Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La parte oscura della luna
La parte oscura della luna
La parte oscura della luna
E-book428 pagine6 ore

La parte oscura della luna

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dopo aver passato nove anni in un orfanotrofio, Beatrix viene adottata da una famiglia bene inglese. Condurrà una vita tranquilla e serena fino all'età di sedici anni, quando il suo mondo si capovolgerà del tutto. I genitori si separeranno, farà incontri sbagliati e commetterà un terribile errore che la porterà nelle profondità più buie. L'amore però non guarda in faccia a niente e lei verrà trascinata in un turbinio di sensazioni meravigliose. Ma pagherà un prezzo altissimo. Sarà costretta a stringere alleanze improbabili per contrastare i suoi nemici. Affronterà un viaggio che la porterà a scoprire le sue origini e quanto ancora dovrà lottare per proteggere se stessa e le persone che ama.
LinguaItaliano
EditoreMarziaG
Data di uscita18 mar 2020
ISBN9788835387312
La parte oscura della luna

Autori correlati

Correlato a La parte oscura della luna

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La parte oscura della luna

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La parte oscura della luna - Marzia Gardella

    Indice

    LA PARTE OSCURA DELLA LUNA

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    Epilogo

    Nota biografica

    Ringraziamenti

    Marzia Gardella

    LA PARTE OSCURA DELLA LUNA

    LA PARTE OSCURA DELLA LUNA di Marzia Gardella

    ©2016 Prima edizione cartacea

    ©2020 Prima edizione digitale

    Copertina a cura di ©Daniela Mastropasqua.

    Tutti i diritti sono riservati.

    I fatti e i personaggi riportati in questo romanzo sono frutto della fantasia dell'autrice. Gli spunti reali che fanno da sfondo alla costruzione della narrazione, sia riferiti ai luoghi, sia riferiti a persone esistenti, costituiscono soltanto una coincidenza e una premessa per l'accadimento di fatti totalmente inventati secondo la logica letteraria. Pertanto ogni somiglianza a persone reali e ogni riferimento a fatti accaduti è da ritenersi puramente casuale.

    I

    Inghilterra, primavera 1996

    Finalmente c'è un po' di sole, e in più Jason è qui. La giornata si prospetta incantevole.

    Come al solito mi prende in giro perché sto sdraiata sul prato.

    È proprio bello, lo è sempre stato sin da bambino, ero sicura che sarebbe diventato uno schianto; alzo le mani per ripararmi gli occhi dal sole, lui le afferra al volo e tirandomi su mi stringe in un forte abbraccio. Sono passati mesi dall'ultima volta che è stato a casa e mi è mancato moltissimo. Tenendoci per mano ci inoltriamo nel boschetto, una zona che a lui è sempre piaciuta molto; lungo il tragitto mi fa i complimenti, dice che sono bella e che sono cresciuta. Il mio imbarazzo è alle stelle. Questo lo diverte e ci punzecchiamo un po'.

    Vuole sapere che cosa ho fatto di bello, e automaticamente rispondo: studiato, fatto i compiti e ogni tanto una fuga per stare all'aria aperta.

    So che vorrebbe che mi divertissi di più, ma Jason sa anche che non voglio deludere Anna e Max, non ho mai smesso di pensare che potrebbero mandarmi via. Prova a parlarne ma gli faccio capire che non ne ho voglia, mi rovinerei la giornata.

    Raggiungiamo il gazebo e Jason mi dà la sua felpa, all'ombra fa freddo, e ci accomodiamo. Mi dice che nel pomeriggio verranno dei suoi amici, preferirebbe che non li incontrassi, e dato che si fermeranno alcuni giorni, dovrò evitarli. Questo mi dà da pensare.

    Perché diavolo li fa venire se non sono dei bravi ragazzi?

    Interrompe le mie riflessioni, aggiungendo che con uno dei ragazzi non ci saranno problemi, di lui si fida e io potrò fare altrettanto; se dovesse succedere qualcosa in sua assenza, potrò rivolgermi al suo amico. Non mi piace che mi venga detto chi posso e non posso frequentare, glielo faccio capire.

    Poi cosa dovrebbe succedere?

    E non credo che questo tipo abbia voglia di stare dietro ai miei capricci.

    Jason scoppia a ridere, per lo meno non ha più quell'aria tanto seria, mi stava spaventando. Con movimenti veloci mi prende e mi fa sedere sulle sue gambe; spiazzata e imbarazzata, vorrei scansarmi ma ci rimarrebbe male, e poi a me piace stare tra le sue braccia e avere la sua attenzione.

