Il regalo più sexy (eLit): eLit
Di Heidi Rice
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Info su questo ebook
Cassie è già a buon punto: Jace l'ha invitata nella sua suite. Ma non deve dimenticare di lasciare i sentimenti fuori dalla porta, per quanto scartare il suo regalo quest'anno si prospetta molto divertente.
Natale sexy:
1)La luce della stelle
2)Colpo di fulmine
3)Il regalo più sexy
Heidi Rice
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Il regalo più sexy (eLit) - Heidi Rice
1
Se solo la mia vita sentimentale fosse perfetta come Selfridges a Natale...
Cassie Fitzgerald emise un sospiro mentre guardava le vetrine scintillanti dei famosi grandi magazzini londinesi che erano un tripudio di spirito natalizio. La Fata confetto dello Schiaccianoci, con il suo bel tutù e le ali spruzzate di polvere d'argento, se ne stava vezzosa sulla spalla di un manichino con le fattezze di un bel giovanotto. Cassie sorrise tra sé. Le vetrine natalizie di Selfridges non deludevano mai. Coglievano perfettamente il senso di gioiosa aspettativa di quella festività. E, in fondo, anche se la sua vita sentimentale non era perfetta – o meglio, non esisteva affatto – era già un bel miglioramento rispetto all'anno prima!
Aggrottò la fronte, ricordando il desiderio che aveva espresso il Natale precedente: una proposta di matrimonio da parte di Lance, l'uomo con cui era fidanzata da tre anni. Arricciò il naso nell'aria gelida e serrò le labbra, rievocando l'immagine di Lance e Tracy McGellan avvinghiati sul divano di casa sua, esattamente un mese dopo San Valentino. Un mese dopo che Cassie aveva accettato la tanto desiderata proposta di matrimonio.
Arrossì visibilmente ricordando la propria incredulità, lo shock e poi la vergogna per l'ingenuità di cui aveva dato prova. Come aveva potuto voler sposare un verme come Lance?
Era stato il desiderio di Natale peggiore della sua vita, seguito a ruota da quello di un paio di pattini in linea quando aveva otto anni, che le erano costati un polso rotto e tutta la giornata del 25 dicembre al pronto soccorso.
Solo una sciocca romantica come lei era riuscita a non vedere i difetti piuttosto evidenti di Lance e a convincersi che fosse l'uomo della sua vita.
Cassie si strinse nel cappotto per proteggersi dal vento gelido. Da quel momento in poi avrebbe smesso di guardare la vita attraverso le lenti rosa dell'amore. E quest'anno non avrebbe espresso nessun desiderio per le feste.
Certo, era un peccato non avere nessuno accanto al quale svegliarsi la mattina di Natale, nessuno con cui scartare i regali, e questo pensiero la deprimeva. Tuttavia, come le aveva detto la sua migliore amica Nessa, era decisamente meglio stare soli che con quel perdente del suo ex.
Si cacciò le mani in tasca e lanciò un'ultima occhiata alla figura radiosa della Fata confetto, pensando che era stato un bene liberarsi di Lance prima che fosse troppo tardi.
«Sai di cosa hai bisogno?» le aveva detto Nessa quella mattina al telefono. «Di un gran pezzo d'uomo, un Casanova che dia una bella risvegliata alla tua femminilità.»
Le labbra di Cassie si incurvarono verso l'alto. Le sarebbe piaciuto avere l'atteggiamento pragmatico dell'amica nei confronti del sesso. E Nessa aveva ragione. Se fosse riuscita a prendere il sesso un po' meno sul serio, avrebbe potuto divertirsi senza andare a impelagarsi con tipi come Lance.
Salutando con il pensiero la Fata confetto, Cassie si voltò e andò verso la metropolitana, facendosi largo fra i compratori frenetici dell'ultimo minuto che entravano e uscivano dai negozi su Oxford Street, le braccia cariche di pacchi. Mentre aspettava di attraversare la strada, serrò gli occhi e fantasticò sul Casanova che voleva trovare. Sexy, attraente e votato a fare impazzire le donne, sarebbe scomparso come per incanto a Capodanno, prima che potesse chiederle di raccogliergli i calzini da terra o lavargli i piatti sporchi. Per la prima volta da mesi, le sue zone erogene vibrarono gradevolmente.
Riaprì gli occhi al rombo di un motore e un attimo dopo lanciò un grido, quando un'onda d'acqua gelida e sporca la schizzò dalla testa ai piedi.
