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Ritratto di gentiluomo
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E-book227 pagine8 ore

Ritratto di gentiluomo

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1816
Da anni, ormai, i rapporti tra Abigail e il nonno che l'ha allevata si sono deteriorati. L'inflessibile colonnello la tratta alla stregua di una governante, e tutto perché lei ha osato rifiutare la proposta di matrimonio del suo figlioccio, Bart Cavanagh. L'unica soluzione che le rimane è quella di andarsene per rifarsi una vita altrove, magari sfruttando il proprio talento di pittrice. Il nonno, tuttavia, non ha ancora perso la speranza di vedere i due giovani felicemente sposati e, quando viene a sapere che Bart passerà l'estate a Bath, spedisce la nipote nell'amena località termale. Il suo però potrebbe rivelarsi un grave errore, visto che non conosce l'oscuro motivo che ha indotto Abbie a rifiutare l'uomo che pure un tempo amava.
LinguaItaliano
Data di uscita9 lug 2021
ISBN9788830531574
Ritratto di gentiluomo
Autore

Anne Ashley

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ritratto di gentiluomo - Anne Ashley

    Copertina. «Ritratto di gentiluomo» di Ashley Anne

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Betrayed and Betrothed

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2005 Anne Ashley

    Traduzione di Elisabetta Lavarello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3053-157-4

    Frontespizio. «Ritratto di gentiluomo» di Ashley Anne

    Prologo

    Anche se era occupato ad agganciare la sacca alla sella, il maggiore Bartholomew Cavanagh non staccava gli occhi dalla colonna di soldati che stavano lasciando l’accampamento. La sua espressione era severa, ma poiché non era un gentiluomo incline al sorriso, a volte era difficile intuire il suo umore. Tuttavia l’amico, che gli si era avvicinato inosservato, fu sorpreso nel non vedere neanche un lampo d’animazione sul suo viso.

    «Santo cielo!» esclamò il capitano Fergusson. «A guardarti, si direbbe che stai per andare in battaglia, invece che tornare in Inghilterra per una licenza ampiamente meritata.»

    Un guizzo divertito, finalmente, passò negli occhi scuri di Bart. Si girò verso il giovane ufficiale che, in quella sezione dell’accampamento, si faceva notare per l’uniforme della cavalleria. «Attento, Giles» lo avvertì. «La tua arma non approva che si fraternizzi con la vile fanteria.»

    Anche se si erano meritati la reputazione di ufficiali seri e responsabili, ogni volta che s’incontravano l’amicizia che li aveva uniti sin da ragazzi non mancava di suscitare una battuta scherzosa.

    «Non posso fare a meno di mescolarmi alla plebaglia, se voglio vederti» ribatté subito Giles. «Anche se non riuscirò mai a capire perché un cavallerizzo eccellente come te abbia scelto la fanteria.» Poiché l’allusione venne lasciata cadere senza un commento, il capitano decise di non insistere. «Hai avuto altre notizie di tuo padre?» volle sapere.

    Bart scosse la testa. «Come ben sai, non ho mai giudicato l’intelligenza della mia matrigna al di sopra della media. Ma una cosa devo riconoscere a Eugenie. Non è incline all’esagerazione. Se dice che la salute di mio padre è motivo di preoccupazione, si può essere certi che non sta bene. Ma anche se non fosse così, avrei ugualmente trascorso a casa questa licenza. È ora che faccia pace con la mia famiglia.» Alzando gli occhi, riportò l’attenzione sulla colonna di soldati in marcia verso le colline. «Questi anni nella Penisola hanno sicuramente modificato la mia visione della vita. Cose che un tempo mi sembravano importanti ora non lo sono più.» Si strinse nelle spalle, tendendo la stoffa della giacca verde da fuciliere. «Le esperienze di guerra cambiano chiunque, suppongo. Fanno emergere il meglio in alcuni, il peggio in altri.»

    Annuendo, Giles seguì la direzione dello sguardo dell’amico. «Wellesley fa sul serio, pare. Vedo che ha mandato il capo della polizia militare.»

