La rivincita del playboy (eLit): eLit
Di Trish Wylie
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I volumi della serie:
1)Preda di un cattivo ragazzo
2)La rivincita del playboy
3)Amici e amanti
4)Per lavoro e per piacere
5)Seducenti fantasie
Trish Wylie
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
La rivincita del playboy (eLit) - Trish Wylie
successivo.
1
Ashling Fitzgerald era tornata. E, in otto anni, non era affatto cambiata.
Gabriel Burke si era accorto all'istante della sua entrata trionfale all'altrettanto trionfale party dei suoi, con l'abito sottoveste color cipria appoggiato sui seni pieni, sulle morbide curve dei fianchi e sul ventre piatto. Aveva avvertito una strana sensazione sulla nuca quando i suoi occhi l'avevano intercettata all'altro capo della sala, mentre lei, con un sorriso stampato in viso e due occhi brillanti come i gioielli che portava al collo, incedeva consapevole tra la folla.
Quella donna era uno schianto, doveva ammetterlo. Forse appariva più sofisticata dell'ultima volta in cui l'aveva vista, ma Gabe era convinto che sotto quella patina si nascondesse la stessa combinaguai di sempre.
«Ehi, con questo smoking fai un figurone!»
Gabe sorrise quando Alex, il fratello di Ashling e suo grande amico da sempre, lo raggiunse accanto al balcone. «Perché non stai infastidendo la tua ragazza?»
«Perché sta chiacchierando con la sua rockstar preferita.»
Dall'alto della sua statura, Gabe lanciò uno sguardo a Merrow. «Non credi che dovresti stare più attento? A giudicare da come se la sta spassando, sembra che le piaccia più la sua compagnia che la tua.»
Alex fece una smorfia. «Ma se ha almeno quarant'anni più di lei! E poi io sono persino più bello di te in smoking. Praticamente irresistibile.»
«Dovresti lavorarci un po' su, sai, Alex? È triste constatare che nemmeno la maturità ti abbia reso più realista» lo canzonò Gabe con aria da fratello maggiore. Anche se, appena trentenni entrambi, avevano soltanto un mese di differenza.
Restarono a osservare gli invitati in silenzio per qualche minuto mentre Gabe si sforzava di non cercare continuamente con gli occhi Ash. Quello che faceva non era più affar suo. Non era più tenuto a starle dietro continuamente per impedirle di mettersi nei pasticci.
Alex ruppe il silenzio con aria distratta. «Hai visto Ash?»
«Sta parlando con tuo cugino Richard» replicò Gabe un po' troppo frettolosamente, ora che ci pensava.
«Intendevo da quando è tornata a casa.»
Gabe strinse le labbra per un secondo, poi scrollò le spalle. «No.»
«È carina stasera, vero?»
Carina non era la parola giusta, pensò Gabe. Lui avrebbe usato un'altra espressione. Un bel bocconcino forse. Perché, a essere sinceri, era così che doveva apparire a tutti quelli che non sapevano cosa si nascondesse dietro la facciata appetibile. Mentre lui lo sapeva invece. E, per quanto lo riguardava, poteva anche essere il bocconcino più appetitoso della terra, ma non valeva la sofferenza che gli aveva provocato.
Cercò di convincersi che sorvolando la sala con lo sguardo non si fosse soffermato a guardarla mentre alzava il braccio e si fissava una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio.
Alex continuò. «È tutta eccitata per questa sua idea della galleria. Dovresti dirle che sarai tu a fare i lavori di ristrutturazione. Sarebbe un modo per tornare a parlare da persone civili.»
Nessuna fretta, pensò Gabe. Non avrebbe neanche mai accettato l'incarico se Alex non glielo avesse chiesto come favore personale. «Lo scoprirà presto.»
Alex annuì. «So che non partecipi più direttamente ai lavori da parecchio tempo. E, solo in caso non te lo abbia già detto, apprezzo molto che tu lo faccia per me. La famiglia vorrebbe tanto che Ash si fermasse stavolta, per cui prima sarà pronta la galleria, meglio sarà.»
Gabe scrollò le spalle. «Non mi dispiace tornare a usare le mani. Non è giusto dare il tormento agli operai per farli lavorare più in fretta se non si solleva mai personalmente un attrezzo.»
«Be', è il vantaggio di essere il capo.» Alex sorrise dandogli una pacca sulla spalla.
Spesso gli capitava di pensare che non fosse un così bel vantaggio, ma non lo disse ad Alex, perché sapeva che non avrebbe capito. Alex aveva sempre svolto il lavoro per così dire concettuale. Un architetto poteva anche avere la soddisfazione di vedere i suoi progetti realizzati, ma, per come la vedeva lui, non c'era nulla di più gratificante di costruire qualcosa con le proprie mani. Incontrare gente, stringere rapporti, concludere affari non gli dava lo stesso senso di soddisfazione. Era un tipo concreto lui.
«I tuoi genitori stanno puntando la tua fidanzata» lo informò.
