Un borgo sibillino
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Anteprima del libro
Un borgo sibillino - Severino Braccialarghe
2018.
BIBLIOGRAFIA DELL’AUTORE
Nasce a Macerata, da una nota famiglia di artigiani, artisti e paladini di libertà: qui ottiene il diploma di Maestro d’Arte all' Istituto statale d’Arte. Si trasferisce a Milano nel 1962. Insoddisfatto del lavoro fisso e la scarsità di emergere con la sua creatività, ed essendosi esposto politicamente nel '68, prende la via per una nuova esperienza, emigrando in Sudafrica nel 1970. Qui, porta avanti la sua carriera in Architettura, nel Design e come decoratore di interni a Johannesburg, poi in Swaziland, il Kwazulu Natal ed infine Cape Town. Nel 1981 dopo aver frequentato l’Accademia Belle Arti di Cape Town, inizia una nuova carriera con la Scultura, praticando anche per lunghi periodi, in laboratori di Pietrasanta (Carrara). Al seguito esibisce le sue sculture in Sudafrica, Italia, Olanda e Lussemburgo. Nel 2004, su iniziativa del Console Italiano a Cape Town, patrocinato dal Comune di Carrara e sponsorizzato da imprese del marmo in Sudafrica, gli viene commissionata una scultura monumentale in marmo intitolata 'African Renaissance' (Rinascimento Africano) che viene posta al 'Foreshore I.C.C.C. '(Centro Internazionale Conferenze) in occasione del decimo anniversario dell'ascesa di Mandela alla guida del paese. Nel 2011 rientra definitivamente in Italia, per stabilirsi sulle colline Marchigiane dei Monti Sibillini, cercando di riprendere la sua carriera e promuovere attività culturali. Nel 2014 pubblica, in occasione della mostra 'I Braccialarghe, Artisti e paladini di libertà' a Recanati, al Museo Colloredo Mells, un libro autobiografico intitolato 'Un'emigrazione difficile' al seguito delle esperienze di vita nei due paesi, l'Italia ed il Sudafrica nell’arco di quarant’anni: il libro sarà poi presentato anche a San Ginesio, Macerata e Jesi, da Rita Bompadre, che ne ha curato l’introduzione. Dal 2014 riprende l’attività di scultore con una nuova serie di sculture in marmo di stile 'Neoclassico moderno' raffigurando la statuaria classica nel contesto della politica Europea. A settembre del 2016, inizia a descrivere la sua esperienza, con dei racconti di vita vissuta al borgo di ‘Croce’, dove ha trascorso gli ultimi cinque anni. E’ costretto a lasciare il borgo, dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, fino ad approdare ad Urbino, dove termina la sua odissea, cercando di riprendere la sua normale attività artistica, contornato da nuove amicizie.
L’ironia della sorte vuole che, uno degli ultimi lavori monumentali eseguiti prima di lasciare il Sudafrica per stabilirsi in Italia, fu intitolato
African Renaissance" (Rinascimento Africano). Ora staremo a vedere se sarà in grado di erigere un’opera per commemorare la ‘Rinascita delle Marche’: L’essenziale è sapere quando!
INTRODUZIONE
Ad un certo punto della mia vita, mi ritrovai a dover prendere una decisione: ritornare nella terra natia dove ero vissuto nella mia prima giovinezza, per essere vicino a quello che restava della mia famiglia di origine e qualche vecchio amico, rivivere i sapori, colori e le tradizioni di quei luoghi; oppure rimanere per sempre nel paese di adozione, il Sudafrica, dove avevo vissuto i miei ultimi quarant’anni! Una decisione che doveva essere ponderata, anche tenendo in considerazione i fatti reali che da anni stavano portando il Sudafrica, un paese che ho amato tanto anche più dell’Italia, in un declino economico e sociale. Il passaggio di potere dai bianchi ai neri che era stata un’operazione monitorata dal resto del mondo, non causò nessun disordine, come molti credevano.
