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Seduzione in abito bianco: Harmony Collezione
Seduzione in abito bianco: Harmony Collezione
Seduzione in abito bianco: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Seduzione in abito bianco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Gabrielle Kane, energica organizzatrice di eventi.

Per Gabrielle Kane, event planner di successo, ritornare nella sua terra d'origine è un ostacolo alla sua carriera. Ma non può fare altrimenti se vuole salvare l'attività di famiglia. Non può prevedere, però, che per raggiungere il suo scopo è costretta a incontrare il suo grande amore del passato, il milionario Damien Trent. Anni prima, dopo la loro unica notte d'amore lei era fuggita, spaventata dall'intensità dei propri sentimenti, e ora lui intende prendersi la sua rivincita, costringendola a un matrimonio forzato. Se lei accetterà la sua proposta, la sua famiglia sarà salva. Ma è davvero possibile sposarsi solo in nome della vendetta e della passione?

LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2014
ISBN9788858918388
Seduzione in abito bianco: Harmony Collezione
Autore

Maxine Sullivan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione in abito bianco - Maxine Sullivan

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Executive’s Vengeful Seduction

    Silhouette Desire

    © 2007 Maxine Sullivan

    Traduzione di Gil Bancor

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-838-8

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Quando Gabrielle Kane uscì dall’ascensore e imboccò il corridoio in direzione dell’ufficio, Damien Trent si rese conto di due cose: quella donna era ancora più bella di quanto ricordasse e lui era stato uno stupido a lasciarla andare.

    «Ciao Gabrielle.» Si staccò dal muro con la schiena dritta e lo sguardo che accarezzava la morbida stoffa grigia del tailleur pantalone, che la fasciava sul seno e aderiva sui fianchi, per poi scendere sui sandali in tinta con la cintura.

    Mentre frugava in borsa, Gabrielle alzò di scatto la testa castana e mise un piede in fallo. «Oddio! Damien?» esclamò, pallida in viso.

    «Ti ricordi?» biascicò lui, poi quegli incredibili occhi azzurri lo calamitarono e sentì subito qualcosa rimescolarsi nel petto. Per un brevissimo istante il tempo tornò indietro a quando cinque anni prima Gabrielle aveva fatto il suo ingresso con il padre a un ricevimento aziendale e i loro sguardi si erano incrociati nella sala, trasmettendogli una scossa di eccitazione.

    Proprio come in quel momento.

    Gabrielle si umettò la bocca e cercò di riprendere il controllo. «E come potrei dimenticare?»

    «In tal caso siamo in due.» Damien si avvicinò, felice di notare due chiazze rosse sulle sue guance morbide. «Sei bellissima.»

    «Si tratta di una visita mondana? Perché ti sei fatto un bel po’ di chilometri.»

    Damien soffocò mentalmente l’ondata di desiderio. Era lì per un motivo preciso. «Dobbiamo parlare.»

    «Dopo cinque anni?»

    La bocca si irrigidì. Era stata lei a piantarlo.

    «È importante.»

    Nei suoi occhi passò un lampo di preoccupazione. «Riguarda mio padre, vero?» Il tono adesso era privo di inflessioni, ma non gli era sfuggita quella reazione fulminea. Voleva ancora bene al padre, nonostante l’avesse tagliata fuori dopo la sua fuga.

    La prese per il gomito. «Andiamo nel tuo ufficio.» Sentire la sua magrezza sotto il palmo lo spinse ad ammettere che il contatto fisico con quella donna gli era mancato.

    Gabrielle si voltò e con mano tremante aprì la porta su una sfilza di uffici recanti la targa Events by Eileen.

    La seguì alla reception e poi in un altro ufficio, ammirando il mobilio e gli accessori di pregio.

    «Vedo che hai fatto strada.»

    Gabrielle girò attorno alla scrivania e rimase con le spalle rivolte a un’enorme finestra che offriva una vista mozzafiato su Harbour Bridge.

    «Non fare lo gnorri. Dai rapporti che hai stilato per mio padre saprai cosa faccio e per chi lavoro.» Incrociò le braccia sul petto, il viso impenetrabile. «Sputa fuori quello che devi dire.»

