quella di presentarsi, a ogni suo rientro settimanale, con qualche oggetto nuovo, utile e ingegnoso, come regalo per la giovane padrona di casa: prima una provvista di mollette da bucato, poi una magnifica grattugia per la noce moscata, che andò in pezzi alla prima grattata; un prodotto per pulire i coltelli, che rovinò tutte le lame; un’aspirapolvere, che strappava i peli del tappeto e lasciava lo sporco al suo posto; un sapone, che faceva risparmiare fatica e spellare le mani; mastici infallibili, che riuscivano ad appiccicare solo le dita del deluso acquirente, e ogni genere di oggetti in metallo, come un piccolo salvadanaio per monete fuori corso o un magnifico lava oggetti a vapore, che sembrava avere tutte le intenzioni di esplodere durante il servizio.

    Invano Meg lo scongiurava di smettere e John lo prendeva in giro, mentre Jo lo aveva soprannominato mister Bazar: Laurie era posseduto dalla smania di promuovere l’ingegno americano, oltre che di vedere i suoi amici riforniti di tutto l’occorrente. Così, continuava imperterrito a presentarsi ogni settimana con qualche nuova assurdità.

    Finalmente tutto fu pronto, comprese le saponette, i cui colori Amy aveva abbinato a quelli delle stanze, e la tavola per il primo pranzo, che Beth aveva apparecchiato con cura.

    Sei soddisfatta? Ti senti a casa, credi che potrai viverci felice? – domandò la signora March alla figlia mentre, a braccetto, passeggiavano per il nuovo regno. Perché mai come allora erano state così teneramente vicine.

    Sì, mamma, sono davvero soddisfatta, grazie a tutti voi, e così felice che non saprei come esprimerlo rispose Meg con uno sguardo più eloquente di ogni parola.

    Se solo avesse un paio di domestiche, sarebbe tutto perfetto – disse Amy uscendo dal salotto, dove si era trattenuta a riflettere se il Mercurio di bronzo stesse meglio sullo scaffale o sulla mensola del camino.

    Ne abbiamo già discusso, con la mamma, e ho deciso di seguire il suo consiglio. Ci sarà così poco da fare, con Lotty che si occuperà delle commissioni e mi aiuterà di tanto in tanto, che dovrò anzi cercare di non cedere alla pigrizia o alla nostalgia – rispose Meg semplicemente.

    Sally Moffat ne ha quattro – affermò Amy.

    Se Meg ne avesse quattro, non ci sarebbe più spazio in casa, e il signore e la signora dovrebbero accamparsi in giardino – intervenne Jo mentre, avvolta in un enorme grembiule azzurro, dava un’ultima lucidata alle maniglie.

    Sallie non è la moglie di un uomo modesto, e il suo tenore di vita richiede la presenza di molte cameriere. Meg e John incominciano con poco, ma ho l’impressione che questa piccola casa non conterrà meno felicità di quella grande. È un grave errore che ragazze dell’età di Meg non abbiano altro da fare che scegliere vestiti, dare ordini e perdersi in chiacchiere. Appena sposata, io arrivavo ad augurarmi che gli abiti nuovi si consumassero o si strappassero, per avere il gusto di aggiustarli, tanto ero stanca di stare con le mani in mano o di avere come unica occupazione la cura del mio fazzoletto da naso.

    Perché non andavi in cucina a divertirti un po’ a combinare disastri, come Sallie racconta di fare, anche se non ne combina una giusta e la servitù ride di lei? – le chiese Meg.

    Ho fatto anche questo, dopo un po’; non a combinare pasticci ma per imparare da Hannah, perché le mie domestiche non ridessero di me. Allora si trattava di un gioco, ma quando non potei più permettermi alcun aiuto fui davvero grata di avere, non solo la voglia, ma anche la capacità di cucinare per le mie bambine e di arrangiarmi in tutto. Tu parti dall’estremo opposto, Meg cara, ma le lezioni che impari adesso ti serviranno in futuro, quando John avrà migliorato la sua situazione, perché una padrona di casa, per quanto viva nello splendore, deve sapere come seguirne le faccende, se vuole essere servita bene e onestamente.

    Sì, mamma, ne sono convinta anch’io – rispose Meg dopo aver ascoltato con benevolenza la piccola predica. Perché anche la più tranquilla delle donne può farsi trascinare dall’entusiasmo, quando si tocca il coinvolgente argomento della vita domestica.

