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Lost Love: Gli amori che si perdono nel blu
Lost Love: Gli amori che si perdono nel blu
Lost Love: Gli amori che si perdono nel blu
E-book211 pagine2 ore

Lost Love: Gli amori che si perdono nel blu

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Info su questo ebook

Gabe, fratello di Haze e Roona, ha solo la sua chitarra quando decide di lasciare tutto per girare il mondo a bordo della sua Camaro. Tra note spezzate e pugni nello stomaco, il giovane musicista è alla ricerca di qualcosa per cui valga davvero la pena vivere, qualcosa che spazzi via quel senso di vuoto che gli buca il petto. E quando i suoi pugni rotti incontreranno gli occhi tristi di Aria Myers, non ci sarà più spazio per nient’altro. Dentro di lei qualcosa si è spezzato per sempre, un terribile peso che la costringe a respingere la vita, l’amore e ogni tipo di relazione. Tra scontri, gelosie e baci che bruciano la pelle, Gabe e Aria finiranno per colmare i propri vuoti, salvandosi e distruggendosi a vicenda. Ma se è vero che a volte bisogna un po’ perdersi per ritrovarsi, fin dove si è disposti a spingersi per non smarrire davvero ogni cosa? 
Un ragazzo dal passato difficile, il pugno facile e un grande cuore. Una ragazza triste, rotta, incapace di creare legami. Due anime perse, il bisogno di salvare e di essere salvati. L’amore, questa volta, basterà?
(Lost Love è il secondo libro della Crush Soul Serie e contiene scene con un linguaggio forte, rivolte ad un pubblico prettamente adulto.)  

Libri della stessa serie:
#1 Even if it hurts  - L’amore che fa male
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita6 dic 2017
ISBN9788871637020
Lost Love: Gli amori che si perdono nel blu

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    Anteprima del libro

    Lost Love - Fabiola Danese

    ritrovati.

    NOTA DELL’AUTRICE

    Sembrava semplice. All’inizio lo sembra sempre. Eppure, quando ho cominciato a scrivere Lost Love, quel qualcosa di così semplice, non è affatto venuto fuori.

    Gabe è stato per me una vera e propria sfida. La sua parte in questa storia è riuscita a complicarmi la vita, più di quanto immaginassi. Lui è il mio primissimo protagonista maschile e scrivere tutto un romanzo prevalentemente dal suo punto di vista, non è proprio quella che si definisce una ‘passeggiata di salute’. Ma alla fine è stato proprio Gabe ad aiutarmi.

    I suoi problemi, così come le sue sfumature, hanno cominciato a scriversi da sole, sebbene qualche volta io e lui abbiamo finito per litigare, del resto è pur sempre un uomo. Ammetto però che è stata davvero una sperimentazione interessante, qualcosa che mi ha permesso di liberare una parte della testa e del cuore, a cui prima non prestavo molta attenzione.

    Perciò, mie care lettrici, questa volta preparatevi come si deve, mettete su una delle vostre migliori playlist, perché Gabe vi farà fare un viaggio in cui spero che possiate piangere e ridere a ore alterne, senza uscirne troppo a pezzi. Anche se per me, purtroppo, è stato proprio così.

    Vorrei potervi dire che questo libro non è nato, come al solito, da una canzone, ma andiamo! Ormai mi conoscete e sapete che sarebbe un’enorme bugia.

    Lungo tutto il percorso incontrerete diversi pezzi, ognuno con il proprio speciale significato, ma spero che tutti, in un modo o nell’altro, riescano a rubarvi un pezzettino di anima, esattamente come spero che riuscirà a fare questo musicista con la faccia da schiaffi e il cuore d’oro.

    Che altro dirvi? Mentre io me la vedo con la più piccola della famiglia, quella forza della natura di Roona, voi godetevi questo secondo libro della Crush Soul Serie e, mi raccomando, preparatevi bene il cuore!

    PROLOGO

    E non era il dolore, né la morte a tenerlo in vita.

    Era l’amore.

    L’amore che provavo per lui, l’amore che provava per me.

    Ero io.

    1.

