Arresa al desiderio (eLit): eLit
Di Trish Wylie
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Trish Wylie
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Anteprima del libro
Arresa al desiderio (eLit) - Trish Wylie
Immagine di copertina:
VSanandhakrishna / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
One Night with the Rebel Billionaire
Harlequin Mills & Boon Modern Heat
© 2009 Trish Wylie
Traduzione di Lucia Esposito
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-284-0
1
«Mi scusi, qui non può stare, questa è una spiaggia privata.»
Roane Elliott mosse un passo incerto in avanti. La luna piena rivestiva le superfici di argento pallido, gettando al contempo lunghe ombre scure, che sembravano respirare al ritmo della risacca marina. Ma i dintorni non la preoccupavano quanto la presenza di quell’estraneo. Anche se conosceva alla perfezione ogni scoglio e ogni anfratto di quella spiaggia, Roane sapeva che non le sarebbe stato facile chiedere aiuto se ne avesse avuto bisogno.
I suoi passi vacillarono. Non tanto al pensiero della potenziale pericolosità della situazione quanto al fatto che man mano che si avvicinava realizzava che quell’uomo era... spalancò gli occhi... nudo!
E superbo! Il chiarore lunare accarezzava ogni muscolo di quel corpo possente, dalle ampie spalle alla vita sottile, al...
Deglutì a fatica.
L’uomo si girò, e Roane distolse rapidamente lo sguardo. Guardalo in faccia, si ordinò. Ma quando i suoi occhi tornarono a scrutarlo, non eseguirono l’ordine impartito. Quell’uomo era una tale visione che persino per una donna pudica come lei era difficile non bearsi della vista di tanta grazia.
Roane si inumidì le labbra e, quando sollevò lo sguardo, si sentì quasi le mani prudere dalla voglia di toccarlo.
«È una spiaggia privata» ripeté in tono meno convincente, ma sollevando il mento per rinforzare l’affermazione. «Non dovrebbe essere qui.»
«L’oceano appartiene a tutti» replicò una voce altrettanto irresistibile. Ma, per quello che la riguardava, l’intruso poteva anche prendere quella voce maschia e profonda che si ritrovava – e che stava producendo in lei un effetto del tutto inaspettato – e andarsene a...
Purtroppo i suoi pensieri cambiarono di nuovo corso, avventurandosi in territori proibiti. I muscoli di quel torace imponente e di quelle braccia robuste erano come scolpiti nel marmo. Non sembravano il frutto degli steroidi, ma di una vita fatta di lavoro fisico o di sport all’aria aperta. Chissà, forse era un nuotatore... No, non era abbastanza magro, ci ripensò. Non che avesse il minimo deposito di grasso nei posti che il suo occhio riusciva a raggiungere. Del resto, l’uomo non sembrava affatto imbarazzato della sua nudità. Al contrario, si era posizionato le mani sui fianchi, quasi sfidandola ad abbassare gli occhi su...
Grazie al cielo, quell’atteggiamento arrogante la convinse a cercare la bocca che aveva pronunciato quelle parole. Roane si schiarì la voce. «Lei non è nell’oceano, ma sulla spiaggia. E la spiaggia è privata. Deve andarsene. Tra poco arriverà la vigilanza.»
Era una bugia, naturalmente. Ma perché lui avrebbe dovuto capirlo?
Nella penombra intravide il luccichio di un sorriso diabolico. «È la sua spiaggia?»
«Appartiene alla famiglia per la quale lavoro. Io...» S’interruppe di scatto, scoprendo che stava per rivelargli che abitava a poche centinaia di metri da lì. Di quel passo tra poco avrebbero cominciato a parlare casualmente del tempo. «Io, a differenza di lei, ho il permesso di stare qui» concluse acida.
Vedendolo avanzare di un passo, indietreggiò istintivamente.
«So come difendermi, perciò non cerchi di aggredirmi. Sono cintura nera di jukwondo.»
Con una risatina l’uomo mise giù le mani dai fianchi e avanzò di un altro passo. «I miei vestiti sono dietro di lei. E, per la cronaca, si dice ju-jitsu o taekwondo. Faccia attenzione la prossima volta. Per il momento, passi. Sa che non le farò niente.»
L’uomo si avvicinò pericolosamente, facendola inspiegabilmente avvampare.
«A meno che non sia lei a chiedermi espressamente di farlo» le mormorò passandole accanto.