Quando Alex schizzò via come un fulmine, Gabe ridacchiò e tornò a osservare con un certo distacco gli ospiti ricchi e famosi nel loro ambiente naturale. Si chiese anche come facessero a sembrare sempre così a proprio agio con quegli abiti scomodi. Per quel che lo riguardava, sentiva un desiderio impellente di slacciarsi il cravattino, gettare la giacca su una poltrona e andarsi a cercare una birra. Colpa del suo retaggio, suppose.
Di buono c'era che, finché se ne fosse potuto stare ai margini della sala, avrebbe evitato i convenevoli.
Ma la pace non durò a lungo. La sua schiena automaticamente si irrigidì quando una familiare voce melodiosa risuonò accanto al suo orecchio, riverberandogli nel petto.
«Credevo di aver visto Alex con te.»
«Credevi bene.»
«Sai dov'è andato?»
Gli sembrò di percepire una nota di nervosismo nella voce di Ash. Una rapida occhiata nella sua direzione con la coda dell'occhio confermò l'impressione. Possibile che Ash non riuscisse a guardarlo negli occhi? Bene. Un punto a suo favore.
Girandosi, si appoggiò allo stipite della portafinestra e incrociò le braccia sul petto. «Dovrei ancora tenere d'occhio tutti i pargoli Fitzgerald?»
Gli occhi di Ash si strinsero. «Stiamo riprendendo da dove avevamo lasciato, vedo.»
«Semplicemente non mi lascio fregare da questa nuova versione di te. Puoi abbindolare gli altri, ma non me.» Avvicinò il viso all'orecchio di lei e abbassò la voce. «Io ti conosco meglio degli altri.»
Ash esitò un attimo, poi si fece più vicina, avviluppandogli le narici col suo profumo costoso. «Conosci la mia vecchia me» lo corresse sollevandosi sulle punte e osservandolo da sotto le lunghe ciglia. «Ma non ho intenzione di litigare con te su questa faccenda alla festa dei miei. Dovremo accontentarci di parlare del tempo.»
«Siamo in Irlanda. Piove» replicò Gabe posando lo sguardo su quelle labbra leggermente imbronciate.
«D'accordo. È stata una conversazione sorprendentemente breve. Di cosa vogliamo parlare adesso? Economia... politica...?»
«Scegliere un argomento equivarrebbe a dire che voglio fare conversazione?»
Lei inclinò la testa di lato, e una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi le sfiorò uno dei seni. «Detesti ancora queste feste, mi sembra di capire.»
«Dipende dalle persone che le frequentano.»
«Sì, Gabe. Anche tu mi sei mancato molto» replicò Ash di punto in bianco con fare sardonico.
Gabe si scostò dal battente con un mezzo sorriso. «Hai già conosciuto la fidanzata di tuo fratello?»
Ash liberò il gomito di cui lui si era impossessato mentre la guidava attraverso la folla. «Non c'è bisogno che tu faccia le presentazioni. In questi anni sono cresciuta abbastanza per sapere come comportarmi.»
«Ah, scusami! Di solito, in occasioni del genere, venivo a salvarti dalle grinfie della polizia. Non è colpa mia se mi riesce difficile immaginarti nelle vesti della brava ragazza.»
Ash sospirò. «Mi permetti di ricordarti che le tue azioni da supereroe erano assolutamente volontarie? Non ti ho mai chiesto di...» Si interruppe per scambiare convenevoli con un paio di anziane signore che l'avevano salutata con quei classici baci finti che Gabe detestava. Ma dopo aver sentito almeno mezza dozzina di volte le parole meraviglioso e favoloso ne ebbe abbastanza. Così, quando vide Alex che depistava i suoi, pensò che era il momento giusto per avvicinare Merrow. Prese di nuovo Ash sotto al braccio, compiaciuto di sentirla sussultare al contatto, e sfoderò uno dei suoi sorrisi più affascinanti. «Devo rubarvi Ash per un po', signore.»
Il passo successivo, Ash si era di nuovo liberata con uno strattone, derubandolo del calore di quella pelle soffice e calda.
«Non devi per forza farmi da guardia del corpo. Sono cresciuta, se non te ne fossi accorto, e so cavarmela da sola.»
«Merrow è libera in questo momento» la informò Gabe. «Cerca di essere carina con lei. Tuo fratello te ne sarebbe grato. Considerala un'occasione per dimostrare che sei veramente cresciuta e che finalmente ti importa anche degli altri oltre che di te stessa.»
Ash tirò un profondo sospiro, così profondo che Gabe dovette sforzarsi di ignorare il rigonfiamento dei seni contro la scollatura dell'abito, o i piccoli promontori appuntiti formati dai capezzoli scuri contro la seta morbida. E non essendo cieco, la vista gli procurò una reazione fisica immediata, di cui certo non andava fiero.
Del resto, se ricordava bene, i problemi tra loro erano nati proprio quando, con la pubertà, aveva cominciato a notare gli attributi femminili di Ash.
«È la bionda platino con l'abito Armani?» gli chiese Ash.
