senzadimora
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Anteprima del libro
senzadimora - Fabrizio Badini
posto"
PREMESSA
Non ho mai pensato di scrivere un racconto, tantomeno un libro intero, ma quel lunedì sera, in una Punta Ala fredda e deserta, al calduccio della barca, mi sono sentito per la prima volta in vita mia di scrivere qualcosa. Forse l’ho fatto per suggellare, o come uso dire scherzando con Patrizia, per surgelare
quel momento, quella decisione così difficile da prendere e così facile da abbandonare quando si torna (letteralmente) con i piedi per terra.
Poi lo scrivere è diventato parte del viaggio. E’ tutto vero e poco romanzato, deve servire a non dimenticare, ne le stupende avventure vissute, ne la ragione che ci ha fatto decidere di viverle. È soprattutto un regalo a Pietro, che da grande potrà leggere le avventure di cui è stato partecipe ed inconsapevole istigatore
.
LA DECISIONE
È l’ultimo lunedì di febbraio, di un inverno particolarmente lungo e freddo, finalmente una giornata tiepida che fa intuire l'arrivo della primavera. Cala Violina è deserta, siamo placidamente ancorati al centro della baia con la poppa verso terra. Davanti ai nostri occhi c'è uno dei più bei panorami che si possano immaginare, la pineta verdissima, il cielo azzurro e la dorata spiaggia deserta si riflettono nel mare immobile come uno specchio.
Il bel panorama riesce a distrarmi solo parzialmente dal libro che sto leggendo, Magico Egeo
è un libro/portolano che parla della Grecia e delle sue isole, l’ho letto già altre volte, ma ora è diverso, sta scattando la molla, forse aiutata dalla prefazione della guida Lonely Planet Isole della Grecia
che ho letto ieri sera prima di addormentarmi.
D'altronde, dopo aver letto quelle poche righe la molla ad un appassionato di mare e di vela deve scattare per forza. Pensare di poter navigare fra millequattrocento tra isole ed isolette per lo più posizionate ad una distanza massima di un’ora di vela l’una dall’altra, di cui soltanto una piccola parte (circa centosettanta dice la guida) sono abitate, è un richiamo a cui difficilmente si può resistere.
Si alza un po’ di scirocco, è ora di andare. Su le vele, partiamo di bolina, questa è anche la prima bolina di Pietro, nostro figlio, che è quasi nato in barca (letteralmente), ma per varie vicissitudini ha oggi a quasi sei mesi, il suo vero battesimo del mare.
A dire la verità lui una dura bolina l'ha già fatta -anzi l'abbiamo fatta insieme- è stata una navigazione impegnativa che ci ha cambiato la vita... ma cominciamo dall'inizio, o non ci capiremo più niente!
Prima di tutto, dato che passo costantemente dal me al noi, c’è da chiarire, che in barca, così come nella vita del resto, io e Patrizia (mia moglie), siamo sempre assieme. Stesso lavoro, stessi orari e stessi hobby. Naturalmente anche alla passione per la vela siamo approdati insieme. Qualche anno con una barchetta a motore di vetroresina di poco più di due metri, seguita da un gommone Callegari che stava bello gonfio mezza giornata, nel 1993 come regalo di nozze ci siamo comprati un Marshal 80
. Un supergommone
di ben quattro metri e ottanta centimetri che ci siamo trainati fino ad Ischia dove abbiamo passato una luna di miele non proprio tradizionale.
Dopo qualche anno di week end con gommone al seguito, con il quale abbiamo girato le coste di mezza Italia facendo anche del camping nautico, cominciavamo a dare segni di stanchezza e nel contempo aumentava il desiderio di avere una vera casa galleggiante
.
Onestamente non avevamo le idee molto chiare, ma come spesso accade, da cosa viene cosa, ed inaspettatamente in una domenica di bonaccia che ci vedeva stesi a prendere il sole alla deriva a tre o quattro miglia al largo nel golfo di Follonica, mentre pensavamo soprattutto ad una piccola barca a motore cabinata e carrellabile, ecco la svolta. Alzo la testa incuriosito da un fruscio e vedo un cabinato a vela scivolare lento e silenzioso verso di noi, probabilmente attratto dal nostro gommone alla deriva senza equipaggio visibile... BOOM, ILLUMINAZIONE
, questo si che è vivere il mare, in silenzio e senza fretta di arrivare da qualche parte!
La sera stessa ci vede impegnanti nella ricerca di un libro di vela, ne troviamo due, un manuale di vela in una bancarella di volumi a metà prezzo, che diventerà la nostra bibbia, e un libro di un navigatore francese, un certo Bernard Moitessier, in una libreria. Nel giro di un mese a La lunga rotta
si sono aggiunti tutti gli altri scritti di questo marinaio un po’ pazzo, che con i suoi racconti ha fatto sognare intere generazioni di velisti.
