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Un probabile delitto
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Un probabile delitto
E-book280 pagine3 ore

Un probabile delitto

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Info su questo ebook

Monica, una donna costretta ad una momentanea immobilità a causa di un fortuito incidente, trascorre la monotonia delle giornate di un afoso Luglio, spiando dalla finestra del suo appartamento gli appuntamenti notturni ed ogni volta diversi di uno sconosciuto ed aitante dirimpettaio.

Durante una notte insonne ed agitata, assiste ad una animosa lite tra l'uomo ed una giovane che scompare poi improvvisamente alla sua vista.

Sicura di essere stata testimone di una pericolosa violenza, all'albeggiare, decide di chiedere l'intervento della polizia.

Sulle sponde di un fiume, in una zona periferica della città, durante la stessa notte, viene ritrovato il cadavere di una donna brutalmente uccisa e mutilata, privo di testa ed impacchettato in fogli di cellophane racchiusi con un lucido nastrino rosa.

Il complicato caso viene affidato al Commissario Giorgio Corradi che indagherà anche sulla aggressione notturna, spiata e e denunciata da Monica.

In un alternarsi di apparenze e verità, di ipotesi e realtà, di inaspettati intrecci amorosi e di avventure occasionali, la detection, minuziosa ed in classico stile poliziesco, sbroglierà abilmente la matassa degli interrogativi, in un susseguirsi di colpi di scena e di indiziati inattesi per un finale a sorpresa che coinvolge il lettore in un ritmo serrato e compulsivo.
LinguaItaliano
Data di uscita29 mar 2021
ISBN9791220330084
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  • Valutazione: 5 su 5 stelle
    5/5
    A Stylish Neo-Noir Mystery Thriller

    Caution: no one is exactly what they seem to be.

    “Drop-dead” gorgeous women and the men in their orbit reveal the hidden part of themselves that kill every day and covers their crimes in a sweet appearance. Retro, yet modern. Familiar, yet strangely unfamiliar. Comparisons will be made to the suspense of Alfred Hitchcock’s “Rear Window,” the violence of Brian De Palma’s “Dressed to Kill,” and the cosmopolitan sensuousness of Michaelangelo Antonioni’s “Blow-Up,” but those comparisons will quickly fade after reading this novel.
  • Valutazione: 5 su 5 stelle
    5/5
    Un thriller innovativo nello stile letterario e classico nella detection. I dialoghi sono molto fluidi ed i personaggi interessanti. Si presagisce una coppia investigativa molto inusuale in un probabile sequel. Si legge velocemente perché attira. Sorpresa nel finale assicurata.

    1 persona l'ha trovata utile

  • Valutazione: 5 su 5 stelle
    5/5
    Scritto molto bene e la storia cattura. Lo consiglio vivamente.

Anteprima del libro

Un probabile delitto - D. H. Landolfi

Indice

L'ANTEFATTO

CAPITOLO 1

CAPITOLO 2

CAPITOLO 3

CAPITOLO 4

CAPITOLO 5

CAPITOLO 6

CAPITOLO 7

L'INDAGINE

CAPITOLO 1

CAPITOLO 2

CAPITOLO 3

CAPITOLO 4

CAPITOLO 5

CAPITOLO 6

CAPITOLO 7

CAPITOLO 8

CAPITOLO 9

CAPITOLO 10

LA MATASSA

CAPITOLO 1

CAPITOLO 2

CAPITOLO 3

CAPITOLO 4

CAPITOLO 5

CAPITOLO 6

CAPITOLO 7

CAPITOLO 8

CAPITOLO 9

CAPITOLO 10

CAPITOLO 11

CAPITOLO 12

LE CONFESSIONI

CAPITOLO 1

CAPITOLO 2

CAPITOLO 3

CAPITOLO 4

CAPITOLO 5

CAPITOLO 7

CAPITOLO 8

CAPITOLO 9

CAPITOLO 10

CAPITOLO 11

L’AMORE

CAPITOLO 1

CAPITOLO 2

CAPITOLO 3

CAPITOLO 4

UN PROBABILE DELITTO

TITOLO | Un probabile delitto

AUTORE | D. H. Landolfi

ISBN | 979-12-20330-08-4

Prima edizione digitale: 2021

© Tutti i diritti riservati all'Autore.