«Che accidenti vuoi che ne sappia? È soltanto un abito» replicò Gabe irritato. Ma cercò di darsi una calmata e riprovò. «E comunque, sì, è quella bionda laggiù.»
Ash puntò i piedi e lo guardò infastidita. «Mi sembra di capire che tu stasera non abbia niente di meglio da fare che starmi alle calcagna e alitarmi sul collo. È vero?»
Gabe si chinò su di lei, ma mantenne lo sguardo fisso sulla folla circostante. Temeva infatti che se l'avesse fatto cadere di nuovo sull'audace scollatura di lei, si sarebbe trovato in imbarazzante difficoltà. «Dipende. Mi piacerebbe sapere che intenzioni hai per la serata. Credi che finirà come ai vecchi tempi, con me che ti porto via in spalla per tirarti fuori dai guai?»
Quando lui raddrizzò la schiena, Ash sorrise amabilmente a un amico di famiglia, poi tornò a guardarlo, scoccandogli un'occhiataccia. «Lo so che i ricordi che serbi di me non sono esattamente edificanti, ma possiamo almeno cercare di...?»
«Essere amici?»
A giudicare dalla replica successiva di lei, Gabe capì che un'irridente incredulità doveva essersi palesata sul suo volto.
«E va bene, ma dato che non possiamo evitare sempre di incontrarci, forse potremmo cercare di...»
«Non ti ha mai detto nessuno che un uomo e una donna non possono essere amici?»
«E tu ci credi?»
«Lo so per esperienza. Così, a meno che tu non suggerisca un altro modo per avere a che fare l'uno con l'altro...»
Il colore delle guance di Ash divenne più intenso, ma lei subito voltò la testa e sollevò il mento con fierezza.
Gabe le sorrise sornione dietro le spalle. Perché avere la meglio sulla cara, vecchia Ash era una sensazione niente male, specialmente dopo aver subito il procedimento inverso per anni. I conti finalmente tornavano, ghignò tra sé. Se voleva davvero avere a che fare di nuovo con lui, Ash doveva trovare qualcosa di molto più intrigante di una semplice amicizia.
Mentre avanzava davanti a lui verso la fidanzata di Alex, le guardò quasi in stato di ipnosi il movimento dei fianchi ondeggianti, accarezzati dalla seta dell'abito, e quello dei capelli lunghi e corposi tra le spalle sottili. Per poco non andò a sbatterle contro quando lei si fermò a salutare la donna con un sorriso aperto e cordiale in viso.
Ebbene sì. Era ancora il capolavoro che ricordava, ammise tra sé, ma era anche una donna adulta ormai. E qualsiasi esponente del gentil sesso con un corpo flessuoso come quello e uno spirito acuto come pochi altri lo avrebbe tentato. Se poi si aggiungeva la prospettiva di un piccolo risarcimento...
Arrivò al fianco di Merrow appena in tempo per sentirle dire: «Ciao. Sono Ashling Fitzgerald, la sorella di Alex. Ma puoi chiamarmi Ash. Lo fanno tutti».
Chinandosi tra le due donne, Gabe aggiunse: «Quando non la chiamano spina nel fianco».
Ash strinse la mano a Merrow con un sorriso e alzò la voce per farsi sentire. «Fa' finta che non esista. Io lo faccio da anni.»
Gabe fece un passo indietro e, accostandole la bocca all'orecchio, bisbigliò: «Tranne quella volta in cui mi baciasti. Allora, eri fin troppo cosciente della mia esistenza. E chissà cosa sarebbe potuto succedere tra di noi se le tue amiche non ci avessero interrotti...».
Le guance di Ash avvamparono di nuovo. Un'altra occhiataccia lo fulminò. «Purtroppo non lo scopriremo mai. Perché se anche fossimo le ultime due persone sulla faccia della terra, non accadrebbe mai più. Mai più, capito?» Quando sibilò l'ultimo monosillabo, Ash strinse le labbra, gli occhi nocciola sfavillanti di rabbia.
Suo malgrado, mentre si allontanava per andare al buffet, Gabe rise sotto i baffi, perché, che lei lo volesse o meno, lo aveva appena sfidato a duello. L'espressione mai più lo intrigava come nient'altro al mondo.
Quando tornò dal buffet con un piatto stracolmo di delizie, Ash stava ancora conversando con la futura cognata.
«La nostra Ash sta cercando di traviarti, Merrow? Data la facilità con cui si ficca nei guai, spero che anche tu abbia un buon avvocato.»
Nonostante la stesse stuzzicando a dovere, Gabe pensò che Ash non stava replicando come si sarebbe aspettato. Quasi sicuramente per l'etichetta che le avevano imposto di rispettare. Nondimeno, ricevette una gomitata nel fianco che gli fece rotolare un hors d'oeuvre dalla montagna di cibo che si era sistemato nel piatto.
«L'unico avvocato che servirà a me in questi giorni sarà quello che raccoglierà la mia diffida nei tuoi confronti.» Accidenti, si maledisse Ash. Ecco che tornavano i vecchi tempi e le vecchie schermaglie. Bel modo di dimostrare che era cresciuta!