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La Mummificazione: Rinascere nell'Aldilà
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La Mummificazione: Rinascere nell'Aldilà
E-book324 pagine2 ore

La Mummificazione: Rinascere nell'Aldilà

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Info su questo ebook

"Ah, Unis! Tu non sei andato certo morto, ma sei andato vivo!" Quest'asserzione rivolta al defunto re Unis della VI dinastia prelude al contenuto del presente libro: i rituali funerari nell'antico Egitto. Gli antichi Egiziani, amando molto la vita, cercarono di continuarla dopo la morte. Per esaudire questa speranza sfruttarono in modo sottile e logico i concetti della religione e della magia fondati essenzialmente sul mito della cruenta morte e rinascita di Osiride unita al sole, principio di luce e vita in terra e nell'aldilà. La memoria storica e culturale accompagnò il problema della morte durante l'arco storico dell'Egitto, fornendo una serie di speculazioni religiose dei miti espresse in canoni scritti e orali che caratterizzarono la preparazione al viaggio nel mondo misterioso dell'altra vita. Ci accorgiamo allora che l'origine del meccanismo della morte e della rinascita dell'essere umano parte dalla morte e rinascita degli dei, dall'animazione delle loro immagini dipinte o plastiche, ricettacolo della loro potenza e forza celeste in terra.
LinguaItaliano
Data di uscita24 mar 2020
ISBN9788831427142
La Mummificazione: Rinascere nell'Aldilà

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    Anteprima del libro

    La Mummificazione - Pietro Testa

    PIETRO TESTA

    LA MUMMIFICAZIONE

    Rinascere nell’Aldilà

    © Tutti i diritti riservati alla Harmakis Edizioni

    Divisione S.E.A. Servizi Editoriali Avanzati,

    Sede Legale in Via Volga, 44 - 52025 Montevarchi

    (AR)

    Sede Operativa, la medesima sopra citata.

    Direttore Editoriale Paola Agnolucci

    www.harmakisedizioni.org -

    info@harmakisedizioni.org

    I fatti e le opinioni riportate in questo libro

    impegnano esclusivamente l’Autore.

    Possono essere pubblicati nell’Opera varie

    informazioni, comunque di pubblico dominio, salvo dove diversamente specificato.

    © 2020

    © Impaginazione ed elaborazione grafica: Paola Agnolucci

    ISBN: 9788831427142

    Condividi la tua conoscenza. E’ un

    modo di raggiungere l’immortalità.

    Dalai Lama

    PREFAZIONE

    "Ah, Unis! Tu non sei andato certo morto, ma sei andato vivo!" ¹

    Quest’asserzione rivolta al defunto re Unis della VI dinastia prelude al contenuto del presente libro: i rituali funerari nell’antico Egitto.

    Gli antichi Egiziani, amando molto la vita, cercarono di continuarla dopo la morte. Per esaudire questa speranza sfruttarono in modo sottile e logico i concetti della religione e della magia fondati essenzialmente sul mito della cruenta morte e rinascita di Osiride unita al sole, principio di luce e vita in terra e nell’aldilà.

    Religione e magia scaturirono dall’attenta osservazione della natura e dalle sue forze intrinseche non visibili, ma intuibili per animi attenti e recettivi. Le culture preistoriche della valle del Nilo posero le basi per una credenza nella prosecuzione della vita dopo il decesso, creando un’eredità che fu sviluppata e modellata dalle esigenze dei cambiamenti storici e culturali del paese, pur restando ferme determinate caratteristiche della fenomenologia.

    La memoria storica e culturale accompagnò il problema della morte durante l’arco storico dell’Egitto, fornendo una serie di speculazioni religiose dei miti espresse in canoni scritti e orali che caratterizzarono la preparazione al viaggio nel mondo misterioso dell’altra vita. Ci accorgiamo allora che l’origine del meccanismo della morte e della rinascita dell’essere umano parte dalla morte e rinascita degli dei, dall’animazione delle loro immagini dipinte o plastiche, ricettacoli della loro potenza e forza celeste in terra.