FINALMENTE VELA
Inizia così il pellegrinaggio nei porti di Toscana e Liguria alla ricerca della prima barca. Noi non ne sappiamo niente, non abbiamo nemmeno amici che ne capiscano qualcosa. Decidiamo che comunque dovrà essere piccola e poco costosa, per imparare e capire se la vela fa veramente per noi.
In breve diventiamo armatori di un bellissimo
Cartefour 681, barchetta in vetroresina degli anni 70 in cui si cucina stando in ginocchio... e come disse Patrizia quando la comprammo c'è pure il lavello
!
Da qui' in poi cambia radicalmente la nostra vita, che sia estate o inverno, che piova o ci sia il sole, non ci interessa, il sabato sera appena chiuso il negozio, si parte, la macchina è già carica, destinazione Punta Ala, tutto il resto non conta, l'unica cosa veramente importante è essere in barca.
Nel giro di pochi mesi, il fido
Cartefour è sostituito da un Comet 850, ma non dura molto neanche quello, nel giro di un altro anno siamo armatori di un Grand Soleil 343, la nostra barca dei sogni, anzi, la barca che non osavamo nemmeno sognare, d'altronde siamo ancora giovanissimi, io ho 28 anni, Patrizia soltanto 23.
Mentre il broker ci faceva vedere la barca, diceva che secondo lui per noi sarebbe stata la barca ideale, bella e molto commerciale, perfetta per qualche anno per poi cambiarla con una più grande... noi gli davamo ragione, ma pensavamo: -Bisogna essere pazzi per vendere una barca così! Non la venderemo mai!- Ma, aveva ragione lui, sono passati diversi anni, la scelta è stata molto ragionata, la barca attuale (forse quella definitiva, ma abbiamo capito che è difficile esserne sicuri) è una barca mitica, fa parte di quelle barche che hanno contribuito alla storia nautica italiana, un vero purosangue che ha fatto, e continua a far sognare moltissimi appassionati. Nel 2001 siamo diventati armatori un Grand soleil 39.
LA BOLINA DI PIETRO
Ho provato e riprovato a descrivere il giorno della nascita, ma rischia di diventare un racconto lungo e complicato. Per farla breve, il diciotto di agosto, quindi quasi tre mesi prima del previsto, nasce Pietro, per nessun motivo logico
a parte il fatto che da qualche settimana si era già posizionato a testa in giù.
Per una serie di fortunate coincidenze nasce a Perugia e non a Grosseto, ma comunque ci trova talmente impreparati che in sala travaglio al momento del parto abbiamo ancora addosso le magliette con il nome della barca, le infradito ai piedi, ed io addirittura gli occhiali da sole sulla testa!
I primi due mesi sono stati tremendi, soprattutto i primi quaranta giorni che Pietro ha passato in incubatrice, senza che ne io ne Patrizia lo avessimo mai potuto prendere in braccio. La parola più incoraggiante dei primi quindici giorni è stata per oggi se l'è cavata
, le peggiori, tante, avevano a che fare con infezioni, difficoltà respiratorie ed altre possibili problematiche allo sviluppo degli organi.
È durante queste serate passate in ospedale, ad aspettare la possibilità di vedere Pietro anche soltanto dieci minuti, che nella mia mente immagini di vita vissuta e vita futura si intrecciano e creano scenari idilliaci o pessimi... la mente vaga e tante necessità ritenute indispensabili
diventano inutili, mentre altri valori, che tante volte diamo per scontati, rischiano di sfuggirci.
Sembra che stia parlando della salute, ma no, quella bisogna darla per scontata per forza, senza di lei tutto il resto è impossibile o addirittura inutile, il vero tesoro
che spesso sperperiamo è il tempo, sacrificato al dio lavoro
e ai dei consumismo
, o addirittura accumulo
.
Non è che io mi voglia definire un accumulatore, un consumista, ne tantomeno un superlavoratore, ma nella vita si sa, tutto è relativo. Facciamo una bellissima vita, varia ed interessante, anche se per conciliare lavoro e divertimento siamo sempre in corsa contro il tempo. I sogni, quelli veri, li abbiamo lasciati per quando saremo più grandi
... Ma, ed è un ma
maiuscolo, sembra sempre di avere un tempo infinito davanti a noi quando si sta bene e non ci sono nubi all'orizzonte. Purtroppo questa storia ci sta facendo capire che tutto può complicarsi, o peggio finire da un momento all'altro.
Siamo stati molto fortunati, piano piano la burrasca e passata, il vento ha cominciato a girare dalla parte giusta, il nostro marinaretto ha cominciato a reagire bene, e finalmente, fra mille paure lo abbiamo portato a casa. Mille paure, perché ci avevano avvertito che i primi mesi sarebbe stato delicatissimo, ed un semplice raffreddore poteva diventare un vero problema... poi tanto per complicare le cose oltre a quella classica, era anche l'anno dell'influenza suina
.
