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Ludwika
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E-book240 pagine3 ore

Ludwika

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Info su questo ebook

È la seconda guerra mondiale e Ludwika Gierz, una giovane donna polacca, è costretta a lasciare la sua famiglia e ad andare nella Germania nazista per lavorare per un ufficiale delle SS. Lì, si trova sul filo di un rasoio, costretta ad imparare a vivere come una cittadina di seconda classe in un mondo in cui una parola sbagliata potrebbe causare danni e ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Basato su eventi reali, questa è una storia di speranza in mezzo alla disperazione, di amore in mezzo alla perdita. . . alla fine, è la storia della sopravvivenza di una donna.

LinguaItaliano
Data di uscita24 giu 2020
ISBN9781071539651
Ludwika

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    Anteprima del libro

    Ludwika - Christoph Fischer

    LUDWIKA

    Prima Parte

    Capitolo 1: Ottobre 1939

    Un silenzio assordante regnava su Przedborów. In un soleggiato pomeriggio di ottobre il villaggio e i suoi dintorni dovrebbero essere pieni di attività di raccolta, e Ludwika dovrebbe occuparsi del bestiame, seguita dalla figlia di cinque anni, Irena, e forse da altri bambini i cui genitori non potevano prendersene cura durante l'alta stagione.

    Ai bambini piaceva Ludwika per la sua allegria, le tante canzoni che conosceva e il suo modo entusiasta di cantarle. Diversamente dagli altri genitori, lei non doveva stare dietro ai piccoli per tenerli sotto controllo. Poteva continuare a fare le sue faccende e spesso trovava persino qualcuno volenteroso di aiutare, e ciò la rendeva la tata perfetta. Sembrava sempre giocosa e di buon umore, e questo suo umore contagioso la rendeva la Pifferaia Magica del villaggio, attirando l'attenzione dei bambini senza sforzo. Gli altri genitori erano meravigliati e spesso approfittavano di questo suo straordinario talento.

    Oggi le strade dell'assonnato villaggio polacco non troppo lontano dal confine tedesco erano quasi deserte. Molti erano fuggiti da lì durante l'invasione tedesca un mese prima e avevano tentato la fortuna più a est, solo per osservare l'intero paese cadere nelle mani degli aggressori poche settimane dopo.

    Siccome era la stagione dei raccolti, non era facile per i contadini abbandonare le loro case con la speranza di trovare rifugio dai parenti che vivevano lontano dal confine, così molti rimasero. Si pensava che la Polonia avrebbe dovuto soltanto difendere i suoi confini per un breve periodo, fino a quando i paesi che avevano garantito la sua protezione non avessero mobilitato le loro truppe e avrebbero contrattaccato l'esercito di Hitler. Una guerra su più fronti e un attacco sul proprio territorio da parte della Francia avrebbe spinto la Germania a ritirarsi presto. Quella era stata la speranza diffusa.

    L'iniziale resilienza polacca vacillò con le prime battute d'arresto e l'invasione delle regioni di confine. Suo padre e suo fratello erano scomparsi con le truppe in ritirata, e da allora Ludwika non aveva più avuto loro notizie. I tedeschi avevano occupato gran parte del paese e si comportavano in modo un po' barbaro, proprio come tutti avevano temuto. I civili sospettati di far parte della resistenza venivano fucilati e molti venivano arrestati per poi non essere più visti. Le speranze di un bombardamento delle città tedesche da parte della Gran Bretagna e di un attacco alla Germania occidentale da parte del confine francese si rivelarono false, e quando la Russia iniziò ad invadere la Polonia dall'est il destino della nazione sembrò segnato.

    Ormai l'intero esercito polacco era stato sconfitto e disarmato, eppure Ludwika non aveva alcun modo di sapere se gli uomini della sua famiglia fossero stati uccisi, internati o deportati. Si diceva che alcuni di loro fossero fuggiti e si fossero uniti alla resistenza. Solo pochi tra coloro che erano partiti all'inizio della guerra erano riusciti a ritornare a Przedborów da allora; i tedeschi non glielo permettevano. Gli abitanti del villaggio che erano rimasti indietro non sapevano nulla del destino dei loro cari; nel frattempo avevano dovuto subire casuali atti di violenza da parte degli invasori, molti erano stati sfrattati dalle loro case per fare spazio alle forze straniere, e il resto aveva dovuto provare a mandare avanti le fattorie con un numero ridotto di uomini.

