Il professionista
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Anteprima del libro
Il professionista - Flavia Cantini
Il professionista
Flavia Cantini
"Stai aspettando un'occasione per dare una svolta alla tua vita.
Arriva.
Ma farà di te un mostro.
Cosa fai, accetti comunque o rinunci?"
Capitolo uno
Le temperature erano scese sensibilmente negli ultimi giorni e il gelido inverno si preannunciava non certo piacevole.
Il prezzo del riscaldamento (come, d’altronde, quello di tutti i beni di prima necessità) era diventato proibitivo per chiunque non avesse, nel difficile periodo di crisi globale, un buon reddito e/o una liquidità superiore alla norma.
Nell’umida e fatiscente camera da letto della vecchia casa, Saverio diede, per l’ennesima volta, una rapida occhiata al monitor del suo preistorico notebook e si accinse sconsolato, come sempre, a eliminare tutti i messaggi di Spam che intasavano la casella di posta elettronica.
Niente da fare, nessuna risposta alle tante, troppe, e-mail che aveva inviato, pieno di speranza, per proporsi ad aziende, studi e uffici vari con l’intento di iniziare a lavorare, a guadagnare qualcosa o, almeno, a fare gavetta.
Si era laureato un anno prima in Architettura con il massimo dei voti ma non pretendeva chissà cosa
agli inizi: si accontentava benissimo di poter accumulare esperienza, arricchire il curriculum ed era disposto ad accettare anche un semplice rimborso spese.
Eppure nulla, nessuna risposta, nessuna chiamata, al massimo un paio di "Attualmente, visto il periodo di crisi che stiamo attraversando, non possiamo assumere neanche stagisti a titolo gratuito. Siamo spiacenti. Cordialmente" che rendevano la ricerca ancora più assurda e frustrante.
Pazzesco, ormai non si poteva neppure sperare in un’assunzione a titolo gratuito…
Così, Saverio, esauriti tutti i potenziali datori di lavoro della zona (non poteva permettersi trasferimenti, a malapena riusciva a concedersi due pasti al giorno), iniziò ad inviare curriculum pure a negozi, bar, supermercati, non gli importava quasi più di inseguire il suo sogno, aveva bisogno di guadagnare, purtroppo il cibo non cresce sugli alberi e con la famiglia d’origine i rapporti si erano interrotti bruscamente anni prima.
Eppure, nonostante tutto, Saverio non si perdeva d’animo, aveva provato anche a impartire lezioni private ma il momento era critico per tutti e i genitori preferivano lasciare che i figli rischiassero la bocciatura piuttosto che pagare per le ripetizioni.
Tuttavia, per quanto fosse tenace, c’erano giorni in cui si sentiva demotivato, triste, quasi inutile: dov’erano finite la sua energia, la volontà e la caparbietà che, da sempre, l’avevano contraddistinto negli anni degli studi e dei progetti giovanili?
Ormai trascorreva le giornate davanti al computer nella spasmodica ricerca di un’occasione lavorativa, inviava e-mail anche ai piccolissimi uffici e alle realtà più improbabili ma nessuna risposta, soltanto pubblicità.
E intanto, il tempo passava e lui rimaneva fermo a ciò che sapeva grazie all’Università, tanta teoria ma poca pratica e gli Studi di Design e Architettura più prestigiosi non lo avrebbero certo considerato se non aveva una solida esperienza alle spalle.
Un circolo vizioso: come poteva acquisire esperienza se nessuno gli permetteva di fare gavetta?
E anche in quel freddo giorno d’inizio inverno le speranze sembravano andate in fumo: la casella e-mail vuota e il cellulare tristemente silenzioso.
Saverio sospirò voltandosi verso la finestra da cui intravedeva il profilo del monte poco lontano: anche la zona in cui risiedeva, un piccolo paese arroccato sulle montagne, non gli era certo d’aiuto nella realizzazione del suo obiettivo.
Realtà contadina, gente burbera e dai modi spicci che quasi non aveva mai sentito parlare di Architettura o Design.
Saverio era sempre stato diverso ed era molto orgoglioso di essere nato e cresciuto in una grande città, ma poi, purtroppo, con la crisi che avanzava implacabile e una pesante truffa ai suoi danni, i soldi erano terminati e lui, volente o nolente, aveva dovuto trasferirsi nella vecchia casa in montagna ereditata da un lontano prozio, l’unico posto in cui non doveva svenarsi per avere un tetto sopra la testa.
Non si era comunque arreso e aveva iniziato a cercare opportunità in tutta la regione, conscio che almeno l’abbonamento del treno avrebbe potuto permetterselo e che era in grado di fare il pendolare senza troppi problemi.
Ma le occasioni non si presentavano mai e l’attesa era, ogni giorno, più difficile da sopportare.
Attanagliato da questi pensieri non proprio confortanti, si mise a leggere le novità degli amici
sui vari social network e cercò di non riflettere sul fatto che trascorrere il tempo in quel modo equivaleva a sprecarlo; ma, d’altronde, cosa poteva fare?
