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Il Principio del Male Incarnato - Universo Caos Zeidos - Libro primo
Il Principio del Male Incarnato - Universo Caos Zeidos - Libro primo
Il Principio del Male Incarnato - Universo Caos Zeidos - Libro primo
E-book355 pagine4 ore

Il Principio del Male Incarnato - Universo Caos Zeidos - Libro primo

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Info su questo ebook

La realtà che ci circonda non è quella che i nostri limitati e ingannevoli sensi ci mostrano.

Non conoscendo le molte verità legate alla realtà, la fantasia subentra al raziocinio. Le nostre certezze riguardo alla parte intangibile della realtà sono assai limitate.

Ciò che sappiamo di conoscere è un miliardesimo di quello che sappiamo di non conoscere, che a sua volta è un miliardesimo di ciò che non sappiamo di non conoscere.

Laddove possiamo solo immaginare oltre la realtà che percepiamo, proprio in quell’universo sconosciuto nasce il mondo fantastico in cui va a collocarsi questa storia, con tutto ciò che la fantasia ha potuto rendere simile al reale; con i suoi luoghi geografici, gli ambienti naturali, le creature e gli accadimenti della storia di cui si narra…

Una sempiterna guerra tra Bene e Male che logora il Mondo fin dall’Inizio dei Tempi e che sembra essere destinata a durare ancora per un tempo indefinito.
LinguaItaliano
Data di uscita21 ago 2020
ISBN9788831690270
Il Principio del Male Incarnato - Universo Caos Zeidos - Libro primo

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    Anteprima del libro

    Il Principio del Male Incarnato - Universo Caos Zeidos - Libro primo - Evandro Straccini

    CAPITOLO 1

    L'INIZIO DEI TEMPI

    Al di fuori del tempo e dello spazio incommensurabile, prima che si potesse manifestare ogni cosa o esistenza di sorta, c'era solamente il nulla.

    Era il Vuoto Primordiale, difficilmente esplicabile per chi vive in una creazione reale, che è, che esiste, che è tangibile al concetto mentale di materia. È difficile afferrare il concetto asserendo che non c'era niente. Era molto meno, infatti, meno ancora di un buco nero nel nulla. Perché se nel nulla non può esistere nemmeno una forma immateriale come la luce, chiunque potrebbe immaginarsi che ci sia stato un buio pesto. Niente affatto, non c'era nemmeno quello; si potrebbe pensare che anche il buio sia comunque una cosa, e siccome è una cosa che è passibile di umano concetto, ecco che se ne deduce che tutto ciò che è spiegabile razionalmente, o irrazionalmente, vuol dire che esiste. E se esiste vuol dire che non è ammissibile nel nulla dell'Inizio dei Tempi. Il concetto di esistenza andrebbe grattato via dai dogmi della mente umana, perché l'Inizio dei Tempi è ciò che non è: il nulla, insomma il niente totale. Il Vuoto Primordiale, appunto.

    A un dato momento, indefinibile nel concetto temporale, avvenne che il Vuoto Primordiale si concentrasse. Come fosse compresso perpetuamente, a tal punto da convertire l'infinita vuota immensità a una massa più piccola di un atomo, diede luogo alla sintesi dell'Essenza Primordiale.

    Come potesse accadere, per mano di chi, o cosa, non è dato sapere.

    L'infinita concentrazione del nulla creò la Volontà di Esistenza... Poi il pensiero, e il pensiero l'energia, la massa primeva avvolta dall'Essenza Primordiale.

    Esisteva dunque Esos, così nominato dagli Zeidos e dagli antichi Patriarchi dell'Umanità, padri dei padri che furono delle Stirpi primordiali da Lui create, vale a dire i Suoi figli.

    Egli era il Supremo Padre Divino. Fu sintetizzato dall'Essenza Primordiale in Spirito Divino, dotato quindi di pensiero e Volontà di Esistenza. E, nondimeno, di anima. Pertanto il Vuoto Primordiale a quel punto aveva cessato di essere il nulla al di fuori del tempo e dello spazio; era abitato in ogni sua essenza da Esos.

    Esos è dunque l'eterna divinità, Padre di tutto ciò che è stato, È, e sarà. Ma l'Essenza Primordiale si pone al di sopra di tutto; l'unica entità che può essere descritta come Volontà di Esistenza.

