Mi cambio la vita: La realtà è una storia che possiamo riscrivere
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Anteprima del libro
Mi cambio la vita - MARZIA SANDRI
Marzia Sandri
Mi cambio la vita
Marzia Sandri
©2020 Marzia Sandri
Prima edizione: dicembre 2020
Tutti i diritti sono riservati
Ogni riproduzione anche parziale e con qualsiasi mezzo, deve essere preventivamente autorizzata dall’Autore.
Marzia Sandri
Mi cambio la vita
La realtà è una storia che possiamo riscrivere
In tutti noi c’è una farfalla
che chiede solo di poter volare
ACROBATA DELLA MIA VITA
Ho giocato con le schegge
Spezzate dei miei sogni
Come un giocoliere
Con le sue sfere colorate
Ho camminato in bilico
Sulla corda tesa delle mie paure
Come un funambolo
Sospeso sull’abisso
E ho attinto forza e coraggio
Come acqua cristallina
Sgorgata là dove immaginavo
solo sabbia e deserto
Impregnata dell’odore scuro della terra
Rifulgente della mia stessa essenza
Immobile, ad un passo dalla mia vita
Introduzione
Inizia il viaggio
La vita non è come dovrebbe essere. È quella che è.
È il modo in cui l’affronti che fa la differenza.
(Virginia Satir)
Questo manuale ha a che fare, direttamente o indirettamente, con il cambiamento e con l’idea che la vita di ciascuno di noi sia un libro del quale le pagine bianche su cui poter scrivere il proprio futuro, a partire dal proprio presente, non finiscono mai.
E proprio come ogni libro è un viaggio, per scrivere sui fogli bianchi della nostra vita, dobbiamo innanzitutto imparare a percorrere i nostri sentieri più intimi e reconditi, a viaggiarci attraverso e a esplorarli in profondità, senza paura, ma con la curiosità e l’entusiasmo di chi sa che qualunque cosa dovesse scoprire lo metterà nelle condizioni di progredire lungo il suo unico e straordinario cammino di crescita e di miglioramento personale.
A tal proposito, i capitoli che seguiranno – se lo vorrai – saranno per te una sorta di bussola che ti aiuterà a orientarti nel corso del viaggio e grazie alla quale potrai scoprire come non opporre resistenza al cambiamento e, anzi, accoglierlo e agevolarlo nel suo naturale compito di trasformarti lungo il tragitto.
Il cambiamento è un ingrediente imprescindibile della ricetta della vita, un elemento peculiare della natura dell’esistenza, senza il quale la vita stessa non sarebbe quella che è, perderebbe la sua qualità più profonda, ne sarebbe snaturata.
A differenziarsi sono i modi attraverso cui il cambiamento può manifestarsi. Può, infatti, essere frutto di una deliberata scelta e venire, quindi, pianificato, oppure può semplicemente accadere, senza che sia stato cercato o messo consapevolmente in atto.
Nel primo caso, si sperimenta la sensazione di avere maggiormente le cose sotto controllo e si conserva il potere di imprimere alle proprie scelte una direzione e una forza ben precise. Nel caso di cambiamenti imposti dall’esterno, invece, ci si può ritrovare a rivestire il ruolo di vittima e a non accettare che le cose prendano una piega diversa da quella che si era prevista o che ci si era aspettati. Possiamo dunque decidere se prendere o meno in mano le redini delle trasformazioni che riguardano noi stessi o la nostra realtà. Tra le due modalità intercorre la stessa differenza che passa tra lo scegliere e il subire, tra il mirare a una meta più o meno definita e desiderata e il procedere a tentoni con andamento casuale e improvvisato, tra l’essere protagonisti e artefici di ciò che viviamo giorno per giorno e l’essere semplici comparse in balìa degli eventi. Una differenza non di poca importanza, direi.