Ormai, frustrato dalla mancanza di prospettive lavorative, ogni altra passione, ogni hobby gli appariva futile, una mera perdita di tempo: lui, le sue energie voleva investirle nella carriera, era per questo che aveva studiato, che aveva trascorso ogni singola domenica chino sui libri attirando lo stupore della gente poiché non usciva con i coetanei ne frequentava le discoteche il sabato sera; ma lui aveva un sogno. E ora, che non poteva fare nulla per inseguirlo, si sentiva smarrito.
Ogni giorno gli sembrava inutile, leggere, viaggiare, giocare a scacchi, vedere un film, insomma, tutte le attività che aveva sempre amato, senza un lavoro, gli apparivano superflue e perdevano significato.
Senza contare l’imbarazzo quando si trovava a dover rispondere alla fatidica domanda "Di cosa ti occupi? : cosa poteva dire,
Sto cercando di fare gavetta"?
Infastidito da queste amare considerazioni, aprì con foga cinque o sei nuove finestre del browser e digitò, a caso, le prime parole che gli vennero in mente ( meteo, viaggi, programmi tv…) tanto per illudersi di essere occupato in qualche attività proficua.
Poi, dopo aver finto interesse per i primi risultati visualizzati dal motore di ricerca, si alzò di scatto e aprì la finestra per prendere una boccata d’aria: come poteva calmarsi e rendere produttivi tutti quei pomeriggi senza occupazione e senza senso? Come poteva risolvere il problema, martellante, della mancanza di denaro e dell’impossibilità di guadagnarlo?
Non c’erano risposte e neppure il tepore del sole sul viso riuscì a procurargli sollievo, così chiuse la finestra con rabbia e, dopo aver passeggiato, come una tigre in gabbia, tra la camera da letto e il corridoio (e aver constatato il degrado in cui versava quella casa troppo vecchia e quasi pericolante), si lasciò cadere sulla sedia davanti al computer e fissò il rantolante macchinario con aria di sfida mentre dentro sé pensava Cosa farei senza internet, l’unico strumento che, almeno, mi dà l’illusione di poter trovare qualche contatto utile per il mio lavoro?
.
Con gesto automatico, aprì nuovamente la casella di posta elettronica (ormai la speranza di ricevere qualche valida proposta era diventata il significato finale di ogni giornata) e alla dicitura Nuovo messaggio stava per cestinarlo direttamente, quando lo colpì il titolo: Ricerchiamo personale.
Subito, sentì il cuore accelerare il battito e, pur imponendosi di rimanere calmo, aprì la mail con mano tremante. Poche parole, ma incisive, lo resero euforico.
"Rispondiamo con piacere alla Sua mail per metterLa al corrente che la nostra Agenzia di assicurazioni sta cercando nuovo personale per ampliare l’organico. Pertanto vorremmo fissare con Lei un colloquio conoscitivo in sede. Restiamo in attesa di un Suo risconto, Cordialmente".
Saverio tirò un sospiro di sollievo e, anche se tutto era ancora da definire, si sentì immediatamente gratificato, forse avrebbe avuto un’occasione!
Sorridendo felice (come non gli accadeva da tempo) non perse un attimo e rispose con foga e soddisfazione; dopo circa mezz’oretta di attesa, ecco che le speranze si facevano già più concrete: il responsabile lo attendeva in ufficio il pomeriggio seguente!
Incredibile, l’opportunità che Saverio anelava da quasi un anno ora sembrava finalmente vicina.
La sede dell’Agenzia non era neppure così lontana, un’ora circa con il treno; cosa volere di più?
Saverio, esaltato al pensiero di avere un colloquio di lavoro l’indomani, riuscì a rasserenarsi e, per la prima volta dopo mesi, si sedette in poltrona e riprese a leggere un Saggio sulla pittura dell'Ottocento e del Novecento, senza più sentirsi in colpa.
Sudori freddi, fiato corto, battito accelerato: Saverio, seguendo scrupolosamente le indicazioni segnate su un taccuino, si avvicinava titubante ma colmo di speranza all’ufficio dove avrebbe sostenuto il suo primo colloquio di lavoro.
Non sapeva cosa aspettarsi e cosa pensare mentre percorreva le strette stradine del centro storico della grande città, zona in cui erano forse anni che non metteva piede.
Sarebbe stato tutto inutile come tante altre volte in passato, viaggi a vuoto e biglietto del treno per poi non avere più notizie dell’ associazione/ente/persone poco serie oppure, finalmente, gli avrebbero offerta una concreta possibilità?
Domande, domande e le vertigini gli fecero rallentare il passo ma soltanto per un attimo, ormai il momento tanto agognato era giunto e non aveva senso rimandare ancora.
Risoluto, Saverio si avvicinò di corsa al portone con il civico 42 e, dopo aver tratto un profondo respiro, lo aprì: un cortile vecchio stampo e una rampa di scale a sinistra, il tutto abbastanza dimesso.
Quarto e ultimo piano. Il ragazzo salì i ripidi gradini ansimando e, una volta dinanzi alla porta (scrostata, molto scrostata) dell’ufficio, suonò il campanello con mano tremante.
Dopo quasi cinque minuti di attesa, un uomo di mezza età venne ad aprire: indossava uno smoking e aveva tutta l’aria di essere (o