    Dunque, se Esos è pensiero e volontà di esistere, doveva inserire il Suo Spirito Divino in un concetto materiale; che avesse forma, in pratica, altrimenti le sensazioni dell'esistenza non avrebbero avuto significato dimostrabile. E cosa c'è meglio di un corpo con cui poter dire: Io sono?

    Avvenne che nella notte dei tempi, in epoche così antiche da non riuscire a rintracciarle con i parametri della cognizione del tempo, questo Spirito Divino, per Sua insindacabile volontà iniziò una nuova esistenza materiale, dotandosi di un corpo con cui potesse soddisfare le leggi della fisica come massa, peso, materia.

    Così Esos vide che ciò che aveva fatto di se stesso era cosa buona e ne rimase sommamente soddisfatto.

    E quello fu il primo avvenimento.

    A quei tempi, Esos fluttuava nell'immensità del nulla compiacendosi del proprio essere, rendendo grazie all'Essenza Primordiale che lo aveva dotato di Volontà di Esistenza.

    Tuttavia egli cominciò a sentire il bisogno di ampliare il concetto di esistenza; non era più sufficiente esistere. Serviva uno scopo, una ricerca, una verità...

    Sviluppò questo pensiero e cominciò a chiedersi: Perché solo? Che significato potrà mai avere la mia esistenza nel nulla totale?

    Ed ecco che un'altra volta la Volontà di Esistenza, la Sua volontà, divenne certezza; davanti a Lui si materializzarono nove lumicini danzanti, brillantissimi nel Vuoto Atemporale, perché altro non esisteva. Esos vi pose il pensiero e a uno a uno li mise sul palmo della mano. Guardava ognuno di essi, meravigliandosi alquanto, perché anche quella era una cosa buona partorita dalla Sua volontà. Soffiò su ognuno di essi, che risposero sprigionando un baluginio scintillante, un'aura di luce riverberata che andava a concretizzarsi in un corpo.

    Nacquero così i nove Zeidos, perfetti figli del Suo pensiero, e che i Patriarchi delle Stirpi umane in divenire, li avrebbero chiamati Dei.

    Non appena aprirono gli occhi, costoro, destandosi dallo stato d'inesistenza, rimasero meravigliati nel vedere l'incalcolabile magnificenza del Supremo Padre Divino.

    E quello fu il secondo avvenimento.

    Esos allevò, poteva ben dire, gli Zeidos conferendo in loro lo scibile universale contenuto nel Suo Spirito Divino, ed essi lo ricambiarono onorandolo con la loro compagnia.

    Esos non era più solo.

    In principio, Esos e gli Zeidos fluttuavano nel Vuoto Atemporale, né più ne meno di quando Lui era stato l'unica entità. Ma con l'andare del tempo Egli sentì la necessità di materializzare il luogo primordiale in cui risiedere, poiché il continuo fluttuare nel vuoto nulla aveva a che fare con la logica di un'esistenza corporale. Concesse magnificenza alla Sua idea-pensiero e conferì alla Sua essenza la volontà di creare; cosa ragguardevole a confronto del Vuoto Atemporale. Ritenne giusto iniziare con una realizzazione necessaria: un Pantheon, un Tempio Fluttuante, in cui abitare e godere della compagnia dei perfetti figli del Suo pensiero.

    Esos fece scendere il sonno sui nove Zeidos, ed entrando in simbiosi con le loro menti, in principio da Lui cresciute, ne estrapolò i migliori desideri che potessero avere riguardo alla realizzazione del Tempio. Ciò fatto, allargò le braccia con i palmi delle mani rivolti in avanti e da quelli ne scaturirono due fasci di luce come polvere di stelle, che collimando l'una con l'altra all'occaso, lungi da Esos, formarono una brillantissima sfera fiammeggiante, dove in essa iniziò a materializzarsi la Casa di Esos, ovvero il Tempio Fluttuante di Endors, come venne chiamato poi dagli antichi.

    Endors è la luce possente che muove l'Universo, o almeno così era dato sapere. Creata dal Supremo Padre Divino, il cui segreto è celato nel più recondito e profondo luogo della Sua mente, essa è la più potente energia mai esistita. E da quel momento Esos ne avrebbe adoperata parecchia per molti necessari motivi...

    E quello fu il terzo avvenimento.

    A realizzazione ultimata, con un lieve sussurro, Esos svegliò gli Zeidos.