    Non sapere cosa fosse successo ai loro uomini era straziante, e se non fosse stato per il bene di sua figlia Irena, Ludwika avrebbe dato di matto già da tempo. Essere responsabile degli altri e del loro stato d'animo non le lasciava altra scelta che andare avanti. Aveva solo 22 anni ma aveva sostituito sua madre come capo del branco femminile. Le donne Gierz erano attraenti e tre delle sue sorelle si erano sposate e avevano già lasciato casa.

    Adesso Ludwika, la sorella minore Stasia e la madre Agnieska dovevano occuparsi della fattoria da sole, e lo facevano con dedizione e senso del dovere nei confronti della famiglia e della nazione. Però era impossibile fare tutto senza uomini; le donne dovevano prendere decisioni difficili. La cosa più importante era stata mantenere in vita gli animali. In teoria, ogni giorno gli uomini avrebbero sconfitto i pessimisti ritornando, e non sarebbe stato troppo tardi per prendere in prestito le macchine agricole e mietere i campi. Tuttavia, man mano che il tempo passava senza avere alcuna notizia degli uomini o alcun segno di un miglioramento politico, cresceva sempre di più l'ansia di dover avviare il processo e salvare quanto più raccolto possibile. Sarebbe stato un tale spreco.

    Ludwika e sua sorella iniziarono a tagliare il grano. Era scoraggiante dover occuparsi di un campo così grande con solo una falce, ma non potevano fare di meglio. Ludwika aveva visto uno dei contadini vicini nascondere in un capanno nel bosco pezzi dei suoi macchinari prima di unirsi alla difesa. Molte persone che avevano deciso di fuggire dall'invasione avevano portato con sé quanti più oggetti di valore o li nascosti e seppelliti con la speranza di recuperarli in seguito. Ciò aveva causato una carenza di materiali e aveva reso il lavoro ancora più difficile di quanto non lo fosse già. Senza gli strumenti giusti erano ancora più svantaggiati. Come se la mancanza di forza lavoro non fosse già abbastanza grave.

    Date le circostanze, le sorelle avevano già tagliato un'enorme quantità di grano ed erano molto orgogliose. Ora dovevano toglierlo dal campo. Senza alcuna alternativa pratica Ludwika decise di andare a vedere se nel capanno ci fosse qualcosa che potesse aiutarla. Doveva esserci qualche veicolo da usare per accelerare il trasporto del grano prima che la pioggia danneggiasse il raccolto. Sapeva che stava oltrepassando il limite, ma si consolò pensando che prima o poi i tedeschi avrebbero trovato e confiscato tutto ciò che si trovata nel capanno. Quindi sarebbe stato meglio utilizzarlo prima che fosse troppo tardi.

    Non era stato difficile rompere la serratura del capanno e, ancor meno difficile far partire un vecchio trattore che aveva trovato. Suo fratello Stanislaw lo aveva preso in prestito in passato e Ludwika lo aveva osservato attentamente mentre lo usava. Sarebbe stata in grado di spostare le staia dal campo alla fattoria di famiglia, al sicuro.

    I capelli ricci scuri di Ludwika continuavano a caderle sul viso. Aveva perso la fascia da qualche parte nel bosco e non riusciva a vedere bene, mentre si scostava i capelli dal viso e allo stesso tempo guidava il trattore. Per lei era una piacevole distrazione dai pericoli che si profilavano ed insidiavano nella sua mente. Ad un tratto il motore fece un rumore terribile e subito si preoccupò per l'attenzione che avrebbe potuto attirare. I tedeschi le avrebbero permesso di guidare? Le avrebbero confiscato il trattore? L'avrebbero picchiata come avevano fatto con tanti altri, senza una buona ragione? Tutti sentivano che qualsiasi cosa un polacco facesse, sarebbe stata automaticamente 'verboten'. Se fosse stata scoperta, i tedeschi avrebbero dovuto capire le sue ragioni. Era tempo di raccolto, ce n'era bisogno. Era già in ritardo, dato che la guerra aveva ritardato la stagione del raccolto. Cosa avevano intenzione di fare gli invasori riguardo al raccolto? Non potevano lasciare che il cibo buono andasse sprecato, non avevano bisogno anche loro di provviste?

