Invito di piacere: Harmony Destiny
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Info su questo ebook
Come si può rifiutare l'occasione d'oro di tutta una vita? Rebecca sa che accettare la proposta di Cam è l'unica opzione sensata per la sua carriera. Ma sa anche che rivederlo non sarà indolore. Dopo tre anni dalla loro breve avventura il fuoco cova ancora sotto la cenere e riattizzarlo sarà quasi inevitabile. E pericoloso. Perché Rebecca nasconde un segreto.
Katherine Garbera
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Invito di piacere - Katherine Garbera
1
Che cosa le era saltato in mente di accettare l’invito? Non aveva davvero tempo di recarsi a un evento di beneficenza nel bel mezzo della settimana lavorativa. Ma, considerato che a invitarla era stato il suo ex principale, aveva la sensazione che potesse essere proprio la seconda chance di cui aveva bisogno. Quasi tre anni prima aveva abbandonato quell’ambiente e tutto ciò che ne faceva parte, e adesso era pronta per tornarci.
Rebecca Tuntenstall controllò per l’ennesima volta il rossetto nello specchio del bagno per le signore dello sfavillante Manhattan Kiwi Klub. Ne aveva disegnato personalmente gli interni e pensava che catturassero efficacemente lo spirito effervescente della città con una raffinatezza che ormai non si riscontrava più in società.
Lasciato il bagno, tornò nella sala da ballo. Il suo ex boss, Russell Holloway, se ne stava in piedi poco più in là. Quando la vide, le sorrise e le fece cenno con la mano di raggiungerlo. Lei si stampò un sorriso sul volto e puntò su di lui come fosse la donna risoluta e sicura di sé che era stata tre anni prima.
«Rebecca?»
Lei si arrestò sui suoi passi non appena udì l’unica voce al mondo che pensava non avrebbe udito mai più.
«Cam?» disse, non dovendo affatto fingere la sua sorpresa.
Lo fissò per quello che sembrò un attimo congelato nel tempo, e una miriade di ricordi le si affollò in testa. Ricordava bene quanto le era costato rinunciare a quell’uomo. «Che cosa ci fai tu qui?»
«Mi ha invitato Russell.»
«Uhm... okay. Ma non vivi a Miami?»
«Sì, però di tanto in tanto anch’io viaggio» disse ironicamente lui.
Lei arrossì, rendendosi conto di aver fatto la figura della sciocca. «Scusa. È solo che tu eri l’ultima persona che mi aspettavo di vedere stasera.»
«Stasera o per sempre?»
«Ecco, sì, per sempre» disse lei. Accidenti, sembrava in forma smagliante. Sul metro e novanta, Cam aveva dei folti capelli castani e degli occhi così azzurri che non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Aveva la mascella pronunciata e il viso perfettamente sbarbato. Indossava lo smoking con una naturalezza che la maggior parte degli uomini non possedeva e appariva perfettamente a suo agio. D’altra parte, essendo figlio di un golfista professionista, si muoveva da sempre in certi ambienti. Eh, era nato con la camicia e, divenuto adulto, aveva ulteriormente incrementato il suo patrimonio. In effetti, Rebecca dubitava che ci fosse qualcosa che Cam non potesse comprare. Lo sapeva dall’esperienza avuta con lui.
«Be’, ora devo andare» si accomiatò lei, con tutta l’intenzione di separarsi da lui e di non doverci più parlare insieme.
«Non te la caverai così facilmente, Rebecca» replicò l’uomo.
«Perché no? Le ultime parole che mi hai rivolto tre anni fa sono state che, se non volevo essere la tua amante, non avevamo più nulla di cui discutere» gli rammentò lei. Aveva da un pezzo sbollito la rabbia per il modo in cui lui aveva respinto al mittente la sua dichiarazione d’amore. Diamine, no, non l’aveva sbollita affatto. Voleva ancora vederlo strisciare ai suoi piedi contorcendosi. Voleva ancora fargli provare lo stesso tremendo dolore che aveva provato lei quando le aveva sbattuto in faccia quelle parole.
«Ti devo delle scuse» affermò lui. «Sono stato imperdonabile nella mia freddezza. Solo che la tua confessione è giunta inaspettata e io non ero pronto a mettere una donna sullo stesso piano del mio lavoro.»
«Questo lo so» disse lei. «E, per quanto possa suonare amaro, l’ho superato. Quindi ricominciamo daccapo.»
«Ricominciamo daccapo?»
«Sì, fa’ finta di esserti imbattuto solo ora in me e io mi sforzerò di essere più educata.»
Lui ridacchiò. «Mi sei mancata, Rebecca.»
Lei scosse la testa. «C’è nessun’altra che ti fa ridere e divertire?»
«No, non come te.»
