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In trappola (eLit): eLit
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E-book429 pagine5 ore

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Info su questo ebook

Una stanza vuota. Un biglietto lasciato in tutta fretta. L'immediata consapevolezza di qualcosa che non va. Si può mai davvero dire di conoscere a fondo una figlia adolescente?



Jane Garner ha scoperto che nella vita della figlia c'è un ragazzo di cui non sapeva niente. A peggiorare la sua angoscia, arriva una telefonata. Una mezza telefonata, in cui Kate chiede aiuto. Aiuto e poi più nulla, solo silenzio.

La polizia non le crede, ma è ormai tempo di fare qualcosa, e in fretta. Jane ingaggia così l'ex agente dell'FBI Randall Shane per seguire le tracce di Kate.

Ogni passo li porta sempre più vicini a un predatore a sangue freddo, in agguato nell'ombra... che stringe le sue spire intorno al vergognoso segreto di Jane... in attesa di colpire.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2017
ISBN9788858970645
In trappola (eLit): eLit
Autore

Chris Jordan

È lo pseudonimo di uno scrittore cresciuto sulla costa del New England, che scrive romanzi da quando ha sedici anni. Da uno dei suoi libri è stato tratto il film Basta guardare il cielo, con Sharon Stone. Harlequin Mondadori ha già pubblicato Rapito.

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    Anteprima del libro

    In trappola (eLit) - Chris Jordan

    successivo.

    Prologo

    Ragazzi come palloncini

    Ricky Lang sogna i suoi tre figli. A volte indossano pigiamini di cotone bianco con impressa l'immagine di Topolino o di qualche papero. A volte sembrano vestiti di una luce così intensa da ferirgli gli occhi. Capita che le due femmine fluttuino in aria, sorridendo come angeli birichini mentre suo figlio Tyler, di quattro anni, le strattona come se fossero palloncini errabondi, divertendosi a tirarle giù.

    Che dorma o sia sveglio, sogna i figli. In questo momento, per esempio, è perfettamente desto, sdraiato nell'ombra del suo gazebo di paglia, e contempla la lucente acqua azzurra della nuovissima piscina. Sorseggia tè ghiacciato e intanto si chiede perché i tre bambini se ne stiano in fila sul lato opposto della piscina. Con indosso i costumi da bagno, ovviamente. Tutti e tre in attesa del suo segnale. Il permesso di entrare in acqua. Pazienti.

    I bambini non possono essere lì, lui lo sa.

    «Myla!» muggisce. «Vieni qui!»

    La ragazza esce correndo dalla casa. Snelle gambe scure, porta un paio di short bianchi con la vita bassa e un top di Victoria's Secret che lui ha acquistato on-line. Scalza, porta un vassoio di sandwich e patatine con la salsa.

    Stanno insieme da circa due mesi, e lei ci tiene a compiacerlo. In realtà, nulla basta mai a soddisfare Ricky, ma Myla continua a provarci.

    «Sbrigati, donna!»

    Myla ha appena vent'anni e poca esperienza di uomini potenti. La voce di lui fa comparire un po' di paura nei suoi grandi occhi, e questo a Ricky piace.

    «Lascia perdere la roba da mangiare» dice lui. «Entra in piscina.»

    «Dobbiamo nuotare?» Myla è confusa. Pochi minuti prima lui ha preteso di pranzare alle dieci del mattino.

    «Non io. Tu. Vai a cambiarti.»

    La ragazza posa con cura il vassoio e sorride. «Che cosa devo indossare?» chiede.

    «Quello che ti pare. Usa la cabina. Muoviti.»

    Senza rispondere, la ragazza si affretta verso la cabina a strisce. Ha l'aria compiaciuta e speranzosa, quasi credesse, ubbidendo a quel particolare ordine, di poterlo rendere felice.

    Ricky guarda il piatto dei sandwich. Di norma è dotato di un forte appetito, ma non questa mattina. Il profumo del tonno e dei cetrioli gli dà quasi la nausea.

    «Myla!»

    «Arrivo, Ricky!»

    La ragazza emerge pochi istanti dopo con indosso il più filiforme dei bikini. Succosa, c'è scritto sugli slip. A Ricky piace l'idea di leggerle il sedere... ecco perché ha scelto quel costume... ma al momento il sesso non potrebbe essere più lontano dalla sua mente. Di norma non può restare nelle vicinanze di Myla senza provare desiderio, ma adesso ha altre cose per la testa.