    Mi accarezza il viso, resto immobile. Oggi sembra tutto diverso, le sue carezze, le mie emozioni… Forse è perché siamo stati tanto separati, quindi è tutto più intenso.

    Decide che è ora di rientrare, riprendo il controllo di me, ma davanti a casa si ferma, torna serio e distaccato e in tono deciso mi ricorda di seguire il suo consiglio.

    Ma se non è tranquillo, perché li ha invitati a casa?

    Scuoto la testa e lo seguo. Oggi è tutto diverso, persino i suoi sbalzi d'umore.

    Uffa.

    Mentre salgo le scale mi accorgo che i miei vestiti sono in condizioni pietose.

    - Sarà meglio che vada a cambiarmi, sono macchiata d'erba.

    - Di solito quando si sta su un prato succede.

    - Ma davvero! E io che pensavo che si macchiassero così, solo passandoci di fianco…

    - Da quando siamo diventate sarcastiche?

    - Da sempre, ma ora lo esprimo.

    Sorrido, so di averlo spiazzato per la prima volta, lo vedo dalla sua espressione.

    - E comunque, è stato un mio compagno di scuola.

    Mi afferra per un braccio e per poco non me lo spezza, la mia allegria scompare in un secondo vedendo la sua ira.

    - Cosa? Forse non ho capito bene, un tuo compagno cosa ti avrebbe fatto?

    È furioso. Non credo di averlo mai visto così.

    - Niente, mi ha solo fatto notare che borbottare non è divertente mentre sarcasmo e ironia sì.

    Lui allenta la presa e io sfilo il braccio per massaggiarlo. Mi rimarrà un livido. Ora sono arrabbiata.

    - Perché hai reagito in questo modo? Mi hai fatto male! Oggi sei veramente strano, quasi non ti riconosco.

    Vorrei continuare, ma lui mi stringe in un abbraccio tanto forte che faccio fatica a respirare.

    - Scusami Beatrix, sono un idiota, scusami tanto, non era mia intenzione farti male. Ma quando mi hai detto del tuo compagno, ho perso le staffe.

    - Sì, me ne sono accorta. Ma perché?

    - Perché non mi hai mai detto di avere un amico.

    - E questo ti dà il permesso di farmi un livido?

    - No, certo che no! Io… perché non me ne hai parlato prima quando te l'ho chiesto?

    - Perché non è importante. È solo un compagno col quale vado d'accordo e mi è molto simpatico.

    - E per te non è importante?

    Sembra allibito, ma di sicuro lo sono di più io, non capisco dove vuole andare a parare.

    - Dov'è il problema, Jason? Fammi capire, perché giuro non so più come prenderti, e per piacere lasciami andare, sono troppo arrabbiata per stare ferma.

    Si stacca da me, sta per dire qualcosa ma veniamo interrotti da un leggero tossicchiare.

    Da quanto quel ragazzo sta lì?

    Jason si gira per vedere chi l'ha interrotto e io ne approfitto per scappare in camera mia e sbollire la rabbia con una doccia. Dopo mezz'ora sono pronta e rigenerata. Mentre sono davanti allo specchio che mi intreccio i capelli, sento aprirsi la porta della camera, e quasi mi viene un colpo.

    - È mai possibile che non hai ancora imparato a bussare?

    Lo sto fulminando e lui che fa? Rimane impalato, mezzo dentro e mezzo fuori alla camera a osservarmi come un ebete. Decido di dargli le spalle e finisco di sistemare i capelli, alla fine li ho solo intrecciati all'attaccatura fino a meta testa, poi il resto l'ho lasciato sciolto. Sono troppo lunghi, ormai sono arrivati in fondo alla schiena, ma Jason mi ha fatto promettere di non tagliarli mai.

    - Hai intenzione di stare lì impalato o sei venuto per qualcosa?

    Finalmente si riscuote.

    - Non mi sembra il caso di scendere vestita in questo modo.

    Discutiamo per alcuni minuti, lui insiste che essendo cresciuta non posso mettermi niente di attillato o scollato, e anche se gli dico che ad Anna va bene, non gli interessa. Quando mi dice che sono troppo prosperosa, il mio imbarazzo cresce. Di nuovo sento nascere tra noi qualcosa di strano e che non capisco.

    Se devo essere sincera, il nostro rapporto è sempre stato speciale fin dall'inizio, da quel giorno all'orfanotrofio. Nonostante io sia scombussolata dal suo comportamento, alla fine la spunto. Per spezzare la tensione gli chiedo se Anna sa degli ospiti e quando scuote la testa penso che non ne sarà per niente felice.

    Quando entro nella biblioteca un ragazzo carino si fa avanti.

    - Ciao, io sono Julian, tu devi essere Beatrix.