    Il mito di Osiride lascia in eredità il concetto di preservazione del cadavere sotto forma di materia incorruttibile per processo di mummificazione accompagnato dalla protezione della magia, intesa come forza naturale esistente fin dalla Creazione. Il cadavere incorruttibile è così reso ‘nobile’ e deve essere vitalizzato nei suoi organi: bisogna donargli la vita e l’energia per porlo di nuovo in sintonia con il suo ka, con il suo ba e con il suo akh. L’animazione, il soffio di vita dati alle statue divine è trasferito anche alla mummia che è anche una ‘statua’, un ‘simulacro’ del fu vivente: abbiamo così il rituale dell’Apertura della Bocca, collegato naturalmente anche ai Misteri di Osiride.

    Questo ingranaggio che diventa sempre più complesso con il passare del tempo, specialmente in epoca tarda e sotto la dominazione romana, ha una sua collocazione in una tomba, immagine della casa del vivente, fornita di presenze figurative e scrittorie animate magicamente e eternamente dalla ‘voce giusta’ (appropriata) del sacerdote ritualista, e specializzato nella pronuncia delle vibrazioni eteree presenti nelle immagini e nella scrittura geroglifica, che comunque è immagine.

    Potremmo restare perplessi davanti a queste testimonianze di una cultura millenaria come quella del popolo dell’antico Egitto, ma non dovremmo dimenticare che fu proprio questa civiltà (con i suoi pregi e i suoi difetti) a lasciare in eredità una cultura di pensiero che influenzò i Greci, e i cui filamenti giunsero e si stabilirono nell’impero romano, con echi nella cultura cristiana.

    Il lettore che avrà la ventura di leggere le pagine di questo libro dovrebbe per un momento abbandonare la mentalità odierna e lasciarsi andare in quella dell’antico Egitto, accettando come notizia e arricchimento culturale (e spirituale) il modo di intendere la vita di questo popolo e la sua eredità.

    I testi geroglifici sono eseguiti con il software JSesh fornito GRATIS in rete da Serge Rosmorduc. Non ho riportato la traslitterazione dei documenti (tranne che in alcuni casi) preferendo solo la loro traduzione per questioni di pratica del lettore, a parte le note esplicative, gli excursus e gli annessi.

    Buon viaggio nei rituali dell’antico Egitto!

    Pietro Testa

    Napoli 2019

    CAPITOLO 1

    Cenni sulla religione egiziana

    1.1. Il mondo prima della creazione

    I testi egiziani fanno frequentemente riferimento agli dei e agli eventi coinvolti nella creazione del mondo. Vi sono molte spiegazioni diverse della creazione, e la maggior parte di queste fu associata al culto di un particolare dio in una delle maggiori città dell’antico Egitto.

    Gli egittologi ritenevano che questi racconti rappresentassero teologie in competizione tra loro e, fino ad un certo punto, ciò è vero. Negli ultimi anni, gli studiosi hanno comunque iniziato a riconoscere che i vari resoconti sulla creazione erano meno confusi dei diversi aspetti di un singolo e uniforme racconto su come il mondo fu creato.

    rk nTr, rk rark nTrw, il tempo degli dei. Ciò riflette il concetto egiziano che la creazione fu opera sia di un solo creatore sia di altri dei: si trattava di uno sforzo comune di tutte le forze e gli elementi dell’universo.

    nw(y), l’acquoso. it(i) nTrw, padre degli dei, in riconoscimento della sua priorità.

    Anche se mai nessuno vide quest’oceano universale, le sue caratteristiche potrebbero essere immaginate in contrasto col mondo creato. Era acqua (nwy(n(i)n(y), (HHw(kkw( imn( tnm).

    Come le acque stesse, queste qualità furono considerate divine di diritto, divinità maschili perché tali sono i loro nomi. Alcune di esse sono menzionate nei primissimi testi religiosi datanti la fine dell’Antico Regno. Poiché le acque erano una parte integrante della creazione, le qualità delle acque potevano anche essere considerate come dèi creatori.

    In testi del primo Periodo Intermedio e del Medio Regno, noi incontriamo quattro di queste entità in tale ruolo:

    Acquosità (nwy)

    Infinito (HHw)

    Oscurità (kkw)

    Confusione (tnm).