Questa opera è pubblicata direttamente dall'autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'autore.

Youcanprint

Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

www.youcanprint.it

info@youcanprint.it

Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

Dedicato a mio padre Corrado,

maestro di vita e di cuore.

L'ANTEFATTO

CAPITOLO 1

Ecco qui, fatto. Ora posso anche spegnere il pc. Non è stato poi così difficile, come la maggior parte delle volte. Basta studiare un po’ il panorama, scrutare con occhi attenti oltre la superficie delle parole e, in un attimo, becchi la futura preda. Bionda, mora, rossa. Ha poca importanza. L’importante è che cerchi qualcosa, anzi quel qualcosa. E questo si vede subito. Bastano due battute fintamente innocue per capirlo.

Importa anche poco la grandezza delle tette; di solito le foto sono sempre ingannevoli. Ti aspetti maggiorate sexy e ti ritrovi di fronte a donne normalissime che nascondono occhi stanchi e annoiati dietro un trucco pesante o un push up super imbottito. Alcune si fingono anche sorprese delle tue ardite mosse, come se fossimo rimasti ad un appuntamento dal fruttivendolo per comprare un chilo di mele. Ma vogliono un chilo di sesso senza impegno, come me. Né più né meno. Questa è la realtà, questa è la verità.

Perciò, io non mento, no. A partire dalle immagini. Sono io davvero. Due ore di palestra al giorno dopo il lavoro, capelli neri e lunghi annodati a volte alla nuca, naso regolare, labbra sottili, sufficientemente molto alto. Trentotto anni, rigorosamente single, economicamente ben piazzato. Potrei conquistarne tante dal vivo, ma a che pro? Così è più semplice, senza impegno, senza aspettative, senza rotture.

Di alcune non so nemmeno il nome. Di altre non ricordo nulla se non quello. Della maggior parte non mi sovviene perfettamente niente, a parte qualche scabroso particolare. Se dovessi portare il conto mi perderei di certo.

Ho provato per un periodo di tempo a collezionarne la biancheria intima, così, giusto per ricordare qualcosa. Poi ho buttato tutto una notte nel cassonetto condominiale. Era diventata merce ingombrante. Giurerei di aver visto il mio dirimpettaio, il vecchio Signor Gino, la mattina dopo, prestissimo, prelevare un perizoma di pizzo nero con il suo malandato bastone e ficcarselo furtivamente in tasca.

Evitare qualsiasi tipo di contatto più intimo è la prima regola. Niente numero di telefono, niente indirizzo e-mail, niente altri incontri oltre il primo e l’unico. Per questo devi andare a colpo sicuro, non sbagliare l’obiettivo. Puoi trovarti nei guai altrimenti. Tutto deve scivolare in qualche ora di puro, sacrosanto divertimento e poi… STOP.

Ha detto di chiamarsi Tania, ma non ci credo e in fondo non mi importa nemmeno. Le donne che cercano questo, spesso si nascondono dietro nomi fasulli. Ti danno l’accesso al profilo, se lo chiedi, e dopo si apre un mondo immenso. Ad alcuni basta quello: sesso virtuale, prestazioni da webcam. A me no. Sono sempre un buon vecchio degli anni Settanta. Devo tastare, sentire, provare. Sono un animale da circo, non da documentario in Tv.

Tania, stasera sarai nel mio appartamento, al terzo piano di una palazzina elegante al centro, non molto distante dalla stazione degli autobus, con tutto a portata di mano: market, giornalaio, tabacchi. Se non ho sbagliato a capirti, basterà un prosecco. Ce l’ho il prosecco? Scendo a comprarlo, sì. Passo al market prima di andare al lavoro, sì. Prosecco e qualcosa da stuzzicare. Vado.

