Magdalene
Di Marina Lizzi
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Anteprima del libro
Magdalene - Marina Lizzi
forma.
Mi chiamo Maureen e vi scrivo dalla mia stanza di reclusione.
Da qualche tempo ho smesso di contare i giorni. Prima lo facevo, ma ora non mi interessa più sapere quanto tempo è passato da quando mi hanno rinchiusa qui dentro.
Loro, loro credono che io sia pazza.
E se continuo a ripetere che non è vero, loro, chissà perché, lo credono ancora di più.
Questo, almeno questo, l’ho capito e allora ho smesso di dirlo. Ho smesso di urlarlo e loro non mi legano più al letto.
È un bene, questo. Perché quando lei arriva io posso provare a nascondermi finché non se ne va. Posso evitare di guardare i suoi occhi vuoti e finti e, soprattutto, posso evitare che lei guardi me.
Perché essere guardati da lei è terribile, sapete?
È qualcosa che somiglia al rumore del gesso nuovo sulla lavagna, o del vetro quando si incrina, solo che a rompersi è sempre qualcosa dentro di me.
Ogni notte di più.
Ogni notte, sì, lei viene da me tutte le notti.
Ho paura che prima o poi la mia mente comincerà davvero a sciogliersi, e allora forse lei smetterà di venire.
È per quello che viene, per farmi impazzire.
Lei, con i suoi occhi che vedono mentre dovrebbero essere ciechi.
Lei, con le sue gambe rigide che dovrebbero star ferme, e invece la fanno camminare.
Come fa? Come fa a camminare?
Come fa?
Eppure la sento… sembra strisciare. Sento il rumore di qualcosa che sfrega il pavimento, ma ogni volta che la guardo è ferma.
Ferma in un posto, ogni volta diverso, con il suo sorriso stupido e demente e i suoi occhi spalancati e impolverati.
Una mano è sempre protesa verso di me.
Vuole prendermi.
Non so se mi spiego.
Vuole prendermi per trascinarmi nell’inferno da cui viene e da cui, chissà come, è riuscita a scappare.
Cosa vuole da me?
Oh, gliel’ho chiesto, ma non mi risponde. Lei ride. Ride e basta. Ride sempre.
Sottovoce… ride.
Nessuno la sente, tranne me.
Lo fa apposta. E loro mi hanno rinchiusa.
Gliel’ho detto, al Dr. Ross, gliel’ho detto che lei non mi risponde.
Ma a lui non interessa, a nessuno interessa, preferiscono credere che sono pazza e nessuno vuole ascoltarmi, nessuno vuole andare a controllare.
La prima volta che l’ho vista era immobile. Guardava la strada attraverso il vetro di un negozio del centro, vestita a festa come le brave bambine. Le braccia abbandonate lungo i fianchi, guanti di pizzo bianco a coprirle le rosee mani di plastica, due deliziosi nastri delicatamente legati ai capelli biondi. Per un attimo o due poteva anche ingannare