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Dolosium
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E-book189 pagine2 ore

Dolosium

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Info su questo ebook

New York 2018.Uno scrittore trentenne si ritrova immerso in una serie di eventi che lo portano a conoscenza di una versione parallela della terra chiamata Dolosium.La visita inaspettata di tre abitanti di questo mondo lo immerge in una serie di misteri che lo collegano al suo passato.Alex dovrà impegnarsi a fondo per salvaguardare la propria vita e quella dei tre personaggi che nonostante le dimensioni lo aiuteranno in questa difficile e pericolosa missione.la città che non dorme mai sarà la cornice di questa magica avventura e il nuovo mondo scoperto da Alex si rivelerà una delle scoperte più eclatanti che un giovane potesse mai immaginare.Suspense e colpi di scena saranno la vera attrazione di questa storia.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2021
ISBN9798640870800
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    Anteprima del libro

    Dolosium - Emanuele Mantione

    mondo.

    1

    L’APPARTAMENTO NEL VILLAGE

    In un piccolo ma confortevole appartamento nel famoso East Village di New York, Alex si era addormentato sulla scrivania della sua stanza. Come al solito era stato lì tutta la notte a fissare il laptop nella vaga speranza di finire quel maledetto ultimo capitolo del libro, che da mesi ormai teneva in sospeso e che non riusciva a completare.

    Nonostante il ripetuto squillare del cellulare Alex continuava a dormire sbavando sulle lettere di quella tastiera e solo l’abbaiare stridulo e fastidioso di Tito, piccolo Schnauzer, di proprietà dello stesso Alex, riusciva a destarlo da quel sonno così intenso e beato.

    Tito abbaiava in continuazione e disperatamente pur di svegliare Alex.

    Dopo vari tentativi di attirare la sua attenzione, spazientito dalla situazione, Tito saltò sulla scrivania svegliando Alex con la sua lunga e ruvida lingua, al che Alex esclamò:

    «Era necessario svegliarmi così, non potevi soltanto abbaiare?».

    Quel piccolo cane stranito dalle sue parole scostò la testa andandosene di corsa verso la propria cuccia.

    Alex in fretta e furia cercava i suoi effetti personali per poter uscire di casa il prima possibile visto l’ora tarda, scese di corsa le scale e prese la bicicletta custodita nell’atrio per recarsi a lavoro.

    La fresca aria mattutina di New York accarezzava il viso pallido di Alex e lo strombazzare delle auto e dei taxi gialli lo accompagnava ad affrontare l’ultima giornata della settimana lavorativa.

    Qualche isolato prima di arrivare a destinazione Mister Crow aspettava all’angolo della strada il povero Alex che ignaro passava di lì sperando di non incontrarlo.

    «Alex amico mio» disse Mister Crow bloccando la bici con quel bastone di frassino nero lucido che aveva sempre con sé.

    Un uomo sulla settantina con barba bianca, viso sorridente e dentatura quasi perfetta nonostante l’età avanzata.

    L’uomo era perennemente accompagnato da un brutale tizio, che eseguiva alla lettera i suoi ordini senza mai fiatare.

    Se ne stava li, zitto, a fissare il vuoto aspettando solo di essere menzionato per un qualsiasi tipo di comando.

    «Mister Crow, aspetto una risposta in settimana per la pubblicazione del mio libro, non appena mi rispondono salderò il debito che ho con lei, lo giuro!» rispose Alex con affanno e una paura crescente della guardia del corpo che continuava intanto a fissare il vuoto ignorando del tutto Alex.

    «Ah certo mi ero dimenticato dell’ennesimo libro…sono mesi che ti sento dire sempre la stessa cosa, se vuoi rimanere in quella casa devi pagarmi l’affitto, non costringermi a chiamare Nicole e raccontarle che non hai nemmeno i soldi per pagare il posto dove vivi» minacciò quell’uomo barbuto quasi disprezzando la situazione economica di Alex.

    Nicole Morgan, la promessa sposa di Alex, era una donna in carriera molto benestante che era del tutto estranea ai problemi finanziari che attanagliavano il povero Alex.

    Pubblicare un libro non era certo facile, e coniugare il tempo, passato a lavorare e il tempo necessario per scrivere un intero capitolo, rendeva tutto ancora più difficile.

    «La prego Mister Crow lasci Nicole fuori da questa storia, se entro il prossimo mese non riesco a pagare tutto le lascio l’appartamento e vado via» disse.

    «Ricordati che in quella casa ci hanno vissuto i tuoi poveri genitori, e tu è così che vuoi rendergli onore?» rispose Crow, scatenando così l’ira funesta di Alex che si scagliò contro di lui costringendo l’altro uomo ad intervenire per difendere il vecchio.

    Strattonato e spinto via con forza, Alex colpì il pedale della sua bicicletta con tutta la sua forza, avviandosi lontano da quell’uomo che nonostante tutto continuava a inveire contro Alex.

    «Un mese Dover, un mese soltanto, e poi ti sbatto fuori da quella casa!» gridò Mister Crow mentre Alex si allontanava in mezzo al traffico di Manhattan.