Quando ci si trova a dover fare i conti con eventi inaspettati, con scelte fatte da altri e che non abbiamo condiviso, con la presa di coscienza di trovarci in un vicolo cieco o di aver imboccato e percorso una strada che ci ha portato a non riconoscerci più o che ci ha allontanato dalla nostra natura più vera e profonda, la cosa più saggia e costruttiva da fare è riconoscere e accettare lo status quo e imparare ad adottare strategie che ci aiutino ad accogliere il cambiamento e a riscrivere, a partire da ciò che stiamo vivendo, quello che ci aspetta.
Ovviamente, non è sufficiente prendere la decisione di cambiare qualcosa o di ristrutturare la nostra esistenza per rendere questo cambiamento una realtà effettiva. È necessario conoscere i processi che stanno alla base del cambiamento stesso, le dinamiche che sottendono lo sviluppo della motivazione e della spinta emotiva indispensabili per far partire il motore e per tenerlo acceso, e i passi che si devono percorrere per spostarsi dalla situazione presente a quella desiderata.
A venire in nostro soccorso, in questo senso, sono tecniche e strumenti che appartengono al patrimonio di conoscenze e di pratiche che si rifanno a molteplici discipline e insegnamenti, sia antichi che attuali, alcuni derivanti da tradizioni di matrice prettamente orientale (come la Mindfulness), altre che si sono sviluppate in ambito più strettamente occidentale (come la Programmazione Neuro Linguistica), passando attraverso metodi di auto-formazione e auto-realizzazione che integrano la visione psicologica che affonda le sue radici in Oriente con i concetti propri della moderna psicologia.
In questo volume ho raccontato alcune storie – in parte di fantasia, in parte tratte da situazioni reali – lungo le quali si dipanano le vicende esteriori e interiori di persone tanto diverse ma, al tempo stesso, tanto uguali a noi e nelle quali possiamo riconoscerci o riconoscere una parte di noi stessi. Ciascuna storia porta in sé i semi degli esiti a cui, così come spesso le nostre personali vicende, sono andate incontro e con i quali è capitato anche a noi di confrontarci. Sono scene o spaccati di vicende personali la cui funzione è farsi punto di partenza e pretesto per affrontare temi comuni nella società in cui viviamo. L’obiettivo è che tu ti possa riconoscere attraverso queste esperienze o racconti, così da stimolare la tua auto-esplorazione. Ovviamente, ogni storia è a sé, nessun individuo è uguale a un altro e ognuno di noi costituisce un perfetto e meraviglioso universo, unico e irripetibile. Le tecniche e gli strumenti che possiamo mettere in atto e di cui possiamo avvalerci, le indicazioni e gli spunti di riflessione proposti e illustrati a margine dei racconti, hanno comunque il potere di orientarti lungo la tua personalissima strada di crescita ed evoluzione personale, quella che tutti noi – ognuno a modo suo – percorriamo nell’attraversare i territori della vita umana. L’augurio è che questo manuale possa aiutarti a riscrivere o arricchire la tua esistenza e a renderla più variopinta e soddisfacente, tanto più vicina a te e in armonia con quello che sei realmente e con la tua più intima essenza, in accordo con i tuoi desideri più autentici e profondi.
Buon viaggio e buona trasformazione!
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi.
(Marcel Proust)
Nota dell’Autrice
Al fine di facilitare la lettura e la comprensione del testo, ho pensato di ricorrere al solo uso del maschile singolare, intendendo comunque rivolgermi anche all’universo femminile. Non esistono problematiche che interessino, in esclusiva, l’uno o l’altro genere, al massimo possono essere vissute in maniera diversa, ma gli strumenti proposti sono adatti a entrambi. Allo stesso modo, nella dissertazione generale dei vari temi ho deciso di ricorrere al noi
per trasmettere il fatto che si tratta di argomenti che riguardano tutti quanti, in qualche modo e in qualche misura – non siamo soli nella barca della vita –, e utilizzare invece il tu
nella sezione dedicata alla pratica per trasmettere le istruzioni in maniera più diretta e coinvolgente.