    Sto per stringergli la mano e rispondere ma vengo interrotta.

    - Vorrai dire la famosa Beatrix. Sei uno splendore ragazza, io sono Steve e credo che diventeremo grandi amici.

    Ma quanto è odioso! Capisco perché Jason non vuole che lo frequenti ma mi domando perché li abbia invitati. Entrambi sono bei ragazzi, Julian scuro e Steve biondo, ma quest'ultimo ha gli occhi di ghiaccio e quando gli stringo la mano sono percorsa da un brivido di repulsione, spero non se ne sia accorto.

    - Finitela voi due e lasciatela in pace, non è abituata ai vostri giochetti.

    - Dai Jason, non fare il geloso.

    Sì, Steve non mi piace e mi sta facendo infuriare; ha un non so che di viscido e mi mette a disagio. Odio sentirmi così e dopo essere uscita dall'orfanotrofio mi sono ripromessa di non permetterlo a nessuno al mondo.

    - Beatrix, lui è Michael.

    Deve essere lui l'amico speciale, per avere diciannove anni è molto sviluppato, ha capelli e occhi neri, la carnagione olivastra. Non deve essere inglese, come me. Mentre mi stringe la mano, vengo abbagliata da un bellissimo sorriso. Farà battere molti cuori…

    - Avete visto ragazzi, Michael sorride! Questa sì che è una bella novità. E tu, Beatrix, tu sei una bellissima novità. Ora capisco perché Jason non vuole mostrarti in giro, in un attimo mi hai rubato il cuore!

    - Steve!

    Il tono di Jason è minaccioso, manca poco che esploda. A quanto pare, a Steve, piace tirare la corda.

    - Allora, non dirmi che sei soltanto bella! Non parli perché hai una voce orrenda o perché sei muta?

    Julian scoppia ridere e Michael li guarda con disprezzo. Vedo Jason con la coda dell'occhio partire e in automatico mi sposto per bloccarlo.

    - No, parlo solo quando chi mi ascolta ha un minimo di cervello.

    Questa volta è Michael a ridere di gusto.

    - Questa è una novità! Steve messo a tacere da una quindicenne.

    Ora mi sta guardando con disprezzo. Mi sono fatta un nemico pericoloso, che di sicuro troverà il modo di farmela pagare. Meglio andarmene, non sopporto più di stare chiusa qui dentro, mi manca l'aria.

    Quando raggiungo la porta, Steve mi trattiene.

    - Scappi? Prima parli e poi te ne vai senza aspettare risposta?

    - Credo che le mie orecchie e il mio cervello abbiano sentito abbastanza stronzate uscire dalla tua bocca. Sinceramente, mi piace passare il mio tempo in modo più allettante.

    Senza aspettare oltre apro la porta e me la chiudo con tutta calma alle spalle. Ho il cuore a mille e sento Steve imprecare e Jason minacciarlo.

    - Se ti azzardi a sfiorarla con un solo dito, sappi che te lo taglierò, sono stato chiaro? Non siamo qui perché tu importuni mia sorella, facciamo quello che dobbiamo e poi sarete liberi di andarvene.

    È davvero infuriato, ma ho il sentore che Steve non si arrenderà facilmente.

    Ma cosa dovranno fare?

    Anna mi becca in corridoio e mi fa prendere un colpo, gli dico che Jason è con degli amici e che io stavo andando a studiare. Scappo via. A cena sono seduta di fianco a Michael, Jason è a capotavola e anche Anna. Di fronte a me Steve e Julian; l'aria è tesa, ma tutti facciamo finta di niente. È bello avere un po' di compagnia, negli ultimi mesi siamo sempre state solo io e Anna. Max, il mio patrigno, è lontano per lavoro e non si sa quando rientrerà.

    Mentre ascolto gli altri chiacchierare, Michael attira la mia attenzione.

    - Cosa ti ha detto Jason? Ti ha spiegato la situazione?

    Sta parlando a bassa voce in modo che lo senta solo io, così faccio lo stesso.

    - No, mi ha solo detto che potrò contare su di te se dovesse succedere qualcosa.

    Vedo che rimane sconcertato, forse pensava che Jason mi avesse detto altro ma è stato molto criptico al riguardo.

    - E tu cosa ne pensi?

    Lo guardo dritto negli occhi.

    - Penso che se lui si fida di te, posso farlo pure io.

    - Hai molta fiducia in lui.

    Non è una domanda, quindi resto in silenzio. Camminerei sui carboni ardenti per lui e so che farebbe altrettanto per me, ma non è il luogo e il momento per dirglielo.

