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Romantici appuntamenti clandestini: Harmony History
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Romantici appuntamenti clandestini: Harmony History
E-book268 pagine7 ore

Romantici appuntamenti clandestini: Harmony History

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Info su questo ebook

The Sinful Sinclairs 1
Londra, 1815
Miss Olivia Silverdale, determinata a fare luce sulla scomparsa del suo padrino, Henry Payton, decide di contattare il Conte Lucas Sinclair, famigerato libertino, perché l'aiuti nelle indagini. Anche il padre di Lucas, infatti, è deceduto in circostanze poco chiare e le due vicende sembrano strettamente collegate. Olivia e Lucas iniziano così a incontrarsi di nascosto, lavorando senza sosta alla soluzione dell'enigma. Lui è intrigato da quella donna forte e indipendente, ma cerca di soffocare l'attrazione che prova. Le voci però corrono e innescano una serie di pettegolezzi che Lucas mette a tacere dichiarando che Olivia è la sua fidanzata. E mentre si avvicinano alla verità, la loro ricerca li porta dritti nella città più romantica del mondo: Venezia.
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2019
ISBN9788858999486
Romantici appuntamenti clandestini: Harmony History

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    Anteprima del libro

    Romantici appuntamenti clandestini - Lara Temple

    successivo.

    1

    Nella deserta vastità della chiesa di St. Margaret, Olivia sentiva il sangue martellarle forte nelle orecchie.

    Aveva scelto di proposito un'ora in cui pensava ci sarebbe stata meno gente, ma non si era aspettata che fosse addirittura deserta. O buia. Le poche candele di sego emanavano un fumo greve, e di tanto in tanto ondeggiavano alla corrente che sembrava provenire da tutte le direzioni.

    Se avesse gridato, qualcuno l'avrebbe sentita, no? Hans Town poteva non essere un quartiere alla moda, ma era rispettabile. O forse la cosa migliore sarebbe stata scappare con la coda tra le gambe...

    Troppo tardi.

    Il tonfo degli stivali sul lastricato di pietra parve accordarsi al ritmo nelle sue orecchie. Un uomo emerse dall'oscurità in fondo navata, il cappotto che si sollevava attorno a lui come ali sul punto di aprirsi.

    Non c'era da sorprendersi che lo chiamassero il Peccaminoso Sinclair. Mentre l'uomo avanzava con rapidi movimenti, Olivia notò i capelli corvini e i lineamenti inflessibili, e comprese meglio il significato del soprannome che gli avevano affibbiato.

    «Lord Sinclair, grazie per essere venuto» lo apostrofò quando lui le si fermò davanti ed estrasse un pezzo di carta dalla tasca del cappotto.

    «Non mi ringraziate, questa non è una visita di cortesia» ribatté lui in tono brusco. «Siete stata voi a mandarmi questo singolare messaggio?»

    «Sì. Lord Sinclair...»

    «Che cosa volete?» la interruppe lui. «E perché diavolo avete scelto un posto così inadatto?»

    «È adatto per me. Lord Sinclair, io...»

    «Non ho visto un'altra carrozza nel vicolo sul retro. Come siete arrivata?»

    Olivia batté le palpebre. Non aveva ancora iniziato e stava già perdendo il controllo della situazione. «Cosa importa? Lord Sinclair, io...»

    «Importa, invece» la interruppe di nuovo lui, «perché preferisco sapere a cosa vado incontro, quando una sciocca signorina mi dà appuntamento in una chiesa deserta. Se avete escogitato un qualche piano per intrappolarmi, sappiate che avete sbagliato preda...»

    A quelle parole la confusione scomparve all'istante, e Olivia non poté trattenere una risata. «Credete che vi abbia condotto qui per tendervi una trappola? Buon Dio, come siete vanitoso!»

