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La Passione dei Tweedie
La Passione dei Tweedie
La Passione dei Tweedie
E-book211 pagine4 ore

La Passione dei Tweedie

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Info su questo ebook

Nel tardo XVI secolo, la Scozia è divisa dalla guerra. Jeannie Tweedie di Letham Valley è fidanzata con Robert Ferguson, un uomo che nessuno reputa degno di lei.

Quando Jeannie viene rapita dal misterioso Yorling, sia lei che Robert si trovano costretti a decidere quale sia il loro futuro...e con chi.

All'avventura nei luoghi simbolo dei confini scozzesi, Jeannie si trova combattuta tra due uomini. Ma quale sarà il suo prescelto, e riuscirà a scoprire la sua Passione dei Tweedie?

LinguaItaliano
Data di uscita12 gen 2020
ISBN9781547503704
La Passione dei Tweedie

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    Anteprima del libro

    La Passione dei Tweedie - Helen Susan Swift

    QUESTO LIBRO È DEDICATO ALLA SOLA PERSONA CHE AMO

    Preludio

    LETHAM VALLEY, CONFINE SCOZZESE CON L'INGHILTERRA

    ESTATE 1585

    Con lo sguardo percorrevo il soffitto a volta sopra di me mentre ero a letto, con la luce delle stelle che filtrava attraverso la feritoia e rivelava la trama ed il motivo delle lastre di roccia basaltica. La pietra è una cosa da apprezzare; è solida, durevole.  Non ti delude mai e non ti tradisce come fanno le persone, né ti promette una cosa per poi dartene un'altra, come fa il nostro clima di confine. Puoi fidarti della pietra.

    Con la luce che aumentava potevo vedere le giunture in cui i costruttori avevano abilmente incastrato i grandi blocchi e riuscivo anche a vedere i segni degli scalpelli utilizzati, seguendo le venature della roccia per creare migliaia di singoli capolavori che furono messi insieme per creare questa Torre di Cardrona. 

    Era ancora presto. Lo sapevo. Le stelle mi dicevano l'ora di notte, così come il sole me la diceva di giorno. Non era difficile: era un'abilità che avevano tutti, come il senso del pericolo o il riconoscere la presenza di un cervo o di un lupo. Nella frontiera, o imparavi queste cose, o morivi. Non c'era altro da fare; tutte le lezioni andavano imparate e memorizzate. Se le dimenticavi, ti giocavi la vita. Lungo l'antico confine tra Scozia ed Inghilterra si moriva facilmente e la vita era precaria. Un uomo aveva bisogno di una donna, e una donna aveva bisogno di un brav'uomo se sperava di sopravvivere, o di un uomo forte se voleva vivere bene. Io ero una Tweedie della Letham Valley; le nostre aspirazioni andavano oltre la mera sopravvivenza. Sempre.

    Rimasi ancora lì, a divertirmi nel guardare la luce delle stelle che filtrava nella stanza. Udii il sommesso bubbolio di un gufo, per tutta la notte, e la chiamata di risposta della sua compagna. Maschio e femmina si chiamavano l'un l'altra, creature viventi unite, sebbene temporaneamente separate dalla distanza.

    È così che andava il mondo. Tutti hanno bisogno di un compagno; ogni uomo aveva bisogno di una donna e ogni donna aveva bisogno di un uomo. Io non avevo ancora un compagno, anche se pensavo di sapere chi sarebbe stato. Rimasi lì, a sorridere, mentre pensavo a lui. Il mio sorriso fu contaminato da un sentimento di esasperazione, quando pensai ai suoi difetti. C'era molto lavoro da fare prima che lui fosse pronto. Ma potevo plasmarlo. Dovevo plasmarlo se volevo sopravvivere in questa frontiera selvaggia.

    Era quasi ora. Lasciai la mia camera da letto, tolsi la camicia da notte e rimasi nuda alla finestra, lasciando che l'aria accarezzasse le curve del mio corpo. Sollevando il chiavistello di legno che teneva chiusa la mia porta, scivolai fuori, guardando a destra e a sinistra nel caso in cui ci fossero occhi indiscreti. Non ce n'erano; né me li aspettavo, in casa mia. La scala a chiocciola era libera. Uscii; il brivido di un'eventuale scoperta mi piaceva più di quanto forse avrei dovuto, anche se i miei piedi si ritrassero dal freddo dei gradini di pietra. 

