Un irresistibile preda (eLit): eLit
Di Maisey Yates
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Un irresistibile preda (eLit) - Maisey Yates
978-88-3051-519-2
1
Quando entrò da Ace's, Anna Brown stava studiando un modo per farla franca per l'omicidio dei fratelli.
È bello che l'invito includa un accompagnatore. Sai che non puoi portare la tua chiave inglese, vero?
Quella battuta le aveva fatto venir voglia di dare a Daniel un bel pugno in faccia. Si era sentita lusingata quando aveva ricevuto l'invito per il galà di beneficenza che la famiglia West organizzava ogni anno. Molto meno quando Daniel e Mark glielo avevano strappato di mano e avevano stabilito che fosse la cosa più divertente al mondo immaginare che la sorella potesse trovare un accompagnatore per l'evento.
Perché l'idea stessa che lei avesse un appuntamento era il colmo dell'ilarità.
Non avrei alcun problema a trovare qualcuno con cui andare, idioti.
Scommettiamo?
Come no. Sono soldi vostri.
Un'ora prima, quello scambio l'aveva fatta infuriare, ma era anche stato un gran bello sprone. Passata l'euforia, però, si sentiva invece umiliata e piuttosto insicura. Il fatto di dover dimostrare le proprie abilità in fatto di appuntamenti era... be', il termine imbarazzante non ci si avvicinava nemmeno, perché c'era da considerare il piccolo particolare che non aveva alcuna abilità da mostrare.
Era passato più tempo di quanto le piacesse ammettere dall'ultimo appuntamento che aveva avuto. Anzi, a dirla tutta si sarebbe potuto sostenere che, in realtà, non aveva mai avuto un appuntamento: quel veloce e letterale ruzzolamento nel fieno con Corbin Martin non era stato un appuntamento, in effetti.
E il giorno dopo, a scuola, non aveva esitato a raccontare a Chase, il suo migliore amico, delle... difficoltà di Corbin.
Già, il suo debutto in ambito sessuale era stato anche l'ultimo. Forse non sarebbe stato così se i coetanei di sesso maschile non fossero stati piagnucoloni e inetti. Magari, se Corbin fosse stato in grado di dimostrarle che ne valeva la pena, si sarebbe fatta un'opinione diversa sul sesso.
Per come erano andate le cose, quello era il punto in cui si trovava: alla ricerca di un accompagnatore.
Attraversò il locale in direzione del tavolo che, il venerdì sera, era solita occupare insieme a Chase e, spesso, a suo fratello Sam. La luce era scarsa, perciò non riuscì a capire subito quale dei due fratelli McCormack fosse già seduto.
Sperava che fosse Chase, perché da quando conosceva Sam non era mai riuscita a sostenere una vera e propria conversazione con lui.
Chiacchierare non era il forte di Sam.
Si avvicinò, e l'uomo seduto al tavolo sollevò la testa. Sam. Dannazione. Con un boccale di birra davanti alla faccia e un'espressione imbronciata, il che era piuttosto normale per lui. Di Chase, invece, non c'era traccia.
«Ciao» lo salutò prendendo posto accanto a lui. «Brutta giornata?»
«Una giornata.»
«Ah, ecco.» Perlomeno, quando c'era di mezzo Sam, poteva stare tranquilla che la difficoltà nella conversazione non dipendesse da lei... tutta farina del suo sacco.
Tamburellò con le dita sul ginocchio, guardandosi intorno, mentre decideva se alzarsi e andare a ordinare al bar o aspettare che qualcuno si avvicinasse al tavolo. Lasciò vagare lo sguardo in direzione del bancone, e la sua attenzione fu attirata dalla figura di un uomo nell'angolo. In testa aveva il cappello nero da cowboy, il viso era in ombra. Davanti a lui c'era una donna che lo stava guardando come se fosse l'incarnazione di tutti i suoi desideri.
Per un istante la vista la intontì: spalle larghe, petto ampio, mani forti, il tipo di mani che la portavano a chiedersi se non valesse la pena di dare una seconda possibilità al sesso.
L'uomo si appoggiò al muro. Disse qualcosa e la biondina che aveva davanti sembrò illuminarsi. Anna si chiese come ci si sentisse ad avere la totale attenzione di un uomo; essere guardata come un oggetto del desiderio invece che una compagna di bevute.
Per un momento provò un moto di invidia per quella donna, che evidentemente non aveva alcun problema a farsi invitare a un appuntamento. Che avrebbe saputo cosa indossare e come comportarsi a un elegante galà di chissà cosa.
Quella donna avrebbe saputo cosa fare se il suo cavaliere avesse voluto accompagnarla a casa dopo l'appuntamento e farsi invitare a entrare. Non si sarebbe sentita in imbarazzo e non sarebbe scoppiata a ridere al vederlo nudo perché tutte quelle sensazioni la facevano sentire così... così... strana che non avrebbe saputo come reagire altrimenti.
