1978 - Nell'anno dei tre Papi, la Juventus diventa maggiorenne
Di Silvio Mia
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1978 - Nell'anno dei tre Papi, la Juventus diventa maggiorenne - Silvio Mia
maggiorenne
Silvio Mia
1978
Nell’anno dei 3 Papi, la Juventus diventa maggiorenne
Youcanprint
Titolo | 1978 - Nell'anno dei tre Papi, la Juventus diventa maggiorenne
Autore | Silvio Mia
ISBN | 978-88-31666-64-0
Prima edizione digitale: 2020
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JUVENTUS PUNTI 51
TORINO PUNTI 50
Così si era concluso il campionato di calcio 1976/77.
Un torneo che aveva visto le due squadre torinesi dominare nettamente il resto del gruppo, tanto che la Fiorentina, terza classificata, aveva totalizzato 35 punti.
La Juventus trionfava con un +6 in media inglese, che voleva dire aver perso in 30 partite, solo 9 punti.
Ricordo che al tempo, le vittorie valevano due punti.
I Campioni d’Italia uscenti, il Torino, terminavano il campionato con 50 punti, a + 5 inglese, punteggio che avrebbe permesso loro di vincere tutti i campionati di calcio, fino ad allora disputati.
La stagione 1977/78, quella che ci porterà all’essenza di questo scritto, che non narrerà solo le imprese sportive dei bianconeri, ma sarà un cammino che ricorderà alcuni avvenimenti di un anno in cui davvero il materiale non manca, ripartiva con le due squadre torinesi favorite e pronte a darsi battaglia.
La vittoria del Campionato con 44 punti, porterà in dote il diciottesimo scudetto alla Juventus, davanti al Torino e al sorprendente Lanerossi Vicenza di GB Fabbri e Paolo Rossi, non ancora Pablito, capocannoniere del torneo con 24 reti, che totalizzeranno 39 punti.
Dalla Sardegna, in sede di campagna acquisti/cessioni estiva, alla Juventus è arrivato Antonio Pietro Paolo Virdis, un giovane attaccante, che nel campionato di serie B appena concluso, ha segnato 18 reti con la maglia del Cagliari, che fu di Gigi Riva.
Il ragazzo però crea qualche problema nell’accettare il trasferimento, con continui rifiuti, dando il via a una querelle, che vedrà il Presidente bianconero Giampiero Boniperti, volare personalmente in Sardegna, a casa del giocatore, per convincerlo ad accettare il trasferimento a Torino.
Alla fine convince il ragazzo, parlando con lui e con mamma Demetria.
Questa diatriba del rifiuto di vestire la maglia della Juventus, probabilmente viene vista come un atto di arroganza e di presunzione e i rapporti di Virdis con il mondo bianconero non riescono a decollare.
Anche se il ragazzo, confermando le sue qualità, segna il goal vittoria a Napoli al suo esordio con la maglia bianconera, la sua stagione è negativa, così come le due successive, quando la Juventus lo cede in prestito al Cagliari.
Finito il prestito, torna alla Juventus, ma non riesce a legare con un ambiente che non ha mai sentito suo.
Viene ceduto all’Udinese e poi riesce ad affermarsi con la maglia del Milan, dove conquista anche una classifica dei cannonieri, dimostrando che ancora una volta, il fiuto che il Presidente Boniperti aveva avuto, nell’individuare un giovane di grande qualità.
Virdis avrebbe dovuto sostituire Boninsegna.
Il punto più basso della sua esperienza con la maglia bianconera, durante un derby, quando sbaglia una rete a porta vuota, cosa che porta a pensare che il gesto sia voluto e fa pronunciare all’Avvocato Agnelli una delle sue celebri e pungenti battute, che quella rete l’avrebbe segnata anche lui, con la sua gamba disastrata.
Il suo rifiuto, le cui cause non sono mai state svelate, neppure negli anni successivi, ha ricordato quello di qualche anno prima, quando la Juventus arriva ad offrire giocatori e soldi per un giocatore, ma non riesce a smuoverlo dal suo intento.