    Questo videro, con occhi folgorati: un immenso palazzo-vascello di luce, oro, argento e cristallo. Esso aveva davvero la forma di uno smisurato scafo fluttuante; al centro il Tempio e la dimora di Esos, che possedeva bellezza e maestosità inconfrontabile con qualunque altro palazzo a venire. Sopra questo vascello si ergeva una gigantesca piramide a gradoni, dove su ciascuna terrazza sorgeva il palazzo-dimora di ognuno dei nove Zeidos. Essi rimasero oltremodo stupefatti vedendo che nella realizzazione dell'intero complesso, tutti i loro meravigliosi desideri erano stati realizzati ancor più magnificamente di quanto pensassero, tanto più che non sapevano che il loro sonno fu sfruttato da Esos per questo scopo.

    Impossibile anche per gli Zeidos descrivere la suprema magnitudine del Tempio Fluttuante di Endors. Quel poco che seppero gli storici fu tramandato da antichissime leggende e miti perduti nella nebbia del tempo. Nessuna creatura, mortale o immortale, l'ha mai visto; i pochissimi che ne hanno avuta la possibilità mantengono strettamente riservato il segreto, o sono morti subito dopo.

    Così Esos e i perfetti figli del Suo pensiero regnavano in Endors e trascorrevano il tempo nella contemplazione della loro opera, nell'intrinseca consapevolezza di esistere. Nei tempi che seguirono poterono affermare con certezza che mai più così tanta gioia di vivere fu provata da alcun essere, animato o no, che avesse mai onorato con la sua presenza l'intero Creato.

    Passò un'enorme quantità di tempo in cui le dieci divinità continuarono a vivere nel loro palazzo senza che tutto intorno, nell'infinità immensità, esistesse altro.

    Accadde che il pensiero di Esos cominciasse a elaborare concetti riguardanti la creatività. Nella Sua mente prese forma un grande Disegno: quello di dare corpo a qualcosa di eccezionale, di così bello ed enorme che a confronto il Tempio Fluttuante di Endors sarebbe impallidito. Ma non disse nulla ai perfetti figli del Suo pensiero.

    Giunto il momento in cui il grandioso Disegno prese forma definitiva nella Sua mente, Egli si mise all'opera. Levò la mano, e un dolce torpore invase le creative menti degli Zeidos; essi precipitarono in un sonno pesante.

    Quando si risvegliarono, erano assai felici e ristorati nel corpo e nella mente. Si guardarono l'un con l'altro, meravigliati, e senza batter ciglio si avvicinarono a Esos, seduto sul Trono di Cristallo.

    - Bentornati, figli miei - disse con fare sornione. - A quanto vedo siete ben riposati, nonostante l'immenso lavoro che avete svolto.

    I nove si guardarono in faccia, assai sorpresi. Pensarono che durante il lungo sonno non avessero fatto nulla, se non sognare quel lavoro che Esos affermava che avevano svolto. Tuttavia gli Zeidos erano accorsi dal Supremo Padre Divino proprio per il motivo dei sogni. Infatti, non erano in grado di capacitarsi dell'accaduto, ma ne avevano solo una strana sensazione, come se quei sogni fossero molto, ma molto vicini a ciò che potrebbe definirsi realtà.

    Ecco, i lunghi sogni che invasero le loro menti parevano loro fossero guidati da un eone di verità, come se fossero immaginazioni dettate dallo stato di veglia. Insomma, urgevano doverose spiegazioni.

    - Venite! - tuonò Esos.

    Una volta saliti in cima alle alte torri del palazzo-vascello, allargando le braccia, Esos indicò agli Zeidos di guardare nell'immensità del vuoto e annunciò: - Ecco i vostri sogni. Mirate ciò che avete materializzato con i vostri sogni-desideri. Ecco il lavoro che avete realizzato con il vostro beato sonno. Ecco i sogni divenire realtà. Ecco che il Vuoto Atemporale è riempito dalla gioia del vostro lavoro. Ecco il sogno, il Disegno di Creazione che si tramuta in ciò che È e sarà. Ecco il Mondo!

    E quello fu l'avvenimento definitivo.