    «Dopo le perdite subite negli ultimi mesi, doveva pur intervenire. I disertori continuano a crescere di numero» commentò Bart. «Corre voce che siano un centinaio, nascosti su in montagna. Se riescono a trovare cibo a sufficienza, immagino che potrebbero cavarsela, per ora. Quando arriverà l’inverno, sarà un’altra storia.»

    «Ho saputo che Wellesley è disposto a essere clemente e a offrire il perdono a quelli che si costituiranno. Ma non esiterà a impiccare chi non lo farà.»

    Gli occhi duri, Bart tornò a fissare le colline in distanza. «Devo confessare che lassù c’è una persona che preferirei veder penzolare da una corda. Wellesley chiama i soldati semplici la feccia della società. Nel caso di Septimus Searle, non potrebbe avere più ragione. Sarebbe difficile trovare un diavolo dal cuore più nero, e io sono stato tanto disgraziato da averlo nella mia compagnia. È un peccato che non sarò qui quando riceverà ciò che gli spetta, perché sono certo che non si consegnerà volontariamente. Non accetterebbe mai di ritrovarsi sotto il mio comando. Sa che gli renderei la vita un inferno.»

    Il capitano Fergusson tradì la sua sorpresa, perché l’amico aveva la reputazione di essere giusto e comprensivo, e anche per questo era rispettato dagli uomini della sua unità. «Non è da te essere tanto vendicativo.»

    Indifferente, Bart montò in sella. «Searle ha commesso crimini come lo stupro e l’omicidio. La mia simpatia va alle sue vittime. Ma per le prossime settimane intendo lasciarmi alle spalle le esperienze fatte nella Penisola, sia le belle sia le brutte, e pensare a riconciliarmi con la mia famiglia.»

    1

    Solo il regolare ticchettio dell’orologio posato sulla mensola del camino disturbava il silenzio del salotto di Foxhunter Grange. Miss Abigail Graham fissava risoluta la finestra, evitando con gli occhi quella particolare area del giardino in cui non s’avventurava da anni. Era giunta alla conclusione che non poteva più... né desiderava più continuare a vivere in quel modo.

    «Ebbene, bambina? Non hai niente da dire?» le domandò finalmente il padrone della grande residenza di campagna, la voce più aspra di quando, pochi minuti prima, le aveva rivelato con calma le disposizioni che aveva preso per il suo immediato futuro. «Non riesci a trovare dentro di te neanche una semplice parola di gratitudine perché mi sono assicurato che tu fossi adeguatamente intrattenuta durante la mia assenza?»

    «Gratitudine?» ripeté Abbie, abbandonando la silenziosa contemplazione dei fiori della tarda primavera per voltarsi a guardarlo.

    A nessuno poteva sfuggire la forte somiglianza tra di loro. Anche se le era stato risparmiato il naso aquilino che aveva caratterizzato la maggior parte degli uomini e alcune sventurate donne, tra i suoi antenati, Abbie aveva ereditato gli splendidi colori dei Graham: occhi viola e capelli neri. La natura l’aveva dotata inoltre di un portamento elegante e di una figura allo stesso tempo snella e sinuosa che nemmeno la sobrietà dell’abito grigio, più adatto a un’istitutrice che a una persona della sua condizione sociale, riusciva a nascondere. I capelli, spazzolati severamente all’indietro e raccolti in una semplice crocchia, esaltavano la delicatezza dei lineamenti e la perfezione dell’incarnato.

    «Se pensassi che le disposizioni che avete preso affinché io non rimanga qui a Foxhunter Grange in vostra assenza avessero lo scopo di offrirmi l’opportunità di godere della compagnia di una madrina che non vedo da quasi sedici anni, vi sarei profondamente grata.» Solo una vena che pulsava sulla sua tempia, ben visibile sotto la pelle chiara, tradiva il fatto che Abbie era pericolosamente vicina a perdere il suo ammirevole controllo per la prima volta nella vita e a sfogare anni di frustrazioni represse in uno scatto d’ira. «Ma vi conosco troppo bene. L’unico motivo per cui mi mandate a Bath è perché volete evitare che si crei una più stretta amicizia tra me e il nostro nuovo medico.»

