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Lady Jane in fuga
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E-book183 pagine4 ore

Lady Jane in fuga

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1819 - Poiché i genitori partono per un viaggio,lady Jane Baresford decide di raggiungere la cugina Elizabeth nell'Hampshire, dove ha occasione di conoscere un giovane medico, Thomas Carrington,, con cui entra subito in conflitto a causa del suo carattere dificile di entrambi. Jane, che sembra molto legata al fidato amico Perry, è in realtà colpita dal fascino di Thomas, di cui apprezza sopratutto la sincerità. Così, quando lui la soccorre dopo una brutta avventura...
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858953020
Lady Jane in fuga
Autore

Anne Ashley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Lady Jane in fuga - Anne Ashley

    successivo.

    1

    Inghilterra, 1819

    Istruita fin dalla più tenera età a osservare le regole di comportamento a cui si dovevano adeguare le persone di alto rango, lady Jane Beresford non tradì i propri sentimenti con uno strillo di gioia alla vista del cippo che segnalava l'ormai prossima fine del suo viaggio. Si limitò a curvare le labbra in un lieve sorriso di soddisfazione.

    La maggioranza dei suoi pari avrebbe applaudito a quella manifestazione di autocontrollo. Nel mondo in cui viveva, qualunque espressione emotiva appena un po' accentuata veniva considerata estremamente volgare e tollerata solo nei membri delle classi inferiori, nei confronti dei quali Jane provava una profonda invidia! Certo, i poveri conducevano una vita di stenti, costellata di difficoltà e quasi del tutto priva di momenti felici, però se non altro erano liberi di dare sfogo ai loro sentimenti ogni volta che ne sentivano la necessità. Lei, invece...

    Non seppe trattenere un sospiro. Come figlia del conte di Eastbury, era stata sempre viziata e protetta. Fin dalla nascita, aveva avuto tutto quello che il denaro poteva comprare e, crescendo, abiti e gioielli avevano riempito i suoi armadi senza che li dovesse nemmeno chiedere, quindi in teoria non avrebbe avuto alcun motivo di sentirsi insoddisfatta.

    Negli ultimi tempi, tuttavia, e con sempre crescente frequenza, aveva cominciato a sperimentare un urgente bisogno di uscire dalla gabbia dorata di quei privilegi, di allentare i legami di parentela che la obbligavano a subire i capricci di alcuni membri della famiglia. La loro unica ambizione sembrava infatti essere diventata quella di accompagnarla a ogni evento della stagione mondana con la speranza, quasi per niente celata, di trovarle un marito.

    Un sobbalzo della carrozza la strappò a quelle poco gradevoli riflessioni, lasciandola in preda alla confusione. Non aveva ancora scoperto la vera causa della propria inquietudine, ma aspirava con tutte le forze a una vita migliore di quella che il destino sembrava avere in serbo per lei: un matrimonio di interesse con un gentiluomo di alto lignaggio, la gestione della di lui dimora e la cura dei figli. Una prospettiva desolante.

    Be', comunque fosse, pensò in un disperato tentativo di farsi coraggio, rifiutandosi di accompagnare i genitori in Italia aveva compiuto un primo, importante passo verso l'indipendenza. Il mese successivo, al compimento dei ventun anni, sarebbe stata finanziariamente autonoma, libera di vivere dove e con chi meglio le fosse sembrato. Non aveva ancora preso decisioni definitive, ma i suoi desideri l'avrebbero portata lontana dal Kent. Per quanto spaziosa fosse la residenza di famiglia, c'erano momenti in cui si sentiva soffocare, soprattutto in occasione dei frequenti e prolungati soggiorni di suo fratello e di sua moglie, oppure quando una delle sue sorelle sposate veniva in visita con coniuge e prole al seguito.

    Nell'attimo in cui il conducente rallentò per passare fra i pilastri di pietra del cancello, Jane raddrizzò la testa, voltandosi a guardare la sua cameriera che era rimasta in silenzio per l'intero tragitto. «Febbraio non è il mese ideale per fare viaggi così lunghi, però sono contenta di aver seguito il vostro consiglio, Latimer, accettando l'invito di mia cugina a Knightley Hall.»

