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VOLEREMO VIA. Con Marc Chagall, tra bellezza, amore, odio e indifferenza.
VOLEREMO VIA. Con Marc Chagall, tra bellezza, amore, odio e indifferenza.
VOLEREMO VIA. Con Marc Chagall, tra bellezza, amore, odio e indifferenza.
E-book62 pagine39 minuti

VOLEREMO VIA. Con Marc Chagall, tra bellezza, amore, odio e indifferenza.

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Info su questo ebook

Nel testo si propone un percorso, un viaggio accompagnati dalle tele e dalle parole di Marc Chagall, alla scoperta di quanto possano ancora dirci l’amore e .la bellezza, ma anche l’odio e l’indifferenza che attraversarono e segnarono la sua vita (e quella di milioni di altre persone, negli anni dei totalitarismi nazifascisti.

In appendice “Lo sguardo degenerato sull’arte”, un approfondimento sul rapporto dei regimi fascista e nazista con l’arte e con Marc Chagall.

“Davvero soltanto gli artisti debbono cercare di giustificare la vita nell’arte, mostrare la via nell’arte? E gli altri uomini non dovrebbero anch’essi mostrare la loro arte collettiva di vivere?” (M. Chagall)

“Mi domando ancor oggi perché sia così difficile provare a mostrare la nostra arte collettiva di vivere. Un’arte del noi, arricchita da colori e visoni, che ci permetterebbe, infine, di dipingere un futuro di speranza e bellezza. Per tutti.

Bisognerebbe solo volerlo …

Ma bisogna volerlo”.
LinguaItaliano
Data di uscita22 mag 2020
ISBN9788831673136
VOLEREMO VIA. Con Marc Chagall, tra bellezza, amore, odio e indifferenza.

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    Anteprima del libro

    VOLEREMO VIA. Con Marc Chagall, tra bellezza, amore, odio e indifferenza. - Domenico Massano

    Cha­gall¹

    Pro­lo­go

    MARC CHA­GALL. UN MAE­STRO DEL ‘900.

    Dai che par­tia­mo!

    Un ul­ti­mo sa­lu­to ai bam­bi­ni e, fi­nal­men­te, ac­cen­dia­mo il mo­to­re. Scen­den­do dal­la no­stra col­li­na in fio­re, in una tie­pi­da e lim­pi­da mat­ti­na­ta pri­ma­ve­ri­le, par­lia­mo del più e del me­no, in at­te­sa di ar­ri­va­re al­la no­stra de­sti­na­zio­ne: la mo­stra Marc Cha­gall. Un mae­stro del ‘900 al­la Gal­le­ria d’Ar­te Mo­der­na di To­ri­no².

    La no­stra è una co­mu­ni­tà³ in cui mam­me con pro­ble­mi di tos­si­co­di­pen­den­za e ope­ra­to­ri cer­ca­no, tra li­mi­ti in­di­vi­dua­li e am­bi­gui­tà so­cia­li, di im­ma­gi­na­re e co­strui­re fu­tu­ri pos­si­bi­li, per­cor­ren­do in­sie­me una pic­co­la par­te del cam­mi­no del­la vi­ta.

    Non ri­cor­do da do­ve sia na­ta la pro­po­sta del­la mo­stra di Cha­gall, se du­ran­te un pran­zo, op­pu­re men­tre si gio­ca­va in­sie­me ai bam­bi­ni, o for­se nel cor­so di una riu­nio­ne se­ra­le.

    Ma non è im­por­tan­te.

    Il viag­gio è bre­ve e pia­ce­vo­le.

    Sia­mo ar­ri­va­ti.

    Par­cheg­gia­mo.

    Il tem­po di un caf­fè ed ec­co­ci all’in­gres­so.

    Mi at­tar­do un po’ nel pa­ga­re i bi­gliet­ti ed en­tro per ul­ti­mo.

    Le sa­le so­no am­pie e sem­bra­no ac­co­glier­ti in un’at­mo­sfe­ra qua­si ovat­ta­ta, ri­scal­da­ta dai di­pin­ti che ti av­vol­go­no in una ver­ti­gi­ne co­lo­ra­ta.

    Ci muo­via­mo in or­di­ne spar­so.

    C’è chi at­tra­ver­sa le stan­ze ra­pi­da­men­te, con la fret­ta di co­glier­ne su­bi­to tut­te le bel­lez­ze.