    Soltanto per un istante il colonnello Augustus Graham tradì il proprio disagio. «Stai dicendo delle sciocchezze, bambina!» sbottò, prendendo il bicchiere di brandy con una mano che, per una volta, non era perfettamente ferma. «È ovvio che stai covando qualche malanno. Forse sarebbe più saggio rinviare la tua partenza di alcuni giorni, finché non sarai tornata te stessa.»

    «Oh, no, nonno! Malanno o meno, partirò domani nelle prime ore del mattino, secondo i piani. Se la dama che la mia madrina mi ha gentilmente mandato per accompagnarmi nel viaggio arriverà davvero come previsto nel pomeriggio, dovrebbe essere abbastanza riposata per intraprendere il viaggio di ritorno domani.»

    Quel tono di sfida sorprese il gentiluomo abituato a essere trattato con il massimo rispetto dalla nipote. Scattò in piedi e posò un braccio sulla mensola del camino, prima di fissare la ragazza da sotto le cespugliose sopracciglia grigie. «Evidentemente, sei risentita perché ti ho informato solo oggi degli accordi che ho preso con Lady Penrose per il tuo soggiorno a Bath.»

    «Mi avrebbe fatto piacere essere consultata, certo» ammise lei, riuscendo in qualche modo a mantenere la calma. «Comunque, anche se sono sicura che non era vostra intenzione, in realtà mi avete reso un buon servizio, signore. Stare con la mia madrina per le prossime settimane mi darà ampia possibilità di riflettere e di decidere dove vivrò e, più importante, con quali mezzi mi manterrò finché non avrò raggiunto l’età di venticinque anni e non avrò ereditato la somma lasciatami da mia madre.»

    «Di cosa stai parlando, bambina?» esplose il colonnello, senza tentare di nascondere la crescente disapprovazione. «Naturalmente, tornerai qui. L’eredità che tua madre ti ha lasciato è una miseria in confronto a quella che riceverai da me. Sarai una donna ricca dopo la mia dipartita. Tanto ricca da non avere più preoccupazioni per il resto della vita... A condizione, naturalmente che tu non mi dia motivo di modificare il testamento.»

    Bastò quella gratuita, meschina minaccia a farle saltare i nervi. «Modificatelo pure e andatevene al diavolo, signore!»

    Abbie era consapevole che pochi uomini, tanto meno una donna, avrebbero avuto l’ardire di parlare a suo nonno in quei termini, ma non se ne curava. Il fatto che gli occhi dell’uomo scintillassero minacciosi e la sua bocca si fosse contratta non la scoraggiò dal rivelargli finalmente il proprio senso d’indignazione e l’infelicità che aveva provato nell’essere stata trattata con tanta fredda indifferenza.

    «Non siete più lo stesso uomo che mi ha portato qui quindici anni fa. Non avreste potuto essere più affettuoso con me, allora, più dolce e comprensivo.» Le parve di scorgere un muscolo contrarsi sulla mascella del nonno. I suoi occhi cercarono il ritratto della defunta moglie, appeso al posto d’onore sopra il camino. «Ma tutto è cambiato nell’istante in cui ho osato andare contro i vostri desideri rifiutandomi di sposare il vostro prezioso figlioccio. Non è così?»

    «Il modo in cui lo hai respinto è stato imperdonabile» le ricordò il colonnello, la voce aspra, spietata.

    «Ho sbagliato, sì» ammise Abbie, schiettamente. «Avrei dovuto essere più cerimoniosa nel mio rifiuto, ma avevo appena diciassette anni. E voi non mi avevate dato la possibilità di discutere prima la questione in privato.» Non ottenne risposta, quindi sospirò. «Non posso cambiare ciò che è successo in passato, nonno. E anche se ne avessi l’opportunità, ve lo dico sinceramente, non lo farei. Non potrò mai costringere me stessa a sposare un uomo per cui non provo né amore né rispetto.»

