Stanze di vita
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Anteprima del libro
Stanze di vita - Pietro Maria Sekules
te.
RACCONTO 1
.. C’E’SEMPRE CHI STA PEGGIO…
Premessa
Quella frase detta da Robert Redford nel film we were
l’aveva colpito particolarmente rimanendogli sempre in testa. Il personaggio interpretato dal famoso attore americano durante un’esercitazione di letteratura nel College dove studiava, affermava malinconicamente e con un po’ di stupore che: in fondo nella sua vita era stato sempre tutto facile
. Lui era affascinante, intelligente, di famiglia ricca e borghese, con un buon livello di cultura e con un certo appeal derivato non solo dal suo aspetto fisico ma più dal suo essere capace di creare da subito empatia con le persone.
Anche Sebastiano era cresciuto in una famiglia benestante. Di aspetto piacevole, aveva un’istintiva curiosità verso il desiderio di conoscenza, seppur di tale elemento non ne aveva avuto sempre piena chiarezza. Il padre era stato manager di una azienda, la madre casalinga ed un fratello ed una sorella più grandi, avevano riempito il quadro familiare e fatto compagnia in un percorso di vita abbastanza lineare, senza scossoni significativi. Uno degli elementi caratteristici della sua esistenza, era stato quello di essere sempre circondato da un gruppo di amici con i quali aveva condiviso proprio tutto, dallo studio allo sport, dalle prime scelte importanti agli amori giovanili. Questo un po’ lo meravigliava visto il suo carattere poco cordiale ed introverso. Per questo suo modo di essere, era stato spesso da loro preso in giro, pur tutti riconoscendogli un grande senso dell’amicizia. Era sempre attento, infatti, a cosa succedeva nel gruppo e cercava di tenere insieme le diverse anime che, inevitabilmente, spingevano anche inconsapevolmente verso l’esterno attratte da affascinati nuove storie di persone pronte a raccontare la loro diversità.
Terminato con successo il suo percorso di studi, aveva iniziato la sua vita professionale nelle aziende, scalando negli anni i gradini della carriera sino a raggiungere la più alta qualifica prevista nella sua area di competenza. Aveva scoperto, anche con stupore, che la responsabilità man mano che cresceva era in grado di gestirla, acquistando nel tempo più sicurezza verso i suoi collaboratori ed i manager delle altre funzioni aziendali. Non pensava di essere un amante del potere anche se la posizione di tutto rispetto che si era guadagnato, lo rendeva sereno ed un minimo orgoglioso di se stesso.
Durante il girovagare per l’Italia per ragioni di lavoro, aveva conosciuto sua moglie Giulia, una ragazza bella e gentile che, con il passare del tempo, era anche riuscita a migliorarsi crescendo in maturità e senso di responsabilità. Il trascorrere degli anni era stato piacevole e dalla loro unione erano nati due figli Niccolò e Valentina così diversi fra loro per mentalità e carattere, che spesso i genitori si chiedevano come fosse possibile che i loro geni si fossero trasmessi alla prole in modo così disuguale.
Adesso, tuttavia, molte cose stavano cambiando in modo brusco e senza che i due coniugi avessero avuto modo di prepararsi. Ma cosa era successo di così grave da compromettere il vissuto e le sicurezze tanto faticosamente raggiunte? Cerchiamo di capirlo, riavvolgendo il nastro della vita.
Lavoro
Sebastiano aveva lavorato per circa 25 anni nell’area del Personale in aziende complesse per ambiti tecnologici ed organizzativi, specializzandosi in un settore ad elevato livello di conflittualità sindacale. Terminata l’Università con una Laurea a pieni voti in Giurisprudenza, non avrebbe mai pensato di abbracciare il ramo Lavoro. Per quel senso forte di giustizia che pensava di possedere, aveva fantasticato una carriera come Pubblico Ministero, intento a rincorrere malfattori e ad infliggere pene giuste e severe e, invece, le opportunità professionali che gli si erano presentate agli inizi, lo avevano portato a seguire strade diverse che, comunque, fino a poco tempo fa, si erano dimostrate ricche di soddisfazioni. Dopo aver maturato negli anni esperienza in svariati ambiti aziendali, era diventato il capo del personale di una grande società di servizi ricevendo come corrispettivo delle sue prestazioni, un’ottima retribuzione accompagnata da benefits importanti.