    Pensava a quelle parole e il suo cuore batteva all’impazzata.

    Sentire nominare i suoi genitori con quella insolenza di chi non sa nemmeno di cosa sta parlando, lo aveva reso nervoso e irascibile.

    Alex come secondo lavoro, faceva il porta posta in un ufficio al settantesimo piano dell’Empire State Building; certo non era il massimo dell’ambizione, ma le aspettative erano poche e ci si doveva accontentare pur di andare avanti.

    Dopo aver legato con scrupolosa attenzione la bici ad un palo di fronte l’entrata del suo ufficio, si avviò verso la sua postazione, pensieroso, arrabbiato e soprattutto deluso da come la giornata fosse iniziata, si avvicinò al suo ufficio di competenza ed un urlo squarciò i suoi pensieri, portandolo di nuovo nel baratro.

    «Doreeeer!!» gridò il Signor Taylor ossia il capo indiscusso della sezione posta di quell’ufficio.

    «Dover signore, mi chiamo Alex Dover» rispose Alex, seccato ma intimorito da quella piccola figura.

    Il Signor Taylor era un uomo piccolo, baffuto e grassottello, molto famoso per la sua poca pazienza nei confronti di tutti coloro che lui chiamava sudditi.

    Quel piccolo ritardo, ad Alex, costò un esoso rimprovero davanti tutto il personale, che durò almeno dieci lunghi minuti, e per un uomo di quasi trent’anni era davvero umiliante questa situazione.

    Alex si impregnò di quel rimprovero plateale, e se ne andò senza nemmeno voltarsi, continuando il giro di consegne. L’unica cosa che lo rallegrava un pò era l’avvicinarsi del fine settimana essendo appunto venerdì.

    L’ufficio posta, era situato sul lato sinistro dell’edificio, dando proprio sulla quinta strada; Alex, durante la pausa pranzo, se ne stava davanti la finestra ad osservare Manhattan e tutto il suo intenso traffico giornaliero, nella speranza che qualcosa gli potesse dare lo spunto giusto per iniziare a scrivere una storia fantastica da poter far conoscere al mondo.

    La giornata volse al termine, e Alex imbracciò di nuovo la sua amata bicicletta avviandosi velocemente verso casa, dove la signora Collins lo aspettava davanti il portone d’entrata a braccia conserte.

    Con il volto furioso e rosso dalla rabbia, si rivolse a lui con il peggiore dei toni.

    «Alex oggi pomeriggio quel piccolo mostro del tuo cane ha fatto un vero e proprio caos! non costringermi a chiamare il tuo padrone di casa» disse gridando la signora Collins con tanto di vestaglia rosa e bigodini verdi.

    Semplicemente stranito da quelle surreali e incomprensibili accuse, Alex, si limitò a rispondere con tono cauto:

    «Le chiedo scusa ma non credo sia stato lui, Tito non fa altro che dormire quando sono fuori casa».

    Indispettita dalla risposta secca di Alex, la signora Collins, si avviò verso il suo appartamento al piano terra senza nemmeno salutare Alex che nel frattempo riponeva la sua bicicletta nel ripostiglio dell’androne della scala, e saliva di corsa quasi convinto del fatto che fossero stati dei ladri ad entrare in casa e fare tutto quel caos.

    Aperta la porta trovò il piccolo Tito posto lì davanti con atteggiamento molto più festoso del solito.

    «Calmati Tito, ma che ti prende oggi?».

    Conservò la giacca a vento nell’armadio a muro e andò nel soggiorno, ma non appena varcata la porta si trovò davanti molto disordine.

    All’inizio pensò subito che la sua teoria sui ladri fosse fondata, ma constatò che in realtà non mancava nulla di prezioso: televisione, laptop, stereo, erano tutti lì dove erano sempre stati.

    «Che diavolo è successo qui?» esclamò Alex, prendendo una scopa per dare una pulita al pavimento.

    La casa era in disordine, gli armadi aperti e i cassetti svuotati.

    Dopo aver rimesso tutto in ordine, Alex ordinò una pizza per cena con tanto formaggio, si mise davanti il laptop per cercare di scrivere qualcosa e prese il telefono per chiamare Nicole.

    «Ciao Amore» rispose Nicole al telefono.

    «Ciao tesoro, ma sei passata dal mio appartamento oggi?» chiese Alex.

    «Come facevo a passare da te, lo sai che sono dai miei genitori nel New Jersey fino a domani…è successo qualcosa?»

    «No nulla di particolare» rispose per non farla preoccupare.

    Rimasero al telefono per circa dieci minuti fino a quando il fattorino della pizzeria bussò alla porta.

    «Arrivo» disse Alex cercando invano i soldi sulla credenza dove li teneva di solito.

    «Otto e novantanove» disse il fattorino svogliato.

    Alex prese i dieci dollari che aveva in tasca pagò il ragazzo e poggiò la pizza sul piano della cucina.

    Era sicuro di avere circa venti dollari in quella credenza, ma riflettendo, pensò che nemmeno il più stupido dei ladri rubava venti dollari dalla credenza e lasciava un laptop da mille dollari sulla scrivania.