    Sai che questa è la stanza che amo più di tutte, della mia casetta? – aggiunse Meg pochi minuti dopo, al piano di sopra, mentre ammiravano il guardaroba ben rifornito nei cui ripiani Beth stava disponendo pile di biancheria, molto soddisfatta del bell’effetto sortito. Il terzetto rise molto delle parole di Meg, perché quell’armadio evocava un recente, buffo episodio.

    Dopo aver infatti minacciato che, se Meg avesse sposato quel Brooke, non avrebbe ottenuto da lei un solo centesimo, la zia March si era trovata in una situazione incresciosa quando, con il tempo, la sua rabbia si era smorzata e lei si era pentita della promessa fatta. Non amava però contraddirsi, ed era d’altra parte esperta nell’arte di inventare stratagemmi; così alla fine era riuscita a escogitare un piano soddisfacente: la signora Carrol, mamma di Florence, ebbe l’ordine di acquistare, far ricamare e siglare un ricco corredo di biancheria da letto e da tavola, e di inviarlo come un proprio regalo, cosa che fu eseguita alla lettera. Ma il segreto trapelò, con gran spasso della famiglia, poiché la zia March continuava a fingere di non saperne niente e insisteva nel ribadire di poter donare solo le perle, da tempo promesse alla prima che si fosse sposata.

    È un bel sollievo constatare da quale senso pratico si sia fatta guidare nella scelta del corredo. Avevo una giovane amica che mise su casa con sole sei lenzuola, ma con coppette sciacquadita sufficienti per un esercito di commensali, delle quali inoltre andava molto fiera – disse la signora March, sfiorando le tovaglie damascate la cui raffinatezza tanto compiaceva la sua femminile sensibilità.

    Non possiedo neanche una coppetta sciacquadita, ma Hannah dice che questa scorta mi basterà finché vivrò – esclamò Meg con entusiasmo.

    Sta arrivando mister Bazar! – urlò Jo dal basso, e tutte scesero per andare incontro a Laurie, la cui visita settimanale costituiva il vivace interludio della tranquilla scansione delle loro vite.

    Lungo la strada camminava a grandi passi un ragazzo alto, imponente, con i capelli corti, un berretto di feltro che sembrava un catino e la giacchetta svolazzante. Oltrepassò il basso steccato senza disturbarsi ad aprire il cancello e si diresse subito a braccia spalancate verso la signora March, esclamando calorosamente: Eccomi, mamma! Sì, tutto bene!

    Le ultime parole erano in risposta allo sguardo discretamente interlocutorio con cui la signora March lo aveva accolto, e che i suoi begli occhi sostennero con tanta franchezza da far sciogliere il breve rituale nel consueto bacio materno.

    Alla signora Brooke, con i complimenti e le congratulazioni del sottoscritto. Benedetta Beth! E tu, Jo, sei uno spettacolo elettrizzante. Amy, in te sono concentrate troppe bellezze, per un’unica donna.

    Mentre così si esprimeva, Laurie consegnò a Meg un pacchetto di carta scura, diede un buffetto al nastro dei capelli di Beth, strabuzzò gli occhi alla vista del grembiule di Jo e cadde in un’esilarante estasi ai piedi di Amy. Poi strinse le mani a tutte, e tutti si misero a parlare.

    Dov’è John? Chiese Meg in tono apprensivo.

    Si è fermato a ritirare la licenza per domani, signora.

    Teddy, chi ha vinto l’ultima partita? – domandò Jo con trasporto, perché qualsiasi tipo di sport suscitava in lei sempre un grande interesse, sebbene ormai avesse diciannove anni.

    Noi, naturalmente. Avresti dovuto vederci!

    Come sta l’amabile signorina Randal? – chiese Amy con un sorriso tendenzioso.

    Più crudele che mai… non vedi come mi sto consumando? – e Laurie si picchiò l’ampio petto con un energico colpo, levando al cielo uno sguardo teatrale.

    Cosa sarà l’ultimo scherzo? Apri il pacchetto e guarda, Meg – disse Beth osservando con curiosità la confezione piena di protuberanze.

    È un oggetto utile in caso di incendio o di furto – spiegò Laurie mentre tra le risate delle ragazze il pacco svelava una raganella di legno.

