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Non avrai altro Dio: Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi
Non avrai altro Dio: Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi
Non avrai altro Dio: Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi
E-book48 pagine42 minuti

Non avrai altro Dio: Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi

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Info su questo ebook

Era il 4 febbraio 2019 quando papa Francesco e il grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb firmavano ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, la Dichiarazione sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, documento che, dal punto di vista cattolico, contiene un passaggio alquanto problematico là dove si legge che “il pluralismo e le diversità di religione” nascerebbero da “una sapiente volontà divina”. Ma come può Dio volere, in virtù della sua sapienza, la diversità delle religioni?  Affermare che le diversità di religione sono volute da Dio non significa contraddire la richiesta di Gesù di andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura?
A partire da queste domande il libro, con il contributo di monsignor Nicola Bux e don Alfredo Maria Morselli, affronta il contenuto della Dichiarazione, lo colloca all’interno del pontificato di papa Bergoglio e ne mostra gli sviluppi, come la nascita dell’Alto comitato per la fratellanza umana e la Abrahamic Family House, la Casa della fede abramitica in costruzione ad Abu Dhabi.
Al termine è proposto il testo del Manifesto della fede del cardinale Gerhard Müller sulla Verità della rivelazione.

Aldo Maria Valli (Rho, 1958), per oltre trent’anni vaticanista della Rai, gestisce ora il popolare blog Duc in altum.
LinguaItaliano
EditoreChorabooks
Data di uscita10 mag 2020
ISBN9789887999362
Non avrai altro Dio: Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi

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    Anteprima del libro

    Non avrai altro Dio - Aldo Maria Valli

    fede

    Ma quella non può essere sapiente volontà divina

    " Storica firma , storica intesa ". In questi termini, su quasi tutta la grande stampa, è stata accolta la dichiarazione sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritta da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, in occasione del viaggio del pontefice negli Emirati Arabi Uniti.

    Nella dichiarazione c’è però un passaggio che, dal punto di vista cattolico, appare alquanto problematico. Si trova là dove a un certo punto si legge che " il pluralismo e le diversità di religione, così come le diversità di colore, di sesso, di razza e di lingua nascerebbero da una sapiente volontà divina".

    Per comodità del lettore, riporto qui l’intero passaggio: " La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano".

    Non occorre possedere una particolare preparazione teologica per capire che c’è qualcosa di stridente. Come può Dio volere, in virtù della sua sapienza, la diversità delle religioni? E affermare che le diversità di religione sono volute da Dio non significa forse entrare in contraddizione con la richiesta di Gesù di andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura? Se le diversità di religione sono frutto della " sapiente volontà divina" vuol dire che le diversità vanno bene così, perché Dio non può volere qualcosa di sbagliato. Ma allora, se le diversità sono buone, perché Gesù ha esortato a evangelizzare tutte le genti?

    Ovviamente qui non mi sto schierando contro i tentativi, che sono sempre benvenuti, di instaurare rapporti d’amicizia con il mondo islamico. Tuttavia, occorre vedere come questi rapporti sono costruiti.

    Alcuni osservatori hanno sostenuto che in realtà nel documento, anche da un punto di vista cattolico, non c’è contraddizione. La dichiarazione, si dice, afferma che ogni religione possiede peculiari valori per i quali esse si completano e si arricchiscono a vicenda, ed è per questo che Dio vuole la pluralità. Altri ancora hanno detto che Dio può tollerare le differenze per rispetto della libertà umana. Ma sono spiegazioni che suonano capziose e non fanno i conti con la questione della vera religione né con il mandato missionario che Gesù ha assegnato agli apostoli. E comunque il risultato della dichiarazione è stato quello di rafforzare nell’opinione pubblica il comune sentire, secondo il quale tutte le religioni sono uguali, tutte sono accettabili, tutte nascono alla fin fine da convinzioni personali e nessuna può sostenere di essere più vera di un’altra. Nulla a che fare con la religione rivelata.

    L’altro motivo di perplessità riguarda l’accento posto con grande enfasi sulla fraternità, valore bellissimo, ma che, dalla prospettiva cattolica, va a sua volta precisato.

    Certamente siamo tutti fratelli, ma non siamo tutti uguali. Le diversità esistono: culturali e religiose. E non possono essere ignorate.

    Se pretendiamo di appiattire tutto, cancellando le peculiarità culturali e religiose, non

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