    Steve si è accorto che stavamo parlando e ora ci fissa con curiosità, ma non proferisce parola, e di nuovo vengo attraversata da un brivido freddo. Fortunatamente la cena finisce e sono libera di alzarmi, ne approfitto per uscire in giardino. Mentre sono sul dondolo a pensare a tutta questa strana giornata, mi sento accarezzare i capelli, Jason non lo farebbe mai, mi scanso e con uno scatto cerco di afferrare la mano, ma riesco solo a graffiarla.

    - Ah, gattina selvatica, ti piace graffiare!

    Cosa ci fa lui qui? Non voglio e non devo rimanere con lui.

    Cerco di stare calma ma sono spaventata, il cuore mi batte forte e dalla sua espressione capisco che non ha buone intenzioni. Faccio per alzarmi dal dondolo, ma lui mi si para davanti bloccandomi.

    - Per favore, fammi alzare.

    Provo con le buone maniere, ma lui non si sposta di un millimetro e si mette a sogghignare.

    - Ora dici per favore? Dopo che mi hai trattato con disprezzo e hai fatto la snob?

    Mi fa segno di no con l'indice puntato davanti al naso, sto perdendo la pazienza e sono sempre più spaventata, sia da lui che da come la prenderà Jason appena lo verrà a sapere.

    - Senti Steve, non ho voglia di giocare, né di stare qui in tua compagnia, quindi scansati.

    Con la mano faccio per spingerlo ma lui me l'afferra e mi tira su di colpo stringendomi a sé. Prova a darmi un bacio e io in un attimo gli tiro un calcio alla caviglia, e quando rimane sorpreso gli do una gomitata allo stomaco, lui molla la presa e io ne approfitto per scappare, corro senza fermarmi su per le scale passando davanti ad un Michael sbigottito andando a rifugiarmi in camera mia.

    Come ha potuto quel bastardo!

    Provo a calmarmi gettandomi dell'acqua fresca sul viso, quando mi guardo allo specchio vedo che sono cadaverica e ho gli occhi spalancati, spero che Michael non dica niente, sennò scoppierà un casino anche se Steve si meriterebbe una bella lezione. Ripenso all'espressione stupefatta di quando l'ho colpito. Non avrei dovuto, forse era meglio se urlavo. Non scenderò più di sotto per questa sera, so che Anna non dirà niente e gli altri avranno da fare per conto loro.

    Decido di farmi un bagno, magari mi aiuta a sciogliere un po' la tensione. Esco dall'acqua quando ormai ho la pelle delle dita raggrinzita e mi sento meglio, mi asciugo e mi infilo il pigiama, la sera fa ancora freddo. Prendo dalla libreria il Mercante di Venezia di Shakespeare e mi infilo sotto il piumone. Sono le dieci e mezza, è presto per dormire e comunque non ci riuscirei, apro il libro e mi faccio catturare dalla storia di Bassanio e dell'usuraio Shylock. Qualcosa mi sta schiacciando e ho un caldo infernale, apro gli occhi, la luce è ancora accesa e il libro è in bilico sul materasso, giro la testa per vedere cos'è che mi blocca e mi ritrovo a fissare Jason che dorme beato su un fianco. Il suo braccio mi tiene bloccata, appena lo tocco lui apre gli occhi.

    - Ciao bellissima, ma che ore sono?

    - Sono le due del mattino.

    - Scusa se ti ho svegliata, quando sono salito dormivi già e poi devo essermi addormentato.

    - A quanto pare…

    Sono irritata dal suo comportamento, abbiamo ospiti e lui si infila lo stesso in camera mia, se Anna ci dovesse beccare… Non ha mai voluto che dormissimo insieme.

    - Perché sei scappata ieri sera? Quando sono uscito dalla sala da pranzo ti ho cercata ma Michael mi ha detto che eri salita.

    È completamente sveglio e mi sta fissando con intensità.

    - Avevo solo voglia di stare un po' sola.

    - Sei sicura? È successo qualcosa?

    Ora si è messo seduto e mi sta stringendo la mano, la sfilo e scendo dal letto. Ho sete.

    - Stai bene?

    - Sì, sto bene. Devo solo bere un po' d'acqua, tu emani un caldo pazzesco.

    - Già, me l'hai sempre detto.

    E fa quel suo sorriso storto, quello farà battere molti cuori. È bellissimo.

    Bevo due bicchieri d'acqua e mi sciacquo il viso. Sento il fresco che dà sollievo. Mi tampono con l'asciugamano e torno in camera, lui è ancora lì.

    - Non sarebbe meglio se tornassi nella tua stanza?

    - Sì, in effetti, ma non ne ho voglia.