Il giocatore al quale mi riferisco è Gigi Riva.
Alla fine, probabilmente è meglio rinunciare all’acquisto di un giocatore che malvolentieri veste una maglia a lui sgradita, ma evidentemente, nel caso di Virdis, Boniperti non aveva voluto cedere ai capricci di un giovane, sicuramente sbagliando visto poi come sono andate le cose, per una questione di principio.
Alla Juventus arriva anche Pietro Fanna, proveniente dall’Atalanta, il serbatoio bianconero dell’epoca, visto che dagli orobici arrivavano le migliori promesse del calcio italiano, una su tutte, Gaetano Scirea.
Fanna nei primi tre anni non si esprime al meglio, poiché è impiegato in ruoli che non si adattano alle sue caratteristiche ed è frenato anche dal suo carattere introverso.
Nelle due stagioni successive, in tutto veste il bianconero per cinque stagioni, trova spazio tra i titolari e contribuisce con alcuni gol e numerosi assist alla conquista dello scudetto; in particolare, suo è il tiro che, fermato con un braccio da un difensore del Catanzaro, procura il rigore che vale ai bianconeri lo scudetto 1981-1982.
Per le sue giocate di classe è stato paragonato a un altro grande giocatore bianconero, Helmut Haller.
Il terzo e ultimo acquisto, proviene dal vivaio, è un centrocampista, Vinicio Verza, che viene ricordato anche per il goal scudetto segnato a Napoli alla terz’ultima giornata dal campionato 1980/81.
Un inizio scoppiettante che fa presagire un altro campionato record.
Così non sarà, anche se basteranno 44 punti per laurearsi per la diciottesima volta Campioni d’Italia.
Il 4 settembre, a San Cristobal in Venezuela, Francesco Moser si laurea Campione del Mondo di ciclismo, nella prova più attesa, quella su strada.
Terzo si classifica un altro azzurro, Cuore Matto Franco Bitossi.
Francesco Moser è soprannominato lo Sceriffo
per la sua capacità di gestire il gruppo durante la corsa.
Ha vinto in carriera, un Giro d'Italia, tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone, una Gand-Wevelgem e una Milano-Sanremo, oltre a un Campionato del Mondo su strada e a uno su pista, nell'inseguimento individuale.
Ha realizzato un’altra grande impresa, stabilendo a Città del Messico il 19 gennaio 1984, il record dell’ora su pista, percorrendo Km. 50,808.
Non contento si è ripetuto il 23 gennaio, percorrendo Km. 51,151, migliorando così se stesso, quattro giorni dopo.
Per Moser, è stata costruita una bicicletta con le ruote lenticolari
, cioè a disco pieno invece che a raggi, usate in quell'occasione per la prima volta e diversi altri accorgimenti tecnologici.
Un record preparato nei minimi termini.
La bicicletta di Moser aveva un peso pari a quella usata da Coppi, si era finalmente capito che il fattore fondamentale era l'aerodinamica, unita a una struttura rigida.
Moser per raggiungere l’obiettivo è stato seguito anche da un'équipe medica che ha curato in modo speciale la sua preparazione fisica.
Con 273 vittorie su strada da professionista risulta a tutt'oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi all'attivo.
Precede in questa prestigiosa classifica il rivale di sempre, Giuseppe Saronni (193) e Mario Cipollini (189).
È inoltre terzo assoluto a livello mondiale, alle spalle di Eddy Merckx (426) e Rik Van Looy (379), e davanti a Rik Van Steenbergen (270) e Roger De Vlaeminck (255).
La sua rivalità con Giuseppe Saronni, è stata paragonata a quella che quasi trent’anni prima aveva diviso Fausto Coppi e Gino Bartali.
Nella gara in cui Moser si è laureato Campione del Mondo, al terzo posto si classifica un altro corridore italiano, che nel 1972, a Gap in Francia, si è vista sfuggire agli ultimi metri, una vittoria che pareva cosa fatta.