    Erano giorni che non si vedevano tedeschi nel piccolo villaggio, e ciò aveva incoraggiato Ludwika a portare avanti da sola questa impresa molto rischiosa.

    Non fare la sciocca, corri un grosso rischio, le aveva risposto Agnieska quella mattina dopo che Ludwika le aveva spiegato il suo piano. L'avvertimento, tuttavia, era stato insignificante.

    Sai che devo farlo per forza, Ludwika le disse, e la madre annuì silenziosamente. Non si poteva negare. Pensando alla quantità di cibo che sarebbe andata sprecata, Agnieska aveva poco da offrire in alternativa. C'era così tanto grano e la raccolta manuale avrebbe richiesto troppo tempo; e la pioggia sarebbe arrivata a breve. Inoltre, avevano anche un disperato bisogno di soldi. Non riuscivano proprio ad immaginare come sarebbero riuscite a sopravvivere senza uomini.

    Sua sorella Stasia afferrò la falce e andò alla porta.

    Ti aspetto con le staia. Mentre non ci sei ne taglierò altre, disse con tono positivo. Era sempre così piena di energia e ottimismo. Ludwika ne fu grata.

    State attente, disse Agnieska alle figlie. Avvilita, prese Irena per mano e silenziosamente si diresse verso il capanno delle mucche.

    Lo saremo, rispose Ludwika, sebbene non sapesse come riuscirci.

    Era una donna graziosa secondo gli standard della società, e quindi poteva attirare il tipo sbagliato di attenzione, anche se non faceva altro che camminare. Ne era consapevole. Alta un metro e sessantadue, con profondi occhi castani, un'attraente struttura ossea e una figura sinuosa, faceva girare la testa a molti uomini. La sua bellezza, una volta un bene, era diventata un peso adesso che giravano i soldati, uomini bruti. Adesso desiderava avere la sua fascia per capelli, che avrebbe contribuito a distrarre dai suoi lineamenti.

    Le strade erano deserte, anche se nei campi vicini c'erano alcune donne che raccoglievano le patate. Furono sollevate nel constatare che il rumore del motore proveniva dal trattore di Ludwika invece che da un carro armato tedesco. Non era lontana da casa adesso, e presto si sarebbe unita a Stasia nel campo di grano. Ludwika era preoccupata per aver lasciato la sorella da sola, ma non poteva fare altrimenti. Per essere una diciassettenne Stasia aveva un aspetto maturo, molto carina proprio come Ludwika. Per questo motivo poteva essere un facile bersaglio per un qualsiasi soldato che passava. Anche Stasia era molto sicura di sé, rumorosa e propensa a fare qualcosa di affrettato.

    Tuttavia, Ludwika non avrebbe saputo cosa fare senza di lei. Le sorelle erano molto simili e si sostenevano a vicenda in questo periodo spaventoso, tenendosi alto il morale a vicenda. Si rifiutavano di credere alle voci secondo cui tutti i polacchi sarebbero stati espulsi dalle loro proprietà e deportati, e il loro bestiame sarebbe stato dato ai coloni tedeschi. Con così tante case e fattorie vuote in giro i tedeschi non potevano sicuramente avere abbastanza lavoratori a cui darle? Sicuramente ai polacchi che erano rimasti indietro sarebbero rimasti i loro possedimenti. Ludwika non poteva immaginare che questa pulizia accadesse, come molti temevano. Indipendentemente da quanto fosse stata sconvolgente e violenta la forza usata dagli occupanti fino ad ora, questo doveva calmarsi e il buon senso doveva prevalere. Tutte le cose cattive si sarebbero avverate. Ogni volta che la madre credeva a quelle voci e si agitava, le sorelle riuscivano a ridimensionare tutto e tranquillizzarsi a vicenda.

    La diserzione odierna del villaggio era dovuta ad un'altra di quelle voci. Si diceva che più a nord, i tedeschi stavano ripulendo interi villaggi, costringendo gli abitanti a marciare verso est. Il racconto più sconvolgente affermava addirittura che le persone venivano condotte nei boschi e uccise a colpi di mitragliatrice. Altri raccontavano di bambini strappati ai loro genitori, per essere probabilmente affidati a coppie senza figli in Germania. Chi aveva sentito parlare di tale crudeltà?