    Il conte serrò le palpebre e lei sentì un altro brivido di allarme. Forse ridere di lui non era consigliabile, viste le circostanze. «Lord Sinclair...» iniziò di nuovo, ed esitò. Il chiaro elenco di punti che aveva in mente svanì sotto la forza oppressiva di quegli occhi neri. Trasse un profondo respiro. «Lord Sinclair...»

    «Conosco il mio nome» sbottò lui, irritato. «Fin troppo bene. Smettetela di mettere alla prova la mia pazienza e andate al dannato punto.»

    «Ho delle informazioni su vostro padre.»

    La corrente agitò il cappotto di lui in un ampio arco e penetrò attraverso la stoffa sottile del mantello di Olivia, facendola rabbrividire. Sinclair non replicò subito. La sua aria di impazienza era sparita, sostituita da un sorriso sardonico. «Ne ho anch'io, e perlopiù non sono buone. Di cosa parlate?»

    «Sono in possesso di prove che sollevano interrogativi sulle circostanze della sua morte» rispose Olivia. «È possibile che sia stato giudicato male.»

    L'unico suono che si udì fu il debole fischio del vento attraverso le fessure nelle alte finestre. Lei si strinse il mantello attorno al corpo e attese.

    «Sollevate il velo» le ordinò lui.

    «Perché?»

    «Perché preferisco vedere in faccia le persone che mi stanno mentendo.»

    Olivia considerò le sue possibilità. Non sapeva se coinvolgere quell'uomo fosse stata un'idea intelligente, ma ormai lui era lì, e doveva vederci chiaro. Sollevò il sottile velo di merletto attaccato al cappellino, e gli occhi neri di lui esaminarono il suo volto senza mutare l'espressione di divertito disprezzo.

    «Una signorina giovane ma non sciocca, penso. Ora iniziamo daccapo. Perché mi avete fatto venire qui?»

    «Ve l'ho detto, ho delle informazioni sulle circostanze della morte di vostro padre.»

    «Capisco. E cosa volete in cambio di queste cosiddette informazioni?»

    Olivia esitò. «Dipende.»

    «Il vostro non è un approccio molto abile. Sareste dovuta venire con un'idea più chiara sul valore delle vostre bugie. O sul mio valore.»

    «È proprio quanto sto cercando di stabilire.»

    Lui rise, un basso suono caldo che non valse a tranquillizzare i nervi tesi di Olivia. «Volete un elenco dei miei beni? Siete davvero la più inetta ricattatrice che abbia mai incontrato, dolcezza, e ne ho conosciute parecchie, ve lo assicuro.»

    «Non mi stavo riferendo al vostro valore finanziario» ribatté lei, gelida. Aveva immaginato che l'uomo sarebbe stato difficile, ma non che potesse essere anche irritante. Adesso non era più del tutto certa di voler avere a che fare con lui.

    «Riesco a immaginare soltanto un altro aspetto per cui potrei essere di qualche valore» riprese lui, «ma direi che qui fa un po' freddo, per quanto la posta sia seducente. Comunque, fuori ho una carrozza in attesa, se volete.»

    «No, non voglio!» proruppe Olivia. Se soltanto avesse taciuto e l'avesse lasciata riflettere... Si era aspettata un po' più di interesse per la sua storia. Davvero non gliene importava niente? In tal caso, non avrebbe avuto senso continuare. Peccato che avesse davvero bisogno di aiuto.

    «Ne siete sicura?» insistette lui. «Possedete un certo fascino, e non mi dispiacerebbe vedere quanto lontano...»

    «Oh, state un po' zitto e lasciatemi pensare! Non avevo idea che foste così irritante.»

    Quelle parole spazzarono via quell'offensivo divertimento dalla sua faccia. Olivia attese che reagisse con collera, ma lui si limitò a prenderla per il gomito, facendola girare verso l'uscita. «Venite con me.»

    «No! Lasciatemi andare!» La confusione si trasformò in panico. Olivia strappò il braccio dalla sua presa.