Roane aprì la bocca per rimbeccarlo, ma non riuscì a far funzionare il cervello quel tanto che bastava a formulare una frase. In fondo, immaginava che fosse normale davanti a una tentazione come quella. Doveva essere uno di quegli uomini che ottenevano tutto con un solo schiocco di dita. C’era qualcosa di così erotico... di così seducente in lui. E la situazione era così allettante... Oh, cielo! Che genere di donna era una che si eccitava alla vista di uno sconosciuto nudo nel cuore della notte? Tentò disperatamente di pensare a una ragione plausibile per cui era ancora lì, come inchiodata al suolo.
Per accertarmi che se ne vada, si disse.
Bugiarda, replicò una vocina dentro di lei.
Il rumore di una zip la invitò a guardarsi alle spalle, in direzione dell’intruso. Il capo chino, l’uomo era intento a chiudersi i jeans. «Lei vive qui?» le chiese con nonchalance.
«Risponderle non sarebbe una mossa intelligente da parte mia, non trova?»
«Non pensa di aver rinunciato alle mosse intelligenti nel momento stesso in cui si è avvicinata a uno sconosciuto nel cuore della notte?»
Quando l’uomo voltò il viso verso il mare, la luna glielo illuminò fievolmente. E per un breve attimo Roane fu colpita da quanto fosse bello. Non c’era modo di scoprire di che colore avesse gli occhi o i capelli, ma non aveva dubbi che sarebbero stati soltanto la ciliegina sulla torta.
Il viso maschile godeva di una simmetria rara. Un paio di pozze scure suggerivano occhi grandi e profondi, il naso dritto e sottile e la mascella squadrata sembravano intagliati nel legno, e le labbra... be’, le labbra piene sembravano fatte apposta per essere baciate.
Roane si sentì giusto un tantino... folgorata.
L’uomo le rivolse il sorriso più sexy e malizioso che avesse mai visto, e Roane temette che si fosse accorto della sua reazione. Del resto, bello com’era doveva essere abituato all’effetto che faceva alle donne. A giudicare dalla moto potente che aveva visto in cima al vialetto di legno che conduceva in spiaggia, Roane avrebbe scommesso che viaggiava per il paese mietendo vittime femminili a ogni chilometro.
C’era anche un senso di... libertà in lui che l’attirava magicamente. Le sembrava il tipo d’uomo che non si sarebbe mai fatto fermare da niente e nessuno e che avrebbe sempre fatto quello che gli diceva la testa, dal fare il bagno nudo su una spiaggia privata al sedurre una donna al chiaro di luna.
Per esempio, avrebbe potuto tranquillamente avvicinarsi a lei, chinare il viso sul suo e impossessarsi delle sue labbra frementi.
Le immagini erotiche che si formarono nella sua mente le fecero desiderare che per almeno una volta nella sua vita una cosa del genere si avverasse davvero. Le sembrava quasi di sentire sulla sua pelle l’affannoso respiro maschile, il tepore di quelle mani grandi e capaci.
«Per favore, se ne vada» riuscì a dire riavendosi, con voce strozzata.
La risposta di lui fu lenta e roca. «Hai paura di me, piccolina?»
Roane rabbrividì al suono familiare di quelle parole. Non sapeva chi fosse l’uomo davanti a lei, ma sentì che avrebbe dovuto riconoscerlo. «Ci conosciamo?»
«Chissà.»
Quando si voltò a raccogliere il resto delle sue cose, la fievole luce lunare si posò sul disegno perfetto della schiena e dei fianchi maschili. Poi, con in mano un fagotto composto da quelli che sembravano una camicia, una giacca e un paio di stivali – nessuna traccia di indumenti intimi – lui si girò di nuovo a guardarla. «Lo sai, piccolina, che sfidi la sorte ad avvicinare da sola nel cuore della notte un uomo completamente nudo?»
Perché il tizio si ostinava a darle del tu e a chiamarla piccolina? Okay, paragonata al metro e ottanta e passa di lui, lei era davvero piccolina col suo metro e sessanta. E una vera silfide davanti a una simile possanza. Ma essere chiamata piccolina all’età di ventisette anni doveva come minimo suonarle paternalistico. E invece le sembrava sexy, e, con suo dispiacere, era anche sicura che lui lo avesse intuito.
«L’ho già avvisata. A breve arriverà la vigilanza.»
«Non è vero.»
Roane sentì una morsa di panico. «Come fa a saperlo?»
«Lo so e basta» ribadì lui imperterrito.
Ma chi accidenti era quel tipo? Il lato di Martha’s Vineyard su cui si trovavano non era meta usuale di motociclisti belli e dannati come quello. E, francamente, chiunque non avesse dimestichezza con l’isola non sarebbe mai stato in grado di trovare quella spiaggia.
Ma la villa sul costone doveva costituire un bocconcino prelibato per i malintenzionati. Che l’uomo avesse preso di mira la proprietà dei Bryant? Che stesse aspettando in spiaggia il momento in cui tutte le luci della casa si fossero spente per poterla depredare?