    Si stiracchia mentre sbadiglia.

    - È tanto che non dormiamo più insieme.

    - L'ultima volta Anna ci ha puniti se ben ricordi, lo sai che lei non vuole e io non ho intenzione di essere sgridata.

    Con un sorriso mi informa che essendo tornato Max, Anna ha altro a cui pensare. Sono contenta, è tanto che non lo vedo. Quando gli chiedo dei suoi amici mi fa sapere che Julian e Steve sono nella dependance, invece Michael è nella camera degli ospiti. Ora però l'ho insospettito e sono obbligata a dirgli che ero solo curiosa. Non è bastato.

    - Beatrix, quando sei uscita dopo cena, Steve ti ha seguita?

    Ora cosa gli rispondo? Se gli dico di sì, lui si infurierà, se gli mento… È una prospettiva poco piacevole lo stesso.

    Mi stringo le mani nascoste dietro la schiena, ma lui batte la mano sul materasso, vuole che gli vada a sedere accanto. Voglio una via di fuga.

    - Sì, ero fuori da un po' quando è arrivato.

    I suoi occhi si fanno di ghiaccio e si passa la mano tra i capelli, io mi sposto più vicina alla porta, nel caso decidesse di fare qualche pazzia.

    - Ma non è successo niente, appena è arrivato io me ne sono andata.

    Si tranquillizza un poco.

    - Devi stare lontana da lui, Beatrix.

    - E allora perché l'hai portato qui?

    - Questi non sono affari che ti riguardano.

    Mi ferisce, mi ha sempre coinvolto in tutto e ora sentirmi dire così, in tono duro, fa male.

    - È un tuo amico, a me non interessa, ma se non lo avessi conosciuto la mia vita non ne avrebbe risentito.

    Sono stanca e irritata da tutta la giornata. Ora voglio che se ne vada, ho bisogno di stare sola.

    - Per piacere, Jason, vai in camera tua, non ho voglia di discutere.

    Gli indico la porta, ma lui scende dal letto e si piazza davanti a me, allunga le braccia e mi scanso.

    - No, lasciami in pace, ho bisogno di stare sola.

    Ci rimane male, ma non mi importa, è solo colpa sua.

    - Sei strana, quasi non ti riconosco, sei sicura che non sia successo niente? Io…

    - Strana? - quasi mi metto ad urlare - Tu lo dici a me! È tutto il giorno che ti comporti in modo ambiguo, e hai il coraggio di accusare me?

    Ora sono arrabbiata, lo spingo, ho bisogno di sfogarmi in qualche modo, lui, preso alla sprovvista, perde l'equilibrio e cade sul tappeto. Se non fossi così furiosa scoppierei a ridere.

    - E ti ripeto, per l'ultima volta, se non ti fidi dei tuoi amici allora non farmeli conoscere, non ho tempo né voglia di stare dietro alle vostre stronzate.

    Lui nel frattempo si è tirato su e ora è arrabbiato, ma ormai sono partita con la sfuriata.

    - Voglio essere lasciata in pace, ho altre faccende per la testa.

    - Quali? Con chi? Con il tuo amichetto?

    - E se anche fosse? Questi non sono affari che ti riguardano!

    Sono soddisfatta, gli ho restituito la stoccata, ma lui in un attimo mi è addosso e mi prende per le spalle, non mi fa male ma è talmente arrabbiato che mi spaventa. Forse ho esagerato a sfidarlo.

    - Tu… - stacca una mano e mi punta un dito contro - Tu sei così…

    Sto per chiedergli cosa quando le sue labbra catturano le mie in un bacio. Non capisco più niente, per me è la prima volta. È bello. Ma è sbagliato. Cerco di riprendermi e provo a spingerlo via, fortunatamente smette di baciarmi, ma non mi lascia andare, anzi, tenendomi un poco staccata da lui inizia a scrollarmi come se fossi un fuscello.

    - Tu mi fai uscire di testa! Sei così bella quando ti arrabbi che non ho potuto farne a meno.

    - Adesso è colpa mia?

    Il cuore mi batte all'impazzata, non so se è per il bacio o per la lite, so solo che ora più che mai vorrei che se ne andasse.

    - Ti prego Jason, lasciami e vai in camera tua.

    Per fortuna molla la presa, si copre il viso.

    - Beatrix, mi spiace, io…

    - Va' via!

    Ha un'espressione persa e credo che la mia non sia da meno, si gira ed esce dalla camera. Aspetto qualche secondo a muovermi, più che altro perché non so se le gambe reggono, sono di gelatina, ma voglio chiudere la porta a chiave. Per oggi ho già avuto troppe sorprese. Lo so che non siamo veramente fratelli e devo ammettere che tra noi c'è sempre stato un legame forte e speciale, ma non me l'aspettavo. È stato uno sbaglio, un enorme sbaglio. Ad essere sincera è stato bello, anche se non ho esperienza.