    Ogni volta che John sarà assente e ti sentirai impaurita, signora Meg, scuoti questo aggeggio fuori dalla finestra e in un baleno sveglierai tutto il vicinato. Grazioso, vero? – e Laurie diede una tale prova della potenza dello strumento da obbligarle a tapparsi le orecchie. – È questa la vostra riconoscenza? A proposito, sappiate che dovrete ringraziare Hannah per aver salvato la torta nuziale dal disastro. L’ho incrociata mente la stava trasportando in casa e, se non l’avesse difesa strenuamente, ne avrei assaggiato un pezzetto, per quanto mi sembrava invitante.

    Io mi chiedo se crescerai mai, Laurie – disse Meg dandosi un tono da donna matura.

    Ce la metto tutta, signora; ma non riuscirò a diventare molto più alto, temo, dato che in questi tempi degeneri un metro e ottanta è il massimo a cui un uomo possa aspirare – rispose il ragazzo, la cui testa sfiorava quasi il piccolo candelabro. – Suppongo che mangiare qualcosa in questo sacrario tirato a lucido sarebbe un’eresia; pertanto, siccome ho una fame terribile, propongo di riaggiornarci – aggiunse subito dopo.

    La mamma e io stiamo aspettando John. C’è ancora qualche piccola faccenda da sistemare – disse Meg mentre si allontanava indaffarata.

    Beth e io dobbiamo andare da Kitty Bryant a prendere altri fiori per domani – aggiunse Amy, sistemandosi tra l’ammirazione generale un pittoresco cappello sui bei riccioli biondi.

    Vieni, Jo; non abbandonare un amico. Sono così stanco che senza un sostegno non riuscirei a tornare a casa. Però non toglierti il grembiule, ti dona molto – disse Laurie, mentre Jo riponeva l’oggetto dell’antipatia di lui in una grande sacca e gli offriva il braccio per reggere le sue deboli gambe.

    Ora, Teddy, desidero parlarti seriamente di domani – esordì Jo mentre si allontanavano insieme. Devi promettermi che ti comporterai bene e non rovinerai tutto con i tuoi soliti scherzi.

    Niente scherzi.

    E che non dirai cose buffe quando sarà il momento di essere seri.

    Io non lo faccio mai. L’esperta, in questo campo, sei tu.

    E ti prego di non guardarmi durante la cerimonia. Se lo farai, scoppierò sicuramente a ridere.

    Non sarai in grado di vedermi; piangerai tanto che il nebbione ti offuscherà la vista.

    Io non piango mai, se non per qualche grande dolore.

    Come quello per un amico che parte per l’università, vero? – disse Laurie sfoderando un affascinante sorriso.

    Non fare l’egocentrico. Piansi solo un pochino, per tenere compagnia alle ragazze.

    Ne sono certo. Di che umore è stato il nonno, questa settimana? Abbastanza malleabile?

    Decisamente. Perché me lo chiedi? Ti sei ficcato in qualche guaio e vuoi sapere come la prenderà?

    No, Jo. Credi che potrei reggere lo sguardo di tua madre e dirle che va tutto bene, se non fosse vero? – e Laurie si fermò all’improvviso, alquanto risentito.

    Questo no.

    Allora non essere sospettosa. Ho solo bisogno di denaro – disse Laurie riprendendo a camminare, rasserenato dal suo tono caloroso.

    Spendi davvero troppi soldi, Teddy.

    Benedetta ragazza, non sono io; sono loro, a spendersi da soli. In qualche strano modo, se ne vanno prima che io me ne sia reso conto.

    Sei talmente generoso e di buon cuore che tutti si rivolgono a te in cerca d’aiuto, sapendo che non ti tireresti mai indietro. Ci è giunta voce di Henshaw e di tutto ciò che hai fatto per lui. Nessuno potrebbe biasimarti, se tu spendessi sempre i tuoi soldi in questo modo – disse Jo calorosamente.

    Oh, stai facendo di un’inezia una montagna. Non mi avresti permesso di lasciare che si ammazzasse di fatica, solo per rifiutargli un piccolo aiuto, quando lui da solo vale una dozzina di noi buoni a nulla, vero?

    Naturalmente; ma non vedo che bisogno tu abbia di possedere diciassette panciotti, un numero imprecisato di cravatte e un cappello nuovo per ogni tuo rientro a casa. Pensavo che il tuo periodo dandy fosse finito, invece ogni tanto te ne vieni fuori con qualche novità. Adesso la moda è quella di abbruttirti: ridurti i capelli a un cespuglio, indossare giacche aderenti, guanti arancioni e zotici scarponi dalla punta quadrata. Se almeno fossero brutture a buon mercato, non avrei niente da dire; ma costano quanto le altre, senza dare altrettanta soddisfazione.