Il ciclista in questione è Franco Bitossi.
Il circuito sembra adatto più che mai al cannibale
Eddy Merckx, in quanto prevede lunghe salite e lunghe discese, in alternanza a falsopiani che giro dopo giro, stroncano le gambe dalla fatica.
A vincere invece è stato un velocista italiano, Marino Basso, che dopo aver marcato per tutta la gara Eddy Merckx, riesce a superare in volata un altro azzurro, Franco Bitossi, in quella che si è trasformata in una vera tragedia sportiva.
Bitossi, soprannominato cuore matto
per un'aritmia cardiaca, che non gli impedisce di certo di competere con i più forti di allora, con uno scatto a sorpresa, è riuscito a staccare il gruppo a tre chilometri dal traguardo e con uno sforzo disperato mantiene un vantaggio esiguo sul gruppo.
Dietro di lui come avvoltoi ci sono Merckx, Guimard, Zoetemelk ma anche quattro italiani che tentano in tutte le maniere di frenare gli inseguitori.
Bitossi è sempre primo, ma a duecento metri dall'arrivo voltandosi fa capire agli inseguitori, di essere allo stremo delle forze.
E’ piantato, come si dice in gergo, Merckx e Guimard tentano l'ultimo scatto per tentare di riprendere il fuggitivo.
Marino Basso, ancora fresco, grande sprinter, quando si accorge che Bitossi sta per essere inghiottito dal gruppo, opera una delle sue volate fulminanti.
Supera in successione Guimard, Merckx e per ultimo il compagno di squadra, andando a vincere il Mondiale.
Cuore matto
riesce a conservare, al fotofinish, la seconda posizione davanti a Guimard e Merckx.
Sul podio, le lacrime sono di gioia per Basso e di dolore per Bitossi, che si è visto superato quando ormai sentiva la maglia iridata sulle proprie spalle.
Nella storia del ciclismo, non si è mai assistito ad un finale così emozionante per un Campionato del Mondo.
Il 5 settembre in Germania, la Rote Armee Fraktion, rapisce il Presidente degli industriali tedeschi Hanns-Martin Schleyer, che viene trovato morto nel bagagliaio di un’auto il 19 ottobre.
L’8 settembre in Italia, si dimette Giuseppe Zamberletti, commissario della ricostruzione in Friuli.
Viene arrestato per corruzione.
Il 10 settembre, viene usata per l’ultima volta a Marsiglia, la ghigliottina.
L’ultimo a essere giustiziato è l’omicida Amida Djandoubi.
L’11 settembre 1977, inizia il campionato, con la vittoria della Juventus sul Foggia per 6 a 0.
Le reti segnate nell’ordine da Bettega (2), Boninsegna, Cuccureddu, Boninsegna e Bruschini (autorete).
Boninsegna è stato acquistato l’anno precedente, scambio con Anastasi che ha preso la via di Milano.
Gran bomber a cui Gianni Brera conia il soprannome Bonimba, che è la crasi dei nomi Boninsegna e Bagonghi, quest’ultimo un desueto pseudonimo, riferito ai nani da circo e secondo Brera, esprimeva al meglio il fatto che, pur non vantando una grande statura fisica, Boninsegna riusciva agilmente a saltare più in alto dei suoi marcatori.
Il nomignolo, che il giornalista gli aveva affibbiato quando giocava nel Cagliari, non era particolarmente gradito all’attaccante, ora in forza alla squadra bianconera.
Il 14 settembre la Juventus inizia la sua avventura in Coppa dei Campioni.
Nei sedicesimi di finale, che corrispondono al primo turno, allora si giocavano sempre e soltanto partite a eliminazione diretta, i bianconeri dovranno affrontare i ciprioti dell’Omonia Nicosia.
L’impegno non è di quelli che tolgono il sonno e la Juventus vince le due partite.
L’incontro di andata si gioca a Nicosia, dove la Juventus si impone per 3 a 0.
Le reti vengono realizzate da Bettega, Fanna e Virdis, che di fatto chiudono già al termine della partita di andata, il discorso qualificazione.