La crisi economica era nel frattempo incominciata ma Lui non aveva percepito subito la gravità ed il pericolo al quale stava andando incontro. La sua azienda aveva iniziato ad avere problemi, i fornitori ed i dipendenti cominciavano a lamentarsi per i continui ritardi nei pagamenti e nel ricevimento degli stipendi. Si era andato avanti per qualche anno in quel modo, con la speranza che presto tutto sarebbe cambiato tornando ad essere come era prima. In fondo, era una convinzione comune. Sebastiano, ai colleghi che andavano da Lui a chiedergli maggiori informazioni sull’andamento aziendale, cercava di infondere pazienza ed un po’ di sicurezza, esprimendo valutazioni quali vedrete che riusciremo a tirarci fuori dai guai, dobbiamo solo resistere ed aspettare che la situazione torni alla normalità, che l’azionista si riprenda ovvero che ci venda ad un gruppo privato forte e capace di farci uscire dalle acque malsane nelle quali siamo impantanati
.
Le cose, tuttavia, non erano andate come sperato. La società era finita in mano ad un farabutto che dopo vane promesse di investimenti importanti mai avvenuti, l’aveva fatta fallire. Aveva permesso anche che Manager incapaci la depredassero fino allo spolpamento finale. Chi come Lui si era opposto, era stato poco prima allontanato con false motivazioni. Poco dopo, purtroppo, il fallimento della Società era arrivato, colpendo tutti i dipendenti o quasi. Ancora una volta, aveva avuto conferma che i leccaculo e i Giano bifronte sopravvivevano a tutto perché diversi dagli altri, avendo sotto la pelle un gene immunitario che gli permette di superare con facilità il limite di dignità che, viceversa, appartiene alla normalità del genere umano.
Il periodo successivo, lo aveva impegnato nella ricerca di una nuova opportunità lavorativa che, con casualità, aveva colto in un’offerta per ricoprire un ruolo di responsabilità in una società dove avrebbe svolto una mansione completamente diversa da quella inerente al suo background nell’area del Personale. Ciò nonostante, aveva accettato di buon grado ma le cose non erano andate per il verso giusto. Il ruolo richiesto si adeguava solo in parte al suo profilo professionale, inoltre, anche gli aspetti economici da positivi che inizialmente sembravano essere, col passare del tempo erano diventati sempre più incerti. Stipendi e contributi non pagati e fornitori ingannati in tutti in modi possibili per ritardare al massimo i pagamenti, erano le questioni che impegnavano il quotidiano. Dopo circa un anno e mezzo aveva concluso senza dispiacere anche questa esperienza.
Sebastiano si riproponeva quindi al mercato e, seppur consapevole delle difficoltà del momento, pensava di possedere una conoscenza lavorativa che avrebbe potuto tornare sicuramente utile a qualche azienda. Ma così non era stato. Il nord è una zona a maggioranza di piccole e medie imprese. Qui la crisi era avvertita in modo pesante. Molte società chiudevano o trasferivano l’attività all’estero. Perlopiù non era richiesto un direttore risorse umane ma solo un capo del personale che gestisse un’attività ordinaria, affidando in outsourcing eventuali problematicità importanti. La dimensione aziendale, il numero di dipendenti insomma, non avevano bisogno di un professionista come Lui. La territorialità e la specializzazione in un settore atipico come quello in cui aveva lavorato, in aggiunta, non lo facevano essere appeal
. E poi c’era il fattore più determinante di tutti: i suoi cinquantatre anni erano un fardello che nessuno voleva accollarsi. Perché prendere uno così quando si poteva assumere qualcuno più giovane ad un minor costo? Certo, non avrebbe avuto la stessa esperienza, ma c’era la crisi e bisognava risparmiare ed allora: avanti con i giovani.
Di conseguenza, Sebastiano trascorreva le sue giornate inutili davanti al computer a cercare nuove occasioni di lavoro, abbellendo il suo curriculum vitae ed inventandosi lettere di presentazione sempre più effervescenti e motivate, senza però che nessuno dimostrasse un ben che minimo interesse al tema. Grazie al suo aspetto, rimasto col passare del tempo abbastanza giovanile, aveva anche pensato di aggiungere una sua foto al documento sperando che gli