    GABE

    Il mio viaggio non ha mai avuto nulla a che fare con lo scappare dal mio passato, per quanto il mio passato non sia poi così degno di essere ricordato. Ha molto più a che fare con la vita che vorrei vivere e con la persona che vorrei essere, cosa che ancora non so, non del tutto almeno.

    Scrivo canzoni, faccio a botte e suono la chitarra, non necessariamente in quest’ordine. È così che sono sempre andate le cose e un bel giorno, ho semplicemente deciso che dovevo fare qualcosa al riguardo, così sono salito sulla mia Camaro e sono partito. Altro su di me? Ho due sorelle che amo più della mia vita e uno stare al mondo ancora poco chiaro. Ho dato il mio primo pugno a otto anni perché una bambina voleva togliere a mia sorella minore Roona l’unico giocattolo che avesse mai avuto, una semplice bambola di pezza. Be’, quella era la sua fottuta bambola di pezza e mai nessuno gliel’avrebbe portata via, non finché ci sarei stato io con lei. La scuola non ha mai fatto troppo per me, amo più la musica, l’ho sempre amata. Ma il liceo l’ho dovuto finire lo stesso, colpa di mia sorella maggiore. Haze si è presa cura di noi ed è cresciuta più in fretta di quanto fosse necessario, qualcosa in cambio glielo dovevo e in fondo credo che non potrò mai ripagarla abbastanza per tutto quello che ha fatto. Non siamo fratelli di sangue, io e Haze, ma un giorno, davanti ad una cioccolata calda con panna, lo siamo diventati. Ma come si dice? Questa è decisamente un’altra storia. E questo è più o meno tutto quello che c’è da sapere su di me. Non è molto, lo so, ed è proprio per questo che ho deciso che questa storia deve andare in un altro modo e da qualche parte devo pur cominciare, no?

    Sono in viaggio da quasi un anno, senza una reale meta, senza mai essermi fermato a lungo in nessun posto. L’unica cosa che so è che amo suonare le mie canzoni dove capita. È così che mi mantengo a galla, almeno per ora. Altra cosa che provo a fare? È tenermi alla larga dai guai, ma è evidente che non ci riesco troppo bene.

    E la mia immagine riflessa in un cesso di un bar nel bel mezzo della Carolina del Sud, la dice lunga su quanta strada io debba ancora fare. Ho un taglio sullo zigomo destro che non ne vuole sapere di smetterla di sanguinare e l’occhio si sta gonfiando rapidamente. E nonostante questo, l’unica cosa che allevia un po’ la mia anima tormentata, è come sta l’altro tizio. Quello che non la smetteva di insultare una ballerina di lap dance e che ha avuto il piacere di scontrarsi con un mio gancio destro. Ma non fraintendiamoci, non lo faccio per i ‘grazie’ o per eroismo. La verità è che prendere a pugni qualcuno riesce a lenire per un millesimo di secondo, qualsiasi mostro io mi porti dentro. Non ho avuto un’infanzia troppo differente da molti altri. Certo, non ce la siamo passata affatto bene, ma siamo sopravvissuti e questo è abbastanza per me, almeno così credevo. Da quando però ho visto finalmente Haze trovare l’amore e essere ricambiata, se pur con quello che ho sempre reputato un fratello maggiore (Ash), è come se la voragine che ho nel petto non avesse fatto altro che allargarsi, fino a diventare un cazzo di cratere. Non sono uno da storia seria, non lo sono mai stato e non perché non lo volessi, ma semplicemente non è capitato. Grazie a quei due, mi si è solo accesa la lampadina. Ho visto come si guardano due persone innamorate e fino ad ora, non mi è mai venuta voglia di guardare così nessuna donna. Ma, ammettiamolo, l’amore è di certo l’ultima delle mie preoccupazioni. Darmi una calmata e arrivare a fine giornata senza nemmeno un graffio, sarebbe già un bel traguardo.

    ***

    «Ehi, amico, vuoi uscire o no da questo fottutissimo bagno? Me la sto facendo sotto.»

    Sbuffo pesantemente e finisco di tamponarmi l’occhio come meglio posso. Alla fine esco, ma sbattendo la porta in faccia allo scocciatore.