    Raggiunsi il tetto, dove lastre di pietra proteggevano la casatorre dal fuoco e il parapetto offriva alle sentinelle la protezione da qualsiasi assalitore. L'aria della notte era ristoratrice, con le stelle che si estendevano verso l'abisso sconosciuto del cielo.  Non era buio pesto. Non è mai buio pesto in piena estate in Scozia, con la luce del giorno che si dissolve solo verso un amabile grigio che adombra la brillantezza delle stelle e ammanta le colline di mistero. Ci circondavano su tre lati, queste colline vaghe nella penombra, con l'apertura della Letham Valley sul quarto lato, estendendosi a nord con la striscia argentata del fiume Letham nel mezzo.

    Era la vigilia del solstizio d'estate.

    Era il mio compleanno.

    Avevo vent'anni.

    Allargai le braccia e le gambe, lasciando che l'aria si muovesse tutt'intorno al mio corpo, godendo del bacio e della carezza, della sensazione di libertà, della consapevolezza di essere me stessa e che fosse il mio momento. Alzando il viso verso la notte, aprii gli occhi e la bocca più che potevo per consentire allo spirito della mia notte di tornare a casa. E aspettai il suo ritorno.

    Succedeva solo alla mezzanotte del mio compleanno, alla vigilia del solstizio d'estate. In Scozia c'è la credenza che le persone nate in quel giorno siano speciali, che abbiano doni che altri non hanno. Beh, io sono qui per dirvi che non è vero. Sono più che straordinariamente uguale ad ogni altra donna del territorio. Ho due gambe, due braccia, una testa e tutti gli altri pezzi, protuberanze ed appendici che dovrei avere, tutti al proprio posto e di forma e dimensione corrette. Beh, forse ho i fianchi un po' troppo larghi, ma non voglio parlare di questo. Non c'è proprio nulla di straordinario in me, tranne forse che sono testarda come il gregge più ostinato, ho una visione ricorrente e parlo abbastanza.

    Non parlavo quando la notte si avvicinava. Aspettavo che la visione si manifestasse.

    Mi trovavo in una valle poco profonda, con il vento che sussurrava attraverso l'erba grossolana. Nelle vicinanze c'era un torrione, che bruciava lentamente ed emanava fumo sottile ed acre verso un cielo livido. Ero sola e spaventata, anche se c'erano molti uomini intorno a me. Un uomo mi si avvicinò; alto, magro e segnato, aveva un viso che potrebbe raggelare la paura di un incubo e occhi acuti e duri abbastanza da perforare una scogliera di granito.

    Mi allontanai, sentendo la paura attraversarmi, sapendo di non poter correre da nessuna parte. Sentii la crudele risata degli uomini intorno, oltre il crepitio delle fiamme e del muggito del bestiame rubato.

    'Vieni qui.' La sua voce era come la morte; rotta, aspra, con un accento dell'ovest.

    Non mi avvicinai. Mi allontanai ancora di più finché braccia resistenti come fruste non mi fermarono, tenendomi stretta. Fui trattenuta e poi spinta in avanti verso l'uomo sfregiato. Provai a guardarlo, a parlare per tirarmi fuori dai guai, ma le parole non mi uscirono. La mia lingua fallì quando ne avevo più bisogno.

    'Vieni qui.' ripeté l'uomo sfregiato. Lui stava con le gambe divaricate, i pollici infilati nella cinghia della spada e quei diabolici occhi che bruciavano la mia anima.

    'Non lo farò.' dissi io.

    Avanzò verso di me, lentamente, e ad ogni passo affondava nell'erba molle. Una folata di vento inviò attorno a lui del fumo dall'incendio, facendolo sembrare come uscito dall'inferno. Lasciò la cinghia e allungò le sue mani verso di me. Aveva dita lunghe, con le unghie come artigli, che si allungavano per afferrarmi. Provai ad indietreggiare, per allontanarmi più facilmente.

    Fui presa di nuovo, circondata da un'aspra risata.

    Il mio incubo stava per peggiorare. 

    Un grido ruppe l'incantesimo e tutti guardammo verso ovest, dove un cavaliere solitario era apparso sulla cresta della collina. Stagliato contro il sole che sorgeva, non riuscivo a distinguerne i dettagli. Vidi soltanto un uomo alto e snello su un cavallo con una bandiera in mano. Rimase lì per un secondo con il suo cavallo rampante, i cui zoccoli anteriori si sollevarono e scalciarono in aria, e poi si precipitò verso di me gridando qualcosa, anche se nella mia visione non riuscivo a distinguere le parole.

    'Robert!' esclamai, e capii che tutto sarebbe andato bene.

    Era la stessa visione ogni solstizio d'estate, nel giorno della mia nascita. I dettagli e il tempo erano sempre gli stessi. Rimasi lì, nuda e ora raffreddata mentre l'immagine sbiadiva e le stelle splendevano in tutta la loro maestosità.