«Maleducato!» brontolò il signore anziano accanto a lei, mentre Cassie fissava a bocca aperta un'auto nera e lucida che passava oltre.
«Ma che razza di...» Non si era nemmeno fermato!
Senza riflettere, si diresse a grandi passi verso il veicolo che era in sosta al semaforo poco più in là.
Strinse forte i pugni. Normalmente avrebbe lasciato perdere. In altre circostanze avrebbe attribuito l'accaduto alla sfortuna e avrebbe pensato che il guidatore non avesse fatto apposta a schizzarla. Ma, quando aveva visto le facce delle persone attorno a lei che fissavano l'enorme macchia bagnata sul suo cappotto, un'emozione inedita si era fatta strada nel suo animo. Ne aveva fin sopra i capelli d'incassare i colpi senza ribellarsi!
Facendosi largo tra la folla, andò dritta allo sportello del passeggero e bussò con forza al vetro. «Senta un po', signore» iniziò, mentre il vetro azzurrato scendeva con un ronzio elettrico.
Si chinò in avanti, mentre il viso di un uomo emergeva dall'ombra dal lato del guidatore. Sulla trentina, capelli scuri che rivelavano una fronte alta, mascella squadrata e zigomi pronunciati...
Cassie sbatté le palpebre. Dove l'aveva già visto?
«Che c'è?» chiese lui brusco.
In quel momento un rivolo di acqua sporca e fredda le colò giù dalla gamba, riaccendendo la sua indignazione. «Come sarebbe: Che c'è? Guarda cosa mi hai fatto!» esclamò, allargando le braccia per mostrargli l'entità del danno, mentre metteva a tacere il sussulto di semiriconoscimento che l'aveva sconvolta poco prima. Quell'uomo era attraente, ma i suoi modi lasciavano proprio a desiderare.
Lui aggrottò la fronte. «Sei sicura che sia stato io?» le chiese.
Alle loro spalle, un clacson suonò e Cassie lanciò un'occhiata al semaforo. Verde. «Certo!»
Il clacson suonò ancora, più a lungo e con maggiore insistenza. «Devo ripartire» disse lui, raddrizzandosi e mettendo la mano sul cambio.
Ah, no, caro mio. Non te la caverai tanto facilmente!, pensò Cassie e, prima di soffermarsi a riflettere su ciò che stava facendo, aprì lo sportello del passeggero e prese posto sul sedile.
«Ehi!» esclamò lui, mentre lei chiudeva la portiera. «Cosa diavolo pensi di fare?»
«Finire il discorso» gli rispose, fissandolo con freddezza. «Quando avrai trovato un posto per accostare.»
Lui le piantò un paio di occhi verde smeraldo in viso. «Va bene» disse, avviando l'auto. «Ma cerca di non sgocciolare dappertutto. È un'auto a noleggio.»
Il veicolo ripartì con un rombo sommesso e di colpo Cassie entrò in panico, inalando l'aroma leggero dell'uomo. Ebbe l'impressione che il cuore le fosse salito in gola e lo scintillio di luci della strada sparì a poco a poco in una nebbia confusa.
Cosa sto facendo?, si chiese. Perché era salita in auto con un perfetto estraneo?
«Come non detto. Fammi scendere» disse, mettendo la mano sulla maniglia.
Lui si voltò a fissarla. «Ah, dunque ti eri sbagliata. Non sono stato io, vero?»
Quell'accusa fece divampare di nuovo la sua rabbia. «Certo che sei stato tu! Per chi mi hai preso?» sbottò, oltraggiata. «Non sai che è Natale? È un buon momento per mostrare un po' di rispetto per il prossimo.»
Tipico, aggiunse fra sé, guardando il profilo classico dell'uomo. Se Cassie Fitzgerald aveva bisogno di un gran pezzo d'uomo per soddisfarla, il destino le mandava il gran pezzo d'uomo più maleducato sulla terra!
Jacob Ryan strinse la presa sul volante e guardò il piccolo elfo furibondo seduto accanto a lui. Lo fissava con grandi occhi viola, scintillanti d'indignazione.
Come si era cacciato in quella situazione? Non bastava che Helen l'avesse praticamente costretto ad attraversare l'oceano per partecipare al suo ricevimento? No, doveva pure trovare una pazza che sgocciolava sui rivestimenti in pelle della Mercedes che aveva preso a noleggio! Era ridicolo.
