I capitani della Juventus
Di Silvio Mia
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Anteprima del libro
I capitani della Juventus - Silvio Mia
Self-Publishing
Titolo | I Capitani della Juventus
Autore | Silvio Mia
ISBN | 9788827868874
Prima edizione digitale: 2019
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce
www.youcanprint.it
info@youcanprint.it
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I Capitani, sono coloro i quali portano sul braccio la fascia rappresentativa della leadership che un giocatore investito di tale responsabilità in campo e anche fuori campo, deve dimostrare con il suo rendimento, con il suo comportamento esemplare, con il suo imporsi sui compagni di squadra, che in lui vedono il condottiero, la guida da seguire.
Il Capitano deve essere un leader, anche solo con uno sguardo deve sapere indirizzare il comportamento dei compagni, non serve una persona che per farsi ascoltare debba urlare, ma un giocatore, non necessariamente il più forte tecnicamente, che con il suo carisma, sappia unire tutta la rosa per raggiungere l’obiettivo comune, che è la vittoria, o almeno saper dare il massimo per cercare di ottenerla.
La responsabilità di portare la fascia, in genere va al giocatore che ha più presenze, oppure a quello più anziano, oppure a quello che pur non avendo queste caratteristiche, riesce a essere ascoltato dai compagni di squadra, pur non essendo il fuoriclasse, o il giocatore più rappresentativo. Dirò con quasi certezza, che quasi mai il fuoriclasse, ha il carisma, quella rabbia che anche solo con uno sguardo sa tirare fuori il massimo nelle occasioni in cui la squadra è in difficoltà, ma in genere il Capitano può essere un difensore, un mastino di centrocampo, cioè quei giocatori che il campo lo vivono con sofferenza, dovendo sopperire con il carattere e la grinta alle mancanze tecniche.
Naturalmente c’è anche il rovescio della medaglia, perché ci sono Capitani che sono dei veri fuoriclasse, dotati di personalità e soprattutto di umiltà che dà loro il giusto carisma, affinché i compagni di squadra possano vedere in loro, dei veri trascinatori, sia per quanto riguarda la qualità delle giocate, ma anche del loro mettersi a disposizione dei compagni nelle fasi di gioco che lo richiedono.
A oggi, nella sua storia ultracentenaria, la Juventus ha avuto, compreso Giorgio Chiellini, che nella stagione 2018-2019 ha rilevato la fascia da Gigi Buffon, 23 giocatori che hanno indossato la fascia da capitano, simbolo che andrebbe indossato sul braccio sinistro, ma che nel calcio odierno viene indossato da molti anche sul braccio destro.
Il mio racconto sarà un viaggio nel tempo nel ricordo di tanti campioni che indossando la nostra maglia, hanno avuto questo privilegio, cominciando dal primo Capitano Carlo Bigatto I, fino all’attuale Giorgio Chiellini.
Bigatto I. Prima di lui nessuno era stato nominato Capitano, perché la fascia, simbolo del ruolo, viene introdotta nel calcio italiano solo nel 1949. Bigatto I, gioca nella Juventus già da nove anni, dal 1913, ma solo nel 1922 diventa ufficialmente Capitano.
Diventa presto noto alle cronache, per il caratteristico stile con cui scendeva in campo. Era solito indossare un cappello bianconero, un copricapo con due alette lunghe fin sotto le orecchie. Oltretutto era dotato di due baffoni che gli conferivano un singolare aspetto piratesco. Un’ altra sua caratteristica è l'abitudine, che non si sposa con i canoni della vita di atleta, di fumare anche 140 sigarette al giorno.
Bigatto gestiva, come sua attività principale, un deposito di legname e il calcio era un modo per pubblicizzare la sua azienda, che gli permetteva di mantenere una condizione agiata, per poter fare quello che più gli faceva comodo. In tutta la carriera ha mantenuto lo status di dilettante, che gli ha permesso di rifiutare qualsiasi compenso dalla Juventus.
Ha iniziato a giocare nella Juventus come centravanti, ma la sua carriera ha subito uno stop quando nel 1915, è stato costretto ad arruolarsi con la brigata fanteria Pinerolo per andare a combattere nella Grande Guerra, al ritorno dalla quale è stato sempre schierato come centromediano.
È stato il primo Capitano e la prima bandiera del club bianconero, nel quale ha militato per oltre due decenni fino all'inizio degli anni 1930, trait d'union tra la Juventus dei fondatori e quella del Quinquennio d'oro. È sceso in campo per l'ultima volta il 21 dicembre 1930 contro la Lazio, all'età di 35 anni, prima di ritirarsi a causa di tendini ormai malandati.
Rosetta. Cresciuto a Vercelli, città in cui era nato, già a cinque anni inizia a tirare i primi calci a un pallone. Fonda all’età di dieci anni una società calcistica di coetanei, alla quale viene dato il nome di Sezione Propaganda. Con questa affronta la squadra Sports, nella quale gioca Umberto Caligaris, prossimo compagno di squadra alla Juventus e in nazionale. Tornato da Milano città nella quale si era trasferito per poco tempo, gioca nel 20° Autoparco. Viene notato dai dirigenti della Pro Vercelli, che lo inseriscono nella rosa. Esordisce a 17 anni nella Pro Vercelli, nel ruolo di attaccante. È il primo campionato dopo la Grande Guerra, nel 1919-1920. Con la squadra piemontese gioca la stagione 1922-1923 in Prima Divisione con 25 presenze e 7 gol. Esordisce nel ruolo di terzino nella partita di campionato contro la Juventus. Vince il suo primo titolo tricolore nel 1920-1921, bissando il successo l’anno successivo, nel campionato C.C.I.
Si trasferisce nel 1923, nonostante la Pro Vercelli avesse espresso parere contrario, alla Juventus per 50.000 lire. Alla Juventus percepisce uno stipendio, cosa che non succedeva, quando giocava alla Pro. I bianconeri fanno scendere in campo in campionato, Rosetta, ma la società vercellese nega il consenso e per questo motivo, la Juventus viene diffidata dalla Lega Nord, che annulla tutte le gare giocate dal calciatore. Nasce il famoso Caso Rosetta. Le conseguenze di questo caso, sono le tre vittorie a tavolino, che l’avvocato Ulisse Baruffini del Milan, assegna agli avversari della Juventus.
Con Combi e Caligaris forma il trio pluricampione d'Italia nella Juventus e campione del mondo in nazionale. La Pro Vercelli, dopo mesi di riunioni e consigli generali, ufficializza il trasferimento e il caso si chiude. Rosetta sarà ancora protagonista con la Giustizia Sportiva, in occasione del Caso Allemandi, che provoca la revoca dello scudetto 1926-1927 al Torino. Il giocatore bianconero in questo caso è stato subito prosciolto da ogni accusa dal Presidente Federale Leandro Arpinati. Con la maglia bianconera Rosetta vince il suo terzo scudetto