La fiamma della passione: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Sono passati nove anni da quando Grace Tyler ha umiliato lui e quasi distrutto la sua famiglia. Seth Mason, però, non è più il ragazzo dei bassifondi interessante solo come divertimento di una notte. Ora è un affermato e spietato multimilionario, e ha l'occasione di mettere a segno il punto vincente in una partita che dura ormai da troppo tempo. Quello che non ha considerato è il desiderio che ancora cova sotto la cenere del fuoco che ha travolto lui e Grace in quella lontana notte, e che torna ad ardere non appena si trovano l'una accanto all'altro.
Elizabeth Power
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Anteprima del libro
La fiamma della passione - Elizabeth Power
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
For Revenge or Redemption?
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2010 Elizabeth Power
Traduzione di Cecilia Bianchetti
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-541-1
1
«Le inaugurazioni sono sempre snervanti, signorina Tyler» cercò di rassicurarla la ragazza dai capelli rossi, posando il blocco e fissandole il microfono al risvolto della giacca grigio perla firmata. «Ma questa galleria avrà un grande successo, lo sento!» esclamò, osservando dipinti, stampe e ceramiche esposti nella grande vetrina di cristallo alle spalle di Grace. «Prima facciamo le riprese esterne, quindi ha ancora un po’ di tempo.» La giovane sistemò il risvolto della giacca, sfiorando una ciocca di capelli sfuggita allo chignon di Grace. «Lei è nata per stare davanti alla telecamera!» esclamò entusiasta.
Ma non davanti ai giornalisti, sospirò Grace tra sé, ricordando il trattamento ricevuto dopo che aveva rotto con il fidanzato con Paul Harringdale, figlio di un ricchissimo banchiere, quattro mesi addietro. I commenti dei tabloid andavano da incostante a svaporata, a definizioni poco lusinghiere come la bionda ereditiera, che non saprebbe prendere la decisione giusta neppure se ne andasse della sua vita. Certo, erano rotocalchi di quart’ordine, e per giunta le ultime parole erano state scritte da un giornalista che l’aveva corteggiata inutilmente, quindi non valeva la pena di perderci il sonno, ma quella cattiveria l’aveva comunque ferita.
«In bocca al lupo» le augurò qualcuno, mentre le porte si aprivano e il locale si riempiva di invitati, critici ed esponenti del mondo artistico.
«Crepi» rise Grace, riconoscendo l’amica Beth Wilson, una brunetta formosa e diversamente alta, come amava definirsi. Un metro e quarantacinque di statura, passava la vita a testa in su. Era un’amica fedele e molto efficiente, tanto che Grace l’aveva scelta per gestire la piccola galleria d’arte nel cuore di Londra, mentre lei cercava di tenere a galla la famosa industria tessile fondata da suo nonno che, dopo la sua morte, circa un anno prima, stava attraversando una grossa crisi finanziaria. E doveva fare tutto da sola, senza il minimo aiuto da parte di Corinne.
Da quando aveva ereditato le azioni del marito, Corinne Culverwell aveva messo bene in chiaro di non avere la minima intenzione di occuparsi in prima persona dei suoi affari. Grace si riscosse, rispondendo con un sorriso a un vero e proprio diluvio di saluti e complimenti, ma intanto si chiese come mai la sua nonnastra – nome alquanto inadatto a una donna che aveva solo tre anni più di lei – avesse addotto un impegno precedente per non partecipare all’inaugurazione.
Mentre indicava a due ospiti il tavolo dove veniva servito lo champagne, Grace notò che i cameramen si stavano avvicinando. S’impose di concentrarsi, preparandosi all’intervista. Stai calma. Rilassati.
«Salve, Grace.»
In preda a una tensione improvvisa, lei si girò di scatto e si trovò faccia a faccia con l’uomo che aveva pronunciato quelle due innocue parole.
Seth Mason!, pensò, ammutolita e con il fiato corto.
Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce, un tono sexy, baritonale ed eccitante. E anche il volto virile, dai lineamenti scolpiti che l’età aveva reso ancora più decisi, era indimenticabile. Quante volte i suoi sogni erano stati tormentati da quel viso volitivo, con gli occhi grigi come l’acciaio e il naso imperioso? I capelli neri erano un po’ troppo lunghi, proprio come allora, e una ciocca ribelle gli scendeva sulla fronte.
«Seth...» mormorò scioccata. Da anni sognava e temeva quell’incontro, eppure era sicura che non l’avrebbe mai più rivisto, meno che meno lì e in quel momento, quando doveva avere la mente lucida e tranquilla.
Lui la fissò negli occhi con sguardo penetrante, e sulla bocca sensuale, che era stata capace di farla impazzire, si disegnò una smorfia ironica.
