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Pronto soccorso multidimensionale
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E-book148 pagine1 ora

Pronto soccorso multidimensionale

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Info su questo ebook

Pronto soccorso multidimensionale è una ricerca che raccoglie riflessioni, ragionamenti e assunti che, attraverso l’uso del paradosso e la semplice osservazione della realtà in cui viviamo, si pongono l’obiettivo di suscitare domande nel lettore, di aprire varchi nella nostra coscienza, mettendo in discussione le nostre credenze ordinarie. Il mondo da noi tutti ritenuto reale è davvero l’unica realtà esistente? Qual è lo scopo effettivo della nostra vita? Cosa ci attende dopo la morte? Qual è la causa della ciclica sofferenza e della caducità a cui andiamo inevitabilmente incontro? Questi sono alcuni dei quesiti a cui questo libro tenta di dare spazio, senza proporre risposte, verità o dogmi, ma ammettendo l’esistenza di una realtà multidimensionale. Si tratta di una realtà che dimora oltre la separazione e gli opposti, in uno spazio infinito di unità e amore, il traguardo verso cui tutti siamo destinati e verso cui siamo davvero in viaggio.
LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2020
ISBN9788831657082
Pronto soccorso multidimensionale

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    Anteprima del libro

    Pronto soccorso multidimensionale - Franco Santoro

    633/1941.

    La chiave per capire chi sei è capire chi siete

    Il ter­mi­ne mul­ti­di­men­sio­na­le de­scri­ve la pre­sen­za di di­ver­se di­men­sio­ni si­mul­ta­nea­men­te pre­sen­ti. Le di­men­sio­ni so­no trat­ta­te in cam­po ma­te­ma­ti­co, fi­si­co e scien­ti­fi­co, co­sì co­me spi­ri­tua­le ed eso­te­ri­co.

    Esi­sto­no real­tà e di­men­sio­ni di­ver­se dal­la no­stra. Ognu­na di que­ste real­tà è in­ti­ma­men­te col­le­ga­ta al­le al­tre. Ri­co­no­scen­do la lo­ro na­tu­ra, pos­sia­mo im­pa­ra­re a com­pren­de­re il sen­so ef­fet­ti­vo del­la no­stra vi­ta.

    In que­sto te­sto so­no in­clu­si va­ri scrit­ti di con­sa­pe­vo­lez­za mul­ti­di­men­sio­na­le se­con­do una pro­spet­ti­va spi­ri­tua­le e scia­ma­ni­ca. Le in­for­ma­zio­ni for­ni­te so­no pre­sen­ta­te per sti­mo­la­re la con­sa­pe­vo­lez­za e le in­tui­zio­ni del let­to­re, per cui ogni chia­ve di com­pren­sio­ne è le­git­ti­ma.

    Ta­li os­ser­va­zio­ni so­no al­li­nea­te con per­ce­zio­ni al­ter­na­ti­ve del­la real­tà. Non rap­pre­sen­ta­no in al­cun mo­do l’enun­cia­zio­ne di ve­ri­tà as­so­lu­te, ben­sì di pun­ti di vi­sta prov­vi­so­ri, as­sai li­mi­ta­ti e tal­vol­ta in con­trad­di­zio­ne. Si trat­ta so­prat­tut­to di mes­sag­gi stra­te­gi­ci in­te­si a crea­re var­chi nel­la co­scien­za, scuo­ten­do­la dall’as­sue­fa­zio­ne a idee fis­se.

    Realtà parallele

    Esi­sto­no due ti­pi di con­sa­pe­vo­lez­za uma­na: se­pa­ra­ta e mul­ti­di­men­sio­na­le. Da un la­to ci so­no per­so­ne che per­ce­pi­sco­no una so­la real­tà, dall’al­tro in­di­vi­dui che vi­vo­no co­scien­te­men­te in di­ver­se di­men­sio­ni. Que­sti ul­ti­mi so­no una mi­no­ran­za. Si trat­ta in ge­ne­re di me­dium, scia­ma­ni, scien­zia­ti, mi­sti­ci, ar­ti­sti, in­ven­to­ri, o di per­so­ne iper­sen­si­bi­li, tal­vol­ta in­sta­bi­li o af­fet­te da ma­lat­tie psi­chi­che.

