Bufera a Boston (eLit): eLit
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Anteprima del libro
Bufera a Boston (eLit) - Alexandra Scott
successivo.
1
Zachary McGuire! Accidenti a lui! Era sconvolgente dal vivo esattamente come lo era stato in quegli ultimi cinque anni nei suoi sogni. Il tempo aveva fatto ben poco per cancellare l'immagine di lui e questa consapevolezza contribuì ad accelerare il battito del cuore di Abbi.
Aggrappata alla ringhiera, riuscì a fatica a scendere gli ultimi due gradini della scala che portava al salone. Accettò un bicchiere di vino e cominciò a chiacchierare pigramente con i colleghi come se non avesse un pensiero al mondo, come se non stesse cercando disperatamente di nascondere lo sforzo che stava facendo per superare quell'inatteso fulmine a ciel sereno.
Non che ci fosse qualcosa di inaspettato nel dolore provocato dalla breve relazione con Zach McGuire. Forse il suo patrigno, falso e menzognero in qualsiasi altro campo, le aveva detto la semplice e pura verità sull'amore, asserendo: Le storie nate durante l'estate, Abbi, fanno parte dell'esperienza di vita e non vanno mai prese sul serio. È una regola che tutti si trovino con il cuore spezzato almeno una volta. Poi, ci si riprende abbastanza in fretta...
Purtroppo, lei non si era ripresa da quella storia con Zach McGuire. Le ultime parole che le aveva sussurrato, bocca contro bocca, erano incise a fuoco nella sua mente insieme a tutte le false promesse che contenevano: Tornerò il più presto possibile, niente riuscirà a tenerci lontani.
Promesse da marinaio!, pensò con l'ultimo lampo di ironia che le era rimasto.
Abbi cercò di mettersi a proprio agio spostando il peso sulla gamba destra e voltando la schiena al gruppetto che la sconvolgeva tanto. Era una protezione contro l'impulso di lanciare occhiate di fuoco in quella direzione, nonostante la paura soffocante di incontrare gli occhi di lui. Un'eventualità che trovava insopportabile nonostante fosse consapevole che alla fine avrebbe dovuto affrontarla.
Per quanto orrenda, la realtà era quella: Zachary McGuire, un tempo amante di Abbi Gervais, era adesso presidente della multinazionale che aveva inglobato la Zenith, società che era stata sottratta alla legittima proprietà di Abbi, grazie ai loschi maneggi del patrigno.
Abbi sollevò il bicchiere alle labbra e rimase sconcertata trovandolo vuoto. Si guardò attorno cercando un posto dove posarlo e scosse il capo quando un cameriere si offrì di riempirlo.
«Avanti, Abbi» disse Ben Turner cercando di convincerla. I suoi occhi fissavano ammirati la nuova acconciatura di lei. «Lasciati andare per una volta!» Ora la sua attenzione si concentrò golosamente sulla bocca di lei. «Sai... non ti ho mai vista vuotare così in fretta un bicchiere...»
«Be', dopotutto, non puoi sostenere di conoscermi così bene. Non credi, Ben?» rispose lei con un leggero accento francese acquisito dopo alcuni anni di permanenza sul posto.
Lui inarcò le sopracciglia e la fissò intensamente. Poi vuotò il suo bicchiere e tese la mano per sostituirlo con uno pieno. «Fammi sapere quando sarai disposta a concedermi la possibilità di conoscerti meglio, allora» mormorò, con uno sguardo da navigato dongiovanni.
Abbi non rispose. Non sarebbe riuscita a convincerlo che, pur non tenendo conto della moglie e dei due figli che Ben aveva a Wimbledon, lei non sarebbe stata per nulla interessata alla faccenda. Voltandosi, incontrò lo sguardo comprensivo di Beverley Crane, una delle segretarie, le sorrise e scrollò filosoficamente le spalle.