Dio, che caldo insopportabile! Diventa sempre più difficile, restare così immobile, continuamente seduta, sdraiata, afflosciata tra divani e chaise longue e qualsiasi tipo di comodo giaciglio. Mancano solo dieci giorni per togliere questo gesso fastidiosissimo, ma sembrano interminabili, come se stessi patendo una lunga, infernale agonia.

Guardo il gambaletto, pieno di firme, frasi ricordo e disegni osceni e scherzosi dei miei amici. E l’ultima di Gianni, sì, lasciata lì mentre mi bloccava con una mano sul letto e con l’altra scriveva guardandomi dritto negli occhi: ritorna a correre presto. Di sicuro se torno a correre non sarà certo per te, né con te, megalomane senza speranza. Starai pensando che io non vedo l’ora. Ah ah ah! Neanche riesci ad avere il buon senso e l’oggettività di misurare il peso, il valore, il corpo della tua ultima prestazione. Sei così narciso e stupido da supporre il massimo dei voti. E io lì che mi sarei volentieri accesa una sigaretta durante, dopo sette anni che non intossico più i miei polmoni. Fiù. A volte capita, sì a volta capita di non capire chi ci si trova davanti, capita di non chiederselo fino in fondo, di non farci caso, fino a quando sopraggiunge la… NOIA.

Mi annoiavi ultimamente. C’è mai stato qualcuno che non mi abbia annoiato poi in verità? Sì, c’è stato, senza nessun dubbio. Labbra di fragola, sapore di fiele, le tue mani sul mio viso, carezze di parole, fare l’amore con te era come danzare sulla luna; non sapevi mai cosa c’era dall’altra parte, non sapevi mai quello che ci saremo detti dopo, nel caldo abbraccio delle nostre menti. Non sapevi mai quello che avremo fatto, che avresti fatto, dove mi avresti portato, cosa mi avresti fatto mangiare, o vedere, tra un quadro e un altro, un film, un libro, un semplice albero, il verde, il mare. E riuscivi a farmi ridere, immensamente. Divertenti, mai scontate, mai banali le parole e i silenzi tra noi. Se mi innamorassi di te che faresti? ti chiesi quel giorno. Tutto. Ero già innamorata di te, della tua resa senza paure. Tutto.

L’unica cosa positiva di questa stasi forzata è la pausa dal lavoro, necessaria, doverosa, un toccasana. Se avessi potuto negli ultimi tempi, prima di bloccarmi qui, avrei volentieri strangolato il mio capo mandando poi per pacco celere l’arma del delitto, uno dei suoi foulard firmati, alla moglie con su scritto: ecco, ora goditi la vita anche tu. Non che il mio capo sia insopportabile; è semplicemente ignobile. Si gloria fastidiosamente ed eccessivamente della sua qualifica di Direttore Commerciale, che sottolinea di tanto in tanto ricalcandola ad alta voce nelle riunioni che facciamo con lo staff, nei meetings, nei briefing, in tutti quegli ing che danno un tono più professionale e molto english e che vestono di eleganza gli squallidi resoconti di fatturato; ma di base è un inetto fortunato, vanaglorioso e con il cervello grande quanto quello di un vecchio gallo che pensa, contro natura, di poter fare ancora buon brodo. Se non avessi così bisogno di te qui, ti manderei sempre fuori. Sapresti venderti anche tua madre. Sei molto bella e in gamba. Furbo, ti piace vedermi svolazzare tra le quattro pareti della tua stanza, a risolvere i tuoi problemi, a colorire con la mia presenza di un tocco di originale eleganza i tuoi abiti confezionati e temi che se vada fuori troppo spesso ti rubi la sedia da sotto al culo.

Puah, mi alzo un po’. Dani, dove è la gruccia?

Non lo so Monica, te lo ho messe tutte e due sul letto.

Daniela è la classica coinquilina ideale; quella che tutti vorrebbero avere. Ha un senso dell’ordine quasi compulsivo. Non puoi lasciare nulla per un attimo fuori posto che lei lo ripone immediatamente. La difficoltà è intuire nella sua mente ordinatissima quale sia il posto più adatto in cui la suddetta cosa debba trovarsi e sperare che non sia per lei così inutile da essere finito nella pattumiera.