    Una real­tà pa­ral­le­la è un mon­do al­ter­na­ti­vo che coe­si­ste con quel­lo in cui stai leg­gen­do que­sto te­sto. La con­sa­pe­vo­lez­za di real­tà pa­ral­le­le è sem­pre sta­ta pre­sen­te in al­cu­ni in­di­vi­dui, che ne han­no fat­to il fon­da­men­to del­la lo­ro vi­ta. Da una pro­spet­ti­va mul­ti­di­men­sio­na­le esi­sti si­mul­ta­nea­men­te in tan­ti uni­ver­si pa­ral­le­li e in ognu­no pos­sie­di ca­rat­te­ri­sti­che di­ver­se.

    Universi illimitati

    A li­vel­lo or­di­na­rio sei in que­sto mon­do con un pic­co­lo cor­po e una vi­ta pie­na di li­mi­ti, che da un mo­men­to all’al­tro può fi­ni­re. Al­lo stes­so tem­po ti tro­vi in un uni­ver­so il­li­mi­ta­to. Men­tre il no­stro mon­do ha li­mi­ti mi­su­ra­bi­li, non è pos­si­bi­le mi­su­ra­re l’uni­ver­so in cui vi­via­mo. A com­pli­ca­re le co­se la scien­za, con la teo­ria del mul­ti­ver­so, pro­po­sta per la pri­ma vol­ta da  Hu­gh Eve­rett III nel 1957, so­stie­ne che esi­sto­no al­tri uni­ver­si ol­tre al no­stro, al­tret­tan­to il­li­mi­ta­ti.

    La scien­za ag­giun­ge inol­tre che ciò che sei e fai in que­sta vi­ta si espri­me in ma­nie­ra di­ver­sa ne­gli uni­ver­si pa­ral­le­li. In que­ste real­tà esi­sto­no tut­te le pos­si­bi­li va­rian­ti di te stes­so e de­gli al­tri. Tut­te le scel­te che non at­tui in que­sta real­tà so­no rea­liz­za­te in uni­ver­si al­ter­na­ti­vi.

    Co­me con­tat­ta­re que­sti uni­ver­si? For­se non si trat­ta di an­da­re trop­po lon­ta­no. La chia­ve per na­vi­ga­re in al­tri uni­ver­si di­mo­ra nell’im­ma­gi­na­zio­ne e nei so­gni. Ogni gior­no im­ma­gi­ni e so­gni, poi ri­tor­ni al­la real­tà ef­fet­ti­va, quel­la di que­sto mon­do. Ma sei pro­prio si­cu­ro che que­sta sia la real­tà ef­fet­ti­va?

    L’im­ma­gi­na­zio­ne e i so­gni po­treb­be­ro es­se­re al­tre real­tà, che hai scel­to di igno­ra­re per da­re spa­zio a una so­la for­ma di im­ma­gi­na­zio­ne e so­gno, quel­la di que­sto mon­do. Con­si­de­rar­lo co­me l’uni­ca real­tà è il li­vel­lo di con­sa­pe­vo­lez­za più pri­mi­ti­vo da una pro­spet­ti­va mi­sti­ca, spi­ri­tua­le e mul­ti­di­men­sio­na­le, e an­che da un pun­to di vi­sta stret­ta­men­te scien­ti­fi­co.

    Monopolio e libero mercato

    Chi ha avu­to oc­ca­sio­ne di ac­ce­de­re a sta­ti espan­si di co­scien­za ha le pro­ve dell’esi­sten­za di real­tà al­ter­na­ti­ve. Ci so­no tan­te real­tà, spes­so piut­to­sto com­ples­se. Tut­ta­via, la com­ples­si­tà non ri­guar­da in ge­ne­re il lo­ro sco­po. Al­la fi­ne dei con­ti una real­tà può ave­re due sco­pi: se­pa­ra­zio­ne o uni­tà.

