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Raccontando Villaurbana
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E-book223 pagine2 ore

Raccontando Villaurbana

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Racconti come immagini, ricordi come ritratti, storie come schegge di vita di un tempo perduto che rivive nelle testimonianze documentali, ora intense e vibranti, ora flebili e periture, degli abitanti di Villaurbana, protagonisti di un'antologia di pensieri sulla storia sociale ed economica del paese all'alba del Novecento. Brani vergati di seppia per riecheggiare, sul filo di una memoria divenuta storia, uno spaccato di vita comunitaria, sospesa tra racconto e fantasia, mito e leggenda, all'ombra di un passato che è nostalgia, malinconia, tormento, ma anche inviolabile eredità storica e spirituale, da custodire e tutelare.

In sommario le testimonianze orali di Angela Anedda, Alberto Gualtiero Angius, Dino Ardu, Luigino Atzeni, Antonia Canalis, Anna Maria Casas, Lucia Casas, Agnese Casta, Camilla Casta, Antonio Casula, Savina Contu, Sabina Craba, Siro Luigi Crobu, Mario Dessì, Maria Dichi, Anselmo Fadda, Antonio Fadda, Orazio Fadda, Osvaldo Bruno Garau, Efisio Lai, Elena Marras, Teresina Marras, Efisio Meloni, Eudisia Elvira Onorata Meloni, Giovanni Meloni, Maria Greca Meloni, Peppina Meloni, Remedina Meloni, Amelia Murru, Efisio Murru, Fannina Murru, Venanzio Ollosu, Giulia Pala, Elio Paolo Gaetano Paulesu, Franco Paulesu, Rosa Perria, Elvezia Picciau, Angelina Pisci, Costantino Pisci, Fernando Antonio Pisci, Edvige Pisu, Rosa Porru, Eleonora Pulisci, Olga Salis, Bianca Sanna, Clelia Sanna, Luigia Sanna, Gaudenzio Scalas, Teresa Scalas, Gesuina Serra, Luciano Serra, Maria Serra, Luigi Spiga, Cesira Zucca, Efisio Zucca, Eleonora Zucca, Margherita Zucca, Marinella Zucca, Melania Adelina Zucca, Natalia Zucca, Salvatore Zucca, Zenobia Aristea Zucca.

Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume "Raccontando Villaurbana" di Silvia Zucca (Cargeghe, Editoriale Documenta, 2022, Isbn 978-88-6454-470-0).
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2023
ISBN9788864544717
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    Raccontando Villaurbana - Silvia Zucca

    Silvia Zucca

    Raccontando Villaurbana

    ISBN: 978-88-6454-471-7

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice

    Prefazione

    Introduzione

    Ringraziamenti

    Nota editoriale

    Il paese

    Le case di una volta

    Gli antichi portali

    Il Comune

    La Chiesa di Santa Margherita

    Le case di làdiri

    L’acqua

    Una vita di sacrifici

    In tempo di guerra

    La vita del pastore

    Il lavoro nei campi e l’affittacamere

    La sartoria

    Il fabbro

    La macelleria di nonno

    Il carpentiere meccanico

    La falegnameria

    La sarta

    L’impiegata delle Poste

    Fai sa giàrra

    I mattoni in làdiri

    La macelleria

    La vendita dei dolci

    La mietitura

    Il maniscalco-fabbro

    L’Etfas

    La falegnameria e l’osteria

    Su gridéri

    Il servizio dei trasporti e il negozio di alimentari

    Il pescivendolo

    Il frutto di tanto impegno

    Il muratore

    Il lavoro del campanaro

    Il canestraio

    Il calzolaio

    Il panificio

    Il duro lavoro del pastore

    I barbieri

    Lavoro e sacrifici

    Una dote innata

    La preparazione del pane

    Il bucato a mano

    Sa lissía

    Un’importante fonte di sostentamento

    Il corso di taglio e cucito

    Il ricamo

    La vendemmia

    La raccolta delle olive

    A s’arríu

    L’alimentazione di una volta

    I vari condimenti

    La carne di cinghiale

    Battesimo, Comunione, Cresima

    Il fidanzamento con Felicino

    Il matrimonio

    Il Corpus Domini

    La Settimana Santa

    Le feste

    La festa di Santa Greca

    Santa Margherita e sa painscedda

    Il pane delle feste

    I funerali

    I balli in piazza

    L’Azione Cattolica

    La partecipazione alla vita ecclesiastica

    La voglia di dare una mano

    Ricordi d’infanzia

    Adempiere ai doveri sin da piccolo

    Un’infanzia difficile

    Quanti bei ricordi!