    «Non sembravate particolarmente felice di rimanere a casa assieme a vostro fratello e a vostra cognata, milady» rispose allora la giovane, lanciandole una occhiata esitante. «E siccome parlate sempre con tanto profondo affetto di lady Knightley, ho pensato che andare da lei, mentre i vostri genitori erano in viaggio, potesse essere una buona soluzione.»

    «Sì, ma ricordatevi che resteremo nell'Hampshire solo per poche settimane. Poi ci trasferiremo a Bath da mia zia, lady Templehurst.»

    La ragazza tacque.

    «Mi auguro che viaggiare non sia troppo stancante per voi, Latimer.»

    «Niente affatto, milady.»

    Una conversazione ridotta al minimo indispensabile, rifletté Jane. Latimer aveva espresso la propria opinione in un'unica occasione, quando le aveva suggerito di accettare l'invito di sir Richard e lady Knightley, per il resto non aveva mai pronunciato più di poche parole alla volta.

    Come le mancava la vecchia, cara Fenwick! Una donna con la quale si poteva parlare di tutto! Gli occhi di Jane indugiarono sul profilo della ragazza, che era tornata subito a girarsi verso il finestrino: era una ragazza attraente, ma, se fosse dipeso da lei, non l'avrebbe scelta come sua cameriera personale.

    Quando l'impareggiabile Fenwick era stata costretta ad abbandonare il servizio per problemi di salute, Jane sarebbe stata felice di rimpiazzarla con una delle ragazze che già si occupavano di lei, invece sua madre era stata irremovibile. Certi standard dovevano essere mantenuti, aveva sentenziato la signora contessa e, senza nemmeno consultare la figlia, aveva assunto Latimer.

    Rose Latimer si era presentata con ottime referenze e aveva dimostrato di essere estremamente efficiente nel lavoro, però, per qualche inesplicabile ragione, Jane non era mai riuscita a entrare in intimità con lei. Sembrava quasi che la giovane fosse circondata da un muro di perenne riservatezza, a tratti talmente esasperata da sfiorare quasi il risentimento.

    «Eccoci, finalmente!» esclamò Jane con un sorriso, quando il veicolo si fermò davanti all'in gresso dell'imponente dimora in pietra. Senza attendere una reazione dalla cameriera, smontò, lanciando una breve occhiata alla bella facciata georgiana per poi avviarsi in direzione del pesante portone di quercia.

    Un lacchè, fasciato in un'impeccabile uniforme nera e argento, l'accolse nell'atrio e lei ebbe appena il tempo di liberarsi del pesante mantello foderato di pelliccia prima che lady Knightley apparisse da una delle camere e corresse ad avvolgerla nel calore del suo abbraccio.

    Nessuno, osservando la scena, avrebbe potuto fare a meno di notare la forte rassomiglianza che esisteva fra le due donne: occhi, capelli e portamento erano una perfetta testimonianza della parentela che le univa. Sebbene si fossero viste anche in giovanissima età, di solito in occasione dei grandi raduni familiari dei Beresford, avevano cominciato a frequentarsi con una certa assiduità soltanto da tre anni. Questo non aveva impedito loro di diventare grandi amiche.

    Tenendo la sua gradita ospite a lieve distanza, lady Knightley fece scorrere uno sguardo di sorridente approvazione sul suo abito da viaggio. «Il verde vi sta benissimo, mia cara. D'altronde non dovrei stupirmi, perché voi avete sempre avuto un gusto impeccabile nell'abbigliamento.»

    «E voi siete in gran forma» disse Jane di rimando, ricambiando la cortesia. Era un po' stupita dalla snella eleganza della figura della cugina. Osservandola, nessuno avrebbe immaginato che neanche due mesi prima aveva presentato al ma rito il secondo frutto della sua devozione, un bel maschietto destinato a ereditare la splendida tenuta di famiglia e una grossa fetta delle ricchezze paterne. «A giudicare dalla sublime serenità della vostra espressione, Elizabeth, presumo che Louisa e il piccolo Stephen siano in salute. E, come loro, anche quel tesoro di Juliet.»