    Mi metto di nuovo a letto e sono circondata dal suo profumo, questo mi scombussola ancora di più. Fino a poco prima non ci avevo fatto caso e ora… No, scuoto la testa per rimuovere queste sciocchezze, ho solo bisogno di riposarmi e domani sarà una giornata migliore. Poi è arrivato Max, non vedo l'ora di vederlo. Con questo pensiero mi corico, chiudo gli occhi cercando di far calmare i battiti del cuore.

    - Cosa credi di fare ragazzina!

    - Andare fuori a giocare.

    Non capisco quale sia il problema, ho finito di sistemare la camera e di fare i compiti, ora ho solo voglia di uscire a sdraiarmi al sole. Lei mi prende per un braccio e comincia a trascinarmi nel suo ufficio, è infuriata, la direttrice è sempre arrabbiata, ma con me più che con tutte le altre bambine e non so il perché, io cerco di seguire tutte le regole ma sembra che non vada bene lo stesso. Ora mi ha mollato il braccio, so che mi verrà un livido; mi fissa, mi spaventa, in questo momento sono terrorizzata, mi spinge davanti alla scrivania e quando la luce del sole va a colpire il suo viso mi accorgo che non so quanti anni ha, mi è sempre sembrata vecchia, con i capelli striati di grigio raccolti in uno stretto chignon e quell'espressione sempre seria con le labbra sottili tirate. Porta sempre dei vestiti grigi accollati e informi. Una donna che si abbina bene a questo ambiente, monocolore e freddo come lei.

    Involontariamente mi scappa un mezzo sorriso e lei mi schiaffeggia. Fa un male cane! Ma non devo piangere, lei lo rifarebbe volentieri, stringo i pugni e trattengo le lacrime, ormai sono diventata brava a farlo.

    - Che impudenza, stupida ragazzina!

    Fa il giro della scrivania e si va a sedere, non ho mai capito perché ce l'abbia così tanto con me, e non solo lei! Anche l'insegnante, la Signora Caroline. L'unica che mi tratta meglio è l'infermiera dell'istituto, almeno lei non mi tira ceffoni appena può, è la Signorina Daysi. Ora la direttrice, la Signorina Odelia, mi sta fissando con quei suoi occhietti glaciali e perfidi.

    - Tu non hai il permesso di uscire, specialmente quando ci sono le visite all'istituto, oggi arriveranno delle famiglie e non vorrei che scappassero a gambe levate appena ti vedono.

    Lo sapevo già, è sempre stato così, nessuno mi deve vedere perché io sono diversa, perché sono scura e le famiglie penserebbero che tutte le bambine sono come me, questa è una cosa che all'inizio mi dava fastidio, ma ora non ci faccio più caso.

    - Ma se invece che nel prato davanti mi andassi a mettere dietro dall'albero? Nessuno mi vedrebbe.

    Lei si alza e in un attimo si avvicina, a volte è fin troppo veloce.

    - Stupida, stupida! Perché continui a sfidarmi? - mi prende per i capelli e me li tira - Se qualcuno ti vede verrai punita severamente.

    Mi molla e perdo un poco l'equilibrio, ma sono felice di poter uscire, spero che vada tutto bene. Attraverso l'atrio come un automa, esco fuori e il tiepido sole mi accarezza il viso; le altre bambine mi fissano e iniziano a parlare tra di loro, lo fanno spesso, poi ridacchiano, mi prendono in giro perché loro hanno la carnagione bianchissima e invece io sono così diversa, quando pensano che non le sento mi chiamano mezzosangue, non so cosa voglia dire ma credo che sia un insulto.

    Mi dirigo dietro al caseggiato dove c'è una quercia enorme, è un posto splendido, il mio paradiso personale, nessuno viene qui, mi metto a gambe incrociate sul prato e inizio ad accarezzare i fili d'erba. Sono così assorta che non mi accorgo che non sono più sola, finché una voce mi fa prendere un colpo.

    - Ciao.

    Alzo gli occhi e poi inizio a controllare in giro. È un ragazzino, che mi guarda con curiosità e un accenno di sorriso.

    - Ciao.

    Rispondo timida.

    - Cosa stai facendo qui tutta sola?

    Non mi sembra arrabbiato, anzi, sembra curioso e io non posso parlare con lui, non voglio che la Signorina Odelia abbia un altro pretesto per picchiarmi.