    Lord Sinclair sollevò le mani e fece un passo indietro. «Calma. Non intendo farvi del male, ma qui è freddo come il... Si gela, e non sono disposto a restare in questa chiesa spazzata dalla corrente a discutere della mia famiglia in modo che qualunque ficcanaso possa udire. Se desiderate parlare con me, potete farlo nella carrozza. Altrimenti, vi auguro una buona serata.»

    Aveva parlato con calma, ma il suo passo rapido, mentre si dirigeva verso l'uscita, equivaleva a un congedo. Olivia fissò la figura che si allontanava con una tale ondata di astio da non riuscire quasi a credere che provenisse da lei. Si riempì i polmoni d'aria gelida, abbassò il velo e camminò a lunghi passi dietro Lord Sinclair.

    Raggiunse la strada e per un terrorizzante momento pensò che fosse troppo tardi, ma poi vide la carrozza nello stretto vicolo oltre la chiesa. Gli edifici intorno bloccavano quello che restava delle ultime luci del pomeriggio. Olivia riusciva appena a vedere il volto dell'uomo sotto la falda del cappello ma, mentre si avvicinava, sentì che la stava osservando. Senza una parola lui aprì lo sportello. Sarebbe stata pazza a salire in una carrozza con un tipo come il Peccaminoso Sinclair. Pazza, disperata o stupida. «Lord Sinclair, forse potremmo...»

    Lui sospirò ed entrò, richiudendo lo sportello. Senza pensare, Olivia si aggrappò alla maniglia, lottando contro la resistenza sull'altro lato. Quando quella si alleggerì fino a cedere, dominò i suoi scrupoli e sollevò le gonne per salire sull'alto gradino. Una volta dentro si spinse nell'angolo più lontano.

    Il conte le lanciò una coperta. «Vorrei che la smetteste di comportarvi come un gatto costretto a entrare in uno stagno» l'apostrofò. «Usate questa, prima di congelare. Con un tempo simile, quel mantello è utile quanto un fazzoletto. Adesso avete dieci minuti per raccontare la vostra storia e andarvene.»

    Olivia unì le mani e iniziò il discorso che aveva provato davanti allo specchio. «Il mio padrino, Henry Payton, venne trovato morto. Il magistrato venne convocato da una donna chiamata Marcia Pendle, che dichiarò di essere l'amante di Henry e che lui era morto... be', nel suo letto. Comunque, so che non è la vedova raffinata che sostiene di essere, ma una cortigiana in una casa di Catte Street e che è stata pagata per fare quella dichiarazione all'inchiesta. E, non so perché, ma sono certa che non fosse l'amante del mio padrino.»

    Lui inarcò un sopracciglio. «Davvero? È meravigliosamente leale da parte vostra, ma alquanto ingenuo. Che rapporto ha questo sordido racconto con mio padre?»

    «Non ce l'ha, non direttamente. Almeno non che io possa vedere, ancora. Tuttavia, tra le proprietà che il mio padrino lasciò nella casa in affitto in cui morì, sono state trovate delle lettere scritte a lui da un certo Mr. Howard Sinclair venti anni prima. E tra queste un messaggio di sua mano che diceva: Se questo è vero, Howard Sinclair è stato trattato in modo terribilmente ingiusto e bisogna fare qualcosa. Sotto, Henry aveva scritto il nome Jasper Septimus, sottolineandolo più volte. Non so se ci sia una qualche connessione tra questo messaggio, la sua morte e le bugie di Marcia Pendle. Le lettere sembrano perlopiù corrispondenza d'affari, e non ho idea di chi sia Jasper Septimus. Mi rendo conto che è tutto incomprensibile, ma avevo bisogno di capire se voi poteste gettare della luce su questa storia.»