    Jane non riusciva mai a pronunciare il nome di Juliet senza ricordare quella terribile mattina d'estate di quattro anni prima, quando aveva letto sul giornale la tragica notizia dell'incidente di viaggio nel quale avevano perso la vita sir Charles Knightley, sua moglie e il loro giovane figlio. Juliet si era salvata solo perché all'epoca, essendo poco più di una lattante, era stata lasciata in custodia a dei parenti.

    Così, oltre a ricevere un titolo al quale non aveva mai ambito, Richard si era dovuto assumere la responsabilità di una bambina da crescere, compito che svolgeva con estrema sollecitudine e affetto, agevolato dalla moglie, che aveva sempre trattato la sfortunata nipote come una figlia.

    Sentendo nominare i ragazzi, Elizabeth si illuminò. «Sono sani e belli... grazie al cielo. In questo momento si trovano nella nursery e, poiché so che durante la vostra permanenza qui avrete numerose occasioni di frequentarli, mi asterrò dal recitare la parte della madre orgogliosa portandovi subito da loro.»

    «Se continuerete a tenerla nel gelo dell'atrio, si buscherà un raffreddore e non sarà in condizione di frequentare nessuno» commentò una sarcastica ma attraente voce maschile dietro di loro.

    Voltandosi, Jane vide il marito di sua cugina stagliato nel riquadro di una porta.

    Sir Richard Knightley era uno dei pochi uomini con i quali lei si sentiva del tutto a suo agio e fu senza alcuna esitazione che gli andò incontro, sorridendo mentre si lasciava stringere delle sue forti braccia. Affascinante e di bell'aspetto, aveva tutti i requisiti per far girare la testa a qualunque ragazza, anche se erano state soprattutto la sua intelligenza e la sua semplicità di modi a conquistare l'affetto di Jane. Inoltre, il fatto che fosse sposato lo poneva automaticamente fuori della categoria di quelli che lei aveva denominato i maschi predatori, specie dalla quale continuava a tenersi con discrezione a distanza.

    Dopo il successo riscosso nel corso delle ulti me tre stagioni mondane, si era trovata al centro delle manovre di corteggiamento di svariate decine di gentiluomini in cerca di moglie, tuttavia quell'inattesa popolarità, invece di renderla felice, l'aveva resa molto guardinga, ben consapevole dei rischi che si correvano nel valutare le persone solo dall'aspetto esteriore.

    Disgraziatamente, l'aria di prudente riservatezza che tendeva ad assumere in presenza di estranei, in special modo se erano del sesso opposto, le aveva guadagnato una reputazione tanto cattiva quanto immeritata. Voci messe in giro da certe malelingue della nobiltà londinese la volevano fredda e distante, perfino altezzosa, tutte definizioni che Richard riteneva, giustamente, fasulle. Per quel che lo riguardava, Jane era il membro più gradevole e affettuoso della famiglia di sua moglie, una giovane donna piena di vita, sensibile e profonda, con delle maniere assolutamente impeccabili.

    Impadronendosi del suo braccio, Richard la scortò fino alla poltrona situata accanto al caminetto dell'elegante salotto. «Mi auguro che non abbiate avuto qualche intoppo imprevisto proprio alla vigilia della partenza per l'Italia.» Le porse un bicchiere di madera prima di raggiungere la moglie sul divano accanto. «Devo confessare che sono rimasto piuttosto sorpreso nel ricevere la lettera nella quale ci comunicavate l'intenzione di accettare il nostro invito. Elizabeth e io eravamo convinti che avreste preferito gustare le delizie di Roma e Venezia.»

    «Mi considerate davvero così frivola e superficiale? Da voi non me lo sarei mai aspettato, Richard» ribatté prontamente Jane, accorgendosi soltanto in quel momento dell'abbigliamento ricercato dei suoi cugini. «Vi siete tirati a lucido, vedo. Dal momento che dubito che l'abbiate fatto in mio onore, immagino che aspettiate degli ospiti.»