    Chi, in­ve­ce, pre­fe­ri­sce pro­ce­de­re più len­ta­men­te, la­scian­do­si cat­tu­ra­re dal­la poe­sia di ogni sin­go­lo di­pin­to.

    Ogni tan­to ci in­cro­cia­mo, due ra­pi­di com­men­ti, la con­di­vi­sio­ne di emo­zio­ni e poi si ri­pren­de il pro­prio per­cor­so ar­ti­sti­co e per­so­na­le.

    Ci so­no in­con­tri che non san­no sol­tan­to di pa­ro­le. Quan­do tor­na­no al­la me­mo­ria ci ri­por­ta­no agli sguar­di, ai suo­ni, ai pro­fu­mi, … in­som­ma, a tut­te le di­ver­se sen­sa­zio­ni che li han­no ac­com­pa­gna­ti e che vi so­no ine­stri­ca­bil­men­te le­ga­te.

    Vor­rem­mo re­sti­tui­re tut­to que­sto nel rac­con­tar­li, pur sa­pen­do che dif­fi­cil­men­te sa­rà pos­si­bi­le.

    Il mio pri­mo ve­ro in­con­tro con Marc Cha­gall è sta­to que­sto.

    Un in­con­tro co­ra­le e con­di­vi­so, fat­to di emo­zio­ni e stu­po­re, im­mer­so in co­lo­ri e vi­sio­ni.

    Un in­con­tro pie­no di bel­lez­za.

    Una bel­lez­za che non giu­di­ca e che sem­bra as­se­con­da­re il flui­re del­le no­stre vi­te, ral­le­gran­do l’ani­mo in un so­gno pie­no di fu­tu­ro.

    Una bel­lez­za che, for­se, può aiu­tar­ci a ri­schia­ra­re il no­stro sguar­do, trop­po spes­so oscu­ra­to dal­le neb­bie dell’in­dif­fe­ren­za, ri­chia­man­do­ci ad una co­mu­ne uma­ni­tà e ai sen­ti­men­ti che ci le­ga­no re­ci­pro­ca­men­te.

    Ca­pi­to­lo 1

    VO­LE­RE­MO VIA.

    Io non me ne ri­cor­do - è sta­ta mia ma­dre a rac­con­tar­me­lo - ma pro­prio al mo­men­to del­la mia na­sci­ta, nei pres­si di Vi­teb­sk, in una ca­su­po­la, vi­ci­no all’ar­gi­ne, die­tro una pri­gio­ne, scop­pia un gran­de in­cen­dio. La cit­tà bru­cia­va, il quar­tie­re dei po­ve­ri ebrei. Han­no tra­spor­ta­to il let­to e il ma­te­ras­so, la mam­ma col pic­co­lo ai suoi pie­di in un luo­go si­cu­ro, all’estre­mi­tà op­po­sta del­la cit­tà⁴.

    Marc Cha­gall na­sce il 7 lu­glio 1887 a Vi­teb­sk, una cit­ta­di­na nell’at­tua­le Bie­lo­rus­sia in cui, a dif­fe­ren­za di quan­to av­ve­ni­va a Mo­sca e a Pie­tro­bur­go, agli ebrei era per­mes­so ri­sie­de­re, an­che se con ri­gi­de pre­scri­zio­ni⁵.

    Il de­cen­nio dell’Ot­to­cen­to in cui nac­que, rap­pre­sen­tò un pe­rio­do di acu­tiz­za­zio­ne e di de­ci­si­va evo­lu­zio­ne dell’an­ti­se­mi­ti­smo in Eu­ro­pa, sul pia­no po­li­ti­co, ideo­lo­gi­co e per la pri­ma vol­ta an­che or­ga­niz­za­ti­vo. In que­gli an­ni si mo­stra­ro­no "sia esplo­sio­ni di vio­len­za di ti­po ar­cai­co - i po­grom - in con­te­sti po­li­ti­ca­men­te e so­cio-eco­no­mi­ca­men­te ar­re­tra­ti co­me quel­lo dell’im­pe­ro rus­so, sia nuo­ve de­fi­ni­zio­ni teo­ri­che, ma an­che nuo­ve espres­sio­ni or­ga­niz­za­te dell’an­ti­se­mi­ti­smo: sul­la sce­na cul­tu­ra­le po­li­ti­ca

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