Il 16 settembre a Catanzaro è incriminato per reticenza al processo di Piazza Fontana, Mariano Rumor.
A Parigi muore Maria Callas.
Aveva 53 anni.
Nata Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropoulos, regina indiscussa della lirica, dove viene appellata come Diva, Divina, Dea e via dicendo.
C’è un alone di mistero sulla sua data di nascita, che dovrebbe essere il 2 dicembre 1923, anche se c’è chi sostiene che potrebbe essere nata il 3 o 4 dicembre.
La certezza è che la Divina, viene alla luce a New York.
Il motivo dell’incertezza sulla data di nascita, è data dal fatto che i genitori avrebbero voluto un maschio, visto che avevano perso il figlio Vasily di soli tre anni, per un’epidemia di tifo.
Quando la mamma apprende che era nata una bimba, non vuole nemmeno vederla nei suoi primi giorni e il padre non si cura di registrare la sua nascita all’anagrafe.
La sua infanzia è comunque tranquilla, anche se all’età di cinque anni viene investita da un’auto.
L’incidente la costringe a rimanere in coma per 22 giorni, prima di riprendersi.
Maria aveva una sorella, più vecchia di lei di sei anni, che era la prediletta.
Si chiamava Jackie e prendeva lezioni di canto e pianoforte, al contrario di Maria che era costretta ad ascoltare dietro la porta.
Il fatto era che, al contrario della sorella, Maria imparava, tanto che a 11 anni, partecipando a una trasmissione radiofonica, vince il secondo premio.
Dopo il divorzio dei genitori, torna in Grecia con la mamma, entra in conservatorio e intanto perfeziona l’apprendimento della lingua greca e di quella francese.
In seguito, la Callas torna a New York, per abbracciare il padre e per evitare la perdita della cittadinanza americana.
Il ritorno in America non sarà positivo e Maria decide di fuggire in Italia con meta Verona, dove conosce il suo futuro marito, Giovanni Battista Meneghini, appassionato di musica e di buona cucina.
In Italia trova la sua fortuna e canta a Verona, Venezia e Milano.
Conosce Antonio Ghiringhelli, sovrintendente alla Scala di Milano e Arturo Toscanini, che rimane affascinato dalla sua splendida voce.
Nuovi amori, non solo artistici, entrano a far parte della vita di Maria, Luchino Visconti che la dirige a Milano nel 1954, Pier Paolo Pasolini, a cui scrive molte lettere per consolarlo della fuga di Ninetto Davoli e Franco Zeffirelli.
La Divina ha ora trionfi in tutto il mondo, Londra, Vienna, Berlino, Amburgo Stoccarda, Parigi, New York, Chicago Philadelphia, Dallas e Kansas City, dove la sua voce commuove e stupisce.
Dopo la rottura del matrimonio nel 1959, grazie alla sua amica Elsa Maxwell, conosce l’armatore greco Aristotele Onassis.
Il loro è un amore brutto e distruttivo, così lo definisce la Divina, ma sono anni di passione, amori sfrenati, di lusso e sregolatezza.
E’ un uomo che farà soffrire molto la Callas.
Dalla loro unione nasce Omero, che però vive solo poche ore.
Nel 1964 inizia il declino della cantante e Aristotele Onassis la lascia per Jacqueline Kennedy.
Lei apprende la notizia attraverso i giornali e questo le provoca, oltre a una grande delusione, una repentina discesa verso l’oblio.
Maria si rifugia a Parigi, dove muore il 16 settembre 1977.
Accanto a lei un maggiordomo e Maria, la fedele governante.
Dopo la sua morte, i suoi vestiti vengono messi all’asta e le sue ceneri verranno disperse nel mar Egeo.
A Zurigo, viene eseguita da Andrea Gruentzig, la prima angioplastica coronarica.
Il 18 settembre si gioca la seconda giornata di campionato, che vede la Juventus impegnata a Napoli, Stadio San Paolo, contro gli azzurri allenati da Gianni di Marzio.