La ragazza le si avvicinò con fare cospiratore e le sussurrò eccitata e incuriosita: «Accidenti, Abbi, il nuovo capo è veramente degno di essere guardato, non ti pare? Gli hai già parlato?».
«No» fu la fredda risposta. Era evidente che Beverley si stava riferendo all'occasione presente e non al passato.
In passato, avevano parlato. Anzi, avevano fatto molto di più che parlare... Abbi mise una briglia ai propri pensieri, decisa a soffocare gli insistenti ricordi sensuali che la ossessionavano. Un brivido le percorse la schiena. Oh, se solo non avesse deciso di indossare quel vestito dalla profonda scollatura. Ma perché diavolo aveva scelto un abito così provocante? Forse era meglio non approfondire troppo la questione: la risposta non le sarebbe piaciuta!
Comunque, quello restava uno dei suoi abiti preferiti. Il tessuto le si incollava addosso come una seconda pelle, era comodo e per di più la scollatura sulla schiena metteva in evidenza le ultime tracce dell'abbronzatura presa alle Mauritius. E poi... le faceva piacere ricordare a Zachary il giorno... o piuttosto la notte in cui avevano... oh, mio Dio! Abbi desiderava disperatamente ricordargli quello che aveva perduto. E spasimava per capire se anche lui avesse sofferto quanto lei.
Ora, Zachary McGuire doveva avere chiara la visione della sua schiena... Abbi sentì un nodo in gola: forse si sarebbe risvegliato in lui il ricordo. Forse avrebbe rammentato quando le era arrivato alle spalle e le aveva sfiorato la pelle della schiena, prima con la mano e poi con le labbra. Più tardi, in un tono sognante, le aveva confidato che era stato come baciare un velluto. E lei, così giovane e ingenua, si era lasciata abbagliare dal sogno dell'amore e si era stretta a lui reclamando la passione.
«Hai freddo, Abbi?» Beverley sollevò su di lei lo sguardo e la sua espressione preoccupata distolse Abbi dai sogni a occhi aperti. Con aria assente, scosse il capo. «Be', hai la pelle d'oca» insistette la ragazza.
Certo che aveva la pelle d'oca! E per una ragione precisa! A dispetto di ogni intenzione, la sua immaginazione si era sfrenata naufragando in ricordi troppo intensi per essere dimenticati. Un altro brivido la scosse ripensando alle sensazioni suscitate dalle mani di Zachary mentre, stesi l'uno accanto all'altro, lasciavano scaldare la pelle all'ultimo raggio di sole. Era un ricordo così magico che Abbi d'impulso si voltò e si trovò a fissare con sguardo accusatore quel viso che finora si era sforzata di evitare... quegli occhi grigi e magnetici capaci di sedurre con tenerezza. E proprio quegli occhi ora la stavano guardando con una luce di sfida.
Zachary McGuire era stato conscio della presenza di lei non appena era apparsa in cima alle scale, prima ancora di vederla riflessa nel grande specchio appeso alla parete. Qualcosa lo aveva distratto dal flusso ininterrotto delle chiacchiere di lavoro che tutti i componenti dello staff sembravano ritenere il suo unico interesse al mondo. Aveva provato uno strano brivido e istintivamente aveva sollevato lo sguardo. E l'aveva vista. Alta, bella ed elegante. Subito un desiderio ardente si era impadronito di lui. Abbi era l'unica donna che avesse il potere di provocargli quell'effetto, nonostante il matrimonio con Bridget, nonostante le altre donne che erano seguite. Abbi era sempre stata presente nei suoi pensieri, costringendolo a fare paragoni, tormentandolo nelle fibre più profonde della sua anima. Era stata sempre la sua ossessione e adesso rappresentava una complicazione che non aveva previsto. Infatti, non aveva trovato il suo nome nella lista dello staff della compagnia appena acquisita. Ne aveva concluso, forse con sollievo, che doveva essersene andata e che...