Non le vedo.

Sì, hai ragione, le ho messe nel bagno. Te le porto subito. Cerco di seguire il corso dei suoi pensieri: caviglia rotta, gesso, piede fasciato, piedi che si lavano, doccia, esci dalla doccia, grucce a portata di mano= bagno.

Arriva trafelata, saltellando con una scarpa in mano e le grucce nell’altra.

Devo correre, sono in ritardo. Eccole.

Osservo il suo fisico sottilissimo, i capelli neri e corti. Se non fosse per quel naso aquilino e per l’eccessiva magrezza sarebbe davvero bella. Ma ha fascino, sì. Piace nella sua praticità, come una calcolatrice veloce, che fa anche il calcolo degli integrali in cinque secondi esatti.

Mi alzo, sciolgo i lunghi capelli dal mollettone e raggiungo lentamente la finestra. Mi prude fastidiosamente sotto il gesso e per controparte, non potendo grattarmi, strofino con la gruccia la gamba destra, opposta, appena sotto i pantaloncini. Ho lasciato il binocolo sul davanzale. Lo raggiungo percorrendo i tre metri tra il divano e la finestra di quel loft atipico, frutto di un anno di residenza a New York della proprietaria di casa, una strana signora cinquantaseienne, separata, senza figli, piena di tic e di passioni morbose per i gatti. Ce ne ha lasciato uno nel loft, prima di partire per un altro viaggio, stavolta a Dubai, se ben ricordo. Mischa, un incrocio tra un persiano e un siamese, tra i toni del grigio e del bianco. Abbiate cura della mia bambina mi raccomando. Bambina, bah! Non sono sicura neanche sia una femmina. Temo sia un maschio castrato. Quando mi spoglio nuda si ferma davanti e mi osserva. Allora mi giro di schiena. Lei miagola e va via.

Il binocolo, finalmente! Lo prendo e comincio a osservare. Il mio rituale quotidiano da almeno dieci giorni, ormai. Eccolo; è lì, lo vedo, al pc. Starà abbordando qualcun'altra…

Ancora? Daniela mi fissa con i suoi occhi grandi e neri e un’espressione stranita. Mi sembri quell’attore in quel film, come si chiama?

Chi, l’attore o il film?

Tutti e due! Ah!

Sorrido al suo tono spazientito. È un disastro in cultura generale. Ma in matematica finanziaria è imbattibile. Un’amministrativa doc. James Stewart. La finestra sul cortile. Come si fa a non conoscere Hitchcock a memoria? "In effetti il plot è simile. Ma lui era su una sedia a rotelle, a indagare su un delitto e senza binocolo. Io qui invece sto studiando un anthropos davvero singolare".

Anthropos?

Mi spiego meglio. Nell’ultima settimana ha cambiato praticamente donna ogni sera. Immagino che in questo momento stia approntando i dettagli per la scopata serale. Ecco, vedi? Sta sorridendo mentre digita… eh sì, è fatta; anche questa è fatta. Ne sono sicura. Stasera ce ne sarà una nuova nell’appartamento al terzo piano di Via Verdi n° 13.

Sei unica.

Lo faresti anche tu se fossi costretta in casa come me…

Un po’ di TV?

Mi annoia, lo sai.

Hai ragione. A te piace osservare la natura umana. Scappo. Sei a posto per il pranzo?

A posto. Mangerò un po’ di frutta. L’immobilità forzata mi fa temere per il mio ventre piatto. Ritornerò a correre appena dismesso questo fardello. Laverò la gamba nuda senza più quella fastidiosa copertura di plastica con abbondante acqua scrosciante. Guardalo. Ha spento il pc e si è avvicinato alla porta. Sta per uscire. Sì, sta per uscire.