La partita, vede la vittoria per 1 a 2 della Juventus.
Le reti segnate nell’ ordine da Gentile, Pin L. e Virdis.
Il 20 settembre comincia per la prima volta in Italia, l’anno scolastico.
Fino all’anno precedente, era calendarizzato al primo di ottobre.
Lo ha stabilito la legge del 04/08/1977 n° 517, che ha abolito gli esami di riparazione ed ha modificato qualche norma dell’ordinamento scolastico.
La campanella che annuncia l’inizio dell’anno scolastico dovrà suonare tra il 10 e il 20 settembre e la fine dell’anno scolastico è fissata, tra il 10 e il 30 giugno.
I bambini di prima elementare venivano chiamati remigini
in quanto il primo ottobre viene celebrato San Remigio.
Dal 22 al 24 settembre a Bologna, si apre il convegno contro la repressione
.
Partecipano alcune migliaia di persone, tra le quali è netta e insanabile la spaccatura, tra chi si oppone all’escalation dello scontro e i fautori della lotta armata.
E’ stato organizzato anche in seguito all'appello apparso il 5 luglio sul quotidiano Lotta continua
e firmato da alcuni intellettuali francesi, fra cui Sartre, Foucault, Deleuze e Guattari.
Sono circa centomila i giovani che trasformano la città in un palcoscenico per feste, rappresentazioni teatrali e musicali, mentre all'interno del palazzo dello sport i gruppi più politicizzati si confrontano duramente sul futuro del movimento studentesco che porta a una rissa tra Autonomi e esponenti di Lotta continua, che vengono apostrofati dai primi come la nuova polizia
.
Alla chiusura del convegno, un corteo e uno spettacolo di Dario Fo in piazza VIII Agosto.
Senza un accordo strategico tra le sue varie anime, la tre giorni di settembre segna probabilmente la fine politica del Movimento.
Il 25 settembre allo Stadio Comunale di Torino, è in programma una classica
del campionato di calcio.
Si gioca Juventus- Milan.
La definizione di classica, è stata data da Gianni Brera e con questo termine, si vogliono indicare tutte le partite che vedono in campo, due squadre che abbiano vinto almeno una volta il titolo di Campione d’Italia.
La partita in questione finisce con un risultato di parità 1 a 1.
Le due reti a inizio dei due tempi.
Dopo due minuti, Gentile porta in vantaggio i bianconeri e al terzo minuto del secondo tempo, Maldera, pareggia i conti.
Coincidenza vuole, che le due reti vengano segnate dai due giocatori con la maglia numero 3.
Una partita che la Juventus domina, costruendo molte occasioni da goal, non sfruttate.
Tra le occasioni, una mezza rovesciata di Bettega che colpisce il palo.
Nemmeno il tempo di rifiatare e bisogna di nuovo scendere in campo.
Nel mercoledì di Coppa, il 28 settembre, la Juventus deve affrontare la partita di ritorno contro l’Omonia di Nicosia, già battuto nella gara di andata per 3 a 0.
Anche la partita di ritorno non riserva sorprese e i bianconeri si impongono per 2 a 0.
Le reti sono segnate da Boninsegna e Virdis.
Qualificazione agli ottavi di finale raggiunta agevolmente, contro un avversario morbido, come accadeva in genere allora.
Il 29 settembre a Roma, Piazza Igea, vengono sparati 5 colpi di pistola contro un gruppo di giovani, appartenenti alla sinistra.
La diciannovenne Elena Pacinelli viene colpita da tre proiettili, che la uccidono.
I responsabili non sono mai stati individuati.
Il 30 settembre, a seguito dell’agguato mortale del giorno precedente, i compagni di Elena Pacinelli, distribuiscono un volantino di protesta nel quartiere della Balduina, dove c’è una sede del Movimento Sociale Italiano, punto di riferimento dei fascisti della zona nord di Roma.
Durante il volantinaggio, il militante di Lotta Continua, Walter Rossi,