    E così lei voleva fare la dura. Damien non si stupì. Quella donna era sempre stata un mix di fuoco e ghiaccio, per questo lo stuzzicava tanto. Tutta quella passione che ribolliva sotto una facciata gelida...

    Piegò la testa verso la sedia in pelle a schienale alto dietro la scrivania. «Sarà meglio che ti accomodi.»

    «Preferisco stare in piedi...» borbottò lei.

    Non era una notizia facile da comunicare. «Tuo padre ha avuto un ictus.» Questa volta Gabrielle non riuscì a mascherare lo shock. «Gli ha causato un’emorragia cerebrale e nel dubbio l’hanno dovuto operare.»

    Lei deglutì a fatica. «È...»

    «No, non è morto. Secondo i medici ce la farà e con il tempo si rimetterà completamente.»

    «Oddio...» mormorò Gabrielle. Ogni traccia di finzione era scomparsa quando alla fine lei piombò sulla sedia.

    Dal biancore della pelle e dal modo in cui si mordeva il labbro inferiore Damien capì di aver fatto la cosa giusta andandola a prendere.

    «Il mio jet privato ci aspetta.»

    Gabrielle lo guardò allibita. «Cosa?»

    «Torni a Darwin e vai a trovare tuo padre.»

    Lei scosse la testa. «No, non posso.»

    «È tuo padre, Gabrielle.»

    Lei emise un verso strozzato. «È ovvio che questo dettaglio non l’ha preoccupato molto negli ultimi cinque anni.»

    Una cosa era ignorare l’esistenza del proprio genitore quando era in buona salute, però Russell aveva sfiorato la morte ed era arrivato il momento di appianare i contrasti. Damien glielo aveva detto proprio poco prima dell’incidente, quando il vecchio sembrava particolarmente agitato per la perdita della figlia. Forse presagiva qualcosa.

    «Sei stata tu a piantarlo in asso» le fece notare. «Per tuo padre è stata dura perdonarti.»

    «Forse anche per me è stata dura perdonare un paio di cosette» replicò Gabrielle.

    «Tipo?» indagò lui.

    Lei assunse un’espressione circospetta.

    «Non importa.»

    «Importa eccome, altrimenti non l’avresti detto.»

    Gabrielle lo guardò dall’altra parte della scrivania. «Niente può cambiare il passato ormai. Diciamo soltanto che dopo essermene andata di casa cinque anni fa, non ho mai avuto rimpianti.»

    «Mai? Stento a crederci.»

    «È un problema tuo, non mio.»

    Quell’osservazione lo irritò.

    «Hai piantato anche me» le ricordò lui.

    «Ed è stata dura perdonarmi?»

    Damien serrò la mascella.

    «Il tuo biglietto mi è bastato.»

    «Mi fa piacere che la pensi così» rispose con una nota di sarcasmo.

    Lui digerì quelle parole con aria risentita. «Hai detto che volevi chiudere con me e che non dovevo cercare di farti cambiare idea.»

    «E ti ha fatto comodo credermi, vero?»

    «Vuoi dire che hai mentito?» A quelle parole lo stomaco gli si aggrovigliò.

    Gabrielle sbatté appena le palpebre, come se sapesse di navigare in acque pericolose. Tirò un sospiro.

    «No. Era la verità. Tra noi era finita.»

    Per un istante la guardò fisso. Non era affatto finita e lo aveva capito nel suo inconscio non appena lei era uscita dall’ascensore andandogli incontro come una visione celestiale.

    «Non credo proprio» disse calmo.

    Lei si irrigidì. «Davvero? È chiaro che allora la pensavi diversamente.»

    «Vero, ma allora avevamo altre priorità.»

    Gabrielle piegò la testa, senza riuscire a celare un’ombra di sollievo negli occhi.

    «Sì, in effetti noi due avevamo una vita piuttosto movimentata.»

    «E io ho permesso che intralciasse ciò che era davvero importante.» Fece una pausa, poi concluse: «Le cose sono cambiate».

    «Cambiate?» ripeté Gabrielle allarmata.

    Ora che l’aveva rivista, doveva metterci una bella pietra sopra... e lo avrebbe fatto nel più piacevole dei modi.