    Gli Zeidos non riuscirono a trattenere la meraviglia e lo stupore nell'osservare nel vuoto il lavoro che inconsciamente avevano compiuto attraverso i sogni guidati dalla volontà di Esos; le parole che avrebbero voluto utilizzare per descrivere siffatta creazione non sono ancora state inventate.

    Davanti ai loro occhi, ma molto, molto distante dal punto in cui si trovavano nel Vuoto Atemporale, essi osservarono un'enorme sfera ribollente, di uno sfumato colore rossiccio.

    Si voltarono. Tutti e nove puntarono lo sguardo indagatore sul divino volto di Esos.

    - Sì, questo è stato il mio volere. E allo stesso tempo il vostro magnifico lavoro - affermò il Supremo Padre Divino.

    La gioia traboccò dal cuore degli Zeidos, anche se non potevano ancora immaginare cosa fosse il Mondo.

    Uno di essi chiese a Esos: - Quella sfera sospesa nel vuoto è vicina o lontana? E quanto è grande la sua massa?

    Esos rispose: - Il Mondo può essere grande quanto desiderate, e vicino o lontano a vostro piacimento. Questa creazione è opera del mio insindacabile volere, ma gli artefici maggiori siete stati proprio voi, gli Zeidos, che avete sintetizzato la realtà, estrapolandola dai vostri Sogni di Creazione.

    Dopo qualche istante di fervida contemplazione del lavoro svolto, Esos parlò di nuovo: - Il Mondo si trova ora nel suo stato primevo e per adesso è in fase più che giovanile; esso è materia inanimata, in lotta con se stessa, alla ricerca di un equilibrio nella sua stessa natura; non è altro che l'insieme dei vostri sogni che necessitano di essere regolati e plasmati con la materia che vedete innanzi a voi. Ora, in questo preciso momento di superna importanza, Io, Esos, Padre di tutto ciò che È, dono a voi, perfetti figli del mio pensiero, il Mondo intero. Scenderete su di esso per completarne l'opera. Farete di esso la migliore creazione che si possa immaginare in tutto l'arco temporale dell'eternità, se lo vorrete.

    Uno degli Zeidos più possenti, conosciuto con il nome di Otyg, rispose in nome di tutti. - Padre, non solo è per noi un grande onore accettare ciò che Tu desideri donarci, ma è nostro immancabile dovere completare l'avvenimento definitivo che ha partorito la Tua mente.

    E così fu deciso.

    Il mistero del Mondo interessava profondamente gli Zeidos, ed essi volevano presto vederlo svelato. Così Esos decise che non appena fosse tutto pronto i nove Zeidos si sarebbero trasferiti sul Mondo, dove avrebbero compiuto i necessari sforzi per portare a termine il superlativo progetto e quindi completare la costruzione del Mondo.

    Il Supremo Padre Divino si compiacque di vedere che i perfetti figli del Suo pensiero avevano accettato di buon grado il grande dono che faceva loro. Notò che anche quest'opera era una cosa buona e che avrebbe senz'altro meritato di esistere finché il Disegno di Creazione avesse avuto ragione di essere.

    Tuttavia, quando tutto fu pronto per inviare gli Zeidos sul Mondo, il Supremo Padre Divino li chiamò a sé ancora una volta. Essi si disposero attorno al Trono di Cristallo e ascoltarono le Sue parole.

    Nell'accomiatarsi, li ringraziò di avere accettato il Suo dono. Disse loro: - Nessuno di voi, tantomeno le creature che regneranno sul Mondo, avrà mai motivo di pentirsi del Disegno di Creazione.

    Ma per un periodo indefinito Esos sedette taciturno sul Trono di Cristallo. Il Suo volto mutò da compiaciuto a severo, e cominciò a scrutare negli occhi i nove Zeidos.

    Ognuno di essi capì che il Supremo Padre Divino lo guardava sì negli occhi, ma si rendeva conto che in realtà scrutava nella loro mente alla ricerca della sincerità.

    Tremendamente severo era diventato in volto, e ognuno degli Zeidos, a uno a uno, incontrando il penetrante sguardo di Esos, si sentiva totalmente soverchiato dai Suoi molteplici sentimenti, che andavano dalla paterna benevolenza al monito più terribile.

    Il Supremo Padre Divino controllava in ognuno di essi che gli insegnamenti da Lui impartiti fossero andati senza fallo a buon fine; pertanto cercava nei loro pensieri la conferma di tutto ciò.