    «Come puoi dire una cosa simile? Eri affezionata a Bart, da bambina» le rammentò il nonno.

    «Sì, forse lo ero, un po’» ammise lei, dopo un attimo di riflessione. «Ma i bambini crescono, nonno. Semplicemente, non eravamo fatti l’uno per l’altro.»

    Il colonnello fece un gesto impaziente con la mano. «E come fai a dire che non rispetti un gentiluomo che ha servito il nostro paese con tanto valore durante il recente conflitto con la Francia, guadagnandosi persino un encomio dal Reggente? Questo va oltre la mia comprensione.»

    «Il suo coraggio sul campo di battaglia non è mai stato in questione» sottolineò Abbie. «Sui suoi principi morali, tuttavia, ci sarebbe da discutere.»

    «Principi morali!» abbaiò il vecchio. «Lascia che ti dica, ragazza mia, che Bart è un uomo irreprensibile. Se non fosse stato per il suo intervento, ti sarei corso dietro, quel giorno, per darti la lezione che meritavi!»

    Se si aspettava che quell’ammissione le avrebbe reso più caro il figlioccio che lui aveva sempre ammirato tanto, Abbie lo deluse.

    «Allora il vostro figlioccio mi ha reso un pessimo servizio, mettendosi tra di noi, perché avrei preferito essere picchiata, piuttosto che subire la gelida indifferenza che mi avete riservato da quel giorno. E se pensate...» continuò, senza dargli la possibilità di ribattere, «che il motivo per cui ho continuato a tollerare di essere trattata come una serva è stata la riluttanza a trovarmi un’occupazione che mi permettesse di mantenermi, non potreste sbagliarvi di più. L’ho fatto perché speravo che un giorno mi avreste perdonata e avremmo ripreso quel rapporto meraviglioso che un tempo ci aveva uniti. Ma mi rifiuto di farmi ulteriori illusioni.»

    Dalla piega sprezzante della bocca del nonno, Abbie capì che considerava la sua risoluzione a non dipendere più da lui una vuota minaccia, un capriccio passeggero. «Non essere ridicola, bambina! Come diavolo pensi di poterti mantenere?»

    Senza farsi intimidire, Abbie sostenne la sua occhiata altera. «Come minimo potrei trovarmi un posto da governante. Dopotutto, mi occupo di questa casa da quasi sei anni. Neanche una posizione da istitutrice sarebbe fuori questione. Ho avuto tutto il tempo di studiare nelle numerose occasioni in cui voi avete ignorato la mia esistenza, lasciandomi sola.»

    Abbie ebbe l’amara soddisfazione di vedere il sogghigno svanire dalle labbra del nonno, mentre cercava con occhi incerti il ritratto sopra il camino.

    «E c’è sempre la possibilità che io possa fare buon uso del talento che pare abbia ereditato dalla nonna, un talento che solo voi avete mancato di riconoscere in me. Inoltre, naturalmente, non escludo del tutto il matrimonio. Ma non temete. Se e quando deciderò di compiere il grande passo, non sarà con il nostro medico condotto, anche se tengo molto alla sua amicizia. Tanto meno sarà con quel vostro prezioso figlioccio, per il quale non provo altro che disprezzo.»

    Il pugno che lui sbatté con forza sulla mensola arrivò pericolosamente vicino a ribaltare più di un soprammobile. «Dannazione, perché? Che cosa può averti fatto Bart per provocare un tale e profondo disgusto?»