«Quanti anni sono passati, Grace? Otto, nove?» chiese, godendosi il suo disagio.
«Non... non ricordo» balbettò lei, anche se in realtà lo sapeva benissimo. Quei pochi, sconvolgenti incontri con Seth erano impressi nella sua mente come la tabellina del cinque. Era successo otto anni prima, poco dopo il suo diciannovesimo compleanno, quando pensava che tutto fosse bianco o nero, che la sua vita sarebbe andata esattamente come desiderava, e che avrebbe avuto tutto ciò che voleva. Invece aveva scoperto a sue spese che le cose non andavano sempre così, e la lezione più dura l’aveva imparata proprio dalla breve storia con quell’uomo: per tutto c’era un prezzo da pagare, a volte anche molto alto.
«Non ricordi, o non vuoi ricordare?» la sfidò Seth con voce vellutata.
Grace sussultò. C’erano un sacco di cose che non voleva ricordare. Per fortuna uno scaffale carico di ceramiche li nascondeva alla vista degli invitati. «Che strano vederti qui!» ridacchiò nervosa, fingendo di ignorare la domanda insidiosa.
«Strano, eh?»
«Diciamo che è una sorpresa.»
«Ah, ci credo.»
Seth le stava sorridendo, ma i suoi occhi color ardesia erano gelidi. Occhi acuti e, se possibile, ancora più intuitivi di quando aveva... ventitré, ventiquattro anni? Un rapido calcolo le disse che doveva avere da poco passato la trentina.
Nel tentativo di dissipare almeno in parte quell’insopportabile tensione, Grace indicò con un cenno del capo gli acquerelli di un artista giovane e promettente. «T’interessa l’arte moderna?» chiese.
«Anche.»
Lei non abboccò all’amo. Di sicuro Seth aveva uno scopo ben preciso, ma Grace non aveva nessuna intenzione di scoprire quale fosse.
«Sei entrato perché passavi da queste parti?» Il nome di Seth non figurava sulla lista degli invitati, altrimenti l’avrebbe visto all’istante. Inoltre non era in tiro come gli altri ospiti: camicia bianca aperta, giubbotto di pelle che sottolineava le spalle possenti e la vita sottile, jeans neri che fasciavano le gambe snelle ma muscolose, a testimonianza del suo amore per lo sport.
«Sarebbe un po’ esagerata come coincidenza, non ti pare?» replicò disinvolto, senza spiegare come mai fosse entrato nella galleria d’arte, e in quel momento Grace era troppo tesa per curarsene.
Si guardò attorno, simulando una disinvoltura che non provava. «Vedi qualcosa che ti piace?» chiese, e si sarebbe presa a schiaffi quando vide il sorriso beffardo sulle labbra di Seth.
«È una domanda o un’allusione?» replicò, e lei arrossì, mentre immagini, profumi e sensazioni si affollavano nella sua mente. «Potrei risponderti che errare è umano, perseverare diabolico.»
Era ancora arrabbiato per il trattamento che Grace gli aveva riservato. In effetti, al suo posto, lei avrebbe reagito allo stesso modo.
«Sei venuto a dare un’occhiata?» chiese, con un lampo di collera negli occhi color fiordaliso. «Oppure semplicemente per spararmi addosso?»
Seth scoppiò a ridere, e quando rovesciò la testa all’indietro, mostrando il collo possente e abbronzato, il suo viso sembrò più giovane e più dolce. «Sembra che tu stia parlando di un cecchino.»
«Davvero?» E come mai?, pensò Grace ironica. Avvertiva dosi letali di energia dietro la facciata composta di Seth, ma non riusciva a indovinare il suo scopo.
Seth la guardò di traverso, e quando le ciocche di capelli neri gli ricaddero sulla fronte, Grace ebbe l’assurdo impulso di ravviargliele. «Rispondi ancora alle domande con un’altra domanda?»
«A quanto pare.» Incredibile che Seth se ne ricordasse... Ma in fondo lei non aveva dimenticato neppure un istante delle ore appassionate che avevano passato insieme. «E tu?» continuò, sostenendo il suo sguardo. Seth veniva da una famiglia molto povera e lavorava sodo in un cantiere, ed era mille volte più sexy di tutti i ragazzi che Grace avesse mai conosciuto nel suo ambiente sociale. «Vivi sempre nella West Country?» Lui annuì in modo impercettibile. «Traffichi ancora con le barche?» Grace non voleva essere offensiva, si era espressa così solo perché era molto nervosa, ma dal modo in cui strinse gli occhi capì che Seth l’aveva presa nel modo sbagliato.
«Più o meno» rispose, strascicando le parole. «Del resto che cosa ti aspettavi da un ragazzo che aveva troppe idee per l’ambiente sociale da cui veniva? Non avevi detto così poco prima di farmi fare la figura del cretino?»