    Siccome gli Egiziani associarono la nascita alla creazione, le qualità maschili ebbero delle controparti femminili. Dal Periodo Tardo, il gruppo fu costituito da quattro coppie, di solito:

    Nu (o Nun) e Naunet, rappresentanti l’acquosità e l’inerzia (niny)

    Huh e Hauhet, l’infinito

    Kuk e Kauket, l’oscurità

    Amun e Amaunet, l’occulto.

    xmnyw, l’Ogdoade (una parola greca che significa gruppo di ottoxmnw, è sopravvissuto nel moderno nome arabo el-Ashmunên.

    I miti che si concentrano sul ruolo dell’Ogdoade nella creazione sono noti come il sistema hermopolitano. La maggior parte di ciò che conosciamo di questa teologia proviene da testi del Periodo Tolemaico.

    Nei testi più antichi gli dei erano semplicemente menzionati con il loro nome. Tuttavia, sebbene manchino resoconti antecedenti del sistema hermopolitano, è probabile che la teologia incontrata nei testi tolemaici esisteva già nell’Antico Regno, poiché il nome xmnw, Città degli Otto, data la V Dinastia.

    In uno dei testi più tardi, l’Ogdoade è descritta come padre e madre del disco solare che vennero alla sua presenza sull’alta collina dalla quale sorse il loto solare. Ciò si riferisce a una delle più antiche immagini egiziane della creazione: una collinetta che emerse come prima terra asciutta quando le acque primordiali si ritirarono. Si tenta di vedere in questa immagine il pensiero dei primi contadini egiziani che osservarono le collinette di terra emergere dal ritiro delle acque dell’inondazione annuale. Proprio come l’inondazione del Nilo lasciava la terra fertile e pronta per far crescere nuove piante, così anche le acque universali producevano la nuova vita sulla collina primordiale, in forma di una pianta di loto dal cui fiore il sole emerse sul mondo per la prima volta per dare luce dopo l’oscurità.

    (nfr-tm). La stessa collina primordiale, onorata come il primo luogo (tA-Tnn(y), lett. terra che diviene distinta). Molti templi egiziani avevano nel loro santuario una collinetta di terra che non solo commemorava la collinetta primordiale, ma era anche intesa come collina primordiale. Come gli stessi racconti sulla creazione, queste collinette non competevano tra di loro come riconoscimento della collina primordiale, ma erano viste come realizzazioni alternative, e complementari, del primo luogo.

    L’immagine della collina primordiale non solo è conservata nei testi della creazione, ma anche in geroglifico. La parola apparire , in cui l’immagine è più chiara ed espressiva.

    1.2. Gli dei

    L’antico storico greco Erodoto, che si suppone abbia visitato l’Egitto nel V secolo a.C., descrive gli Egiziani come religiosi all’eccesso più di ogni altra razza umana. Parecchi di noi hanno la stessa impressione. A parte le tombe, la manifestazione più vivida e immanente dell’architettura egiziana è rappresentata dai templi; l’arte egiziana è dominata dalle figure degli dei; i nomi di molti Egiziani onorano gli dei; ed è difficile trovare un testo egiziano che non menzioni una o più divinità.

    L’asserzione di Erodoto che gli Egiziani erano religiosi all’eccesso però riflette una particolare nozione occidentale della religione che (a partire dai Greci) ha credi distinti per le varie sfere dell’esistenza umana, come il governo, il comportamento sociale, la ricerca intellettuale e la scienza.

    Nell’antico Egitto non vi era tale distinzione. Ciò che noi chiamiamo religione egiziana non è altro che il modo con cui gli antichi Egiziani comprendevano il loro mondo e si rapportavano a esso. In scrittura egiziana non esiste un vocabolo traducibile con religione, ne tantomeno con fede o devozione. Esiste però una serie di termini per designare l’offerta e tutti gli oggetti e gli atti a essa legati, o il clero. La parola adorazione, come espressione di relazione uomo-divinità, appare in molte forme; la preghiera è espressa poi in vari modi senza che venga distinta dalla lode, parola affine come risulta dalla forma del segno.

    Da ciò si deduce che la religione in Egitto aveva una struttura assai diversa da quella divenutaci familiare con gli esempi cristiani. Per il predominare del culto, quella egiziana è caratterizzata da elementi come l’offerta e il sacerdote, rientrando così nell’ambito delle antiche religioni pagane alle quali si contrappongono le religioni rivelate, quali la cristiana, l’ebraica e l’islamica con il loro Dio che parla e ordina, e con i relativi testi sacri di capitale importanza.