    Lui ascoltò con la medesima calma insultante con cui l'aveva liquidata poco prima, come se stesse assistendo a una mediocre commedia che lo stuzzicava quel tanto che bastava per non abbandonare il teatro. Infine, parlò. «Vi riconosco il merito di avere un'immaginazione molto vivace. Fatemi capire se sono riuscito a seguire questa trama degna di Drury Lane. Scusate, due trame intrecciate degne di Drury Lane. Nella prima una sgualdrina è pagata da qualcuno per mentire ai magistrati riguardo all'essere l'amante del vostro padrino, presumibilmente per nascondere le circostanze della sua morte, che suppongo siano state molto umilianti. Nella seconda il vostro padrino rimuginava sul passato, giungendo alla sconcertante conclusione basata sulle parole di un tale Jasper Septimus, il cui nome è un insulto in se stesso, che mio padre è stato mal giudicato. E questa rivelazione potrebbe essere alla base della prima storia. Ho compreso bene le vostre fantasie?»

    Era evidente che Sinclair era un uomo freddo, ma Olivia si era aspettata di sentire qualcosa, nella sua voce, quando parlava della morte del padre. Invece non ci fu niente, non un tremito né un cambiamento di inflessione. «Non ho inventato nulla. È la verità.»

    «Bene. E allora?»

    «Cosa, allora?» domandò, turbata.

    «I fatti che avete elencato non portano a granché, mi pare. Di certo non a un complotto omicida che abbraccia decenni. Una spiegazione più probabile è che voi o quella donna stiate tentando di estorcermi del denaro, sulla base di ciò che credete sia il mio sentimentale bisogno di sapere di più sull'ignominiosa dipartita da questo mondo del mio genitore. Lasciate che vi assicuri che non sento un bisogno simile. Potreste aver compreso che non sono di natura sentimentale.»

    «State ignorando un'altra possibilità, milord.»

    «Davvero? Illuminatemi. Ammetto di essere curioso di sapere cos'altro la vostra mente davvero unica sarà capace di ordire. Siete una ragazza molto singolare, non è così?»

    «Non sono una ragazza, ho quasi ventiquattro anni!»

    Olivia si pentì all'istante di aver sbottato quando vide aumentare il divertimento negli occhi dell'uomo. La stava adescando, e lei abboccava al suo amo ogni volta. Avrebbe dovuto essere lei ad avere il controllo della conversazione, e invece aveva lasciato che lui ne prendesse le redini dal momento in cui era entrato in chiesa.

    Rimosse la coperta, mettendola sul sedile di fianco. «Bene, Lord Sinclair, non vi farò sprecare altro tempo. È evidente che non siete interessato a ciò che ho da dire.»

    Sebbene fosse più vicina allo sportello, non aveva ancora raggiunto la maniglia che la mano di lui l'aveva già impugnata. «Non giocate con me» le sibilò. «Non mi piace essere preso in giro. E di certo non da una sfacciata di quasi ventiquattro anni che ama i misteri e che si nasconde sotto i veli. Vi rimangono cinque minuti.»

    «E allora ascoltatemi, invece di essere così... esasperante! È importante, per me, e voi continuate...» La sua voce si incrinò, e lei si fermò prima di andare completamente in pezzi. Stava tremando per il freddo, la preoccupazione e i postumi della tensione e della paura. Tirò la coperta su di sé e affondò le mani nel suo calore, sentendosi patetica e sciocca.

    Sinclair non parlò, limitandosi a battere contro la parete della carrozza, che partì. Olivia ansimò e si lanciò di nuovo verso lo sportello, ma lui allungò una mano, bloccandola. «Calmatevi. Non vi toccherò e, una volta che avrete finito, vi accompagnerò ovunque chiediate. Non ho intenzione di tenere i miei cavalli fermi, con questo freddo. Va bene?»

    Lei annuì cautamente.

    «Bene. Adesso, qual è il vostro nome?»

    «Il nome del mio padrino era Henry Payton.»

    «Ho chiesto il vostro, non il suo.»

    «Olivia. Olivia Silverdale.»