    Cercò per qualche altro minuto quei soldi senza esito positivo e mentre Tito continuava a saltellare di qui e di là, in maniera festosa, andò nel bagno per lavarsi le mani prima di cenare.

    Il tavolo da pranzo della casa di Alex, dava sulla scala antincendio.

    Il tavolo aveva solo due sedie, una per lui e l’altra per Tito o per Nicole quando lei, raramente, cenava da lui.

    «Siamo solo io e te, caro amico mio» disse, rivolgendosi affettuosamente a Tito.

    Conclusa la cena, il pensiero era rivolto al piccolo mistero che ormai era entrato a far parte della vita di Alex.

    Qualcuno aveva messo a soqquadro quel piccolo appartamento, e sicuramente cercava qualcosa, visto che i beni più preziosi di Alex erano lì, ognuno al proprio posto.

    Ma due domande assillavano Alex tanto da farlo stare in pena; la prima era cosa stessero cercando di tanto importante e soprattutto se erano stati in grado di trovarlo o se fossero tornati di nuovo a concludere ciò che avevano iniziato.

    Mentre in tv davano uno di quei soliti show, dove i concorrenti hanno pochi minuti per rispondere a delle domande per vincere dei soldi, Alex se ne stava sul divano a fissare l’orologio sulla mensola, che i suoi genitori gli avevano regalato poco prima di morire in un incendio molti anni prima. Ripensava alle parole di Crow, e per un attimo il pensiero di aver deluso profondamente i suoi genitori lo aveva sfiorato.

    L’infanzia di Alex non era stata delle migliori. I genitori morirono quando lui aveva più o meno otto anni, e la zia Lois si era presa cura di lui dopo la tragedia che li aveva colpiti, ma dopo qualche anno anche la zia Lois morì, lasciando il giovane Alex in un orfanotrofio.

    Giunto alla maggiore età, Alex andò via da lì, e intraprendendo vari lavoretti, riuscì a cavarsela da solo e ritornare in quell’appartamento dove aveva trascorso i suoi primi natali insieme ai genitori.

    Sebbene Alex non avesse mai capito perché quell’appartamento fosse rimasto chiuso tutti quegli anni, senza che nessuno chiedesse di affittarlo, ricordava bene il giorno del suo ritorno in quella casa che lo aveva visto crescere felice e sano.

    Da quel momento, tutto cambiò per lui, amici ne aveva pochi e soldi ancora meno, ma nonostante tutto, era sempre riuscito a sostenersi gli studi e le spese.

    Ma quella sera qualcosa stava per cambiare, qualcuno era entrato in quella casa per cercare qualcosa che solo Alex poteva possedere, non rimaneva che capire cosa ci fosse di cosi importante per qualcuno, da rischiare una denuncia per violazione di domicilio.

    Impaurito dalla situazione, prese una coperta e una mazza da baseball dall’armadio e decise di dormire sul divano per quella sera.

    Un tremendo temporale si era abbattuto su New York, e la pioggia che batteva sulle lamiere dello stabile di fronte, accompagnava i tremendi boati dei tuoni che poco prima illuminavano l’intera città con i loro maestosi lampi, e fu proprio uno di questi che illuminando l’intera stanza, fece svegliare Alex che rimase immobile per qualche minuto e poi si alzò dal divano, assonnato ma libero dal pensiero di andare al lavoro, visto l’arrivo del fine settimana, si avvicinò al frigo e bevve un bicchiere di latte freddo.

    Dopodichè si avvicinò al divano e notò che uno dei cassetti della cucina era aperto.

    «Ricordavo di aver chiuso tutti i cassetti» bofonchiò tra sé e sé.

    Chiuse il cassetto ma si accorse che anche gli altri cassetti erano aperti, quindi pervaso da un sentimento di paura, si avvicinò piano al divano dove giaceva la mazza da baseball.

    Il buio di quella stanza veniva interrotto soltanto da qualche lampo che attraversava l’appartamento per qualche attimo.

    Con scatto felino, accese la luce brandendo la mazza.

    «Ok se c’è qualcuno in casa è il momento di farla finita e di uscire, cosa volete da me?» urlò nella speranza che qualcuno si presentasse dinanzi a lui.

    Il silenzio incombeva in quella stanza, i cassetti e gli sportelli dei vari mobili erano di nuovo aperti.

    Qualcuno era tornato o addirittura non se ne era mai andato da lì.

    «Non ho paura!» esclamò Alex continuando a brandire la mazza.

    Continuava a voltarsi e a cercare tra le varie stanze senza trovare mai nessuno, sembrava che chi avesse aperto quei cassetti, alla ricerca di chissà cosa, se ne fosse andato, ma quel pensiero fu subito smentito da Alex, che controllando sia la porta d’ingresso che la finestra della scala anti incendio, notò che entrambe le uscite erano chiuse dall’interno rendendo impossibile una fuga.

    La situazione cominciava a spaventarlo, mille pensieri offuscavano la sua mente, Alex cercava una risposta plausibile a questa strana e alquanto bizzarra faccenda.

    La

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