Avendo vissuto gli anni di transizione pacifica con Mandela presidente, Bishop Tutu come moderatore, De Clerk, presidente uscente che aveva tenuto a bada gli Afrikaner fanatici, avere fiducia in un futuro migliore, era cosa in cui credevamo tutti, eccetto alcuni scettici Afrikander! Il mio lavoro durante questi anni di ‘Rinascita’ del paese era fortemente aumentato, come tutto il risorgere dello sviluppo economico e sociale, dallo stallo con il boicottaggio delle sanzioni internazionali. Insomma, gli anni novanta sotto Mandela furono senza dubbio, gli anni più prosperosi e felici del nuovo Sudafrica.
Purtroppo, dal 1999, quando Mandela terminò il suo mandato alla presidenza della nuova Repubblica Sudafricana, apparentemente democratica, (ricordiamo che la politica del governo è stata basata sul Marxismo-Leninismo) le cose cambiarono gradatamente in peggio, per finire al disastro economico, politico e sociale del presidente Zuma, (uno Zulu semianalfabeta) portando l’economia più florida e all’avanguardia dell’Africa, ad un governo corrotto, con un PIL negativo, in bancarotta e salito ai primi posti dell’insicurezza al mondo! E’ stato triste vedere quel bel paese che aveva acquisito fiducia nel futuro in convivenza fra bianchi e neri nel segno della prosperità sotto Mandela, ridursi ad una situazione di emergenza, non essendo in grado di fornire energia elettrica a tutte le ore, non salvaguardare le scarse risorse idriche del paese, mandare in bancarotta le varie compagnie statali come la compagnia area, l’azienda di estrazione gas e petrolio, l’energia elettrica e così via: importare prodotti per la tavola che prima abbondavano quando erano i Boeri (gli africani bianchi) a produrli, ridurre città come Johannesburg ad una fortezza per proteggersi dai criminali e vedere il costo della vita aumentare in dismisura, con la drastica svalutazione della moneta.
Durante il nuovo governo di Mandela, il turismo era aumentato enormemente: tutti erano curiosi di vedere come si viveva in quel paese dove la transizione dai bianchi ai neri fatta al tavolino, invece che in un campo di guerra. Era la prima volta al mondo che questo cambiamento di potere era avvenuto con un accordo pacifico, sull’idea del ‘truth and reconciliation’ cioè della ‘verità e riconciliazione’. I responsabili del passato regime dei bianchi furono ascoltati nella loro versione dei fatti e furono perdonati. Come pure quelli di colore con i numerosi attentati terroristici. In questo, il vescovo anglicano Tutu ebbe una parte principale. Non passarono troppi anni che le cose cominciarono a cambiare. Il dopo Mandela non si era dimostrato all’altezza finché Zuma, negli ultimi sei anni da Presidente eletto, ha ridotto il paese al livello più basso e deplorevole della sua breve storia.
Quello che è rimasto intatto fortunatamente nel paese è la sua natura meravigliosa, difficile da corrompere! In Sudafrica ho trascorso negli anni, lunghi periodi in mezzo alla Savannah africana, lungo le sue spiagge dorate, le sue montagne, il deserto del Karoo e le sue bellissime città come Cape Town, unica nel suo genere al mondo! La bellezza rimane per sempre, e lasciare questa terra di adozione sarebbe stato per me molto difficile. In Sudafrica ho imparato tutto quello che c’era da sapere, perciò mi sentirò sempre attaccato a quella magnifica terra, alla gente ed alle sue abitudini.
Dopo anni di permanenza a ‘Croce’ nel mese di settembre 2016, decisi di descrivere alcuni momenti di vita in questo borgo spettacolare, trascorsi lì: a volte felici, ma altre volte sgradevoli a causa di un adattamento che ha preso il suo tempo, fino a quando, altri eventi naturali cambiarono le cose drasticamente per tutti.