    «Olivia Silverdale.» Lui fece una smorfia. «Suona di fantasia, come il vostro racconto. Ora cominciate dal principio. Chi è questa Marcia Pendle, e come l'avete rintracciata?»

    «Ve l'ho detto. Marcia Pendle lavora in una... una casa dalla cattiva reputazione a Catte Street.»

    «Catte Street. Da Madame Bernieres?»

    Olivia inarcò le sopracciglia, sdegnata. Ovviamente il conte conosceva i bordelli di Londra. «Penso che il nome sia quello. Si fa chiamare Genevieve, ma in realtà è Marcia Pendle e viene dal Norfolk.»

    Lord Sinclair scosse brevemente il capo con una sorta di concentrata confusione. Privo di scherno o collera, appariva più umano ma non meno inquietante.

    «Così Marcia Pendle è Genevieve. Come e perché l'avete rintracciata, e per quale motivo vi avrebbe detto di essere coinvolta nella morte del vostro padrino?»

    «L'ho rintracciata perché il mio intendente ha assunto un Bow Street Runner, Mr. McGuire. Era presente all'inchiesta per la morte di mio zio. Sembra che Marcia abbia dato una rappresentazione magistrale, dichiarando che si trattava di una relazione di lunga data durante la quale loro si incontravano nella casa in affitto dove lui morì. Quando lasciò l'inchiesta, McGuire la seguì e, dopo alcune discrete investigazioni, scoprì la sua vera identità e occupazione. Scoprì anche che lei è molto superstiziosa e che ogni settimana va da un'indovina zingara, a Bishopsgate, che non è più zingara di quanto Marcia sia francese. Si chiama Sue Davies e viene da Cardiff. Così, sono andata a incontrare Miss Davies...»

    «Siete andata a Bishopsgate a incontrare un'indovina.»

    «Sì. E poi abbiamo avuto una piccola conversazione e ci siamo capite abbastanza bene. Ho pagato Gypsy Sue, come si fa chiamare, per dire a Marcia che deve consultare un'occultista.»

    «Una... cosa?» Il tono sardonico aveva abbandonato del tutto la voce di Sinclair.

    «Non ne avete mai sentito parlare?» si sorprese Olivia. «Sembra che siano piuttosto popolari, ultimamente. C'è una grande domanda di comunicazione con i cari estinti. In ogni caso, la zingara, o piuttosto Sue Davies, mi ha detto che Marcia era ossessionata da qualcuno chiamato George, che amava e di cui portava il lutto, e che le aveva chiesto...»

    «Aspettate un momento... Diavolo, non importa. Terrò le mie domande per la fine.»

    «Grazie. Così ho mandato il mio intendente ad affittare una casa in una zona senza pretese della città, e Sue Davies mi ha aiutata a preparare la scena, per così dire. Come Marcia Pendle, anche lei un tempo era un'attrice, ed è stata molto utile per procurare gli abiti e gli oggetti necessari. Poi ha mandato Marcia Pendle da me e, sotto le mentite spoglie dell'occultista, l'ho interrogata sulla sua relazione con Henry.»

    «Buon Dio! Solo una vivida immaginazione potrebbe ideare uno scenario simile. Così, adesso abbiamo una consultazione tra una falsa occultista dello Yorkshire, una madame francese del Norfolk e una falsa zingara del Galles. Affascinante. Procedete.»

    «Come sapete che sono dello Yorkshire?»

    «Ho un buon orecchio per gli accenti. Procedete.»

    «Molto bene. Durante questa seduta Marcia Pendle rivelò di non aver mai incontrato mio zio, figuriamoci di essere la sua amante.»

    Lui sollevò di nuovo la mano. «Una prostituta ed esperta ricattatrice vi ha semplicemente offerto questa informazione. Giusto per chiedere...»