    Myla si esibisce in una piccola piroetta per sfoggiare il costume nuovo.

    «Ti piace?»

    «Sì, piccola. Entra in acqua. Nuota.»

    Myla si siede sul bordo della piscina. Le piastrelle sono bollenti. Non è una gran nuotatrice ed entra in acqua con cautela, senza sollevare schizzi. A Ricky piace tuffarsi, bagnare tutt'intorno. Non a lei.

    Ragazza cauta. Ricky non è sicuro di apprezzare la cautela, almeno a lungo termine, ma per il momento funziona.

    «Avanti» la sollecita. «Nuota.»

    Lei sorride, nervosa, quindi comincia a nuotare come un cagnolino, attenta a non bagnarsi i capelli. Ricky aspetta che sia a metà della vasca prima di verificare se i bambini ci sono ancora.

    Sospira e rilassa i muscoli delle spalle.

    «Così, Ricky?» grida Myla.

    «Sì, sì» risponde lui. «Bene.»

    Ha funzionato. Myla ha ricacciato i bambini nei sogni, il che è un bene, perché vederli in fila, in attesa del suo segnale per potersi tuffare, gli ha fatto venir voglia di urlare.

    Prende un sandwich, lo mangia. Delizioso. Il sollievo pervade ogni fibra del suo essere. Ora riesce a pensare con lucidità, e fra i pensieri si va formando l'abbozzo di un piano.

    «Ricky?» chiama Myla dopo un po'. «Posso uscire ora?»

    «Naa» risponde lui senza guardarla. «Continua a nuotare.»

    1

    La ragazza sul missile

    Tutto comincia ad andare storto una perfetta serata estiva allo Hempstead Turnpike. È allora che qualcuno tira le fila segrete che tengono insieme la mia vita e comincia a scioglierle.

    Non lo capisco subito, naturalmente, e penso che vada tutto bene. Okay, di recente Kelly e io abbiamo litigato parecchio, ma è così che vanno le cose con gli adolescenti, giusto? Tutto quello che devo fare è restare ferma sulle mie posizioni, continuare a essere un genitore presente, prestare attenzione alla mia caparbia figliola, e ogni cosa si risolverà per il meglio. Giusto?

    Non potrei sbagliarmi di più.

    Normalmente nelle ore di punta cerco di evitare la barriera, ma questa volta non ho avuto scelta. La signora Haley Tanner voleva una terza prova, e quando Haley chiama, tu molli qualunque cosa stai facendo e rispondi. Lei e il marito festeggeranno il lussuoso matrimonio della nipote nella loro residenza di Oyster Bay, e teme che le damigelle abbiano messo su qualche chilo. Nonostante la sgradevole abitudine di convocare le persone all'ultimo momento, Haley è una donna simpatica, nervosa e insicura, il tipo per-favore-aiutatemi. Sempre timorosa di sbagliare qualcosa e dimostrare a Stanley J. Tanner che si è sbagliato nello scegliere la sua seconda moglie trofeo. Stanley, direttore generale della Tanner Holding, ha scaricato la prima poco dopo che Haley gli aveva servito pesce agli anacardi allo Scalicious, un ristorante alla moda di Montauk. All'epoca, Haley, che serviva a tavola, era ospite di amici, il che significava che pagava duecento dollari a settimana per dormire sul pavimento. Per lei, conoscere il signor Tanner è stato un colpo grosso. Non ho avuto il piacere di incontrarlo di persona - pare che viva a bordo del suo motoscafo Lear - ma basta guardare Haley per capire che è un uomo ossessionato dal seno femminile. Con ogni probabilità gli ricorda inconsciamente la madre. Come dice sempre la mia amica Fern, che male c'è?

    In ogni caso, la povera Haley è preoccupata a morte per i vestiti e ha convocato tutte e cinque le damigelle. Salta fuori che al contrario due sono dimagrite, e fra il sollievo generale le piccole modifiche non costituiscono un problema. Un'ora più tardi, mentre il traffico avanza lentissimo, penso che a dispetto di tutti i suoi soldi non cambierei posto con Haley Tanner. Preferisco farmi il mazzo come madre single oberata da un mutuo. Non fraintendetemi, la nuova dimora dei Tanner è magnifica... una delle cinque che possiedono, per essere precisi, ma Haley sembra incapace di godersi un momento di relax. E non hanno ancora avuto figli. Forse non ne avranno mai, a meno che Stanley non riesca a far approvare il loro DNA.