I vari capitoli possono essere letti in ordine oppure consultati singolarmente in base all’interesse del momento o alla curiosità. I rimandi permettono di seguire, comunque, un percorso guidato che porta a toccare tutti i nodi fondamentali a partire da ciascuna problematica.
Ovviamente questo testo non ha la pretesa di essere esaustivo di ogni aspetto, ma si pone piuttosto come un punto di partenza e traccia di lavoro nel processo di individuazione dei propri nodi e di esplorazione di sé, che il lettore potrà portare avanti in maniera personalizzata con l’aiuto di un professionista o ricorrendo a ulteriori strumenti di lavoro su se stesso.
Con l’auspicio che possa essere fonte di ispirazione e di una prolifica e costruttiva riflessione.
Marzia Sandri
Quello che troverai in ogni capitolo
Troverai, inoltre:
N.B. I racconti, così come i versi e le citazioni sparsi tra i capitoli, che non riportino in calce il nome di altro autore, sono frutto dell’inventiva della stessa autrice del libro.
1.
Alice
Riprendere in mano le redini della propria vita
Calpestando i miei passi
arranco lungo sentieri tracciati di un passato mai spento.
Sforzo lo sguardo a prospettive irrisolte,
gli occhi fissi alle stelle
mentre sopisce via via ogni luce
e un buio velluto silenzia il mio sguardo.
La storia
Alice si ritrova sull’orlo di un’esistenza che non riconosce più come quella per cui si è data tanto da fare: il suo matrimonio è fallito e la carriera che doveva coronare tutte le sue ambizioni si è dissolta nel breve spazio di un mattino. Si guarda intorno e non vede altro che macerie. Inabissata nelle paludi dei ricordi e delle speranze disilluse, le sue forze sembrano venire meno e riprendere in mano il corso del suo destino per ricostruire la sua esistenza le appare al di fuori della sua portata.
Il tema
Nel corso delle nostre vite sono tanti gli errori che commettiamo, alcuni in buona fede, altri sotto la spinta dei condizionamenti e delle illusioni. Se da una parte il passato è un qualcosa dal quale non possiamo prescindere e di cui non possiamo e non dobbiamo evitare di tener conto, è anche vero che è importante non farci influenzare al punto da non riuscire a ricominciare per costruire il futuro che desideriamo. Portare l’attenzione sul presente e su ciò su cui possiamo ancora contare per ripartire è il passo giusto per cominciare a plasmare un nuovo avvenire.
Il racconto
Alice aprì il frigorifero e con lo sguardo percorse, con la sistematicità che la contraddistingueva, uno scaffale dopo l’altro. Non che ci fosse molto da esaminare. Ormai aveva perso l’abitudine di fare la spesa regolarmente e capitava sempre più spesso che arrivasse a sera, dopo una giornata di lavoro matto e disperatissimo, senza nulla che meritasse l’appellativo di cena e che fosse in grado di soddisfare il corpo e riscaldare lo spirito.
Settimane che, una dopo l’altra, stavano diventando mesi. Da quando… sì, da quando Fabrizio si era trasferito. Se n’era andato, avrebbe dovuto dire. E sbattendo la porta, anche. Dopo otto anni durante i quali crepe sempre più lunghe e profonde si erano intessute come ragnatele sulla superficie della sua vita coniugale, trasformandola infine in un mucchietto di cocci irriconoscibili. Una cancrena che aveva contaminato lo spazio e il tempo in cui dimorava la sua relazione senza che lei ne avesse avuto la necessaria consapevolezza, presa com’era dal lavoro e dal miraggio di una carriera che aveva assorbito ogni suo sforzo e attenzione. Cieca, sì, era stata cieca. E sorda. E assente. Fondamentalmente assente. E quella stessa assenza e quel vuoto lei li aveva inconsapevolmente nutriti giorno dopo giorno, lasciandoli lievitare fino a che questi non avevano inghiottito completamente l’orizzonte dei suoi sentimenti e dei suoi affetti.