Quando ce lo hanno consegnato
come raccomandazioni particolari i bravissimi dottori dell' unità di terapia intensiva neonatale dell'ospedale di Perugia ci hanno detto: Meno gente vede meglio è, non portatelo in luoghi affollati, se è possibile aria aperta a volontà, tutto il resto verrà da solo.
Dopo i primi quindici giorni a casa, abituati al ritmo che il pupo imponeva, spronati dalla voglia di cambiare aria, ma soprattutto dalla necessità di tenere alla larga amici e parenti che benché avvertiti si presentavano alla porta di casa, non senza un po' di apprensione, siamo partiti per un week end a Punta Ala. L' Idea si è subito rivelata grandiosa, ormai è quasi novembre, il clima ancora molto gradevole, gli amici rispettosi del nostro isolamento ma allo stesso tempo presenti per riportarci alla vita
e farci compagnia nelle lunghe passeggiate in questo incantevole porto e nei suoi dintorni... Fatto sta', che da quel primo week end un po' da pazzi
, non ne abbiamo più saltato nemmeno uno, la barca è stata la noursey di Pietro per tre notti a settimana, anche se tutto sembrava meno che una barca... con il tavolo da carteggio invaso da pannolini e decine di scatole di medicinali.
IL MOMENTO GIUSTO
Senzadimora
, il nome della nostra barca, la dice lunga, non penso ci siano dubbi sulle intenzioni, a ben quattro barche abbiamo messo questo nome, sempre aspettando la barca giusta, ed il momento giusto...
La verità in fin dei conti è che ogni barca, ogni momento, sarebbe quello giusto per partire, ma, come ho già scritto, molto spesso i sogni di questo tipo vengono rimandati, posticipati, accantonati, in attesa di un momento migliore, in parte forse perché sono troppo grandiosi, (o forse ce li inventiamo troppo grandiosi per avere una scusa per rimandarli).
Spesso si aspetta di avere più soldi da parte, quella sicurezza economica che ci permetterebbe di partire in tranquillità, ma è molto facile perdere la via segnata. Se si è bravi (e fortunati) si guadagna sempre più... ed è difficile mollare tutto... se invece si guadagna meno ci si preoccupa per il futuro... e si rimanda la partenza.
Noi siamo proprio in una di queste situazioni, il negozio di ottica che abbiamo aperto una ventina di anni fa sta dando ora i migliori frutti, In vent'anni non siamo cresciuti solo anagraficamente, (che già comunque ci da quell'aspetto e quella sicurezza che soltanto l'età può darti), ma soprattutto professionalmente. Abbiamo probabilmente raggiunto quel giusto compromesso fra mentalità giovane, aperta alle mode del momento, ed esperienza, fondamentale per risolvere problemi tecnici e psicologici che si incontrano continuamente nella nostra professione. Insomma, tutto ci porterebbe a tirare
altri dieci anni, per poi tirare i remi in barca... ed alzare le vele!
Ma immagino già come andrebbe a finire, fra dieci anni saremmo qua a fare le solite considerazioni, a pensare a come siamo bravi, che abbiamo l'età migliore ect ect... E ci ritroveremo a rimandare di altri cinque o dieci anni la partenza, fino a che o saremmo troppo vecchi per desiderare di partire, o peggio, qualche problema serio ci impedirebbe non soltanto di partire, ma anche di sognare.
Un amica che ha mollato tutto
dice che non è coraggioso fare certe scelte di vita, il vero coraggio secondo lei è continuare la vita di tutti i giorni, stressati dal lavoro e dagli impegni quotidiani che si accumulano uno sull'altro.
Forse nel suo caso è vero, ma non certamente nel nostro. Abbiamo un lavoro che ci da soddisfazione e ci lascia abbondante tempo libero, viviamo in una cittadina tranquilla, dove partendo a piedi da casa, in cinque minuti possiamo essere in centro o in aperta campagna e passiamo tutti i week end in barca, che è ormeggiata in un posto incantevole, in definitiva non vogliamo scappare da nulla, vogliamo soltanto vivere un sogno, il nostro sogno!
Ma la cosa fondamentale, il fulcro di tutto, è che lo vogliamo vivere davvero, subito, prima che cambiamo idea o che la vita ci riservi qualche brutta sorpresa.
Pietro è stato la molla, la fionda che ci ha lanciato in questa incredibile avventura. Lui che ad un certo momento con la sua nascita prematura, e con tutti i potenziali problemi ad essa collegati ha messo in dubbio non soltanto la realizzazione di un sogno ma soprattutto la felicità stessa dell'intera famiglia, ci ha spinto a prendere quella decisione che da tanto rimandavamo.