Grace sussultò, ricordando ciò che aveva fatto quando era troppo giovane e pensava soltanto a se stessa.
«È successo tanto tempo fa» rispose, sulla difensiva.
«E questo scusa il tuo comportamento?»
Niente potrebbe scusarlo. «Non ti stavo offrendo le mie scuse» rispose in tono aspro, per mascherare la vergogna.
«Allora che cosa mi offri?»
«Pensi che ti debba qualcosa?»
«Non è così?»
«Sono passati otto anni, santo cielo!»
«E tu sei sempre la stessa: ricca, viziata e pronta a concederti tutto.» L’ultimo commento fu accompagnato da una rapida occhiata alla galleria ristrutturata di fresco, traboccante di opere di valore e arredata con gusto squisito, grazie all’innato talento di Grace. «Mentre io sono sempre il ragazzo povero nato nella parte sbagliata della città.»
«E sarebbe colpa mia?» L’atteggiamento ostile di Seth le stava dando sui nervi. «Se ti ostini a... a...»
«A sezionare il tuo carattere?» sorrise Seth, felice di averle fatto perdere il controllo.
«... ti faccio buttare fuori!» concluse Grace sottovoce, per non farsi sentire.
Seth inarcò un sopracciglio, divertito da quella minaccia ridicola. Era alto e robusto, in ottima forma fisica, anni luce al di sopra di qualunque uomo presente in quel momento nella galleria. Sulle sue labbra si disegnò di nuovo quel sorriso pericoloso. «Ah, sì? E da chi? O forse vuoi farlo tu?»
Grace fu colta da sensazioni fisiche assolutamente inopportune alla sola idea di toccarlo. Ripensò al suo corpo caldo e forte, con i muscoli guizzanti e la pelle bagnata morbida come il velluto.
«Non credo proprio» concluse Seth in un soffio.
Era così sicuro di sé, si stupì Grace. Come aveva potuto entrare nella galleria con il preciso obiettivo di insultarla? Evidentemente non era riuscito a dimenticare. Era sempre stato ambizioso, pieno di grande speranze, deciso a emergere. Era proprio la sua determinazione che l’aveva reso così irresistibile ed eccitante agli occhi di Grace.
«E quel sorriso da Monna Lisa?» le chiese. «Sapere che le nostre vite non sono andate come pensavamo ti dà una sorta di perversa soddisfazione?»
Grace abbassò gli occhi per evitare il suo sguardo compiaciuto. Forse Seth pensava che si prendesse gioco di lui perché non aveva combinato niente nella vita, ma non era così. In compenso, sembrava che godesse a ricordarle che il suo futuro era stato diverso da quello che lei aveva dato per scontato quando era giovane e ingenua.
Cercando di dominarsi, ma non riuscendo a nascondere un sorriso malinconico, Grace rispose: «Mi sembra che tu sia più soddisfatto di me».
Seth fece un inchino ironico. «Allora adesso siamo pari.»
«Davvero?» Grace afferrò disperata un calice di champagne dal vassoio di un cameriere, anche se si era ripromessa di non bere per avere le idee chiare, mentre Seth lo rifiutò con un cenno del capo. «Non sapevo che fosse una partita.»
«Neanch’io» replicò lui divertito. «Lo è?»
Quella domanda allusiva la colse di sorpresa, e mentre Grace cercava una risposta adeguata, Seth proseguì: «Ho smesso di invidiare te e la gente come te. Non ho ancora imparato a usare il mio prossimo per ottenere ciò che voglio, ma sto migliorando», la rassicurò sarcastico. «E non mi sono mai sentito in dovere di fare qualcosa solo per fare colpo sui miei amici.»
Intanto la giornalista aveva finito di filmare gli esterni e stava parlando con il produttore, quindi di lì a poco sarebbe entrata per intervistarla.
Devo avere una faccia tremenda, pensò Grace, sconvolta dopo il confronto con Seth Mason.
«Se volevi sfogare su di me le tue frustrazioni e le tue delusioni perché le cose non ti sono andate come speravi...» Sudata e paonazza, Grace prese fiato, cercando di calmarsi. «... Potevi scegliere un momento più opportuno. Oppure sei venuto qui proprio per rovinarmi la serata?»
Lui sorrise, con falsa innocenza. «Perché mai avrei dovuto?»
Lo sapevano benissimo entrambi, e a quanto pareva Seth non l’aveva dimenticato.
«Ero solo curioso di vedere con i miei occhi la nuova avventura della famosa Grace Tyler, anche se del tutto nuova non è. So che hai ereditato questo negozio cadente anni fa ma che solo di recente l’hai trasformato in un tempio dell’arte.»
Doveva averlo letto sui tabloid, si disse