    Le seconde mogli trofeo non si sposano per fare figli; la loro è una funzione decorativa.

    No, preferisco restare Jane Garner, la madre di Kelly, la donna da chiamare quando si tratta di abiti da sposa. Quella che guida una Mercedes station wagon vecchia di sette anni, di classe, ma comprata di seconda mano a un prezzo ragionevole. Sì, mi piace essere una donna che lavora e fa quadrare i conti, che risparmia per mandare la figlia al college e che, in questo preciso momento, non ha rimpianti, neppure uno.

    Mento a me stessa, naturalmente. Mento da sedici anni, anche se di fatto non li conto. C'è qualcosa da dire a proposito delle menzogne; se menti bene, finisci per dimenticare che lo stai facendo.

    Io ho dimenticato.

    Fu allora che il missile passò, sollevando spruzzi di ghiaia dalla corsia di rallentamento, anzi più oltre, direttamente sull'erba. So che quel genere di affusolate moto giapponesi viene chiamato missile perché è stata Kelly a dirmelo. Me ne ha indicata una che ci aveva sorpassato rombando... dove è stato? Da qualche parte nei pressi di Greenwich, o forse Westport. Vedi come si chinano sul serbatoio, mamma? È per ridurre la resistenza all'aria. E come faceva a saperlo lei, esattamente? Lo sanno tutti, mamma. Da un po' di tempo, è quello che risponde sempre. Lo sanno tutti tranne te, mamma.

    Non sono esattamente una vegliarda. Ho trentaquattro anni, ma per Kelly tanto varrebbe che ne avessi sessanta. È un atteggiamento che mi fa impazzire, però non posso farci nulla.

    Ad attirare il mio sguardo non è la moto... ce ne sono ovunque... ma la ragazza sul sellino posteriore, che si tiene al compagno con una mano sola. Non porta il casco, il che è contro la legge nello stato di New York, oltre a essere estremamente stupido e pericoloso, ma d'altra parte è questo che sono le motociclette, giusto?

    Qualcosa nella ragazza mi ricorda Kelly. Il taglio corto dei capelli scuri, agitati dal vento. La figura snella chiusa in jeans con la vita bassa. Kelly ne ha un paio uguale, però non ha un tatuaggio appena al di sopra della fessura delle natiche. Quella che lei chiama fenditura per monete. In ogni caso, non ha un tatuaggio sul fondoschiena, perché la sua noiosissima madre le ha proibito i tatuaggi fino al compimento dei diciotto anni di età almeno.

    Poi la ragazza in sella al missile, la ragazza selvaggia indubbiamente destinata a morire in un orribile incidente, o per avvelenamento del sangue provocato da un tatuaggio, gira la testa graziosa e mi guarda direttamente in faccia, mentre la moto rientra sbandando sulla corsia.

    Sembra un po' sorpresa, la ragazza della moto. Un po' stupita di aver stabilito involontariamente un contatto visivo.

    Urlo. Non posso trattenermi. Apro la bocca e grido come una ragazzina sciocca.

    È Kelly. Mia figlia Kelly. Nessun dubbio al riguardo.

    2

    Dormire con i barboncini

    La mia amica Fern, che conosce quasi tutti i miei segreti, non tutti, ma quasi, dice che l'unico modo per vincere in una discussione con un adolescente è sparargli in testa. Lei si esprime così, come se fosse imparentata con i Soprano, e assomiglia perfino un po' alla sorella pazza del programma, quella che spara al fidanzato. Non che Fern potrebbe mai sparare a qualcuno, e certo non a sua figlia Jessica, che è al college e se la cava magnificamente. È una ragazza dolce, anche se lei e Fern non possono parlare neppure del tempo senza litigare. Jess ha avuto i suoi momenti, penso in particolare a un ballo studentesco protrattosi per tutta la notte a Garden City, e a volte riesce a far scivolare Fern nella psicosi. La minaccia di legarla a un termosifone e cose del genere. Quella che preferisco delle molte soluzioni che Fern ha inventato consisteva in un collare speciale, di quelli che individuano barriere invisibili. Jess vuol fare la gotica, portare al collo uno di quegli orribili affari con le borchie? Bene! Può dormire con i barboncini!