Porco Giuda. Ho le goccioline di sudore che mi scendono per la tempia. E non sopporto il sudore. Non sopporto le goccioline, non sopporto il caldo. Mi passo una mano tra i capelli cortissimi e sfilo momentaneamente i Ray-Ban tamponando naso e fronte con un fazzoletto di carta. Essere fermi a mezzogiorno, nel traffico, sotto l’afa di una mattina di luglio non è certo piacevole. Si respira una puzza insopportabile di gas di scarico mischiata al tanfo di sudore proveniente dalle esalazioni corporee dei passanti. Puah! La città perde ogni bellezza in questo scenario da apocalisse da surriscaldamento del pianeta e buco dell’ozono. Fumi di vapore si alzano dall’asfalto e, nella nebbia offuscante gli occhi, persino l’architettura più autorevole perde ogni fascino. Osservo solo monotone e alte palazzine, malandate, ingrigite, fatte di cemento sbriciolante e di ringhiere arrugginite. Appena rientrato stasera, voglio uccidermi di un getto di acqua fredda e profumare di muschio. Stendermi nudo sul letto, accendere il condizionatore e non fare un cazzo per almeno un’ora. La mia attività preferita, agognata nella stagione estiva. Il prossimo che sentirò dire quando verrà il caldo, giuro, gli punterò la pistola alla tempia!

Sbottono ancora di più la camicia. Non c’è rimedio. Questa fottuta ventola dell’aria condizionata che si è rotta! A che ora dovremo trovarci lì, Silvestri?.

Alle dodici e trenta, Signore.

Metta su la sirena. Non resisto oltre. Signore… quasi mi giro indietro a cercare chi sia il destinatario di quell’appellativo quando uno dei miei subalterni mi chiama così. Nato in campagna e pasciuto nei quartieri bassi, tra spacciatori, borseggiatori, puttane, arrangiatori del vivere. Signore non si addice… studia, studia figliolo, fuggi da qui, fatti onore, impara a fare di conto, a leggere; io, figlio di un orco ignorante e di una casalinga tenace, mia mamma, la prima donna che mi ha fatto diventare uomo; la mia ex moglie invece, l’ultima che a quarantacinque anni mi ha indotto a desiderare di tornare bambino.

Commissario Corradi può bastare, Silvestri.

Va bene, Signore… ehm, Commissario. Guardo la divisa linda e pinta dell’appuntato, giovanissimo, entrato da poco. Sei bellissimo, figliolo mio e intelligente. Conquisterai il mondo. Non c’è niente che non puoi fare. Vuoi fare il poliziotto? Fallo, fallo ma di quelli che comandano, che comandano…

Come si chiama la sua fidanzata, Silvestri?.

Lina.

Quasi sorrido. Firmare quelle carte davanti al giudice otto mesi fa è stato come una condizionale per buona condotta; il giudice se la ridacchiava sotto i baffi lunghi mentre mi dava una pacca sulla spalla. Fanculo però, si è presa la casa al mare, la mia casa, il mio sogno realizzato con tanti sacrifici. Fanculo ma… va bene così. Ora starà arrostendo al sole in spiaggia con due chili di crema abbronzante antirughe costosissima comprata con i miei soldi. Ma va bene così. Diamine, volevo essere solo tranquillo finalmente, solo tranquillo.

E sua madre, Silvestri?

Teresa.

Come la Santa d’Avila.

Sì; e lei lo è davvero.

Tutte le mamme sono sante per i figli maschi. Bene, bene. Allora, la sirena?

Subito. Lo vedo precipitarsi a posizionare l’aggeggio blu sul tettuccio dell’Alfa. Nella fretta perde goffamente l’equilibrio. Lo tiro indietro per la pettola della camicia fuoriuscita dai pantaloni nello sporgersi.

Grazie, Commissario.

Voliamo tra le strade improvvisamente desertificate dall’acustica infernale dell’allarme e un copioso soffio di vento mi asciuga finalmente le tempie.