    Una real­tà se­pa­ra­ta ge­ne­ra li­mi­ti e com­pli­ca­zio­ni per im­pe­di­re l’ac­ces­so ad al­tre real­tà. Ci so­no real­tà al­ter­na­ti­ve coe­si­sten­ti con una real­tà se­pa­ra­ta. Il pro­ble­ma è che una real­tà se­pa­ra­ta si fon­da sul­la ne­ga­zio­ne di que­ste real­tà, sul­la ri­mo­zio­ne di ogni col­le­ga­men­to vi­si­bi­le con es­se. Una real­tà se­pa­ra­ta si er­ge co­me real­tà esclu­si­va e con­si­de­ra tut­te le al­tre co­me ir­rea­li, de­te­nen­do quin­di il mo­no­po­lio del­la con­sa­pe­vo­lez­za. Es­sa si fon­da sul­la com­pe­ti­zio­ne e sull’an­ta­go­ni­smo, sia ester­na­men­te con al­tre real­tà, sia in­ter­na­men­te tra le par­ti che la com­pon­go­no. Que­sta at­ti­tu­di­ne è evi­den­te in tut­te le sfe­re del­la vi­ta or­di­na­ria, dal­le più ma­te­ria­li al­le più spi­ri­tua­li.

    Lo sco­po ul­ti­mo del­la com­pe­ti­zio­ne è il do­mi­nio di una par­te sul­le al­tre. Quan­do un’azien­da s’im­po­ne sul mer­ca­to, pre­va­len­do sui con­cor­ren­ti, fi­no a de­te­ne­re il mo­no­po­lio, rag­giun­ge il mas­si­mo ri­sul­ta­to pos­si­bi­le. Lo stes­so ac­ca­de a li­vel­lo mul­ti­di­men­sio­na­le, nel­la com­pe­ti­zio­ne tra di­ver­se real­tà.

    La real­tà or­di­na­ria, nel suo in­sie­me, ha con­se­gui­to que­sto obiet­ti­vo. Es­sa de­tie­ne il mo­no­po­lio del­la vi­ta. Di con­se­guen­za ri­te­nia­mo que­sta real­tà co­me l’uni­co luo­go in cui sia pos­si­bi­le vi­ve­re.

    L’ipo­te­si è che ci sia­no luo­ghi pri­vi di mo­no­po­lio, do­ve esi­ste il li­be­ro mer­ca­to del­la vi­ta e si ri­spet­ta il di­rit­to di scel­ta su do­ve e co­me vi­ve­re.

    Nuove scoperte

    Pri­ma del 1492 la Ter­ra era di­vi­sa in due par­ti se­pa­ra­te tra lo­ro. Da un la­to Eu­ro­pa, Asia e Afri­ca, dall’al­tro Ame­ri­ca e Au­stra­lia. Gli abi­tan­ti di una zo­na non era­no a co­no­scen­za del la­to op­po­sto e vi­ce­ver­sa, quin­di l’una non esi­ste­va af­fat­to per l’al­tra e vi­ce­ver­sa.