Con un uomo come quello... be', Anna dubitava che si sarebbe messa a ridere. Senz'altro doveva essere tutto muscoli e sorrisi maliziosi. Lui l'avrebbe guardata e lei avrebbe...
Okay, non sapeva cos'avrebbe fatto, nemmeno nella fantasia. Tutt'a un tratto si sentiva accaldata. Molto accaldata.
Solo che in un lampo da accaldata si ritrovò inorridita. Perché l'uomo si spostò, sollevando la tesa del cappello e girandosi lievemente verso di lei, e la luce illuminò i lineamenti definiti. A quel punto si trasformò da fantasia a persona in carne e ossa, e Anna sapeva fin troppo bene di chi erano quella carne e quelle ossa.
Chase McCormack. Il suo migliore amico. L'uomo per il quale aveva passato anni ad allenarsi per non provare mai, mai alcun sentimento sotto la cintura.
Sbatté le palpebre, in fretta, stringendo le mani a pugno per calmare lo stomaco in subbuglio.
«Vado a ordinare da bere» annunciò a Sam. E a lamentarmi con Ace dell'illuminazione troppo bassa del locale. «Vuoi qualcosa?»
Lui sollevò un sopracciglio e il boccale di birra. «Sono a posto.»
Quando si avvicinò al bancone, il cuore era ancora un po' accelerato; si costrinse a fare un cenno a Ace, il gestore, per ordinare una birra alla spina.
E il cuore le si fermò del tutto quando sentì una voce profonda dietro di lei.
«Facciamo due.»
Si voltò di botto e si ritrovò il viso contro il torace di Chase. Un uomo la cui presenza avrebbe dovuto essere scontata, per lei, e di solito lo era. Non quella sera, però. «Una spina» commentò, facendo un passo indietro e alzando gli occhi su di lui. E anche il suo viso avrebbe dovuto essere scontato, invece era così simmetrico... Mascella squadrata, naso diritto, sopracciglia folte e occhi scuri così penetranti da rasentare l'osceno. Come se vedessero attraverso i vestiti o qualcosa del genere. Non che Chase avrebbe mai voluto guardare attraverso i suoi, di vestiti. E lei di certo non avrebbe voluto che lo facesse. Era troppo sveglia per questo.
«Una scelta insolita, per te» proseguì, più per ricordare a se stessa con chi stava parlando che per commentare il suo ordine. Per ricordarsi che lo conosceva meglio di quanto conoscesse se stessa. Qualsiasi cosa pur di allontanare da sé quel breve momento di follia che l'aveva colta quando l'aveva notato senza riconoscerlo.
«Mi sento avventuroso» ribatté lui, sollevando un angolo della bocca; quel sorriso sbieco rovinò la simmetria che Anna aveva ammirato solo pochi istanti prima, eppure in qualche modo lo rese ancor più attraente.
«Andiamo, McCormack. Avventuroso è fare bungee jumping alle cascate Multnomah. Provare una nuova birra non significa essere avventurosi.»
«Parla l'esperta di avventure?»
«Sono esperta in un paio di cose. La birra e l'olio del motore sono in cima alla lista.»
«Allora sarà meglio che non ti sfidi.»
«Probabilmente no. Stasera sono assetata di sangue.» Appoggiò le mani sul bancone e si chinò in avanti, osservando Ace che versava i boccali. «Allora, come mai hai già finito di parlare con la biondina laggiù?»
Chase ridacchiò e questo ebbe un effetto strano dentro di lei, come se rimbombasse prima di scivolarle lungo la spina dorsale. «Non era poi così interessante.»
«A me sembravi piuttosto interessato.»
«Be', non lo ero.»
«Non è vero.»
«Okay» concesse allora lui, scrutandola più attentamente di quanto lei potesse apprezzare. «Perché dai l'impressione di voler ammazzare qualcuno?»
«Ti sembro così letale?»
«Assolutamente sì. Allora?»
«Solito motivo.»
«I tuoi fratelli.»
«Sei sveglio, mi piace.»
Ace tornò dalla loro parte del bancone e spinse avanti due pinte. «Volete aprire un conto?»
«Sì» rispose Anna. «Paga lui» aggiunse indicando Chase.
Ace le sorrise. «Sei carina stasera, Anna.»
«Io sono... come sono tutte le sere» ribatté confusa, dopo un'occhiata alla maglietta grigia logora e ai semplici jeans.
Il barista le fece l'occhiolino. «Appunto.»
Alzò gli occhi su Chase, che stava fissando Ace con un'espressione imperscrutabile, poi riportò l'attenzione sul gestore.
Ace era decisamente attraente. Con barba e camicia a quadri e tutto il resto. Forse lui avrebbe voluto accompagnarla all'evento. Certo, complimenti facili e fascino a parte, anche Ace avrebbe potuto scegliere qualunque donna si fosse presentata nel suo bar. E Anna non era mai la scelta di nessuno.