    «Immaginate bene, piccola impertinente che non siete altro!» borbottò lui con un sorriso divertito.

    «Oh, una piccola cena... niente di particolarmente impegnativo, ve lo assicuro» specificò Elizabeth, cercando di soffocare sul nascere uno dei soliti battibecchi scherzosi tra coniugi. «L'a vevo organizzata prima di sapere della vostra venuta, Jane. È la prima volta che ricevo dal giorno della nascita di Stephen e vi confesso di essere un po' emozionata. Comunque, non voglio che vi sentiate obbligata a partecipare. Presumo che il viaggio vi abbia stancata e, se decideste di ritirarvi in camera per riposare, nessuno...»

    «Oh, cielo! Mi considerate forse un fiore di serra, tanto delicato da non poter sopportare qualche ora di carrozza? Certo che parteciperò!»

    «Ne sono lieta!» Elizabeth era molto contenta. «Ho invitato tra gli altri lord Pentecost e sua madre. Sono i nostri vicini, non potevo escluderli» aggiunse, alzando leggermente la voce in un coraggioso tentativo di coprire il grugnito derisorio di suo marito. «Come sapete, Jane, lady Pentecost non è famosa per la sua affabilità e dal giorno della scomparsa del padre il povero Perry si è chiuso completamente in se stesso. Anzi, mi domandavo se non fosse proprio il caso di metterlo a sedere accanto voi. Una volta andavate molto d'accordo, voi due.»

    Jane abbassò lo sguardo sul contenuto del bicchiere, riandando con la memoria ai giorni dell'infanzia, quando l'attuale lord Pentecost era stato il suo inseparabile compagno di giochi e... marachelle. «Non vedo il caro Perry da quando ha ereditato il titolo. Avremo molte cose da raccontarci.»

    Lanciò un'occhiata in direzione di Richard e la sua espressione dolente le confermò che non era particolarmente elettrizzato alla prospettiva di cenare in compagnia del nuovo lord Pentecost e della sua nobile genitrice. «Voi sapete che lady Pentecost è amica di mia madre e che da ragazzo Perry passava spesso a trovarci, ma forse non siete al corrente del fatto che per un periodo la mia cara mamma ha preso in seria considerazione l'ipotesi di un matrimonio fra di noi.»

    Le folte sopracciglia di Richard si incurvarono, segno inconfutabile della sua incredulità di fronte a un'idea così balzana. Anche uno sciocco avrebbe capito che i due ragazzi non erano adatti l'uno all'altro.

    «Eh, sì, Richard, a volta mia madre non brilla per saggezza» commentò lei con un sorrisetto ironico. «Comunque, non c'è mai stata una reale possibilità che le nozze venissero celebrate. Non solo perché io mi sono rifiutata persino di discuterne, a dispetto della simpatia che provo per Perry, ma perché mio padre non avrebbe mai dato il consenso a una siffatta unione.» Si lasciò sfuggire un sospiro e una nube scese a velare la luminosa bellezza dei suoi occhi verdi. «Papà, al pari di molti altri, pensava che il povero Perry fosse un po' ritardato. Invece definirlo così è una grossolana ingiustizia, credetemi. È un ragazzo molto timido, non ha nessuna fiducia in se stesso e farebbe di tutto pur di evitare i conflitti, però non è affatto stupido. E poi, quando è lontano dall'influenza dell'odiosa genitrice, diventa un'altra persona.»

    Apprendendo che, in omaggio alle abitudini rurali dell'Hampshire, la cena era stata fissata per le sei, Jane non perse tempo in chiacchiere e appena le regole della cortesia glielo permisero, salì nella graziosa camera che le era stata riservata nell'ala occidentale del castello. Ne uscì dopo un tempo relativamente breve, fasciata in un elegante abito da sera di velluto verde.

    Dal momento che era stata addestrata fin da bambina nella sottile arte della conversazione da salotto, Richard ed Elizabeth andarono a ricevere gli invitati lasciando a lei il compito di intrattenerli man mano che entravano. Dal momento che in campagna la puntualità era ancora considerata

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