    Tutti gli Zeidos erano perforati nella mente dal Supremo Padre Divino, e da ciò svilupparono sensazioni e pensieri. Ma nessuno di loro, finché fosse esistito nel Disegno Creazione, avrebbe confessato qualcosa di ciò agli altri otto. Solo Esos, nella Sua impenetrabile mente, racchiuse ciò che gli Zeidos pensarono, perché Egli era padrone della loro esistenza, e la Sua mente, per quanto potessero essere potenti le menti degli Zeidos, era infinitamente superiore.

    Esos cercava dunque una distorsione dell'armonia, qualche seme maligno, che se non controllato per tempo avrebbe portato, in un futuro non lontano, desolazione e tribolazioni sul Mondo.

    In verità, si narra che Esos avesse parecchie buone ragioni per temere questo, perché grande era la potenza e la conoscenza degli Zeidos, poiché, subito dopo la loro creazione, Esos aveva conferito loro tutto lo scibile universale.

    Dunque era possibile che qualche Zeidos potesse un brutto giorno mettere a fuoco un progetto personale, dotato di un pre-ragionamento sì elevatissimo, ma che avrebbe potuto a lungo andare tradire gli intenti originali, incentivando solo scopi personali, impregnandoli d'egoismo e prevaricazione nei confronti degli altri Zeidos e delle future creature che sarebbero venute al Mondo. Nel Disegno di Creazione non poteva esserci spazio per siffatti devianti progetti.

    A un certo punto i nove avvertirono che la tensione calava bruscamente; i marcati tratti del volto di Esos si distesero.

    Con la mente, il Supremo Padre Divino cercò uno Zeidos che si elevasse in modo particolare per saggezza e potenza, ma non rilevò malvagità alcuna in nessuno di essi. Di tutte le sensazioni personali che ne aveva dedotto, nulla disse, anche se notò che ognuno degli Zeidos possedeva doti e caratteristiche differenti dagli altri.

    Esos parlò: - Grande è la vostra saggezza e potenza, e grande oltre ogni misura la potenza di uno di voi.

    Gli Zeidos si guardarono l'uno con l'altro meravigliati, mentre Esos, con un raggio di luce che conteneva tutti i colori dell'arcobaleno, materializzava davanti a loro uno Scrigno d'Oro, una sorta di luminosa fiala a losanga.

    Il Supremo Padre Divino si erse in tutta la Sua possanza, attirò a sé lo Scrigno d'Oro e parlò: - A te, Dodheimsgard, potente fra i potenti degli Zeidos, dono lo scrigno contenente il segreto maggiore. Potrai aprirlo e svelarne il mistero solo quando verrà il momento, quando te lo comanderò. A te l'affido per portarlo sul Mondo. Dallo scrigno prenderà forma un progetto straordinario. Lo custodirai con tutte le cure e lo difenderai da ogni pericolo, finché non ti ordinerò di aprirlo per svelare il segreto che solo io conosco.

    Così parlò Esos, Supremo Padre Divino.

    Consegnò personalmente a Dodheimsgard lo Scrigno d'Oro essendo certo di affidare allo Zeidos maggiore tale importantissimo segreto.

    Dodheimsgard legò l'artefatto a una catena d'oro e se lo mise al collo. Gli altri Zeidos guardarono il loro fratello con meraviglia e rispetto, poiché dalle parole di Esos avevano capito che lui era il più potente fra loro, anche se non lo aveva mai dato a vedere. E con ciò loro non potevano saperlo.

    Ma se Dodheimsgard era il più potente degli Zeidos, il Supremo Padre Divino era perfetto? O poteva sbagliarsi anche Lui?

    Era assiomatico che Dodheimsgard fosse il più potente fra gli Zeidos, ma poteva anche essere che uno di essi tramasse nell'ombra e che Esos fosse caduto in errore non rilevando in nessuno di essi alcuna malizia.

    E chi tramava nell'ombra, chi era segretamente malvagio, chi più di tutti desiderava il Mondo per poterlo dominare, chi avrebbe portato sul Mondo il seme del Male e della menzogna, questi era proprio chi crebbe in conoscenza camminando dove agli altri era proibito.

    Dodheimsgard era il più possente perché riuscì a sviluppare la facoltà, più unica che rara, di camminare nel Vuoto Atemporale, dove poteva servirsi di conoscenze superiori.