    Laurie gettò la testa all’indietro, e il rimprovero lo fece scoppiare in una risata così fragorosa che il catino di feltro gli scivolò a terra finendo calpestato da Jo, incidente che gli fornì l’opportunità di insistere sui vantaggi di un abbigliamento alla buona, mentre arrotolava il maltrattato cappello e se lo ficcava in tasca.

    Basta prediche, per carità! Ne ho avute già a sufficienza durante la settimana e, almeno quando torno a casa, vorrei potermi rilassare. Domani mi vestirò senza badare a spese, e tutti i miei amici saranno fieri di me.

    Ti lascerò in pace solo se ti farai ricrescere i capelli. Non sono una snob, ma mi rifiuto di farmi vedere in compagnia di un individuo che sembra un giovane pugile professionista – lo riprese Jo severamente.

    Questo stile senza pretese è funzionale allo studio; ecco perché lo adottiamo – rispose Laurie, che certamente non avrebbe potuto essere accusato di vanità, dal momento che aveva volontariamente sacrificato la sua affascinante chioma riccia alle prestazioni di una spazzola spessa pochi millimetri.

    A proposito, Jo, penso che il piccolo Parker sia davvero messo male, con Amy. Parla di lei continuamente, passa il tempo a comporre poesie e le ronza intorno in un modo sospetto. Farebbe meglio a troncare la sua passione sul nascere, non credi? – aggiunse Laurie dopo qualche minuto di silenzio, con un complice tono da fratello maggiore.

    Farebbe bene di sicuro. Non desideriamo altri matrimoni in famiglia, per i prossimi anni. Per l’amor del cielo, che idee si sono messi in testa, questi bambini? – e Jo sembrò scandalizzata, come se Amy e il piccolo Parker non fossero in realtà già due adolescenti.

    Al giorno d’oggi va tutto di fretta, e non so proprio dove andremo a finire, signora mia. Tu sei appena una ragazzina, ma sarai la prossima, Jo, e ci lascerai tutti in lacrime – disse Laurie scuotendo la testa in segno di rammarico verso la degenerazione dei tempi.

    Non ti preoccupare; io non sono una che piace. Non mi vorrà nessuno, e questo è un bene; perché ogni famiglia che si rispetti deve avere la propria zitella.

    Sei tu che non dai alcuna possibilità – rispose Laurie con uno sguardo obliquo mentre il colorito della sua faccia abbronzata si faceva più acceso. – Non vuoi mostrare il tuo lato tenero e, se un amico gli getta per caso un’occhiata e mostra di apprezzarlo, lo tratti come la signora Gummidge faceva con il suo spasimante, tirandogli addosso acqua fredda, e diventi così scorbutica che nessuno osa più toccarti o guardarti.

    Non apprezzo questo genere di attenzioni; sono troppo indaffarata, per preoccuparmi di tali assurdità, e penso che spezzare in questo modo una famiglia sia un orribile sacrilegio. Non voglio sentire più niente, al proposito. Il matrimonio di Meg ha fatto perdere la testa a tutti noi; ormai non facciamo altro che parlare di innamorati e altre simili amenità. Ma non mi voglio rattristare, perciò cambiamo discorso – e Jo sembrava davvero pronta a lanciare secchiate d’acqua fredda alla minima provocazione.

    Di qualunque natura fossero i suoi sentimenti, Laurie li sfogò con un lungo, sommesso fischiettare e con una terribile profezia, che pronunciò mentre si stavano separando al cancello:

    Ricorda le mie parole, Jo. La prossima sarai tu.

    Questo era il nome della piccola casa marrone che il signor Brooke aveva preparato come nido per Meg

    2. IL PRIMO MATRIMONIO

    Le rose di giugno sopra il portico, quel mattino, si erano svegliate sfavillanti e di buon’ora, rallegrandosi fra loro del cielo terso come piccole, affettuose vicine di casa, quali in effetti potevano considerarsi. Le loro colorate faccine avvampavano sotto le carezze del vento, e ciascuna sussurrando descriveva all’altra ciò che aveva visto, poiché alcune di loro potevano sbirciare dalle finestre del salotto e osservare la festa al suo culmine; altre riuscivano ad arrampicarsi fino in cima, sorridendo e ammiccando alle sorelle che vestivano la sposa; altre ancora si agitavano in segno di benvenuto verso coloro che andavano e venivano in giardino, sotto il portico e all’entrata, e tutte, da quella dal colore brillante della piena fioritura fino al più piccolo e

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