    Vedendo altri contadini che lavoravano i campi Ludwika capì che non era l'unica a pensare che quelle storie fossero esagerazioni e puro allarmismo. Era sicuramente un periodo pericoloso e instabile ma la sua natura ottimista le assicurava che tutta questa follia sarebbe finita presto. Quasi vicino casa riuscì a vedere Stasia che la salutava quando sentì improvvisamente il rumore di una motocicletta alle sue spalle. Su di essa sedeva un soldato tedesco che le segnalava di fermarsi al lato della strada. Accostò al lato della strada, aspettandosi che lui scendesse e le andasse a parlare ma lui le fece segno di levarsi dalla strada completamente. Le mancavano soltanto pochi metri alla traversa successiva, dietro la quale si trovava l'uscita per casa sua. Quando provò a guidare l'uomo le bloccò la strada e tirò fuori una pistola. Lei si abbassò e perse il controllo del veicolo, che andò a finire nel fossato lungo la strada. L'uomo mise via la pistola e montò sul trattore, tirandola bruscamente giù. Lei indicò ripetutamente casa sua, sperando che capisse. Non parlava tedesco. Indicò se stessa e disse Ludwika, poi indicò il campo e ripeté Ludwika. Finalmente lui capì e spinse il trattore dal fossato al campo, così come lei aveva sperato. Gli corse dietro e lo raggiunse mentre lui scendeva dal trattore. Lui indicò se stesso e disse Manfred, si inchinò, poi fece il saluto hitleriano e tornò rapidamente alla sua moto. Non un minuto troppo presto, a quanto pare. Era tornato in sella e aveva appena iniziato a guidare, quando un convoglio di veicoli militari si avvicinò alle sue spalle e superò il campo, entrando nel villaggio. era uno spettacolo di cui preoccuparsi. D'altra parte, Manfred il soldato era stato molto gentile, cosa che non sarebbe mai successa se i tedeschi avessero pianificato qualcosa di terribile nel villaggio. Lui aveva un bell'aspetto: della sua stessa età, forse un po' tarchiato ma anche alto e abbastanza forte. Aveva notato i capelli e la pelle piuttosto scuri; probabilmente era bavarese.

    L'incontro le aveva dimostrato che non tutto era cupo e triste, e c'erano sempre speranze e prospettive per il futuro.

    Salì sul trattore e guidò fino alla fine del campo. Mentre Ludwika si avvicinava, Stasia la guardò come per insinuare qualcosa. Le due sorelle scoppiarono a ridere e cominciarono a riempire il rimorchio del trattore con le staia. Alcune erano già andate perse. Il campo era pronto per la raccolta da settimane ormai. Quando non riuscirono più a sistemare altro grano, Ludwika si diresse verso la fattoria. Molte delle case che superò avevano visitatori tedeschi. Era un controllo di routine o si trattava della pulizia di cui si parlava tanto?

    Il suo ottimismo iniziò a vacillare ma lei proseguì lo stesso, non poteva fare altro. Raggiunse la fattoria in sicurezza e guidò immediatamente il trattone nella stalla, e chiuse a chiave la porta. Nessuno doveva vedere. Era arrivata l'ora di aiutare sua madre a dare da mangiare agli animali. Trovò Agnieska e Irena nella stalla. Sua madre era preoccupata a causa del cattivo raccolto, ma Irena era felice di vedere Ludwika, e dopo aver battibeccato abbastanza con la madre, la ragazza chiese a tutte e tre le donne di cantare la sua canzone preferita, quella sull'oca, la volpe e il cacciatore.

    La canzone fu interrotta dal rumore di colpi di pistola e mitraglietta provenienti dal villaggio.

    Dio mio..., Agnieska iniziò a farsi prendere dal panico ma Ludwika le lanciò uno sguardo di avvertimento, annuendo verso Irena.

    Che bello, Ludwika disse velocemente a sua figlia, che sembrava più incuriosita che spaventata, a giudicare dall'espressione del suo volto. Stanno sicuramente sparando di nuovo i fuochi d'artificio.

    I tedeschi sparano sempre i fuochi d'artificio, disse Irena sorridendo. Che sciocchi.

    Ludwika ricambiò il sorriso e disse: Sì, davvero sciocco.