    Dormire con i barboncini. Ecco la mia Fern. Sempre divertente, anche quando è ansiosa o arrabbiata. Nondimeno, pensa che io sia troppo dura con Kelly, che stia, in altre parole, proiettando. Fern legge troppi libri di psicologia. Stai proiettando su di lei la tua adolescenza, dice, i tuoi brutti vecchi tempi. Devi convincerti che tua figlia non è te. È un individuo a sé stante e questi non sono gli anni Ottanta, ci aspetta un secolo nuovo di zecca.

    Già, già, lo so. Davvero. Ma mi preoccupo ugualmente. Di questi tempi le ragazze finiscono continuamente nei guai. Fanno cose stupide con i loro stupidi ragazzi e si rovinano la vita. Assumono droghe, polverizzano automobili, fanno sesso non protetto, cadono da moto in corsa. Credono di poter vivere per sempre e gettano via il miracolo che ha dato loro la vita.

    Per Kelly, il miracolo si è verificato quando aveva nove anni, per la precisione il giorno del suo compleanno, quando tutti gli esami risultarono per la prima volta regolari. Basta con la chemio, con le radiazioni, con gli aghi infilati nella schiena. Dopo quattro anni di puro inferno, il cancro era stato vinto. A differenza di ragazzi meno fortunati, ragazzi per cui non furono mai organizzate feste per la guarigione. Cuscini vuoti, li chiamava Kelly, oppure i cinque, perché la media di recupero era appunto di uno a cinque.

    È perché è sopravvissuta che ora rischia la vita esibendosi in Hempstead Turnpike? Andando in moto senza casco? Tenendosi con una mano sola? Com'è facile immaginare, abbiamo discusso di possibili rischi più volte, e in occasione dell'ultimo confronto ha avuto la faccia tosta di darmi dell'ironica. Ironica. Cosa aveva a che fare l'ironia con il cimentarsi con lo skateboard di notte o viaggiare in autostop? Che cosa c'entrava con il disobbedire deliberatamente ai miei ordini? Era l'ironia che la spingeva ad alzare gli occhi al cielo e a trattarmi con disprezzo?

    No, mamma, l'ironica non sei tu, ironico è quello di cui hai paura. Sedicenne scampata al cancro investita e uccisa mentre attraversa la strada. Questo è ironico.

    Quella volta non ho saputo che cosa rispondere. Aveva ragione, naturalmente.

    E, tuttavia, sento che le è stato elargito un dono e che dovrebbe trattarlo con il dovuto rispetto. Kelly, però, non ha rispetto. Non per se stessa, non per quella santa di sua nonna, ora morta e che da bambina idolatrava. Il rispetto non fa fico, e per una sedicenne non essere fichi è peggio della morte.

    Pur restando intrappolata nel traffico per altri insopportabili venti minuti, riesco ad arrivare a casa prima di lei, e decido di aspettarla in cucina. Le braccia conserte, il piede che batte nervosamente a terra, la pressione sanguigna alle stelle. Sono così furiosa per il suo comportamento sconsiderato che non oso neppure lasciarle un messaggio sul cellulare. Potrei dire qualcosa che dopo sarebbe impossibile ritirare, qualcosa che la allontanerebbe ancora di più da me.

    Non si tratta solo del ragazzo, o della moto, e neppure del tatuaggio. Certi atteggiamenti, sfortunatamente, sono diventati tipici di Kelly nell'ultimo anno o giù di lì. A spaventarmi è che mia figlia si sta trasformando in un individuo che non conosco. Qualcuno che non ha rispetto per me, che troppo spesso non sembra neppure trovarmi simpatica.

    Una cosa del genere fa paura. Abbastanza da farmi venir voglia di piangere sulla mia splendida bambina. Quella che si dimostrava così forte quando era ammalata. Quella che alzava gli occhi dal letto di ospedale... era stata così male quella notte, così male!... e aveva detto: «Non preoccuparti, mamma, non morirò. Ho parlato con Dio e mi ha detto di non avere paura. Guarirò».