Abbandonò la fantasia di Ace piuttosto in fretta.
Chase prese le birre dal bancone e gliene porse una, e lei fece attenzione a non sfiorargli le dita; ormai le veniva automatico, dopo anni e anni passati a rabbrividire quando lui si avvicinava troppo, e a fingere di non farlo.
«Dovremmo andare a sederci al tavolo con Sam» suggerì, «per fargli compagnia.»
Chase scoppiò a ridere. «Sappiamo entrambi che preferisce restarsene da solo.»
«Be', se volesse restare solo, potrebbe rimanere a casa.»
«E probabilmente lo farebbe se non lo costringessi a uscire. La mia paura è che, se non lo faccio, un giorno o l'altro me lo ritrovo fuso alla poltrona e quello sì che sarebbe un bel pasticcio.»
Tornarono al tavolo e, piano piano, il battito cardiaco di Anna riprese un ritmo normale, dandole sollievo.
«Ciao, Sam» salutò Chase sedendosi di fianco al fratello, che in risposta emise una sorta di grugnito. «Stavamo giusto discutendo della probabilità che ti trasformi in un paguro.»
«Perché, non sono già abbastanza convincente, come eremita?» domandò l'altro. «Devo rendere il mio disdegno per il genere umano un po' meno sottile?»
«Sì, be', potrebbe aiutare.»
«Credo che invece andrò a giocare a freccette. Ci vediamo dopo.» Sam bevve una lunga sorsata di birra e si alzò lasciandola sul tavolo, prima di allontanarsi in direzione dell'area dedicata a quel gioco, dall'altra parte del locale.
E tra Anna e Chase cadde il silenzio. Perché tutt'a un tratto lei si sentiva a disagio? Perché si ritrovava a prendere nota del modo in cui il suo pomo d'Adamo si muoveva quando deglutiva, o del movimento del muscolo nel braccio quando appoggiava il bicchiere? O persino di quanto fosse mascolino il suono che emetteva quando si schiariva la gola...
Tutt'a un tratto era consapevole addirittura del modo in cui respirava. Si appoggiò allo schienale, portandosi il boccale alle labbra mentre cercava di distrarsi guardandosi intorno.
Era venerdì sera, perciò la maggior parte degli abitanti della cittadina di Copper Ridge, Oregon, era in giro a concludere la settimana lavorativa nell'alcol. Per Anna, invece, la settimana non era ancora finita: contadini e allevatori non avevano giorni liberi, e quindi neanche lei; doveva essere disponibile per fare le riparazioni quando era necessario, soprattutto da quando aveva aperto la propria officina.
Aveva appena lasciato l'impiego da Jake per mettersi in proprio, specializzandosi in mezzi pesanti, che poi in effetti era il motivo per cui si ritrovava in quella posizione: invitata alla serata di beneficenza e invischiata in una scommessa che cominciava a temere non avrebbe mai vinto.
«Allora, per quale motivo specifico vorresti uccidere i tuoi fratelli, oggi?» le domandò Chase, riscuotendola da quei pensieri.
«Diversi.» Non sapeva perché, ma non moriva dalla voglia di raccontargli esattamente cos'era successo. Forse perché era umiliante... Sì, era decisamente umiliante.
«È così tutti i giorni, io ti ho chiesto cos'è successo di particolare oggi.»
Al che Anna prese un profondo respiro, tenendo gli occhi fissi sulla barca da pesca appesa alla parete di fronte a lei, decisa a non guardare lui. «Niente. Solo hanno scommesso che non sarei riuscita a trovare un accompagnatore per questo evento a cui sono stata invitata e io ho scommesso di sì.» Ripensò alla donna con cui Chase stava chiacchierando quando era arrivata da Ace's, una donna così diversa da lei che avrebbero anche potuto appartenere a specie diverse. «E in questo preciso momento ho paura che vinceranno loro.»
Chase cercò di chiarirsi ciò gli stava dicendo la sua migliore amica. Era difficile, però. Daniel e Mark tendevano al bastardismo acuto, quando si trattava di Anna, lo sapeva bene; questo però sembrava troppo anche per loro.
Studiò il suo profilo, i capelli scuri legati in una treccia, la maglietta grigia macchiata di olio. La osservò sollevare la birra... anche le mani erano sporche di olio, sotto le unghie. Anna non era il tipo da attirare attenzione da parte dell'altro sesso. Aveva sempre pensato, però, che fosse una sua scelta.
Non aveva una bellezza convenzionale. Soprattutto per colpa dell'olio. Questo però non voleva dire che trovare un accompagnatore per lei sarebbe stato impossibile.
«Perché pensi che vinceranno?»
Lei rise senza allegria, voltandosi verso di lui con un sopracciglio sollevato. «Ehm...» Fece un gesto con la mano, indicandosi. «Per tutto questo.»
A quel punto, Chase si prese un momento per osservare tutto questo. Osservarlo bene. Come se lui fosse un uomo e lei una donna. Che