LE SETTIMANE SEMISABBATICHE
Ma torniamo a qualche anno indietro, quando Pietro - come gli diciamo quando gli raccontiamo di cose successe anche tanti anni prima che nascesse - era ancora nella pancia della mamma.
Dopo i primi anni di fantastiche veleggiate fra arcipelago Toscano, Corsica, Sardegna, Ponza, Palmarola e Ventotene, è arrivato il momento in cui anche questi che sono comunemente riconosciuti fra i luoghi più belli al mondo hanno iniziato a stancarci. È duro ammettere di esserci stancati di luoghi così belli ed affascinanti, sembra di voler fare gli snob o i fighetti a tutti i costi. Penso a chi non ci conosce e si ritrova suo malgrado a leggere queste righe. Se fossi io al posto del lettore, mi immaginerei lo scrittore
stanco della Sardegna, uno con la barbetta da calciatore, il sigaro perennemente fra le dita, a sentenziare con la r
moscia e la pronuncia strascicata: la covsta smeralda ovmai è diventata invivibile!
Povnza?!?! Ohh cielo, no! tvoppi Vomani!!!
Niente di tutto questo per carità, fra l'altro abbiamo sempre vissuto le crociere al di fuori del periodo agostiano
, godendoci tutte le isole al meglio. È soltanto lo spirito indomito del viaggiatore che ci spinge sempre a cercare nuovi orizzonti, nuovi mari da solcare, nuovi stimoli per gli occhi e per la mente.
Il sogno a quel tempo erano le Eolie, coni vulcanici rudi ed isolati, ad una distanza tale dalla Toscana che ci avrebbe impedito di raggiungerle veleggiando in armonia con gli elementi e soprattutto di godercele con la tranquillità e la rilassatezza che certi luoghi meritano. Avremmo potuto trasferire la barca in anticipo e dedicare le due settimane di ferie interamente alle isole, ma scegliemmo una decisione più drastica e abbastanza fantasiosa
.
Eravamo in quel periodo impegnati nella ristrutturazione di un casale in campagna, con il dubbio tutte le settimane se stare a seguire i lavori o andare in barca, con il risultato che se eravamo in barca pensavamo ai lavori, se eravamo in campagna pensavamo alla barca! La ristrutturazione era impegnativa, la seguì ed eseguì (affiancando stabilmente l'impresa costruttrice) personalmente, ed una giovane ragazza affiancò Patrizia nella gestione del negozio.
Si programma dunque un anno intero con la barca al sud, nel nuovo Marina di Tropea, con l'impegno morale di passarci una settimana al mese, tutti i mesi, sia d'estate che d'inverno. Le battezzammo le settimane sabbatiche
, sulla carta sembrava semplice assentarci per cinque giorni lavorativi ogni tanto, e nella realtà, (come scopriremo succede sempre), è stato ancora più facile di quello che credevamo! Serena, la nostra collaboratrice riesce a mandare avanti il lavoro di routine e ci prende appuntamenti per la settimana seguente. In effetti il lavoro e la ristrutturazione scorrono regolari, e alla fine dei conti siamo riusciti a fare una settimana in barca (che con i due week end diventano nove giorni) circa ogni trenta giorni di lavoro.
L'esperienza si è dimostrata incredibilmente perfetta, in linea di massima partivamo per la Calabria con previsioni di tempo buono, certo era una gran sfacchinata, o una nottata intera sulle scomode cuccette di un treno o sul comodo sedile - ma con l'obbligo di stare svegli guidando per ottocento chilometri - della nostra auto. Comunque sceglievamo arrivavamo stanchi ma felici delle nuove esperienze vissute e cosa non preventivata, delle splendide amicizie nate fra i pontili del piccolo marina.
Già vivere Tropea e quella parte di Calabria in tutti i periodi dell'anno sarebbe stata un esperienza incredibilmente appagante, ma e stato soltanto l'aperitivo. Una quarantacinquina di notti le abbiamo passate all'ancora nelle varie baie delle Eolie. Dai primi bagni dell'anno a metà aprile, quando a Vulcano ancora non è aperta nemmeno la biglietteria per accedere alla vasca termale, all'escursione guidata in cima al cratere di Stromboli (la nostra isola preferita) i primi di novembre, quando l'acqua del mare era ancora sui venticinque gradi, ed il bagno non era soltanto per dire l'ho fatto
, ma una vera necessità di refrigerio!
Sembrava avessimo scoperto l'uovo di colombo, oltre dieci settimane all'anno di vacanza a goderci posti sconosciuti, pensavamo che avremmo potuto durare anni a quel ritmo. Invece, il motore del Senzadimora
necessitava di una cura radicale ed il cantiere scelto per la sostituzione era in Toscana. Poi sostituito il motore, pronti per ripartire alla volta della Sicilia, scoprimmo di essere