    «Eh, che cazzo, amico! Fa’ attenzione, no?»

    Fa sul serio?

    Non ho ancora sbollito la rabbia per quello che è successo che già devo rimettermi a litigare?

    Mi volto quasi ringhiando verso di lui e lo inchiodo al muro, afferrandolo per la sua giacca di pelle consumata.

    «Volevi il bagno? È tutto tuo. Ora, o ti levi dalle palle o ti faccio pisciare proprio qui nel corridoio, che ne dici, A.M.I.C.O?»

    Il tipo è un ragazzino mingherlino, anche piuttosto ubriaco, considerando il suo odore. Tenta di dimenarsi e di darmi un calcio, ma sono più veloce e rinsaldo la presa, evitando di spezzargli quegli insignificanti stuzzicadenti che si ritrova al posto delle braccia.

    «Sei solo un coglione tutto muscoli, credi di impressionarmi?»

    Okay, è morto!

    Sto per assestargli un bel gancio destro quando mi sento tirare per la t-shirt. Mi volto di scatto per vedere chi altro ha intenzione di farmi girare le palle stasera e non appena lo faccio, mi ritrovo addosso due grandi occhi scuri che lo assestano a me un dannato gancio destro.

    «Niente risse nel mio locale. Uscite e andatevi a pestare da un’altra parte, non mi interessa dove. Fuori!»

    Gli occhi grandi e scuri sono solo un bonus, se posso godermi due labbra piene e carnose, due gambe infinite e due tette decisamente da paura, strizzate in quel mini top. La ragazza davanti a me ha un atteggiamento minaccioso che però a me fa solo piegare le labbra in un sorriso. Devo aver atteso troppo, visto che si è appena piazzata una mano sul fianco, fissandomi proprio come se volesse uccidermi in questo momento.

    «Cos’è sei sordo? Ho detto, fuori! Adesso! E per l’amore del cielo, lascia andare quel poveraccio. Sta diventando cianotico.»

    Mollo la presa all’istante come se il mio corpo avesse reagito istintivamente al suo ordine senza troppi sforzi ed è decisamente una novità per me.

    «Accidenti, amico. Stai proprio fuori, cazzo! Grazie, Aria.»

    Il mingherlino si libera dalla mia presa e quasi si rifugia dietro alla ragazza. Lo vedo avvicinarsi sempre di più, mentre Aria (a quanto pare, anche occhi grandi e scuri, hanno un nome), mi tiene testa con il suo sguardo fiero e deciso. E poi, lui fa un errore. Un grosso errore. Striscia vicino al suo orecchio e le dice qualcosa, ma la sua intenzione è quella di farsi sentire chiaro e tondo da me.

    «Quando vuoi ti aspetto a casa mia per quella birra. Tutti sappiamo quanto ti piacciono.»

    Aria socchiude gli occhi per un brevissimo istante, come se le parole del mingherlino avessero appena toccato un nervo scoperto e tutto il mio corpo s’irrigidisce all’istante. Non ci penso oltre, faccio per avventarmi su di lui e finire quello che abbiamo cominciato, ma Aria me lo impedisce, mettendosi in mezzo e piazzandomi una mano aperta sul petto.

    I nostri visi ora sono vicinissimi, tanto che posso sentire perfino il suo odore. Un misto di cotone e pulito, nonostante a quanto pare, gestisca un bar. Allargo le narici, rimangiandomi lo spazio tra noi, ma lei mi guarda in un modo che non ho mai visto prima. Mi sta avvertendo, mi sta tenendo alla larga, mi sta dicendo di farmi i cazzi miei e lo sta facendo solo guardandomi.

    Pazzesco!

    Ancora con la mano ben piazzata su di me, volta la testa verso il coglione e apre la sua bocca da urlo.

    «Jimmy, sappiamo tutti e due che non ti conviene. Ti rompo il culo quando vuoi, cosa che farei anche adesso se non fossi di turno e credimi, nulla mi renderebbe più felice. Perciò puoi scegliere: lasciar perdere, spezzandomi il cuore o ignorare il mio suggerimento, facendomi svoltare del tutto la giornata. A te la scelta.»