    Concettualmente non definiti, nella religione egiziana questi fenomeni sono poco appariscenti o, come nel caso della preghiera, sono strettamente connessi con le formule rituali.

    Il culto egiziano, però, non derivò da doveri verso la divinità imposti dall’uomo di Stato: esso rivela, con i suoi mezzi a disposizione, la natura e le opere della divinità anche a ogni singolo individuo della comunità. I problemi etici conducono l’Egiziano verso il divino signore della giustizia che può concedere o negare la grazia della conoscenza e giudicare. Lo stesso pensiero teologico va incontro ai bisogni del devoto desideroso di essere avvolto dalla massima potenza del dio.

    Gli antichi Egiziani affrontarono lo stesso nostro universo fisico e, come noi, cercarono di comprenderlo e di comportarsi in relazione ad esso. Ma, senza il beneficio della nostra secolare esperienza, essi dovevano cercare una spiegazione dei fenomeni naturali e i mezzi per comportarsi di conseguenza.

    Laddove noi vediamo elementi e forze impersonali che agiscono nel mondo, gli Egiziani vedevano volontà e azioni di esseri più grandi di loro: gli dei. Ad esempio, non conoscendo l’origine scientifica di un malanno, loro potevano solo immaginare che qualche forza maligna era in esso. Anche se potevano, e facevano, sviluppare rimedi pratici per combattere i malanni, credevano che fosse necessario in primo luogo allontanare o pacificare la forza che aveva causato la malattia. I testi medici egiziani dunque contengono non solo descrizioni dettagliate di malattie fisiche e prescrizioni farmaceutiche, ma anche formule magiche da usarsi per combattere forze malvagie. Ciò che noi distinguiamo fra scienza della medicina e religione della magia, per gli Egiziani era la stessa cosa.

    Gli dei e le dee dell’antico Egitto non sono né più né meno che gli elementi e le forze dell’universo. Gli dei non controllavano questi fenomeni, come il dio greco Zeus con i fulmini: essi erano gli elementi e le forze del mondo. Noi esprimiamo questa peculiarità dicendo che gli dei erano immanenti nei fenomeni della natura. Ad esempio, il vento era il dio Shu: quando un Egiziano sentiva il vento sul volto, egli percepiva che Shu lo sfiorava. Come vi sono centinaia di elementi e forze in natura, così vi erano centinaia di dei egiziani: i più importanti, logicamente, erano i maggiori fenomeni naturali. Essi comprendevano Atum, la fonte originaria di tutte le sostanze, e la sua discendenza: Geb e Nut, la terra e il cielo; Shu, l’atmosfera; Ra, il sole; Osiride, la potenza maschile generatrice; Iside, il principio femminile della maternità.

    Ciò che noi consideriamo come principi astratti i comportamenti umani, per il Nilotico erano anche dei e dee: ad esempio, l’ordine e l’armonia (Maat), il disordine ed il caos (Seth), la creazione (Ptah), la ragione (Thoth), l’ira (Sekhmet), l’amore (Hathor). La potenza della regalità anche era un dio (Horus), personificato non solo dal sole come forza dominante della natura, ma anche nella persona del faraone come forza regnante sulla società umana.

    La nostra distinzione tra religione e governo sarebbe stata incomprensibile per un antico Egiziano, per il quale la regalità era una forza divina. Per quanto gli antichi Egiziani potevano, e lo facevano, ribellarsi contro dei re o addirittura anche assassinarli, non hanno mai sostituito il sistema faraonico con un altro metodo di governo: sarebbe stato come sostituire il sole con qualche altra cosa.

    Gli Egiziani vedevano la volontà e i comportamenti delle loro divinità nell’azione dei fenomeni della vita di ogni giorno: Ra, nel ritorno giornaliero della luce e del calore; Osiride e Iside, nel miracolo della nascita; Maat o Seth, nell’armonia o nel disordine delle relazioni umane; Ptah e Thoth, nella creazione di edifici, arte e letteratura; Horus, nel re il cui governo era vita.

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