Qualcuno accanto a lui era in chiara attesa di un suo commento. Zach riuscì a costringersi a un sorriso e scrollò le spalle. «Scusi, ero distratto.»
Jessica Heron, capo contabile della Zenith, gli rivolse un sorriso da sopra l'orlo del bicchiere. «Stavo soltanto chiedendo se ha intenzione di trascorrere il Natale in Inghilterra oppure...»
«Non credo» rispose lui con quel sorriso che aveva affascinato più di una donna. «Devo tornare dalla mia famiglia, a Boston.» «Capisco.»
«Ho una figlia che ha quasi cinque anni ed è molto esigente. Si aspetta di vedermi tornare al più presto a casa.»
«Certo.» Jessica, per quanto disinvolta, riuscì a malapena a nascondere la propria delusione per la presenza di una figlia nella vita di Zachary, così non trovò il coraggio di domandargli della moglie. «Vuole che la presenti allo staff?» domandò per cambiare argomento.
«Mi sembra un buona idea.» E in effetti lo era... questo fino a quando non si trovò a fissare Abbi dritto negli occhi.
«Abbi, il nostro capo del personale» annunciò Jessica, con una punta di acidità nella voce. Non approvava il nepotismo e aveva sempre saputo che la nomina di Abbi era un favore dovuto alla lunga familiarità con l'uomo che parecchi anni prima era stato il direttore generale. Né l'efficienza, né la popolarità di Abbi riuscivano a distoglierla da quell'opinione. «Abbi, questo è il nostro nuovo presidente.»
Zach non aprì bocca: si limitò a un cenno del capo, continuando a fissarla con un'espressione profonda.
Un tempo Abbi si era sciolta sotto quello sguardo, ma ora si sentiva le ginocchia così deboli che le sembrava di essere sul punto di svenire. Prima che potesse accadere un fatto così umiliante, Zach spostò lo sguardo in un'altra direzione. Nemmeno una parola, solo quel cenno del capo verso di lei. Un gesto così sprezzante che Abbi si sentì impallidire. Era quasi come aver ricevuto uno schiaffo in pieno viso...
Jessica si accorse subito che qualcosa non andava e il suo sguardo brillante cominciò a posarsi alternativamente su Abbi e su Zach. Incredibile quello che può essere espresso da un semplice inarcare di sopracciglio, pensò gioendo dell'indifferenza mostrata da Zach nei confronti di Abbi.
Il resto della serata trascorse in una sorta di nebbia confusa per Abbi. Agiva come un automa, sorridendo ad alcuni, rivolgendo frasi di circostanza ad altri.
Il discorso di Zach fu netto e conciso, con un paio di quelle battute che a vent'anni Abbi aveva trovato divertenti. E, a giudicare dagli scoppi di risate spontanee alle quali non riuscì a unirsi, i suoi colleghi le trovavano ancora divertenti. Lei era troppo ferita, troppo stordita dal ricordo del passato. Annullata da una sofferenza tale che non vedeva l'ora che la serata arrivasse al termine, in modo da poter tornare a casa, chiudere la porta davanti al mondo e leccarsi finalmente le ferite.
Ma persino nel buio della sua stanza da letto non fu facile. Stesa sul letto, lo sguardo fisso nel vuoto, dimentica del tempo e dello spazio, Abbi si chiese come avrebbe potuto affrontare la situazione. Da quel che ne sapeva lei, sicuramente il nuovo presidente, Zachary McGuire, non avrebbe dedicato molto del suo prezioso tempo alla Zenith. Per quanto la società fosse grande per i canoni della regione, nel più vasto schema mondiale appariva solo una briciola.
Tuttavia, Abbi aveva il sospetto che, per insignificante che fosse, Zach avesse acquisito la Zenith allo scopo di pareggiare vecchi conti. Una simile idea rendeva urgente la necessità di cercare un nuovo