    Nel XV se­co­lo le gran­di po­ten­ze era­no in lot­ta per as­si­cu­rar­si il pri­ma­to com­mer­cia­le del mon­do co­no­sciu­to e an­da­va­no al­la ri­cer­ca di nuo­ve vie di co­mu­ni­ca­zio­ne per ac­ce­de­re più age­vol­men­te ai ter­ri­to­ri da sfrut­ta­re. A que­sto sco­po Co­lom­bo pro­po­se una via al­ter­na­ti­va per rag­giun­ge­re la pe­ni­so­la in­dia­na, una tra le ter­re più am­bi­te, pas­san­do da oc­ci­den­te in­ve­ce che da orien­te. Co­lom­bo e i suoi non in­ten­de­va­no tro­va­re un nuo­vo con­ti­nen­te, che per lo­ro del re­sto non esi­ste­va, ma so­lo sco­pri­re una nuo­va via di ac­ces­so al vec­chio con­ti­nen­te. An­da­ro­no al­la ri­cer­ca di qual­co­sa di co­no­sciu­to al fi­ne di ot­te­ne­re pro­fit­ti at­tra­ver­so un per­cor­so sco­no­sciu­to. Tro­va­ro­no in­ve­ce qual­co­sa di sco­no­sciu­to, che con­sen­tì di ot­te­ne­re ugual­men­te pro­fit­ti, e de­ci­sa­men­te mag­gio­ri. In quei tem­pi, all’im­pre­sa del fa­mo­so na­vi­ga­to­re ben po­chi cre­de­va­no. La so­la idea che ci po­tes­se es­se­re una via al­ter­na­ti­va ver­so l’In­dia ap­pa­ri­va piut­to­sto fol­le. Fi­gu­rar­si l’idea che ci po­tes­se es­se­re un nuo­vo con­ti­nen­te!

    Pa­re tut­ta­via che l’in­ten­zio­ne ef­fet­ti­va di Co­lom­bo fos­se pro­prio sco­pri­re un nuo­vo con­ti­nen­te, del­la cui esi­sten­za ave­va ri­ce­vu­to una vi­sio­ne. Quin­di la sto­ria di rag­giun­ge­re l’In­dia era so­lo una stra­te­gia in­te­sa a fi­nan­zia­re un’im­pre­sa che al­tri­men­ti nes­su­no avreb­be mai ap­pog­gia­to.

    Que­sto è quan­to suc­ce­de ai gran­di esplo­ra­to­ri. Dap­pri­ma rag­giun­go­no un luo­go da so­li, nel­la real­tà ter­re­na o vi­sio­na­ria. Poi si trat­ta di coin­vol­ge­re gli al­tri. Que­sta non è un’im­pre­sa fa­ci­le, per­ché ac­cet­ta­re l’esi­sten­za del nuo­vo, ol­tre al vec­chio che sia­mo con­vin­ti sia l’uni­ca real­tà, è un pro­ces­so spa­ven­to­so per la men­te uma­na or­di­na­ria.

    So­lo po­chi se­co­li fa co­me es­se­ri uma­ni non era­va­mo a co­no­scen­za di me­tà del no­stro glo­bo. Cre­di che le co­se ora sia­no tan­to cam­bia­te? E se ci fos­se an­co­ra mol­to da sco­pri­re?

    Am­met­tia­mo che tu ab­bia sco­per­to un luo­go nuo­vo, che nes­su­no co­no­sce, e che per tut­ti non esi­ste, a par­te qual­che fol­le. Si trat­ta di un luo­go che per es­se­re rag­giun­to ri­chie­de tem­po e ri­sor­se, che nes­su­no è di­spo­sto a im­pie­ga­re per­ché ap­pun­to per tut­ti, tran­ne qual­che fol­le, quel luo­go non esi­ste. Se tu l’hai sco­per­to, se ne hai avu­to una vi­sio­ne chia­ra o ci sei pro­prio sta­to, co­sa puoi fa­re?

    Ci so­no va­rie op­zio­ni. Ne in­di­co al­cu­ne:

    a) Non di­ci nul­la a nes­su­no, per non pas­sa­re per fol­le, ma con­ti­nui a fre­quen­ta­re quel luo­go se­gre­ta­men­te.

    b) Non di­ci nien­te a nes­su­no, ma fin­gi che il tuo pro­po­si­to sia ot­te­ne­re o rag­giun­ge­re qual­co­sa di co­no­sciu­to, che mol­ti de­si­de­ra­no, usan­do tut­ta­via una nuo­va stra­te­gia.

    c) Ne par­li con tut­ti, in­cu­ran­te di pas­sa­re per fol­le o me­no.

    d) Ne par­li so­lo con co­lo­ro che so­no dav­ve­ro in­te­res­sa­ti.

    e) Ta­ci e fai fin­ta di nien­te co­sì be­ne da di­men­ti­car­ti tut­to.

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