Lei gli sorrise, ma non era disposta a lasciarsi abbindolare di nuovo dal suo bell’aspetto e dai suoi modi galanti. Cam aveva fatto molto più che spezzarle il cuore. L’aveva lasciata a pezzi, e si era ritrovata a dover ricostruire tutta la sua vita, oltre alla sua autostima. «Peccato.»
«Sì, proprio così. Che cos’hai combinato in tutto questo tempo?» le chiese lui.
«Ho messo in piedi una mia attività.»
«Devo confessarti che lo sapevo. Russell non fa che tessermi le tue lodi da un pezzo.»
«Davvero? Mi chiedo il perché.»
«Perché Cam ha un progetto che potrebbe andarti a pennello» disse Russell, venendo verso di loro. Russell era un miliardario neozelandese che, come Cam, sguazzava nell’oro da sempre. Quarantunenne, aveva due anni più di Cam e faceva la vita del playboy internazionale, passando da una città cosmopolita all’altra, occupandosi della gestione della sua catena di Kiwi Klubs.
Rebecca non voltava mai le spalle al lavoro, e non lo avrebbe fatto nemmeno stavolta, ammesso che Cam avesse una buona offerta da farle. Raramente incontrava i suoi clienti di persona, ma probabilmente avrebbe potuto sopportare qualche giornata faccia a faccia con Cam.
«Che progetto?»
«Veramente speravo di dover discutere di lavoro in un altro momento» disse Cam.
«Oh, sciocchezze. Di cos’altro potreste discutere voi due?» commentò Russell.
«Di cos’altro?» chiese Rebecca. La sua breve quanto appassionata storia con Cam era rimasta segreta. Si erano incontrati ogni sera nella sua camera d’albergo per delle notti di sesso infuocato. Rebecca aveva creduto si trattasse di un travolgente idillio, ma la ragione per cui Cam aveva continuato a tenerla nascosta era che da lei desiderava solo sesso.
«Già, di cos’altro?» mormorò Cam. «Non so se hai sentito gli annunci radiofonici per i festeggiamenti del decimo anniversario del Luna Azul.»
«Sì, li ho sentiti. Ottima idea reclamizzare un viaggio in occasione del fine settimana del Memorial Day a Miami per ritrovarsi circondati da celebrità e da un mite clima tropicale.»
«Grazie» disse lui. «È stata una mia idea. In ogni caso, di recente abbiamo acquistato un centro commerciale che apriremo con il nome di Luna Azul Mercado. Ebbene, sto cercando un designer per il progetto.»
«E io ho pensato a te» intervenne Russell.
Lei aprì la pochette, estrasse un biglietto da visita e lo porse a Cam. «Sarà un piacere saperne di più di questo tuo progetto.»
Lui prese il biglietto e lo fissò per un lungo istante, prima di infilarselo in tasca. «Ora che abbiamo sistemato la parte relativa al dovere, forse potremmo goderci la serata. Posso procurarti un drink?» le domandò Cam.
«Manhattan, grazie.»
Quando lui si allontanò, Rebecca fu tentata di uscire di soppiatto dal retro, ma aveva pagato a caro prezzo la sua partecipazione a quell’evento di beneficenza nella speranza di incontrare gli amici di Russell e magari procurarsi del lavoro.
In effetti, Rebecca dubitava che avrebbe potuto godersi un solo istante di questa serata. C’erano poche situazioni che per lei sarebbero state meno divertenti dello starsene seduta fra due uomini ai quali aveva nascosto importanti segreti. Russell non sapeva che lei e Cam avevano avuto una relazione, e Cam ignorava che dalla loro frequentazione era nato un bambino.
Sebbene preparato a rivederla, Cam aveva dimenticato come reagiva sempre a lei. Un breve contatto di quella mano tesa a stringere la sua e si era sentito fremere da capo a piedi.
Pur non bello in senso classico, il volto ovale di Rebecca era delizioso e lui non si sarebbe mai stancato di fissarlo. Il suo naso era piccolo e delicato, e i suoi folti capelli neri erano acconciati in modo che le lunghe ciocche le incorniciassero il volto. La sua bocca era piena e seducente, con quel labbro inferiore carnoso il cui sapore ben ricordava.
Il suo profumo lo aveva avvolto, e avrebbe voluto restare immobile, limitandosi a inalarlo. Anzi, per la verità, avrebbe voluto cingerle la vita con le sue braccia, piantare la bocca sulla sua e mandare al diavolo gli ultimi tre anni.
Ma sapeva che non sarebbe stato facile. L’aveva ferita quando l’aveva estromessa dalla sua vita. Non lo avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, ma Rebecca lo aveva impaurito e si era sentito in dovere di battersela prima di commettere una sciocchezza... come innamorarsi di lei.