    La scuola

    Era bello andare a scuola

    Ricordi scolastici

    I passatempi di una volta

    I divertimenti da ragazzi

    La sala da ballo

    Il calcio

    Passatempi d’infanzia

    Il premilitare

    Tempo di condivisione

    Rimedi alternativi

    Le cure con i rimedi naturali

    Rimedi e superstizione

    Credenze di una volta

    Cristollu e Cristolleddu

    I racconti degli adulti

    L’abbigliamento

    Il cinema

    Il circo

    Antioco Zucca

    Il viaggio con il filosofo Antioco Zucca

    Il dottor Angius

    Il passaggio di Mussolini

    Fatiche e gioie

    Il lungo viaggio in bicicletta

    Il mare

    Ricordi di una vita semplice

    Un sogno premonitore

    Si musicanta

    Sa musìca

    Filastrocche e preghiere

    © EDITORIALE DOCUMENTA

    www.editorialedocumenta.it

    in copertina

    Ritratto di Annetta Canalis e Onorio Pau

    Proprietà letteraria riservata

    Prima edizione ebook: marzo 2023

    ISBN 978-88-6454-471-7

    Prefazione

    Racconti come immagini, ricordi come ritratti, storie come schegge di vita di un tempo perduto che rivive nelle testimonianze documentali, ora intense e vibranti, ora flebili e periture, degli abitanti di Villaurbana, protagonisti di un'antologia di pensieri sulla storia sociale ed economica del paese all'alba del Novecento. Brani vergati di seppia per riecheggiare, sul filo di una memoria divenuta storia, uno spaccato di vita comunitaria, sospesa tra racconto e fantasia, mito e leggenda, all'ombra di un passato che è nostalgia, malinconia, tormento, ma anche inviolabile eredità storica e spirituale, da custodire e tutelare.

    Introduzione

    Ascoltare e accogliere le testimonianze di chi ha vissuto il nostro paese tra i due conflitti mondiali e durante gli anni della ripresa, mi ha proiettata in un periodo molto diverso da quello attuale, caratterizzato da una società semplice e umile, animata da un profondo spirito di sacrificio, di fatica, ma anche di generosità, condivisione e spensieratezza.

    Una realtà in cui si apprezzavano le piccole cose di cui si disponeva, in cui il rispetto per le figure di riferimento, quali genitori, insegnanti e sacerdoti, non era mai messi in discussione.

    L’immagine di Villaurbana che il viaggio tra le memorie del Primo Novecento mi restituisce è quella di un centro vivo, in cui ognuno con il proprio ruolo e i propri mezzi trova collocazione all’interno di una comunità che si fa espressione di collettiva reciprocità e solidarietà.

    Non era sicuramente una vita fatta di comodità e abbondanza quella di chi ci ha preceduto, ma con tanta forza di volontà, impegno e ingegno ci si adattava.

    I racconti riportati tra le pagine di questo libro, talvolta divertenti e scanzonati, ma talaltra profondamente dolorosi, rappresentano una ricchezza inestimabile soprattutto per le nuove generazioni chiamate a mantenere viva l’unicità della nostra storia in virtù di quel bagaglio di usi e costumi consegnatoci da chi ci ha preceduti.

    Questo lavoro nasce a seguito della conoscenza del progetto Raccontando promosso dalla Biblioteca di Sardegna. Dopo aver letto uno dei libri della collana dedicato a uno dei comuni sardi coinvolti, ricordo di essere rimasta colpita dalle testimonianze rese dagli intervistati, tanto da aver l’impressione di veder scorrere davanti ai miei occhi le vicissitudini di quella comunità, come se fossero riportate in un documentario.

    Questo il motivo per il quale ho accolto l’invito a condurre la medesima ricerca nel mio paese d’origine, da una parte curiosa di conoscere le storie in cui mi sarei imbattuta, dall’altra intimorita dalla possibilità di entrare in contatto con i ricordi più intimi e privati dei miei interlocutori.

    Ricerca che non sempre è stata semplice e lineare, soprattutto a causa dell’imprevisto avvento della pandemia da Covid-19 che ci ha costretti, prima a un’interruzione dei lavori, poi a una lenta ripresa mediante l’osservazione delle restrizioni vigenti in materia di sanità pubblica, ma con tanta pazienza e disponibilità da parte di tutti si è tuttavia riusciti a rievocare storie e aneddoti del passato del nostro paese: eredità di cui far tesoro per uno sviluppo locale futuro.

    Silvia Zucca

    Ringraziamenti

    Esprimo viva gratitudine alla Biblioteca di Sardegna e all’Editoriale Documenta per avermi concesso l’opportunità di firmare quest’opera.