Guardò l'acqua sporca che le infradiciava il cappotto e arricciò il naso, cercando di respingere una fitta di senso di colpa. Effettivamente, l'auto aveva preso in pieno una pozzanghera poco prima.
Al semaforo successivo si sollevò leggermente dal sedile e prese il portafoglio dalla tasca dei pantaloni. E va bene, forse era davvero stato lui. Era così preso dalle assurde richieste di Helen, che non se n'era nemmeno accorto. «Quanto?» chiese alla donna seduta accanto a lui. Cento sterline avrebbero dovuto bastare, pensò fra sé.
La bocca carnosa di lei si serrò e i suoi occhi mandarono fiamme. «Non voglio i tuoi soldi.»
Certo, certo, pensò lui, tirando fuori dal portafoglio cinque banconote da venti e porgendogliele. «Ecco, tieni. Buon Natale.»
Lei lo fulminò con lo sguardo. «Ti ho già detto che non voglio i tuoi soldi» sibilò.
Quel tono di disprezzo lo urtò, ma in quel momento lei incrociò le braccia al petto per sottolineare le proprie parole, mettendo così in mostra una generosa quantità di morbida pelle chiarissima, incorniciata dalla scollatura a V del cappotto.
Era per caso nuda, sotto il cappotto?, pensò Jace e, mentre le fissava il seno, qualcosa di caldo gli esplose dentro, disorientandolo.
«Quel che voglio sono le tue scuse» proseguì lei.
Lui sbatté le palpebre e la fissò in viso. «Cosa?»
«Le tue scuse» ripeté lei, con l'aria di chi parla con un subnormale. «Sai cosa sono le scuse?»
Lui scosse la testa, lottando con tutto se stesso per togliersi dalla mente l'idea che fosse nuda sotto il cappotto. Non era possibile che lo fosse. «Ti chiedo scusa» disse, decidendo di assecondarla. Doveva farla scendere dall'auto prima che la visione del suo morbido seno gli mandasse in tilt le poche cellule cerebrali che gli restavano, facendogli fare qualcosa di veramente sciocco.
Come cercare di sedurre una pazza furiosa.
«Tutto qui?» ribatté lei, sporgendosi verso di lui. «Non sai fare di meglio?»
Jace si limitò a sbattere le palpebre. Il movimento della donna non aveva fatto altro che mettere in risalto il suo seno, che adesso minacciava di traboccare dalla scollatura. Lui d'improvviso si sentì la bocca asciutta.
«Dovrò passare un'ora in metropolitana in queste condizioni» proseguì lei. «E poi attraverserò il parco, esposta al vento gelido. Sarà un miracolo, se non mi prenderò una polmonite per colpa tua.»
Era così vicina che Jace venne travolto dal suo profumo. Cannella, chiodi di garofano e scorza d'arancia. «Ti ho offerto del denaro, ma hai detto di non volerlo» ribatté. «Ti ho chiesto scusa, ma non ti basta. Cosa vuoi che faccia? Che mi strappi i capelli?»
Lei serrò le labbra e aggrottò la fronte, ombreggiata da morbidi riccioli bruni. Di colpo, però, l'espressione dei suoi occhi viola cambiò, e la donna si portò la mano alla bocca. «Jace The Ace» mormorò. «È così che ti chiamavano!»
Lui aggrottò la fronte. Nessuno lo chiamava più così dai tempi della scuola... «Ci conosciamo?» chiese. Poi, un altro pensiero ancora più preoccupante lo colpì, mentre registrava l'attrazione sessuale che provava per lei. «Per caso abbiamo fatto sesso insieme?»
Non si ricordava di lei. Oddio, meno male!
Cassie provò a parlare, ma riuscì solo a boccheggiare. Non c'era da sorprendersi, visto che quando l'aveva riconosciuto si era sentita come se le avessero tirato un pugno dritto al plesso solare. Scosse la testa. «No» sussurrò.
«Sicura?» chiese lui, fissandola con quegli occhi color smeraldo che dovevano aver infranto orde di cuori femminili, anche dopo aver preso il diploma al liceo Hillsdown.
Cassie annuì e vide che le spalle di lui si rilassavano.
«Bene» mormorò Jace con sollievo. «Bene» ripeté.
Lei lo fissò, comprendendo il motivo per