    La smorfia sprezzante di Abbie fu una magistrale riproduzione di quella che aveva visto poco prima sulle labbra del nonno. «È un po’ tardi per chiedermelo, nonno, non trovate? E comunque, io non faccio la spia. Se vi interessa scoprire cosa mi abbia fatto cambiare idea sul conto di Bart Cavanagh, allora domandatelo a lui. Chiedetegli cosa successe nella serra, sei anni fa, lo stesso giorno in cui mi fece la sua proposta di matrimonio.» Non volendo parlare di un episodio che avrebbe preferito dimenticare, Abbie andò alla porta. «Non mi unirò a voi per la cena, questa sera» annunciò. «Ho i bagagli da preparare. Perciò mi congedo da voi ora e vi auguro un buon soggiorno con il vostro amico in Scozia.»

    Non si guardò più indietro prima di lasciare la stanza, così le sfuggì l’espressione pensierosa che era comparsa negli occhi di suo nonno.

    A testa alta, il colonnello si avvicinò alla finestra e fissò, oltre l’ampio prato soleggiato, l’angolo di giardino in cui sorgeva l’ornamentale struttura in legno, appena visibile ora tra alberi e arbusti. La serra un tempo era stata uno dei luoghi preferiti della nipote, così come lo era stata di sua moglie e di suo figlio. Era vero che da molto tempo Abbie non s’avventurava più in quella zona del giardino. Perché non lo aveva notato prima?

    Scosse la testa, scacciando quel pensiero molesto.

    La carrozza su cui viaggiavano Abbie e la cameriera personale della sua madrina raggiunse la periferia di Bath poco dopo mezzogiorno, tre giorni più tardi. Il tempo le aveva favorite restando clemente, ma anche se non fosse stato così, Abbie si sarebbe goduta comunque l’esperienza.

    Erano passati anni dall’ultima volta che s’era allontanata dalla casa di suo nonno, situata nel cuore della campagna del Leicestershire, e ogni aspetto del viaggio aveva catturato il suo interesse. La compagnia della cameriera personale della sua madrina, inoltre, aveva fatto passare piacevolmente le ore.

    Evelina Felcham era diversa da qualunque altra cameriera Abbie avesse conosciuto. I domestici di Foxhunter Grange, a causa del temperamento incostante del colonnello, si comportavano con cautela e con il massimo rispetto. Era stato subito chiaro che Miss Felcham non era minimamente intimorita dalla padrona. Né mostrava riluttanza a esprimere la propria opinione, le fosse richiesta o meno.

    «Spero che la mia madrina non sia in pensiero perché siamo in ritardo di qualche ora. Mi succede così di rado di viaggiare che non ho voluto forzare le tappe» osservò Abbie, guardando con interesse dal finestrino le animate vie del centro cittadino.

    «Dio vi benedica, signorina! State tranquilla» la rassicurò Miss Felcham. «Non capita molto spesso che Lady Hetta si angusti per qualcosa, ultimamente. È diventata indolente da quando è mancato il padrone, dico sul serio. Le cose sarebbero state diverse, se avesse avuto la benedizione di avere dei figli. Ma non era destino. La vostra visita le farà bene, ne sono certa.»

    Abbie si girò a guardarla, colpita da un pensiero che la turbava. «Spero che non si offenda se non la riconoscerò. Non ho riconosciuto nemmeno voi.»

    «Non c’è da stupirsene, signorina. Non avevate più di sette o otto anni quando i vostri genitori vi hanno portato qui in visita. Ma io vi avrei riconosciuto ovunque.» Miss Felcham sorrise. «Siete stata tanto fortunata da ereditare i colori di vostro padre, questo è vero, ma avete i lineamenti fini della vostra bellissima mamma.»

    «Davvero?» Abbie provò un moto di piacere nel sentirlo. Nel corso degli anni, aveva studiato spesso l’unico ritratto che possedeva di sua madre, una miniatura ad acquerello montata in una cornice d’argento, e le era parso di notare una certa somiglianza, ma le era sempre stato detto che aveva preso dai Graham.

    «Ho solo vaghi ricordi dei miei genitori» ammise. «Fu poco dopo quella visita ai Penrose, nel Surrey, che partirono per l’Italia.»

    «Sì, signorina, lo ricordo bene» sussurrò

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