    - Chissà, non sarai mica muta?

    Gli faccio cenno di no con la testa, ma intimorita continuo a guardarmi attorno.

    - Sei spaventata? Sono io che ti metto paura?

    Ha una voce strana, forse è perché non ho mai parlato con un bambino, mi ritrovo a rispondergli.

    - No, non mi spaventi.

    - Ah, ma allora sai parlare.

    Mi fa un sorriso storto, contraccambio, ma il suo è contagioso. Lui però spalanca gli occhi e io torno seria, faccio per andarmene ma mi tocca un braccio, mi paralizzo, non mi ha fatto male ma rimango in allerta, lo guardo intimorita e lui ritira subito la mano.

    - Scusa, non volevo che te ne andassi, io mi chiamo Jason. E tu?

    - Beatrix.

    - Hai un nome originale. Sono sicuro che potrebbe andare.

    Non capisco, andare dove? E originale in che senso? Ma perché tutti parlano sempre in modo complicato?

    Qualcuno sta urlando il mio nome, faccio per spostarmi ma vengo presa per i capelli, fa malissimo ma non dico niente; è la Signora Caroline, che è cattiveria allo stato puro, è tutta rossa in viso per lo sforzo, cerco di girarmi verso il ragazzino, che ha visto tutta la scena ma non ha detto niente, e ora sta guardando l'insegnante. Sono arrabbiata e spaventata.

    - Ragazzina, cosa credevi di fare? Cosa ti era stato detto? Non dovevi farti vedere né parlare con nessuno, ora te ne pentirai!

    Il ragazzino si gira e se ne va, mentre la maestra inizia a trascinarmi verso le cucine, una volta dentro, lei non molla la presa e mi porta davanti alla porta della dispensa, io inizio a impuntarmi. Non voglio andare nel sottoscala! È buio, è piccolo! Io odio gli spazzi stretti, non riesco a respirare. Comincio ad urlare, lei si ferma di colpo e io inciampo, mi tiro su e nell'attimo stesso mi arriva un sberla che mi fa girare la testa, poi me ne da un'altra, apre la porta mi butta dentro e chiude a chiave.

    - Se ti sento fiatare ne prenderai altre e starai qui dentro un'intera settimana!

    Sono terrorizzata, sbatto i pugni contro la porta, ma non c'è più nessuno, sono sola, ho paura e mi sento soffocare, la faccia mi brucia da morire.

    Perché sono stata punita? Perché quel ragazzino non ha detto niente? Io non sarei finita in questo casino se non fosse stato per lui.

    Mi sto arrabbiando e la cosa mi aiuta un po', ma il terrore non mi abbandona, mi rannicchio contro il muro, cerco di respirare più lentamente, di immaginare di essere fuori a correre sui prati con il sole che mi scalda e i dolci suoni della natura. Inizio a rilassarmi un po', mi sdraio a terra in quello spazio angusto, metto il viso rivolto alla porta, un leggero spiffero passa sotto e cerco di catturalo, poi tutto scompare e si fa buio. Sento borbottare, forse sto sognando, cerco di aprire gli occhi e la luce mi ferisce, li richiudo, il borbottare si fa più intenso, cavolo non sto sognando! Sento qualcosa di fresco sulla guancia e faccio uno scatto, ma braccia forti mi trattengono e una voce mi dice che devo stare calma.

    - Piccola, non ti agitare, sei in infermeria. Ma cosa ti hanno fatto?

    E la sua voce si incrina un poco.

    Come ci sono arrivata qui? Non capisco, ero in punizione, e perché mai lei dovrebbe essere dispiaciuta per me, non è certo la prima volta che vengo portata in infermeria. Mi rimette l'impacco sulla guancia, il dolore mi si attenua un po', nel frattempo mi spazzola i capelli.

    Ma cosa sta succedendo? Forse sto sognando, mi tiro un pizzico, ahi! No sono sveglia.

    - Ora stai buona qualche minuto e speriamo che l'impacco faccia effetto, abbiamo poco tempo, la direttrice ci vuole nel suo studio tra venti minuti.

    Vorrei chiederle perché, ma non riesco a parlare, inizio a respirare più in fretta, mi sta tornando il panico, l'infermiera se ne accorge e mi accarezza.

    - Non preoccuparti, credo che per oggi di botte tu ne abbia prese più che a sufficienza, ti hanno lasciato un bel segno.

    Se non è per punirmi, perché mi vuole da lei? Chiudo gli occhi.

    - Beatrix, Beatrix! Svegliati, dobbiamo andare, salta giù e infilati questo vestito.