    E così era stato. Da quel momento, era stata meglio. Giorno dopo giorno, i test avevano indicato una costante remissione, e il suo nono compleanno, quel meraviglioso compleanno, nessuno degli accertamenti aveva evidenziato cellule tumorali. Ringraziai il Signore, ringraziai i medici e le infermiere, ma soprattutto ringraziai Kelly, perché era stata lei quella che non aveva mai ceduto, che non aveva mai permesso alla malattia di averla vinta.

    Insomma, questo è il mio stato d'animo. Viviamo nella casa di Valley Stream che ho ereditato da mia madre, quella che comprò dopo il divorzio da mio padre. Un divorzio di cui mi sono sempre sentita almeno parzialmente responsabile. Tutta la tensione che avevo causato loro quando avevo l'età di Kelly. Colpa, colpa, colpa. La necessità di accendere un'ipoteca si presentò quando la mamma ebbe bisogno di denaro per la casa di riposo. Le avevo promesso che non avrei mai ipotecato la casa - era il suo regalo a me e a Kelly, ma che altro avrei potuto fare?

    Quando doveva affrontare qualcosa di importante, mio padre, un agente della polizia di stato di New York, era solito dire: posso e voglio farcela. Be', pensavo fosse così anche per me, ma quando Kelly finalmente è tornata a casa, che cosa fa sua madre?

    Scoppia in lacrime.

    Perché Kelly esibisce il suo sorriso da folletto, quello che aveva adottato appena nata. Il sorriso che non vedo da tempo, perlomeno non indirizzato a me. Un sorriso che mi spezza il cuore.

    «Mamma? Perché piangi? È successo qualcosa?»

    Scuoto la testa. Non trovo le parole, così indico le mie labbra, poi lei.

    «Vuoi parlare» capisce Kelly. «Sicuro, certo. Mi hai visto in moto. È stato stupido da parte mia non mettere il casco, lo so e mi dispiace. Seth lo aveva, ci hai fatto caso? Me ne ha dette quattro, ha detto che sono una ritardata. E il tatuaggio, mamma?»

    Gira su se stessa, solleva il top. «È falso. Body art. Me lo sono fatto fare in quel posto a Long Beach, sul lungomare.»

    Mi asciugo gli occhi, mi soffio il naso. Sono ancora senza parole. «Oh, Kelly.»

    Mia figlia si lascia cadere sullo sgabello accanto al mio. Ha occhi sorprendenti. «Devi smetterla di preoccuparti continuamente, mamma. Io sto bene. Sul serio. Il casco? Non succederà più.»

    «La gente si ammazza in motocicletta» rispondo con voce sommessa.

    «Sì, è vero. E si fa colpire dal fulmine. E si preoccupa fino a morirne.»

    «Chi è Seth?»

    Kelly abbassa gli occhi sulle mani. «Hai intenzione di punirmi, vero?»

    «Puoi giurarci.»

    «In questo caso, è meglio che vada in camera mia» dice, e si allontana a passi leggeri. Come se la reclusione fosse un'idea sua.

    Sulla scala si ferma, si volta a guardarmi. «Non preoccuparti, d'accordo?» dice. «Non c'è la minima ragione per cui tu debba preoccuparti per me.»

    Ma c'è. E, risulterà, per ragioni ben più gravi di quelle che immaginavo.

    3

    L'uomo d'acciaio

    La particolarità dell'avvoltoio è che, appollaiato su un ramo e mentre saltella nei pressi di un incidente, è insolitamente brutto. Assomiglia più a una iena piumata che a un uccello, con le spalle incassate e il naso a uncino. Basta però che si alzi in volo perché acquisti una bellezza nuova, mentre volteggia sulle ali forti e ampie. Che sorprendente trasformazione, da orribile sacco di ossa sbatacchianti a elegante angelo scuro che vola in cerchio nel sole di mezzogiorno.

    Ricky Lang invidia l'avvoltoio. Sdraiato sul bagagliaio della sua BMW 760i, la berlina a sedici cilindri, contempla il cielo di un azzurro accecante. Quello che vorrebbe davvero in questo momento è essere quell'avvoltoio. Risalire la corrente senza sforzo, con appena una increspatura delle piume bianche che delimitano il bordo delle grandi ali nere. Piume bianche come pennellate di vernice cerimoniale. Non preziose come penne d'aquila, certo, ma Ricky preferisce l'avvoltoio all'aquila perché vola per il piacere di volare.