PS: Dopo numerose accuse di corruzione, il Presidente Zuma è stato espulso dal partito ANC: il suo successore Cyril Ramaphosa, multimilionario di fatto, che guidò nel 1994 la transizione del nuovo governo, è stato eletto al suo posto il 16 febbraio 2018: nel suo nuovo programma primeggia la Restituzione senza compensazione
delle terre dai bianchi ai neri, che significa la rimozione forzata dei coltivatori bianchi dalla loro terra senza nessun diritto. I primi colonizzatori del Africa del Sud furono gli Olandesi, che giunsero al Capo di Buona Speranza nel 1652, formando la ‘Colonia del Capo’ con van Ryebek: qui trovarono solo il ‘Popolo SAN’ o Khoi San, (Boscimani) mite e nomade che integrò con la loro gente. Dopo oltre trecentocinquant’anni dalla formazione della colonia e da circa quindici generazioni di Boeri, il popolo Bantu giunto dal Nord molto dopo, reclama il territorio come di sua appartenenza, non considerando che i Boeri sono degli Africani bianchi a tutti gli effetti. La politica dell’esproprio delle terre dai bianchi ai neri iniziò in Zimbabwe (ex Rhodesia) dal 1980, paese che si è poi ridotto alla fame: succederà questo in Sudafrica! (Zimbabwe: 100% delle terre appartengono ai neri, con il 90% di disoccupati)
Penso onestamente che a questo Mandela non ci sarebbe MAI arrivato. Ma questa è AFRICA.
CAPITOLO I - URBINO 16 Luglio 2018
Mi sono svegliato presto stamani: ero bagnato tra l’inguine e le cosce. Di nuovo avevo avuto perdite notturne: in altre parole mi ero pisciato addosso! Capita ogni tanto come conseguenza dell’incontinenza dopo un intervento alla prostata. ‘Non abbiamo fatto un buon lavoro ’ mi dissero all’ospedale, un chirurgo dell’equipe che mi aveva operato qualche mese prima, dove mi ero rivolto per un controllo. Nel giro di pochi mesi, dovrebbe migliorare, forse, ma probabilmente durerà anni... In inglese l’avrei definito: It is a complete fuck up and I have to live with it now! Soffrendo anche d’insonnia e dipendente da anni allo ‘Zolpidem’ non ho la prontezza di alzarmi sul dormiveglia, perché ancora intontito dalle mie pillole che mi fanno dormire un paio d’ore di primo mattino nelle lunghe notti insonni. Secondo la prescrizione medica, si dovrebbero prendere al massimo per sei mesi. Il mio medico dice che ‘se ti fa dormire prendile pure, tanto...’ Questo sembra l’unico sistema per riposare, ipnotizzato per alcune ore, dopo la mezzanotte ogni sera, e dopo aver letto alcune pagine di un libro: debbo spegnere la luce e cercare di dormire. In realtà è tutta un illusione perché riposo solamente se non ci sono rumori in giro, in assoluto silenzio: è un dormiveglia che serve per poter affrontare la giornata successiva in attività. Posso beneficiare di questo riposo soltanto quando la giornata appena trascorsa è stata normale, priva di emozioni. Malgrado questo grave problema, riesco ad operare normalmente per l’intera giornata, deducendo che forse dormire è una perdita di tempo.
E così ora, trascorsi quasi due anni dall’intervento, avendo fatto la fisiatria necessaria e tutto il resto, sono ritornato bambino: mettersi il pannolino assorbente al mattino, cambiarselo durante la giornata se necessario, e farsi un bel bidet e, soprattutto non avere desideri sessuali. In un certo senso, con l’odore del boro talco addosso dopo il bidet, mi ricorda tanto l’infanzia.
Ma nonostante questi problemi ordinari, da alcuni mesi a questa parte, quando mi alzo al mattino, posso ritenermi proprio fortunato! Dall’ottobre 2017 ho ricominciato a vivere, dopo aver trascorso un anno a girovagare fra alberghi, ospedali, viaggiando con tutte le mie cose in macchina senza sapere cosa fare e dove andare!
DAL 30 OTTOBRE 2016 ALLA FINE DEL 2017, LA MIA VITA ERA STATA UN INFERNO!
CAPITOLO II - MARCHE 2010
Cominciò tutto quando anni fa decisi di fare un sopraluogo in Italia, dalle parti di casa mia, dove sono nato e cresciuto fino ai diciotto anni. Stavo programmando un mio eventuale rientro dal Sudafrica, dove ho vissuto per oltre quarant’anni!
Prima di decidere definitivamente sul trasferimento in Italia a lungo termine, decisi di fare prima un tentativo sul posto per essere sicuro di fare la cosa giusta, perciò mi recai per le festività Natalizie nelle Marche, a Macerata, mio luogo di origine, con l’intento di trovare una casa da affittare per trascorrere una parte dell’anno, tanto per cominciare: poi avrei valutato il da fare. Mi era stato indicato di recarmi verso i Monti Sibillini, nelle colline antistanti il parco naturale, dove da ragazzo mi recavo in colonia, facendo così, con i preti dei Salesiani, delle bellissime escursioni in montagna rimaste indimenticabili nella mia mente, e facenti parte dei bei ricordi di gioventù. Mi sistemai per alcuni giorni presso un mio parente, per esplorare la zona prescelta.