Roane aveva sempre avuto un’immaginazione fertile.
L’uomo si sistemò sotto un solo braccio tutti gli indumenti e allungò una mano verso di lei. Vedendo che indietreggiava, disse seccato: «Non ti farò del male».
«Perché dovrei crederci?»
«Perché sei ancora qui. Devi aver capito che non ti avrei fatto niente, altrimenti l’istinto di conservazione ti avrebbe fatta fuggire a gambe levate.» Allungò di nuovo il braccio. «Vieni qui.»
«Perché?»
«Voglio vederti.»
«Perché?» ripeté lei.
Sospirando con impazienza, l’uomo avanzò di un passo e le sollevò il mento con l’indice, voltandole il viso verso la luce.
Lei restò immobile a guardarlo, incapace di trovare la forza di muoversi. La situazione era surreale.
Intrappolandole il mento tra il pollice e l’indice, lui inclinò la testa di lato e le esaminò il viso lentamente. Poi la mollò senza troppe cerimonie, lasciandole un marchio di fuoco sulla pelle.
«Sei cresciuta, eh, piccolina?»
Roane sbatté le palpebre costernata quando lo vide riavviarsi in silenzio verso il vialetto di legno.
«Chi diavolo sei?» gli chiese con voce un po’ stridula.
L’uomo non si voltò indietro, ma la sua voce profonda risuonò nel buio. «Buonanotte, Roane.»
«Ehi, Jake?»
Il mattino seguente Roane avvistò Jake sul vialetto che congiungeva la villa e la casa degli ospiti. «Aspettami!»
Jake si girò, un ampio e affettuoso sorriso in volto. «Buongiorno, raggio di sole.»
«Buongiorno.» Roane gli restituì il sorriso e prese a camminargli al fianco. Erano amici da quando erano bambini e, a differenza delle donne che immancabilmente restavano folgorate dalla sua bellezza, per lei Jake era come un fratello.
«Hai ospiti in villa?» gli chiese. «Ho incontrato un uomo sulla spiaggia ieri sera mentre tornavo a casa.»
Jake sollevò un sopracciglio e attese il resto.
«È stato un incontro stranissimo.» Roane decise di tralasciare i dettagli scabrosi. C’erano cose che una donna non poteva dire nemmeno al suo migliore amico. «Sembrava che mi conoscesse.»
Il mento di Jake si sollevò, lo sguardo puntato sulla casa degli ospiti. «Be’, vediamo se si tratta della persona che credo.»
Roane allargò gli occhi sorpresa quando Jake le cinse le spalle con un braccio e le sussurrò all’orecchio in tono cospiratorio: «Perché temo che abbiamo davvero un ospite».
Roane s’infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e lasciò che Jake la guidasse all’interno della villetta lussuosa. Affacciata a picco sull’oceano sopra una spiaggetta privata e immersa nel verde di folti alberi, comprendeva al suo interno cinque stanze da letto e altrettanti bagni completi di Jacuzzi, una cucina sontuosa e un salone con un camino maestoso. Era insomma una magione della quale sarebbero stati invidiosi i reali di qualsiasi nazione europea.
«Ehilà?» gridò Jake quando entrarono nell’ampia cucina illuminata dal sole del mattino. «Ci sei?»
Jake si fermò di scatto, così di scatto che Roane andò a sbattergli contro la schiena. Accigliata, tornò al suo fianco, pronta a fare un commento su quella mossa maldestra, quando restò a bocca aperta.
L’uomo del mistero le lanciò un’occhiata allusiva prima di rivolgersi a Jake. «Caffè?»
«Sì, grazie.»
L’uomo voltò loro le spalle e versò la bevanda scura in due tazze. Roane pensò che aveva avuto ragione a immaginare che occhi e capelli non l’avrebbero certo delusa. I capelli erano biondo scuro, corti e come spettinati ad arte, gli occhi le erano sembrati scuri, ma aveva bisogno di guardare meglio per accertarsi della gradazione.
Jake aveva ripreso a parlare. «Vedo che hai trovato da solo la chiave.»
«A quanto pare.» L’uomo si voltò e mise una tazza di caffè nelle mani di entrambi senza neanche appurare se anche lei lo volesse. «Aggiungete quello che desiderate. È tutto sul tavolo» disse, poi incrociò il suo sguardo per un momento, una luce consapevole negli occhi castani illuminati da pagliuzze verdi. «Buongiorno, Roane.»
All’improvviso Roane realizzò. «Adam?»
Mentre Jake si metteva a sedere sulla panca intorno