    Ragazzi, come amano librarsi nell'aria caliginosa che sovrasta il grande parcheggio del casino! Ovviamente gli avvoltoi tengono gli occhi fissi a terra alla ricerca di cibo, di qualcosa di morto, ma questa è la loro natura, il loro sistema per sopravvivere. E tuttavia non è solo la fame a motivarli. Nella Baia della Florida, Ricky ha visto dozzine di avvoltoi che si libravano a miglia di distanza dalla costa. Quando vola in quel modo, un avvoltoio corre i suoi rischi. Se deve appoggiarsi sull'acqua, non sarà più in grado di riprendere il volo. Con le piume bagnate, annegherà. E tuttavia vola in luoghi pericolosi.

    C'è una sola spiegazione a quel comportamento. Il grosso, brutto uccello cerca luoghi rischiosi perché è questo a renderlo magnifico.

    Quando il cofano del bagagliaio si fa intollerabilmente caldo, Ricky Lang si rialza. Un metro e settantasette di muscoli, piccoli occhi marroni e feroci screziati d'oro, e l'andatura dondolante di un marinaio. Non che abbia mai viaggiato per mare. Le moto d'acqua non contano; una moto d'acqua assomiglia più che altro a un'auto veloce su un binario d'acqua. Le gambe storte gli vengono dal padre, insieme alle mani grosse come tenaglie. La prima volta che Ricky ha visto Superman se l'è presa perché Superman non poteva essere quel bianchiccio di Clark Kent, proprio no. Tito Lang era l'Uomo d'Acciaio, lo sapevano tutti! Pugni come acciaio, testa come acciaio; a quei tempi nessuno osava sfidare Tito Lang.

    A cinque anni, Ricky pensava che Superman si ispirasse a suo padre. Trent'anni dopo, il Tito di oggi... non sopporta nemmeno pensarci, gli dà il male di testa. Più l'Uomo di Pappa che d'Acciaio. Il whisky distillato in casa gli ha mandato in poltiglia il cervello, e le mani artritiche sono artigli così deboli da non poter neppure chiudere una cerniera.

    Pensando al padre, Ricky serra i pugni fino a farsi sanguinare i palmi delle mani. Il dolore è buono, lo mantiene concentrato. A differenza di Tito, Ricky non beve whisky distillato artigianalmente, né nessun altro alcolico. Si ubriaca di altre cose, liquori che è il suo stesso cervello a generare.

    Paura dei morti, rabbia contro i vivi. Ecco che cosa tiene in funzione il suo cuore. Di recente ha imparato a sorseggiare la furia, a farla durare. Oggi, per esempio, si sta godendo un prolungato confronto con i responsabili della sicurezza del casino. È iniziato verso le otto del mattino, e ora è quasi l'una, lo sta portando avanti da più di cinque ore, a intermittenza. Adora il tiraemolla, il modo in cui gli addetti sono nervosi e sudati in sua presenza. Strabuzzano gli occhi quando lo vedono avvicinarsi all'ingresso principale. Sbraitano parole stridule nelle radio, in cerca di indicazioni, di rinforzi. Hanno paura di lui e questa consapevolezza gli risulta dolce, perché ne assapora la paura e la usa per organizzare i propri pensieri.

    Avere il controllo dei propri pensieri è molto importante per Ricky. È importante che, quando dice salta, i suoi pensieri chiedano quanto in alto? Perché di recente i suoi pensieri si sono fatti invadenti, e rimbalzano all'interno del cranio come palle del biliardino. Ogni rimbalzo echeggia fino ai talloni e gli dà l'impressione di poter superare edifici con un unico balzo.

    Quando Ricky si avvicina all'ingresso principale, un tipo robusto con indosso un blazer verde bile si affretta a intercettarlo.

    «Sono un uccello o un aeroplano?» lo previene Ricky. «Decidi tu.»

    La guardia occhieggia nervosamente un pullman che scarica anziani diretti alle sale da bingo e alle slot-machine.

    «Signore, gliel'ho detto, signore. Non le è permesso l'accesso.»

    «Uccello o aereo?»

    «Signore, non potete accedere al casino e neppure alla proprietà. Dovete lasciare il parcheggio.»

    Ricky sorride, si passa una mano tra i folti capelli. «Ragazzo? Il parcheggio mi appartiene.»

    «Mi dispiace, signore.» La guardia gli sta bloccando il passaggio, ma non è ancora pronto a mettergli le mani addosso.