CAPITOLO 2

Ecco qua. Prosecco di Conegliano o di Montello? Conegliano, Montello, C. e M. come Capuleti e Montecchi; la regione di provenienza è anche la stessa. Non ho mai capito poi perché Giulietta si uccide visto che il frate le aveva dato quella pozione. Frate come? Come si chiamava quel frate? Cristoforo? No, quello forse era il frate di un altro romanzo, italiano, credo. Ah! Sono sempre stato un disastro a scuola; poi le storie sono simili, due amanti ostacolati in entrambe; in una però c’era una sorta di camorrista, lo ricordo bene, Don Non So che. Nell’altro invece due gang rivali si fanno guerra, tipo Ndrangheta e Cosa Nostra, mentre Giulietta e Romeo amoreggiano sul balcone, in quel di Verona. Questo lo ricordo bene; ho visto il balcone famoso in gita, sì la gita in cui ci accompagnò quel gabinetto della prof di Italiano. Sarà ancora viva? Avrà duecento anni ma sarà ancora viva. Ne sono sicuro. Ha certamente seppellito marito e figlio e li va a trovare ogni domenica al cimitero con quello stesso foulard sulla testa di seta verde e nero che metteva in classe… Ma poi quei due si dovevano per forza innamorare? Valli a capire gli scrittori! Complicano tutto ancora di più di quanto non lo sia già! Montello andrà bene; sì Montello va bene. Ha un sapore più fruttato, leggermente alla mandorla e poi è in promozione.

Telefono. "Sono consapevole della tua presenza, ma dato che per me non ha nessuna connotazione affettiva, poiché il mio sistema affettivo è stato disconnesso dallo spacciatore per mancato pagamento, non sono minimamente interessato a quel che fai… Va’ o vieni, caga o fottiti con un aspide o con una cuspide – adatto e idoneo a un trans – ma al Morto e al Tossico non gliene frega niente… Sono Imperscrutabili". Poso il libro sul ripiano bianco del mobile bianco accanto al divano bianco su cui siedo. Una scelta stilistica precisa, l’arredamento. Desiderio di chiarezza con qualche grande macchia di colore in tele enormi a olio e acrilico appese ai muri o poggiate ai mobili e una sapiente riproduzione di Le bisce d’acqua che sormonta l’ingresso della casa. Le bisce, uno dei miei quadri preferiti insieme a L’impression soleil levant e a View of Arles e… una decina di altri in verità. Lo squillare insistente del telefono ha interrotto bruscamente la lettura.

Sì?

Sono io. Daniela.

Sì, lo sento che sei tu.

Tutto ok? Non essere acida.

Non sono acida. Conosco solo una persona con questo nome e questo numero. Chi altro deve essere?

Rilassati.

Hai ragione. È il caldo e l’immobilità. Scusami.

Di niente. Ti dispiace se stasera non torno a casa? Insomma, se non vengo a dormire?

Stasera? Che ore sono? Appena le cinque.

No, no che non mi dispiace. Non siamo mica sposate? Ma dai, dai… stai con lui, vero? Vediamo se riesci a dirmelo. L’ignobile avrà trovato di certo una nuova scusa con la moglie.

Sì…

Cosa si è inventato stavolta? Un seminario fuori? Una commessa, un problema improvviso e impossibile che urge il suo intervento, cosa?

Finiscila, Monica.

Tu ti distruggerai, Dani. Gli uomini non lasciano le mogli.

E tu che ne sai?

E già, io che ne so… Gli uomini sono sempre fuggiti da me anche se non erano sposati. Sono fuggiti loro o invece io? Sono sfuggita io alla presa? Sei inafferrabile a volte. Ma io non ho bisogno di tenerti tra le mani per prenderti. Sei qui e qui. Facesti un cenno alla testa e uno al cuore. Riguardati Dani…

Lo farò. Fammi vivere l’attimo.

Già, il carpe diem; lascia il tempo che trova con le cicatrici dopo.

Sai come la penso. La vita è tua. Puoi farne quello che vuoi.

Chiamami se hai bisogno di me.

Ok. Ciao.

Non ti chiamerò e lo sai. Dovessi cadere con tutta l’impalcatura di gesso e Mischa torturarmi di leccatine

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