    «È ora di tornare a casa. Tuo padre ha bisogno di te.» E tutt’a un tratto anche lui, per la miseria.

    Gabrielle abbassò lo sguardo e iniziò a passarsi i palmi sul davanti della giacca morbida, poi li rialzò come se avesse preso una decisione. «Mi dispiace. Ti prego di riferire a mio padre che io gli auguro di rimettersi, però non vengo.»

    Era inaccettabile. «E se muore?»

    Lei trasalì poi sussurrò: «Ti prego».

    Non poteva lasciarsi intenerire, non adesso. Aveva una missione da compiere.

    «Devi affrontare la situazione. Tuo padre è gravemente malato e ha bisogno di te.»

    «Damien, non posso... io...»

    «Non vuoi farlo neanche per tua madre?»

    La bocca spalancata, Gabrielle sgranò gli occhi.

    «Cosa? Mia madre? E quando ci hai parlato?»

    «Caroline è venuta a trovarmi un paio di giorni fa, quando ha saputo di tuo padre.»

    Gabrielle si strinse forte le mani. «No, non lo perdonerebbe mai.» Sua madre non sarebbe mai tornata dal marito. Quando se n’era andata, aveva giurato che il matrimonio era finito per sempre.

    «L’ha fatto. E credo che dovresti farlo anche tu.»

    «Stai mentendo. È solo un trucco.»

    «Nessun trucco, giuro. Tua madre mi ha chiesto di venirti a prendere. In questo momento ha bisogno di te.»

    Gabrielle fece una smorfia. «Non è giusto.»

    «Non ho detto che lo fosse» rispose lui, quasi addolorato da un vecchio patema. Malgrado quanto successo, almeno i genitori di Gabrielle si interessavano a lei e non la consideravano un’entità inesistente, al contrario dei suoi. Le si presentava una seconda opportunità, invece lui dubitava che i suoi genitori l’avessero anche solo desiderata. Erano troppo presi da se stessi... troppo egoisti per immaginare che il loro figlio potesse avere bisogno di attenzioni.

    A quel pensiero i muscoli del collo si irrigidirono. «Ascolta, se non vuoi tornare per tuo padre, fallo per tua madre.»

    «Non posso andarmene e mollare tutti. Questa attività va alla grande e abbiamo in programma eventi molto importanti.»

    «Sono sicuro che se la caveranno senza di te.»

    «Non è questo il punto.»

    «Allora qual è?» la sfidò Damien. Stava soltanto accampando scuse e lo sapevano entrambi.

    Gabrielle sostenne il suo sguardo per un lungo istante, poi gli occhi si offuscarono e tirò un sospiro di resa. «E va bene, torno a casa. Ma resto soltanto finché mio padre non sarà fuori pericolo.»

    «Affare fatto.» Per allora sarebbe entrata di nuovo nel suo letto e uscita per sempre dalla sua testa.

    Quel pensiero lo riempì di soddisfazione.

    Erano già in volo da un bel pezzo in direzione di Darwin quando Gabrielle concluse il giro interminabile di telefonate ai clienti per spiegare la situazione. A quel punto spense il cellulare. Prima di decollare da Sydney aveva parlato con Eileen, che si era mostrata comprensiva e le aveva fatto promettere di richiamarla non appena si fosse sistemata.

    Cara Eileen. L’aveva accolta e trattata come una figlia ed era grazie a lei che in quel momento si sentiva tutta d’un pezzo.

    Quella donna le era stata di grande sostegno, così come le figlie, Lara e Kayla. Non soltanto le avevano offerto una casa al suo arrivo a Sydney, ma se non fosse stato per loro, dopo l’incidente stradale avrebbe dovuto ingollare il proprio orgoglio e chiedere aiuto a suo padre.

    Con il cuore dolorante lanciò un’occhiata a Damien, seduto di fronte a lei e intento a leggere alcuni documenti di lavoro. Se solo avesse saputo... Meglio non pensare a quello. Invece avrebbe pensato a lui, tanto per distrarsi.

    Appena passata la trentina, era più prestante e in forma che mai, con i capelli scuri e gli occhi verde muschio che ogni volta che la fissavano le toglievano il respiro. Un cocktail micidiale

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