    Se egli era il più potente fra i suoi fratelli, perché non doveva avere di più? Ed Esos proprio a lui aveva consegnato lo Scrigno d'Oro contenente un segreto da far germogliare sul Mondo.

    Nessuna entità giunse a pensare come fosse possibile che la massima divinità del Creato potesse cadere in errore. Nessuno è in grado di dirlo, ma a ben guardare gli Zeidos avrebbero potuto ragionarci sopra. Innanzi tutto non vi era certezza che Esos fosse all'oscuro del fatto che Dodheimsgard da qualche tempo era diventato malvagio e che il seme della menzogna si era incuneato nella sua mente. Inoltre, quando Esos aveva penetrato le menti degli Zeidos, le sensazioni rilevate su Dodheimsgard potevano anche essere state occultate e confutate dalla grande mente del più forte dei perfetti figli del Suo pensiero. Quindi poteva darsi che Dodheimsgard riuscisse a nascondere a Esos la sua vera natura... Una tesi sostenibile? O era più logico pensare che il Supremo Padre Divino avesse capito fin da principio che il più potente fra gli Zeidos era diventato malvagio? E che Egli non lo abbia dato a vedere ai fratelli di Dodheimsgard, tantomeno a lui stesso?

    Così si trovarono nella situazione in cui il malvagio credeva di aver confuso Esos, che quest'ultimo non era per nulla confuso, e che aveva semplicemente pensato di non voler perdere il più potente fra i Suoi figli; consegnatogli lo Scrigno d'Oro col grande segreto da portare sul Mondo, lo metteva alla prova. Come dire: Attento, figlio mio! Io so che tu stai abbandonando la strada maestra, ma proprio per questo dimostro di fidarmi ancora di te. Scorgo la possibilità che certamente vi è nella tua essenza il Potere di redimerti, e che quindi tu mi riponga la fiducia che nutro per te, portando a termine il compito di custodire il grande segreto, fino a che non ti dirò di svelarlo.

    Semmai ci fu un errore, da parte del Supremo Padre Divino, fu proprio questo: pensare che Dodheimsgard fosse ancora in tempo a redimersi e che potesse ancora dissipare le oscure nubi che ottenebravano la sua mente; Esos non si era reso conto di quanto a fondo il marcio fosse penetrato nel cuore del più potente degli Zeidos.

    Ciononostante, era vero che Dodheimsgard, nella sua acuta intelligenza, potesse ancora abbandonare la strada oscura che aveva imboccato e quindi rendersi conto che lo Scrigno d'Oro fu consegnato a lui proprio perché Esos voleva mostrargli la sua grande benevolenza. Ma oramai, nella sua anima, il seme del Male era già germogliato. Ottenebrato dalla malvagità, della possibilità di correzione non se ne avvide mai. Anzi, perseverò nel suo intento, e ricevendo lo Scrigno d'Oro ebbe la riprova che il Supremo Padre Divino non si era accorto della sua natura deviata, per mezzo della quale aveva abbandonato la retta via.

    Se dunque così doveva essere, come avrebbe potuto rimediare il Supremo Padre Divino? Sarebbe sceso di persona sul Mondo a riparare il danno? Sarebbe intervenuto un Suo figlio straordinario? O avrebbe lasciato correre tutto quanto, senza interferire sul processo del Disegno di Creazione, e accettare che quello fosse contaminato dal Male? Lasciare, insomma, che il libero arbitrio, incorruttibile legge universale, non fosse intaccato...

    In realtà, Esos aveva anche pensato che la fiducia riposta in Dodheimsgard potesse miseramente fallire, ma non poteva prevedere come il Male avrebbe reagito, in questo caso. A quei tempi l'Universo era inabitato, tranne che per la presenza delle divinità stesse, del loro Tempio, e il Mondo ancora da plasmare.

    Tutto ciò che è nuovo ha in sé l'istinto naturale del Bene.

    La domanda che doveva porsi era: che cos'è il Male? Per deduzione poteva immaginare, e poteva dare una risposta, ma nella realtà attuale, riferita alla notte dei tempi, tutto ciò che nasceva era nuovo e non poteva carpirne il meccanismo prima che fosse palesato. Nemmeno Lui poteva. Pertanto, la domanda rimaneva lì, sospesa nell'aria.