    'Come faceva Robert a sapere che ero in pericolo?' chiesi. 'Perché cavalcava da solo?'

    Le stelle non risposero. Sapevo solo che la mia visione sarebbe divenuta realtà un giorno. Essere nata a mezzanotte del solstizio d'estate potrebbe rendermi speciale, ma il dono della seconda vista era una maledizione che sarei stata felice di dare a qualcun altro. Tuttavia sapevo che, ad un certo punto nel futuro, Robert mi avrebbe salvata da una sconosciuta banda di ladri. 

    'Torna a letto!' La voce di mia madre era quasi stridente come quella dell'uomo sfregiato. Mi afferrò per le spalle, mi spinse giù per le scale e per poco non mi gettò di nuovo sul letto. 'Sapevo che ti saresti alzata questa notte.' Mi guardò. 'È ora di finirla con queste sciocchezze. Dopotutto hai vent'anni ora.'

    La guardai. 'Ho visto di nuovo Robert, mi ha salvata.'

    'Tu non hai visto proprio niente.' disse lei. Vidi la rabbia svanire dai suoi occhi, per essere sostituita da pura preoccupazione. 'Troverai il tuo uomo, Jeannie.' disse piano 'E non sarà Robert Ferguson.'

    La porta si chiuse piano quando lei lasciò la mia camera, lasciandomi sola con i miei pensieri e l'immagine di quel cavaliere solitario. Mi stesi sulla schiena, con le mani dietro la testa e sorrisi. Sapevo che Robert sarebbe stato lì per me, quando ce ne sarebbe stato bisogno.

    Capitolo I

    LETHAM VALLEY

    AUTUNNO 1585

    Le allodole erano occupate quell'autunno, cantavano la loro dolce melodia mentre noi partecipavamo al raccolto. Ho sempre amato il richiamo degli uccelli, dalle note fluide della merla che addolcisce l'estate al richiamo evocativo delle oche che volano verso nord in primavera e ritornano in autunno, e quel 1585 non fu un'eccezione.

    Mi fermai per ascoltare le allodole, cercando di individuarne una nella vastità del cielo.

    'L'orzo non si raccoglierà da solo, Jeannie.' disse mio padre. 'Quindi datti da fare con quella falce.'

    Mi chinai per lavorare, muovendo la falce in grandi cerchi che tranciavano gli steli di orzo senza danneggiare il grano.  Era un lavoro duro ma necessario, poiché ogni colpo accresceva le nostre scorte invernali e aumentava la nostra sicurezza per gli imminenti giorni duri dell'inverno.

    Mentre lavoravo mi guardavo intorno, assaporando la valle in cui avevo vissuto tutta la mia vita. Coltivavamo in modo tradizionale qui nella Letham Valley, con grandi distese di grano intervallate da quelle di fieno per il foraggio invernale e da strisce di terreno lasciato a riposo per l'anno successivo. I campi si estendevano dal confine della pianura alluvionale del rapido fiume Letham e salivano alle verdi pendici delle colline che ci circondavano su tre lati. Ad est c'era Ward Law, la collina su cui mio padre aveva appostato un guardiano che stesse attento ai ladri di bestiame, al diavolo e a tutti i suoi collaboratori che si scatenavano quando le notti si allungavano e il buio incoraggiava i furti, i saccheggi e le rapine. I nostri diavoli erano i Veitch che vivevano a Faladale, sulle deserte colline ad ovest della nostra valle.

    Vidi mio padre volgere occhi ansiosi verso il cielo quando schizzi di pioggia ci inumidirono. 'Finiremo prima che arrivi il brutto tempo.' disse 'E pregheremo per il sole.'

    'Non è il tempo che mi preoccupa.' Mia madre era venti passi più giù lungo il pendio 'È il fumo nell'aria.'

    Noi tutti ci fermammo a quelle parole, annusando l'aria come se fossimo cani. C'era solo una leggera traccia portata dalla brezza fresca e mescolata con il profumo di erba e fiori selvatici tardivi. Papà annuì. 'Il vento lo porta da nord.' disse. 'Da Peebles.'

    'Potrebbe essere soltanto un fuoco acceso in casa.' disse speranzoso.

    'Può darsi.' disse la mamma.

    Sapevamo entrambi che non lo era. Non faceva abbastanza freddo da accendere un fuoco. Fumo significava fuoco e il fuoco significava guai. Settembre era presto per l'inizio della 'Stagione delle Cavalcate' - o delle Ruberie -, ma quel fumo era fastidioso.