    Eseguo l'ordine come un automa, lei mi passa un panno profumato sulle braccia e il collo, poi mi intreccia i capelli, toglie l'impacco e fa un'espressione strana, poi mi prende per mano e ci incamminiamo verso lo studio. Ci siamo, sento delle voci, lei bussa e la porta viene aperta e la direttrice è lì e sta sorridendo!

    Spalanco la bocca per la sorpresa, lei si avvicina e con un dito me la richiude.

    - Grazie Daysi, ora puoi andare.

    Lei se ne va e io rimango ferma, vorrei scappare, ma la signorina Odelia mi afferra per un braccio e mi tira dentro, così mi ritrovo a fissare sei paia d'occhi. Mi fa sedere su una poltroncina in bella mostra e appena alzo il viso vedo che lì c'è il traditore. Non mi ricordo come si chiama, ma so che sono arrabbiata con lui e senza rendermene conto lo fisso. La signora coi capelli rossi è vestita in modo super elegante, sta parlando con la signorina Odelia, sembra un po' imbarazzata, mi lancia delle occhiate veloci, poi guarda con affetto il ragazzo. Dev'essere il figlio, che non gli assomiglia per niente, lui ha i capelli castano scuro e gli occhi grigi, l'uomo vicino alla signora deve essere il marito, ed è quello che assomiglia di più al figlio. Ora mi stanno fissando tutti e la bella signora si rivolge al figlio.

    - Jason sei sicuro? Non è che vuoi fare ancora un giro? Magari cambi idea.

    Lo sta guardando in modo strano, ma lui non ci fa caso perché non mi ha tolto gli occhi di dosso.

    - Sì, mamma, sono sicuro.

    Mentre parla con lei mi fa di nuovo quel sorriso sghembo.

    Cosa vogliono da me queste persone?

    La signorina Odelia, che per la prima volta è tutta sorrisi, si rivolge alla bella signora.

    - Se non siete convinti, non dovete decidere ora per forza, potete tornare quando volete, forse nel frattempo cambiate idea.

    Cambiare idea su cosa?

    - Mamma, io ho deciso, non voglio pensarci, tu mi avevi detto quello che voglio, e io voglio lei.

    - Sì, lo so, ma è diversa, non passerà mai per una di noi, sarà un problema per tutti, ti prego Jason, prenditi del tempo.

    Lui si fa serio, con estrema lentezza si gira verso sua madre.

    - Voglio lei.

    L'aria nella stanza si fa pesante, ma cosa sta succedendo?

    - Per le pratiche di rito c'è bisogno di tempo, più o meno tre settimane, se nel frattempo cambiate idea, sappiate che non faremo problemi, anche nel caso voleste cambiare la bambina - fa un bel respiro - Anche dal momento che sarà vostra, se vorrete riportarcela non ci saranno ripercussioni, siamo qui a vostra disposizione per qualsiasi cosa - E sorride in modo mieloso.

    - Io non cambierò idea.

    - Jason sa quello che vuole, non è testardo, è un ragazzo molto intelligente e deciso.

    - Mio figlio è testardo, ha preso tutto dal padre - si gira e fa un sorriso al marito - Purtroppo quando prende una decisione è quella - abbassa un pochino le spalle, come se ci fosse stato posato un macigno.

    L'uomo ha parlato e la moglie fa un piccolo scatto di rabbia, si vede che non se lo aspettava, perché ora sembra imbarazzata, l'uomo mi fa un sorriso. Io rimango ferma, non mi faccio coinvolgere da queste buone maniere, non ci sono abituata e non mi fido.

    - Va bene allora, facciamo le pratiche, poi si vedrà.

    - Beatrix, ora puoi andare.

    La voce della direttrice è quasi miele, mi si gela il sangue, scendo dalla poltroncina, le gambe mi tremano, mentre mi avvicino alla porta mi sento osservata, io però sono troppo concentrata a non cadere. Apro la porta ed esco con tutta calma, ma il cuore mi batte all'impazzata, appena libera, corro su per le scale e vado a coricarmi nel mio letto. Verso sera la direttrice mi fa chiamare nel suo studio. Quando entro mi accorgo che è tornata la donna di sempre.

    - Tu! Piccola ingrata! - mi strattona - Cosa hai detto eh? Cosa hai fatto?

    - La lasci subito! - La signorina Daysi si avvicina e sposta la direttrice e io cado, mi tiro su al volo pronta a scappare, sembra arrabbiata con la direttrice - Cosa sta facendo? Non può continuare a lasciarle dei segni, quelle persone si arrabbieranno. Non la deve toccare mai più!

    - Osi darmi degli ordini? Non sono affari tuoi e ti conviene tornare al tuo posto se non vuoi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1