Istintivamente, mentre con la mano destra afferrava svogliatamente la confezione monoporzione di una sottomarca di lasagne precotte e la posava sul piano della cucina, lo sguardo si alzò, spostandosi dall’interno del frigorifero in direzione della foto che, dall’alto della libreria, ritraeva lei e il suo ormai ex marito ancora sorridenti. Foto di cui non aveva ancora avuto la forza di liberarsi.
Provò una stretta alla bocca dello stomaco e in quell’abisso che sentì spalancarsi nelle viscere sprofondarono gli ultimi e già deboli richiami di un appetito quasi del tutto estinto da tempo.
Ripose la confezione di lasagne nel frigo e si versò del latte freddo in un bicchiere alto e stretto. Per quella sera sarebbe stato più che sufficiente, pensò. La degna conclusione di una giornata che aveva segnato, se mai ce ne fosse stato bisogno, il crollo totale di ogni prospettiva, non dico di felicità – quella era rimasta relegata sul fondo della valigia che Fabrizio aveva portato con sé –, ma di una seppur minima parvenza di senso della sua esistenza.
Il suono del cellulare la sorprese in un afflato di sollievo per il pretesto che le forniva di lasciar virare il corso dei suoi pensieri dalla traiettoria puntata verso quell’abisso nel quale stavano inesorabilmente precipitando.
Il sollievo le si smorzò in gola al suono della voce della madre.
«Ciao mamma» rispose stancamente. «No, non ho avuto la promozione. Il posto l’hanno dato a Gianfranco. Hanno detto che ultimamente sono troppo stanca e poco concentrata, che per svolgere al meglio quell’incarico sono necessarie una presenza e un’energia che in questo momento non dimostro di avere. Se ne riparlerà tra due anni. Forse… Sì, lo so anch’io, che ci ho investito tanti sforzi, tempo ed energie» sentiva che stava cominciando a spazientirsi «credi che non lo sappia e che questo non faccia male in un modo che non so spiegare? Adesso scusami ma non ho proprio voglia di parlarne. Voglio solo andare a dormire … e magari non alzarmi più» concluse sussurrando tra sé e sé. «No, non credo che verrò a trovarvi questo fine settimana. Lo so che non vengo da tanto» disse, facendo eco a quel che le stava dicendo la madre dall’altra parte del microfono «ma proprio non mi va … Mi farebbe bene, sì» le fece il verso con malcelata insofferenza. Tanto che ci vengo a fare. «Adesso, ti prego, mamma, lasciami andare. Ciao.»
Chiudendo la chiamata, appoggiò il cellulare e lo spinse con la mano fino a sfiorare lo spigolo sul lato opposto dell’ampia tavola bianca della cucina – come a volerlo allontanare da sé il più distante possibile – e lasciò ricadere la testa sul braccio allungato. Restò così per un tempo che le parve infinito, poi, con una pena che le rodeva le ossa, si alzò e si diresse verso la camera da letto.
*
Era di nuovo sola. Sola.
Ripeté dentro di sé quella parola più e più volte. Sola, sola, sola. Quattro lettere che rimbalzavano, una dopo l’altra, sulle pareti della sua confusione, che si espandevano, colmando di vuoto nuovi spazi di inaspettata solitudine.
Strano. Oltre ogni dire. Lontana. Ancora.
Sì, stranita e lontana. Ancora. Allungò le braccia perpendicolarmente rispetto al corpo che fissava, eretto, fermo di fronte alla specchiera della sua camera. Chiuse gli occhi e tese le membra nello sforzo di toccare i confini che avrebbero dovuto limitare quello spazio di solitudine in cui si sentiva rinchiusa. Quella bolla di speranze sfumate, di sogni evaporati, di progetti che si erano sbriciolati al solo atto di posarne il pensiero sulla superficie, allo stesso modo di quanto accade alle bollicine di spuma che orlano le piccole onde