    'I Veitch sono in giro.' disse mia madre, e guardò le lance che avevamo accatastato ai bordi dei campi.

    Papà si portò le mani alla bocca. 'Willie! Willie Telfer!' Aveva l'abilità di catturare il vento per aiutarlo a portare le proprie parole.

    ––––––––

    Guardammo verso Ward Law, dove la distanza faceva sembrare Willie Telfer molto piccolo. Alzò una mano per fare cenno.

    'Tutto bene?' urlò papà.

    'Tutto bene!' Le parole ci giunsero a malapena.

    'C'è qualche traccia dei Veitch?' Papà fece risuonare quella parola come una maledizione.

    I Veitch, come avrete intuito, erano il nemico del nostro sangue, il nostro nome e la nostra famiglia. Nessuno sapeva quando fosse iniziata la contesa con i Veitch, anche se c'erano molte voci e racconti a riguardo. Sapevo solo che dalla notte dei tempi i Tweedie e i Veitch erano nemici, e lo sarebbero sempre stati. Il nome stesso di quella famiglia fece corrucciare le labbra di mio padre e portò la sua mano a cercare la spada, ed ero sicura che il nome Tweedie avesse lo stesso effetto se pronunciato nella ripugnante valle di Faladale dei Veitch. 

    'Nessuna traccia di loro!' disse Willie Telfer.

    'Meglio così.' disse papà 'Perché se dovessero colpirci quando la metà degli uomini è ai pascoli sarebbe difficile per noi respingerli.'

    'Anche i Veitch sono ai pascoli.' ricordò gentilmente mia madre. 'Non verranno durante il raccolto.'

    Non sapevo se ero più sollevata o delusa. Una parte di me aveva paura di questi diavoli, i Veitch, ognuno dei quali è stato addestrato fin dalla nascita per assassinare gli uomini Tweedie e rapire le donne Tweedie, ma un'altra parte di me era entusiasta nel vedere i nostri uomini in azione, nel sentire il fragore di spada contro spada e nel vedere gesta coraggiose e azioni impavide. Ero cresciuta con le ballate di frontiera, capite, e credevo nei racconti di cavalieri e di tenaci soldati a cavallo. Conoscevo anche la sordida realtà del furto di bestiame e dei cottage incendiati, come tutti.

    'Il mio Robert li farebbe sparire.' dissi, a voce più alta di quanto volessi.

    'Il tuo Robert?' Mia madre inoculò scherno in queste tre parole. 'Non è il tuo Robert, Jeannie cara, e non lo sarà mai. ' Lei scosse la testa. 'È il figlio più giovane di una casata minore e difficilmente si abbasserà a parlare con te. Caccialo via dalla tua mente, Jeannie, e guardati intorno per cercare un uomo più adatto.'

    Papà aprì la bocca per interrompere e la richiuse senza dire nulla. Papà raramente dava consigli su questioni di cuore, lasciando la cosa alle sue donne, cioè mia madre e io, che esternavamo i nostri sentimenti e poi facevamo la pace.  'Continuate a lavorare, Bess.' disse papà e si allontanò. Lo guardai montare Dryfe, il suo stallone, e spronarlo verso nord lungo la valle.

    'Hai sentito tuo padre.' disse mia madre. 'Dobbiamo tagliare l'orzo e accatastare il fieno prima che scenda la notte.'

    Annuii, incrociai lo sguardo di Robert e ci sorridemmo a vicenda. Nonostante quello che diceva mia madre, Robert era il mio ragazzo, come ormai avrete capito. Ci conoscevamo sin da bambini; o meglio, non ci siamo mai presentati reciprocamente. Siamo cresciuti insieme, pescando o infilzando trote nel Letham o nel Tweed, catturando i salmoni quando tornavano per deporre le uova, correndo per i pascoli, lavorando nei campi o con il bestiame, cavalcando per la valle e lungo le creste delle montagne. Eravamo come fratello e sorella in qualche modo, e tutti, anche sua madre, avrebbero dovuto sapere che un giorno ci saremmo sposati. Quel giorno sarebbe stato quando io sarei diventata donna e lui uomo.

    Tuttavia, c'è un enorme divario tra il sapere che qualcosa dovrebbe accadere, e l'evento in sé. Robert Ferguson ed io sapevamo di essere fatti l'uno per l'altra ed io avevo illustrato da tempo i nostri piani per il futuro, ma né mia madre né il padre di Robert erano d'accordo. Mia madre disse che non mi avrebbe permesso di sposarmi fin quando Robert non si sarebbe dimostrato

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