    «Il casino mi appartiene» ribadisce Ricky. «Afferrato il concetto?»

    «Non so a chi appartenga il casino, signore. So soltanto che non le è permesso entrare.»

    «È una regola che ho stabilito io» fa Ricky, fingendo di mostrarsi ragionevole. «Io faccio la regola, io la infrango.»

    La guardia abbozza una smorfia, guardandosi intorno alla ricerca dei rinforzi che non arrivano. A nessuno piace affrontare Ricky Lang.

    «È il consiglio della tribù a stabilire le regole, signore» dice in tono quasi supplichevole. «Ai membri della tribù non è permesso frequentare il casino.»

    Ricky abbozza un passo di two step cercando di guadagnare l'ingresso d'angolo. «Io sono la tribù» dice. «Sono il sachem, il capo, l'autorità. Il casino esiste grazie a me.»

    Esitante, la guardia gli posa una mano sul petto. «Signore, la prego.»

    Stupito, Ricky abbassa gli occhi sulla mano: di colpo si fa immobile.

    «So chi è lei, signor Lang» riprende l'altro, in tono quasi disperato. «Se il consiglio della tribù dice che non può entrare, significa che non può entrare.»

    Ricky sceglie una delle dita della guardia, la spezza con una torsione del polso. Prima che l'altro possa reagire pienamente al dolore, lo manda a rotolare sul pavimento, dove finisce sui piedi degli anziani che stanno entrando.

    «Aiuto!» grida una donna, o forse è un uomo. A quell'età è difficile capirlo.

    Ricky ride per tutto il tragitto di ritorno alla BMW: indiani, che spasso. Probabilmente la vecchia signora pensava che le avrebbe tolto lo scalpo. Come sachem dei Nakosha, una carica elettiva che fa di lui sia il capo sia il sacerdote supremo, avrebbe potuto spiegare che i guerrieri non collezionavano scalpi. Non lo avevano mai fatto. Erano i soldati bianchi a farlo, per tenerli come souvenir o incassare taglie. I guerrieri Nakosha privilegiavano i nasi, perché il naso era la sede della dignità, e ne facevano collane da indossare in battaglia. Alcuni usavano coltelli per svellere i nasi, altri si accontentavano dei denti.

    Se si arriverà a tanto, decide Ricky, utilizzerà il coltello.

    4

    I sacri diritti di una mamma

    D'accordo, accostare l'orecchio alla porta della camera della propria figlia non fa una buona impressione, ma Kelly vi si era rifugiata da una decina di minuti... porta chiusa a chiave, naturalmente... quando il suo telefono cominciò a squillare. Un motivo degli Snow Patrol, simpatico. In ogni caso, sento suonare il cellulare, e le mie antenne materne mi ricordano la questione Seth. Come in Chi È Seth e Come È Entrato Nella Vita di Kelly Senza che Io ne Sentissi Parlare? Figurarsi sapere che aspetto ha.

    È stata in gamba mia figlia a evitare le domande: si è inflitta da sola la punizione ed è scomparsa in camera sua, chiudendovisi dentro.

    Il misterioso Seth, un ragazzo con una motocicletta, probabilmente è con lui che sta parlando. E dato che Kelly si è rifiutata di darmi spiegazioni, rientra nei miei diritti, i sacri diritti di una mamma, scoprire chi sia il ragazzo... le presunte insistenze di lui perché mettesse il casco non mi convincono, e comunque era lui a guidare come un pazzo, giusto?

    Ma per quanto mi sforzi, non riesco a captare una sola parola. Probabilmente sta bisbigliando. Quello che voglio sapere è... è in classe con lei o è più grande? L'ho visto solo di sfuggita, ma ora che ci penso nello stato di New York l'età minima per trasportare passeggeri è diciassette anni. Il che significa che è di almeno un anno maggiore di Kelly, se non più.

    Alla fine trovo il coraggio di bussare.

    «Kel?» chiamo attraverso la porta chiusa. «Dobbiamo parlare. Chi è quel ragazzo? Frequenta la tua scuola? Conosco i suoi genitori?»

    Mi risponde dopo un breve ritardo. «È tardi, mamma.»

    La immagino con la mano posata sul microfono, gli occhi al cielo.

    «Sono le nove» le rammento. «Da quando le nove sono tardi?»