Cam procurò i drink e tornò ad attraversare la sala. Lei stava conversando con una donna elegantemente vestita e sollevò lo sguardo quando le si avvicinò. Aveva una nuova vita, pensò Cam, osservandola. Non aveva bisogno di farci rientrare un ex amante. Ma lui non era uomo che si arrendeva tanto facilmente e c’era un’unica cosa che voleva: Rebecca Tuntenstall.
«Il tuo drink» le disse, porgendoglielo.
«Grazie. Cam, conosci Dani McNeil?»
«Non credo» disse lui, stringendo la mano all’altra donna. Non era affatto morbida come quelle di Rebecca, e non provò alcuna reazione a quel contatto. Come se gli servisse una conferma per sapere che Rebecca era diversa. No, questo era qualcosa che aveva scoperto da un po’.
«Dani lavora per la fondazione di Russell. È lei che ha coordinato questa serata.»
«Ottimo lavoro» disse Cam. «Ho partecipato a un sacco di party e questo è certamente fra i migliori.»
Dani arrossì. «Grazie. Ora, però, devo andare a controllare le cucine. Voglio assicurarmi che tutto sia perfetto.» Detto questo, si defilò.
«Non sono sicuro di conoscere molte delle persone presenti stasera» buttò lì Rebecca.
«Io invece le conosco quasi tutte» affermò Cam.
«Allora ti spiacerebbe presentarmene qualcuna? Sai, sto cercando di sviluppare la mia attività.»
«Non ho ben afferrato come si chiama.»
«Tuntenstall Designers. Ho disegnato e arredato gli interni di diversi hotel e nightclub. E ho appena terminato un progetto per un nuovo albergo a Maui.»
«Si direbbe che non hai poi tanto bisogno di ingrandirti ulteriormente.»
«C’è sempre qualche ora da riempire in una giornata» ribatté lei. «E io ho il terrore di restare senza lavoro.»
«Ti è mai capitato?»
«No. Ma potrebbe accadere e preferirei evitarlo.»
Lui sorrise. «Mi ricordi molto me quando ho messo in piedi il club.»
«Tu però avevi le spalle ben coperte» sottolineò lei.
Cam annuì. «È vero. Ma questo non ha affatto reso meno pesante il mio lavoro. Senza dimenticare che, se avessi fallito, avrei messo a repentaglio il futuro mio e dei miei fratelli.»
Lei storse la bocca. «Non l’avevo considerata da questo punto di vista.»
«E perché avresti dovuto?» le domandò lui, consapevole di aver coltivato al pari dei suoi fratelli l’immagine del playboy allegro e spensierato.
«Oh, lasciamo perdere. Secca anche a me quando la gente fa congetture sul mio conto.»
«A tutti secca» disse lui. «Dunque, chi ti va di incontrare?»
«Non saprei. Ho sentito che Tristan Sabina era qui e che è comproprietario dei nightclub Seconds...»
«Vuoi che ti presenti alla concorrenza?» le domandò lui. Naturalmente, stava scherzando. I Seconds erano concorrenti più dei Kiwi Klubs di Russell che del Luna Azul. Tristan aveva infatti diversi locali in punti strategici internazionali invece che un’unica sede come il Luna Azul.
«Ti spiace?» gli chiese lei.
«Niente affatto. In effetti, conosco abbastanza bene Tristan» disse lui, prendendo sottobraccio Rebecca. Quindi bevve un sorso del suo Martini dry e ne gustò appieno il sapore deciso.
«Vuoi un altro drink, Rebecca?»
«No, sto bene così» replicò lei. «Grazie per ciò che stai facendo.»
«Vale a dire?»
«Be’, presentarmi a Tristan» spiegò lei, arrestandosi. «Sai, non sei tenuto a farlo.»
«Lo so. Ma lo faccio volentieri» replicò lui. Si era lasciato sfuggire qualcosa voltando le spalle a Rebecca e, a essere sincero, lo rimpiangeva. Tre anni prima non era stato pronto per il suo amore e non sapeva se lo era adesso. Ma con i fratelli che si erano sistemati e Rebecca che rientrava all’improvviso nella sua vita, voleva almeno concedersi una possibilità.
Cam richiamò con un cenno della mano l’attenzione di Tristan, che era accompagnato dalla moglie Sheri. Quindi procedette a delle presentazioni stringate.
«Rebecca è designer di interni» spiegò.
«Enchanté, mademoiselle» disse Tristan.
«Tanto piacere. Spero non le spiaccia se ho chiesto a Cam di presentarci in modo che potessi darle il mio biglietto da visita. Ho fatto un sacco di lavori per hotel e nightclub.»
«Non mi spiace affatto» disse Tristan, prendendo il biglietto e mettendoselo in tasca. «Ma non posso parlare di