    Curare il volume è stato come intraprendere un viaggio lungo la linea del tempo della storia del mio paese e la possibilità di poterla sentire raccontare dalle voci dei suoi protagonisti è stato motivo di emozione e arricchimento personale. Ringrazio, pertanto, tutti gli informatori orali che hanno voluto collaborare alla buona riuscita della ricerca.

    Un grazie, infine, alla mia famiglia per il partecipato supporto.

    S. Z.

    Nota editoriale

    Il presente e-book ripropone in versione digitale i contenuti del volume Raccontando Villaurbana di Silvia Zucca (Cargeghe, Editoriale Documenta, 2022, Isbn 978-88-6454-470-0).

    Il volume raccoglie una selezione di testimonianze orali di abitanti di Villaurbana. I testi, trascrizione di interviste realizzate sul campo nell’arco temporale intercorrente tra i mesi di marzo 2020 e marzo 2022, riportano il contenuto dei documenti orali originali con larga fedeltà alle forme sintattiche e semantiche adottate dagli informatori.

    Il paese

    Il paese che conosciamo oggi è molto cambiato rispetto a quand’ero ragazzino io, negli anni Quaranta.

    Se prendiamo in considerazione i confini di Via Vittorio Emanuele, il centro abitato finiva in prossimità dell’odierna casa di Giovanni e Venanzia Zucca, dopo la quale c’erano campi a seminativo. Via Santa Greca e tutta la zona circostante erano coltivate. Via XX Settembre e Via Massaia erano campagne, in Via De Cristoforis c’era solo la casa di Attilio Murru, e in Via Amsicora quella di tziu Michele Carcangiu e di tzia Letizia Cancedda e Luigi Pau. Proseguendo in Via Amsicora, si trovavano le case di Giuseppe Atzeni, tziu Agostino Cancedda e Giuseppe Meloni. Scendendo nell’attuale piazza che fa ad angolo tra Via Mazzini e Via Amsicora, c’era la casa di tziu Luigi Scalas.

    Nei primi anni Cinquanta la prima casa presente in Via Vittorio Emanuele, arrivando da Siamanna, era la casa di tzia Rosa Murru. In Via San Crispo, l’ultima casa era quella di tzia Maria Scanu, situata a circa cento metri dall’odierno portico; al di sotto era tutto coltivato, la zona si chiamava is Trammatzus.

    Dove ora ci sono le Poste, e sino a Via San Crispo, non c’era niente, solo campi: si poteva vedere soltanto il vecchio lavatoio che fu costruito nel 1921 circa.

    Se pensiamo all’odierna Via Mannu, ricordo che un tempo il paese si fermava nella casa di Antioco Garau, sotto il piazzale delle scuole. All’epoca le scuole si trovavano nello stesso stabile del Comune e se servivano altri spazi si prendevano in affitto delle stanze dai privati. In Via Sardegna, il centro abitato terminava con la casa di tziu Pietro Murroni, mentre tutta Via Oristano era a seminativo.

    Il primo acquedotto che portò l’acqua in paese dalla sorgente de sa Spendua fu costruito nel 1927. Nelle case l’acqua corrente arrivò nel 1960 circa: prima di allora, precisamente negli anni Cinquanta, si trasportava dai rubinetti pubblici alle case con le brocche. Ce n’erano tre, uno in sa Gruxi Manna, all’incrocio tra Via Monte Granatico e Via Santa Margherita, uno a sa Gruxixedda, all’incrocio tra le odierne Via Umberto I, Via Mazzini e Via Santa Margherita, e il terzo nell’odierna Piazza Italia, dove oggi c’è la fermata del pullman. In seguito, man mano che il paese si espanse, ne costruirono altri per avvicinare l’acqua alle famiglie.

    C’erano anche dei pozzi pubblici che oggi non ci sono più, tranne quello di Via Vittorio Emanuele, nella casa di Milena Fadda, che riattivarono in un periodo di siccità che colpì il paese.

    Un pozzo, che is antigus chiamavano funtanedda, si trovava all’incrocio tra le attuali Via De Castro e Via Italo Balbo, di fronte al portico, e venne eliminato in seguito a un incidente subito da un cavallo. C’erano poi Funtana bella in Piazza Italia, un altro pozzo in sa Gruxixedda e un altro ancora in sa Gruxi Manna.

    Quando arrivò l’acqua dall’acquedotto, i pozzi vennero chiusi ma in occasione di una brutta siccità vennero riattivati: ricordo ancora il personale che ci lavorò, Terigiu Urru e Salvatore Delogu. In quel periodo, il Comune aveva il diritto di chiedere a chi possedeva carri e buoi tra la cittadinanza, di lavorare quattro giorni gratis all’anno prestando servizio al Comune. Chi non aveva i mezzi doveva farlo come bracciante. Fu così che ripristinarono i pozzi in quella situazione di emergenza.