    Eeeeh sbam!

    È come se l’avesse appena data a me una lezione. Non ho idea del perché, ma non appena la sua mano si stacca dal mio corpo avverto un brivido freddo. Nel frattempo Jimmy (il parassita) si è dileguato e io fatico a riprendermi da quello che è appena successo.

    Sto per aprire bocca per dirle una qualsiasi cosa. Mi schiarisco anche la voce per attirare la sua attenzione, ma lei mi fulmina all’istante.

    «Non mi interessa chi tu sia o come tu sia finito nel bagno del mio locale a pestare i miei clienti, ma smettila, okay? Qualunque cosa ti porti qui, falla in fretta e poi alza i tacchi. Sono stata chiara?»

    Ehi, un attimo! E tutto questo astio adesso da dove viene? Fino a due secondi fa c’era sintonia o me la sono immaginata?

    «Ho l’impressione che tu sia davvero sordo. È così?»

    In realtà non le rispondo, mi sento completamente messo al tappeto, così me ne resto in silenzio e lei lo interpreta come un ‘sì’.

    Ma io non ci sto. Lei fa per allontanarsi da me e tornare al suo lavoro, così ne approfitto per non lasciare le cose così da schifo.

    «Veramente mi avete chiamato voi. Allora, quanto paghi a serata?»

    Ho le mani in tasca e lo sguardo da stronzo, una cosa che mi riesce piuttosto bene. Il suo adorabile faccino da dura mi rivolge completamente la sua attenzione, anche perché quello che ho appena detto, suona tanto come un’offesa. Ma prima che mi uccida con quel suo sguardo assassino, le do un aiutino indicando la mia chitarra rimasta lì appoggiata ad una parete. Lei segue il mio sguardo e anche se impercettibile, riconosco un breve sospiro rassegnato.

    «Be’, sì… era troppo bello per essere vero.»

    Si volta sul serio questa volta e io mi affretto a seguirla.

    «Cos’è che sarebbe troppo bello per essere vero?» domando curioso.

    «Il liberarmi di te alla svelta. Quello è mio fratello Pitt, chiedi a lui, musicista e non crearmi altri problemi o ti rivolto come un sudicio calzino, intesi?»

    Non posso evitare di lasciarmi sfuggire un sorrisino malizioso, solo perché il rivoltarmi come un calzino, ha instaurato un meccanismo pericoloso nel mio cervello. Qualcosa che ha a che fare con noi due che ci rotoliamo da qualche parte, sudici, per l’appunto.

    «Intesi!» le rispondo facendo il saluto militare e filandomela a conoscere questo Pitt.

    Non male come prima impressione, no?

    2.

    ARIA

    L’ho notato non appena è entrato nel locale. L’ho notato perché con quello zigomo spaccato era impossibile non farlo. L’ho notato perché sapevo perfettamente che mi avrebbe creato problemi. Quando poi ho visto che Jimmy andava nella stessa direzione, ne ho avuto la conferma.

    Ed era eccoci qua. Lui lavorerà per noi e io so già che sarà un disastro senza precedenti.

    Mentre lo osservo parlare con Pitt, posso notare già l’intesa che si è creata tra loro. Sono della stessa pasta quei due, è inutile negarlo. Entrambi alti e ben piazzati, entrambi con lo sguardo fiero e minaccioso, entrambi pronti a spezzare cuori come stuzzicadenti. E ovviamente, entrambi belli da far piegare le ginocchia, ma questo non ha importanza, non per me almeno. In realtà il tizio di cui ignoro ancora il nome, non è affatto il mio tipo. Non che io ne stia cercando uno, non che mi sia concesso.

    A parte l’occhio gonfio e lo zigomo sanguinante, sembra essere il tipico ragazzo che attira guai come il miele e io spero solo che, una volta finito di lavorare per noi, se ne andrà alla svelta.

    I suoi capelli sono di un biondo spento, rasati ai lati e piuttosto lunghi in cima. Ma se c’è una cosa che sono certa metta decisamente KO le ragazze, sono quei due occhi magnetici di colore diverso. Uno è perfettamente

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