    Agnieska scosse la testa in segno di disapprovazione. Da tempo aveva rinunciato a convincere Ludwika a essere sincera con la bambina. Agnieska non nascondeva i suoi pensieri riguardo la scelta di Ludwika di tenere la figlia sotto una campana di vetro, poiché pensava potesse danneggiare la bimba. Secondo lei, la bambina doveva sapere come erano davvero i tedeschi, altrimenti avrebbe corso dei rischi. Ludwika rinnegava le lamentele della madre dicendo che ogni bambino meritava un'infanzia normale e la sensazione di essere al sicuro.

    Facciamo un gioco, adesso, disse Ludwika, facendo un occhiolino alla figlia. "Torniamo di nascosto a casa cercando di non farci vedere dai tedeschi o dagli altri. Ti faccio vedere: striscio a quattro zampe dietro il porcile, controllo se qualcuno può vedermi e poi corro veloce verso la porta sul retro. Poi tu farai lo stesso, e dopo anche nonna. Ti piace?

    Irena sorrise e annuì.

    Quando Ludwika arrivò alla fine del porcile vide che nessun tedesco era ancora arrivato nella loro fattoria. Irena e Agnieska entrarono in maniera sicura dentro casa e iniziarono a preparare la cena. Stasia le raggiunse poco dopo. Preoccupate, si occupavano delle faccende di casa, aspettando che arrivassero i soldati a bussare alla loro porta. Quando sentirono bussare Agnieska insistette per aprire la porta e disse alle figlie di non farsi vedere dal soldati; per precauzione. Alla fine non importava. Alla porta c'era un vecchio poliziotto tedesco dall'aspetto tetro, due giorni assistenti senza uniforme e un interprete polacco. L'ufficiale entrò prepotentemente e chiese a Stasia di mostrare ai suoi assistenti la casa, mentre lui dava uno sguardo ai documenti di tutti i membri della famiglia. Lentamente si scrisse tutti i dettagli, riferendosi continuamente all’interprete. Irena sorrise per tutto il tempo.

    Non ci hanno visto, bisbigliò nell'orecchio di Ludwika, che annuì e le fece l'occhiolino. Quando il poliziotto vide il nome di Ludwika, sorrise. Disse qualcosa in tedesco e mostrò il documento all’interprete, il quale annuì consapevolmente. Ludwika era sicuro di aver sentito il nome 'Manfred'.

    È un piacere per me informarvi che siete state selezionate per il processo di germanizzazione e vi è permesso restare qui disse l’interprete. Speriamo apprezziate il grande onore che vi è stato conferito. Riceverete presto notizie dalla nuova amministrazione.

    Gli assistenti erano tornati dalla perlustrazione della fattoria e riportarono all'ufficiale che tutto era in regola.

    Heil Hitler!, disse il poliziotto, allungando il braccio in segno di saluto.

    Fissò le donne di fronte a lui, in attesa di una risposta.

    L’interprete anche disse Heil Hitler e fece segno a tutte di fare lo stesso con un forte senso di urgenza. Ludwika fu la prima a capire e ad adattarsi, le altre seguirono l'esempio.

    Dopo che gli intrusi avevano lasciato la fattoria, le donne si guardavano a vicenda, stupite da ciò che era appena successo.

    Ci è permesso restare?, disse Agnieska. Gentile da parte loro.

    Mi chiedo quanti siano stati selezionati nel villaggio, disse Stasia. Forse le voci erano vere e i tedeschi stanno mandando via la gente.

    Sarebbe stupido, disse Ludwika annuendo in modo serio vero Irena, che giocava beata con il suo cibo, con tutto il lavoro che c'è da fare. Probabilmente vuol dire che sanno che non siamo ebrei. Sono loro quelli che i tedeschi cercano, e dato che non siamo ebrei, siamo al sicuro.

    Staremo a vedere, disse Agnieska. Vedremo.

    Capitolo 2

    Il giorno seguente Ludwika e Stasia cercarono di raccogliere quanto più grano possibile, lasciando che fossero Agnieska e Irena ad occuparsi degli animali. Il villaggio era diventato molto silenzioso e la sera, quando le sorelle tornarono a casa dal campo, la madre gli disse che molte persone erano state evacuate, proprio come le voci dicevano che sarebbe successo. Ai più fortunati degli abitanti mandati

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