    Nel 1927 venne costruito anche il cimitero che utilizziamo tuttora. Prima di allora si trovava vicino alla Parrocchia. Ricordo quattro losas, lapidi, in particolare: quella di Angelina Satta, che apparteneva alla famiglia Paulesu, quella di Francesco Mele, quella di Annicca Carta, che apparteneva alla famiglia di Onorato Carta, e quella di Peppino Pisci, che aveva una tomba con un busto di marmo e una colonna purtroppo andati distrutti.

    Is muntronàxus, i mondezzai, si trovavano alla periferia del paese, uno dove c’era il mattatoio, un altro nell’odierno piazzale delle scuole elementari, uno all’incrocio tra Via Santa Greca e Via Vittorio Emanuele, e un altro ancora in Via San Crispo. Ricordo che nel 1947 circa ci fu una moria di maiali e vennero portati lì; lo stesso succedeva quando morivano galline o cani. Non c’era certamente una situazione igienica ideale e gli odori si sentivano forti.

    Da bambini passammo diverse malattie tra cui sa pabèdda, il morbillo, la rosolia, e poi un’infezione agli occhi. Ricordo che durante la notte le ciglia si attaccavano e, perché potessimo andare a scuola, la mattina i nostri genitori prendevano un po’ di acqua calda e ce li pulivano. Poi arrivò la malaria che fu debellata dopo il 1946 dagli americani. Ricordo anche un’invasione di cavallette che durò due-tre anni. Anche queste furono debellate dagli americani con l’utilizzo di un gas.

    Dal lato di Via Italo Balbo, il confine del centro abitato si fermava nella casa di mio padre, l’odierno incrocio tra Via Santa Margherita e Via Italo Balbo, ma durante la guerra la via venne divisa perché ricordo che dall’odierno supermercato Crai a sa Gruxixedda era tutta Via Santa Margherita.

    Le vie venivano segnalate con un pezzo di tavola, ma ho visto anche nomi delle vie incisi su lastre di pietra fissate sul muro della prima casa della via. Via Santa Margherita un tempo iniziava dove oggi c’è la Banca con la casa di tziu Chiccu Ciarroisi, Francesco Cerronis .

    Una delle prime famiglie ad avere l’elettricità fu quella di mio padre poiché costruì la nuova casa proprio nel periodo in cui si iniziò ad installarla, nel 1933-34 circa. L’illuminazione elettrica era presente solo nella via principale, nel resto del paese c’era buio e in famiglia ci si illuminava con le candele o con le lampade ad olio. Veniva utilizzata la morchia, chi non l’aveva utilizzava l’olio del lentischio.

    In Via Vittorio Emanuele non c’erano i pali elettrici come ora, i fili elettrici passavano da una casa all’altra, che avevano più o meno la stessa altezza, e al centro c’era la lampada: pariada un crabatòri, sembrava un coperchio.

    Nel 1943 in paese era tutto tranquillo, non si percepiva che ci fosse la guerra. C’erano le truppe tedesche: ricordo che in una stanza in Via Vittorio Emanuele c’erano gli ufficiali tedeschi mentre i militari soggiornavano in Via Roma. In Via Monte Granatico, dove c’era la casa di tziu Giuseppe Lai, c’era il battaglione San Marco.

    Non abbiamo mai avuto problemi con i militari, andavano d’accordo con mio padre. Avevano ogni grazia de Deus: scatolame, sigarette, cose da mangiare, ma quello che non avevano era il pane, o meglio avevano delle gallette durissime. Il pane del nostro paese è sempre stato molto buono e c’era una sorta di baratto con mio padre che faceva l’artigiano: lui dava un civràxu, una pretzída, tipi di pane, e loro in cambio gli davano un pacchetto di sigarette e qualche scatoletta. Quando nacque mio fratello Costantino, era il 1943, i tedeschi portarono a casa nostra una torta abbastanza grande e per noi fu come se ci avessero regalato un tesoro!

    Dopo il 1943 iniziò a mancare il cibo perché l’Italia doveva sostenere i militari impegnati in guerra. In paese durante la trebbiatura del grano, che avveniva in sAxrioba Manna, c’era una coppia di finanzieri che chiedeva al proprietario del grano quanti figli avesse e dopo aver fatto i conti decidevano che per sfamare quella famiglia occorreva una certa quantità di grano requisendo il resto.

    Lo stesso succedeva per il maiale, animale che tutte le famiglie allevavano: metà veniva requisita

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