    Nemmeno Dodheimsgard poteva sapere quale risposta ne avrebbe dato Esos, ma sapeva che Egli la risposta l'avrebbe cercata.

    CAPITOLO 2

    IL MONDO ENTRA IN SCENA

    Giunse il momento di dare inizio ai giorni del Mondo. I nove Zeidos erano pronti a scendere su di esso.

    Esos si levò imperiosamente davanti a loro e tracciò la via del cammino. Prese un caleidoscopio, ne liberò i sette colori dell'arcobaleno, e con essi tracciò la Via Arcuata che, a mo' di ponte, collegava il Tempio Fluttuante di Endors al Mondo.

    - Amatissimi figli miei, giunge il momento che voi prendiate congedo, come da vostro desiderio, e che scendiate sul Mondo per portare l'opera a compimento. Non dimenticate il grande segreto, che uno di voi dovrà custodire.

    Fissò l'interessato.

    - Sappiate che potrete plasmare il Mondo a vostro piacimento, secondo i Sogni di Creazione che avete sviluppato, ma non chiederete mai, né a Dodheimsgard né a me, del segreto dello Scrigno d'Oro. Solo io posso svelarlo.

    Rivolse le sue parole a Dodheimsgard. - Ti ordinerò di aprire lo Scrigno d'Oro quando deciderò che il momento sarà propizio; quando il Mondo sarà pronto ad accogliere il segreto.

    Il suo volto si distese. - Usate tutto il Potere del vostro pensiero e della vostra conoscenza per fare del Mondo la migliore opera del Disegno di Creazione. Sappiate, inoltre, che io sarò sempre al vostro fianco e che nel momento del bisogno potrete chiedermi consiglio. Ricordate che la Via Arcuata sarà sempre disponibile, quale unica strada per il ritorno. Date libero accesso ai vostri sogni perché, non dimenticatelo, da essi il Mondo ha preso forma.

    Esos tacque qualche istante e rimase assorto in pensiero.

    A qualcuno degli Zeidos parve avesse dubbi che gli corrodevano la mente.

    Le cronache non riportano tutto il cerimoniale della partenza e del commiato degli Zeidos dal Supremo Padre Divino. Viene citato, tuttavia, che Esos, nella sua grande benevolenza, li benedisse tutti e nove, e senza ulteriori e inutili preamboli li congedò da Endors. A buon intenditore, poche parole.

    Emozionati, con il cuore traboccante di speranza, gli Zeidos, ognuno con i propri intenti, si presentarono ai piedi della Via Arcuata, che si dipanava dal Tempio Fluttuante di Endors; stavano per dire addio alla Casa di Esos.

    La Via Arcuata rimpiccioliva nella distanza, fino a sparire alla vista, ma era certo che ricadeva sul Mondo dopo aver tracciato un lungo arco colorato. Gli Zeidos imboccarono la Porta di Luce, che era situata all'inizio della Via, davanti al Tempio Fluttuante di Endors. Tramutatisi in sfere di luce argentea, iniziarono a percorrere la Via Arcuata a gran velocità, come fossero comete.

    Se a quei tempi fosse esistito qualcuno che dal Mondo avesse potuto vederli arrivare, li avrebbe descritti come stelle cadenti che precipitavano dal cielo cavalcando un immenso arcobaleno; tale era il sembiante della Via Arcuata.

    Questo cammino, casualmente, si tuffava nelle placide acque del Grande Oceano, uno dei primi, fondamentali ambienti ad aver preso forma sul Mondo. Le nove sfere argentee vi si gettarono come fossero state lanciate da una fionda.

    Non appena gli Zeidos si ricomposero nelle loro sembianze corporali, notarono che la Via Arcuata aveva iniziato a ritirarsi dalle acque. Compiendo il percorso inverso rispetto al loro, cominciava a sparire a ritroso dalla loro vista.

    Ora i nove fratelli erano sul Mondo e nessuno potrà mai narrare della loro meraviglia, tantomeno descrivere la loro gioia nel vederlo. Una coperta di stelle si distendeva nell'intero firmamento. Essi camminavano sulle acque e per quanto si sforzassero di aguzzare la vista, sempre e solo acqua vedevano attorno a loro, fino a perdita d'occhio. Era tutto lì, il Mondo?

    Levitarono e iniziarono a percorrerlo attraverso la sua atmosfera. Ben presto avvistarono nel buio anche una

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