    «Il fatto è che sono stanca. Parleremo domani, va bene? Ti dirò tutto, davvero.»

    È talmente educata che non me la sento di ribattere. E ancora una volta ha ragione... domattina penserò con più lucidità. Non sarò soltanto meno fuori di me, ma anche meno disposta a farmi manipolare, lasciando, per esempio, che sia lei a scegliere il castigo.

    Forse la reclusione in camera non è la scelta giusta. Forse quello di cui Kelly ha bisogno è qualche mese di volontariato al Pronto Soccorso. Che veda con i suoi occhi che cosa succede ai ragazzi che rischiano per puro divertimento. Che impari a spingere una sedia a rotelle, a cambiare le sputacchiere e così via. Immagino una luce accendersi nella sua mente, la vedo sperimentare una sorta di epifania. La vita è fragile. E poi Kelly che mi abbraccia dicendo: Avevi ragione, mamma! Devo stare attenta!.

    Le fantasticherie dei genitori. Come direbbe la stessa Kelly, ci sono possibilità meno uno. Nel linguaggio degli adolescenti, significa meno di zero, con una risata di scherno.

    Gran parte delle donne che conosco guarda i talk show di Letterman o Leno, oppure il detective Conan prima di addormentarsi. Fare parte della massa può essere rassicurante, immagino. Aiuta a rilassarsi, ci ricorda che tutti abbiamo i nostri guai. Non sono sfavorevole alla televisione prima di andare a letto, ma l'unico modo che conosco per addormentarmi sta nello stendere una lista. Organizzare la giornata successiva mi aiuta a ridurre l'ansia.

    Verificare tessuti, ECWW

    Ordine Tanner

    Seconda prova, matrimonio Norbert & Spinelli

    Chiamare Tracy

    Chiamare Fred

    Colazione McQ

    Lavanderia

    Spesa

    ECWW sta per East Coast Wedding Wholesalers, dove acquisto il novanta per cento dei tessuti destinati ai miei clienti. Sono quelli che mi vendono satin, seta e pizzo. Si tratta di una ditta abitualmente più che affidabile, ma di recente hanno assunto un nuovo responsabile degli ordini, e sta incasinando i miei. Devo fare qualcosa al riguardo. Lo scorso anno, la mia piccola impresa individuale ha acquistato dalla Est Coast duecentomila dollari di tessuto... niente di paragonabile agli ordini delle grosse ditte, ma di certo non un importo insignificante. Quanto alla voce numero due, Haley Tanner, ne ho già parlato. Norbert e Spinelli sono matrimoni imminenti, nove damigelle e due abiti da sposa in tutto, leggermente in ritardo perché tutto è leggermente in ritardo... vedere i problemi con la East Coast. Il numero quattro della lista, Tracy Gilardi, è diventata una mia collaboratrice tre anni fa, ma si è rivelata talmente competente che tendo a delegarle il più possibile... nei momenti in cui io divento emotiva, lei rimane sempre perfettamente calma, un atteggiamento che può risultare molto utile in situazioni ansiogene come i matrimoni. Fred è Fred Grossman, il mio commercialista. Voglio verificare i versamenti fiscali trimestrali. Alex McQuarrie è uno degli organizzatori di matrimoni più popolari della zona; di tanto in tanto mi getta un osso, affidandomi un cliente con un budget sostanzioso. Oppure no. A volte tutto quello che desidera è un po' di compagnia a pranzo, un orecchio comprensivo. Vedremo. Lavanderia e spesa si spiegano da sole.

    Lavoro e commissioni personali, tutto in ordine, ciascuna voce verificata. Luce spenta, ora di dormire.

    Le preoccupazioni non mancano mai di rendermi esausta, così che mi basta appoggiare la testa sul cuscino per addormentarmi. L'unico sogno che perdura riguarda una spiaggia. È notte e io sono una ragazzina, coetanea di mia figlia, e cerco qualcosa sulla battigia. Sono le chiavi? Come farò a entrare in casa, se non le trovo? Cerco e cerco, sprofondando sempre di più nella sabbia. Poi la sveglia trilla ed è un altro giorno.

    Le sette, un sacco di cose da fare, non ultima una franca discussione con Kelly approfittando della colazione. O forse aspetterò di essere in macchina con lei. Ha un lavoro da Macy's per l'estate... nel reparto

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