Mi recai sul posto in una limpida mattinata di fine Dicembre: una leggera coltre di neve aveva ricoperto le campagne circostanti rendendo al paesaggio, con le sue strutture in pietra rosa e le sue colline circostanti, un aspetto fiabesco. Giunto sul posto designato, il castello di Vestignano, mi trovai davanti questa magnifica struttura medievale ancora intatta che mi fece una grande impressione anche dal punto di vista della conservazione, con la sua evidente funzione di castello medievale.
La struttura difensiva consiste in un torrione cilindrico ad angolo da dove si estendevano le mura a destra ed a sinistra del castello appoggiate alle colline laterali. L’unica porta d’ingresso costituita da un arco a sesto acuto, in cima ad una rampa di accesso: l’arco si presenta maestoso con la sua tipica sporgenza da dove, attraverso una fessura, si usava gettare liquidi bollenti contro l’invasore in caso di assedio. Il castello di Vestignano, come altri castelli del luogo, risale attorno al XIII° secolo e si sviluppò durante il ducato dei Varano della vicina Camerino, che dal 1219 al 1515 controllò tutta l’area che si estendeva dai confini della vicina Umbria ad ovest, al territorio di Fermo a sud, come enclave dello stato pontificio.
L’atmosfera percepita nel varcare l’arco dell’ingresso era incredibilmente affascinante e romantica. I vicoli silenziosi che si districavano irti e stretti verso la parte superiore del borgo con le abitazioni costruite in pietra rosa locale, attaccate una all’altra ancora in buono stato di conservazione. Mi entusiasmai così tanto da desiderare di poterci vivere immediatamente. Le abitazioni del tempo, ancora in uso nel periodo estivo dai loro proprietari che dal dopoguerra si stabilirono altrove, aveva un fascino particolare. Il luogo, abitato solamente da una paio di famiglie in maniera stabile, emanava un grande senso di serenità e tranquillità. Domandai in loco e mi dissero che forse era libero un appartamento nella parte alta del borgo. L’dea di poterci trascorrere parte dell’anno si maturava nella mia mente! Nel mentre, arrivai difronte ad una porta con la scritta di una locanda. Incuriosito, bussai alla porta ed un omone alto e robusto con una bandana sulla fronte venne ad aprirmi: si sentiva un buon odore di cucina: gli chiesi delle informazioni sul luogo. Il tizio non ci abitava, ma gestiva questa taverna che preparava cibo con dei piatti medievali tipici, a secondo le ricette di un tempo che erano preparate da sua madre. La taverna era stata ricavata all’interno di un vecchio frantoio, con il torchio ancora in buono stato e lasciato al suo posto. Non c’era d’aspettarsi altro! Questo prometteva bene, nel senso che, a detta del proprietario, la gente veniva da fuori ed era necessario prenotarsi in largo anticipo per poter gustare i sapori del passato. Decisi che avrei fatto il possibile per stabilirmi in questo borgo come per un soggiorno estivo intervallato con la mia residenza in Sudafrica e forse per viverci in permanenza! Questo fu il primo luogo che visitai: fortunatamente avevo trovato proprio quello che cercavo: poter rivivere il passato!
Da Vestignano feci ritorno a casa, quando giunto ad un bivio, a poche centinaia di metri di distanza, il cartello indicava ‘castello di Croce’. Si era fatto tardi; sarei ritornato l’indomani. Infatti, il giorno dopo ritornai sul posto, seguendo l’indicazione ‘Croce’, non molto distante da Caldarola. Giunto al bivio di Vestignano, presi per ‘Croce’: seguii la strada che mi portò nella piazzetta del borgo dove parcheggiare l’auto. Da qui intravidi a poca distanza, un torrione medievale costruito in pietra rosa locale, che si trasformava ad una certa altezza in un campanile del ‘700. Non c’era assolutamente nessuno nei paraggi