    «Non proprio. Vi ho già detto che è molto superstiziosa. Le ho spiegato che non avrebbe potuto congiungersi nell'altro mondo con il tipo che voleva contattare, a meno che non rivelasse tutto e ripulisse la sua anima.»

    «Vi siete esposta con una donna che credete possa essere coinvolta in un omicidio, e lei ha creduto che una ragazzina fosse la sua porta per l'aldilà. Non so chi delle due sia più squilibrata...»

    «Naturalmente non le ho permesso di vedermi» gli fece notare Olivia. «Ero pesantemente velata e indossavo un abito piuttosto volgare che Sue mi aveva dato. Lei mi mostrò anche come dipingermi la faccia in modo che, se il velo fosse scivolato, non potessi essere riconosciuta. Sue si era offerta di recitare la parte dell'occultista, ma era necessario che fossi io a porre le domande. Non potevo imbeccarla per tutta la seduta, capite?»

    «Capisco» confermò lui cautamente. «A quanto sembra ero nel giusto riguardo alla vostra immaginazione. Sono impressionato che ai piani alti non fossero interessati alla professione di Marcia Pendle, ma solo alle sue menzogne alle autorità.»

    «All'apparenza esistono vari gradi di depravazione.»

    «Questo è vero, sì. Così, tornando alle vostre scoperte... Presumo le abbiate chiesto chi l'abbia pagata per ingaggiarla in questo inganno?»

    «Certo, ed è qui che mi sono arenata. Lei ha affermato che si trattava di un certo Mr. Eldritch, ma era così sconvolta dalla sua comunicazione con George che è diventata piuttosto isterica. Ho interrotto la seduta affermando che lui era stato richiamato indietro, ma che avremmo tentato di nuovo dopo pochi giorni, quando lei si fosse calmata.»

    «E lei ha accettato?»

    «A quanto pare George non ha mai apprezzato le donne in lacrime, il che ha rafforzato la sua fiducia nei miei poteri. Come vedete, ho bisogno di scoprire chi sia questo Mr. Eldritch, ma Mr. Mercer non ha avuto fortuna, e io non so come procedere.»

    «Mi sorprendete. Prima che andiamo avanti con Mr. Eldritch, però, sono curioso di sapere perché siete così sicura che lei non fosse l'amante del vostro padrino.»

    «Lo sapevo e basta. E avevo ragione.»

    «Un'intuizione, diciamo.» L'inflessione sardonica era tornata.

    Olivia scrollò le spalle. Gli aveva detto abbastanza. Era tempo di capire se lui sarebbe stato di qualche utilità o se si stesse semplicemente divertendo a trattarla come un qualche fenomeno da baraccone. «Mi aiuterete o no?»

    «Aiutare a far cosa?»

    «A scoprire chi sia questo Eldritch e perché abbia pagato per infamare il mio padrino. E se sia in qualche modo connesso con i sospetti di Henry sulla morte di vostro padre.»

    «Perché?»

    «Perché?» Olivia sollevò le mani, incredula. «Perché io non me ne starò in disparte mentre qualcuno rovina le vite delle persone. La mia madrina, Mrs. Payton, è sconvolta e distrutta, non solo per la perdita di uno degli uomini più meravigliosi che io abbia mai conosciuto, ma anche per la scoperta che abbia tradito lei e la sua famiglia. Devo scoprire chi c'è dietro e fargliela pagare per ciò che hanno fatto ai Payton. E non so come riuscirci, da sola! Ecco perché!»

    Lucas soffocò un sospiro. Perché non aveva gettato il messaggio della ragazza nel fuoco? Maledetta curiosità!

    Se avesse avuto un'oncia di buonsenso avrebbe mandato Miss Silverdale per la sua strada. Con tutta probabilità era una pazza, oppure una bugiarda con troppa fantasia, e lui non aveva il tempo per indulgere in quelle sciocchezze. La curiosità, come diceva sempre suo fratello, sarebbe stata la sua rovina. Il che era ironico, perché Chase era proprio

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