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E-book82 pagine1 ora

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Info su questo ebook

Partendo dalla rilettura dei testi di Sofocle (Edipo re, Edipo a Colono e Antigone) e di Eschilo (I sette contro Tebe), Bussi ricostruisce
l’avventura umana del mitico re di Tebe, noto personaggio dell’antichità, riportandolo, attraverso una riflessione intrigante e triste allo stesso tempo, nella contemporaneità. Edipo assurge al ruolo di icona della condizione umana lungo l’arco di vicende storiche passate e presenti. Una introspezione sui mali che nel corso dei millenni hanno afflitto e affliggono da sempre l’umanità, coinvolta in trame oscure, a volte illeggibili, da parte di un Potere che, pur di rispettare un ordine prestabilito, non esita a lasciare al proprio destino il singolo ridotto a mera entità numerica. L’Edipo di Bussi riporta alla sua centralità la figura del re di Tebe per denunciare una condizione umana non più sopportabile. L’Uomo è libero nelle sue scelte o è sottoposto ad una forza superiore che ne condiziona inesorabilmente il suo cammino di vita?
LinguaItaliano
Data di uscita23 mar 2021
ISBN9788865127711
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    Anteprima del libro

    Cháos - Raffaele Bussi

    Raffaele Bussi

    Cháos

    Sui passi di Edipo

    © 2021, Marcianum Press, Venezia

    Marcianum Press

    Edizioni Studium S.r.l.

    Dorsoduro 1 - 30123 Venezia

    Tel. 041 27.43.914 - Fax 041 27.43.971

    marcianumpress@edizionistudium.it

    www.marcianumpress.it

    I riferimenti delle opere di Eschilo e Sofocle sono tratti dalla seguente edizione italiana: TRAGEDIE, 13, BUR Rizzoli, 2005-2009 (traduzioni Battezzato, Ferrari, Medda e Pattoni).

    Editing: Antonio Ferrara

    Suggerimenti al testo: Mario Cioffi

    Fonte immagini interne: Wikipedia

    In copertina: Andrea Chisesi, Fuoco solo, Siracusa 2012

    Impaginazione e grafica: Massimiliano Vio

    ISBN 978-88-6512-771-1

    ISBN: 9788865127711

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Edipo giunge a Olimpia

    Edipo alla ricerca di Forba

    Edipo arriva a Colono

    Antigone fa ritorno a Tebe

    IL CROGIOLO - ROMANZI

    A Francesco Martucci, indimenticabile amico del tempo senza confini

    Edipo re è la mia autobiografia.

    Pier Paolo Pasolini

    Il tempio di Zeus ad Olimpia

    Edipo giunge a Olimpia

    In lontananza, ai piedi della collina di Chronos, lungo una stradina sulle rive del fiume Cladeo, appare alla vista di uno dei due viandanti l’imponente città di Olimpia, dai numerosi templi ed edifici a dimora degli atleti che parteciperanno ai prossimi giochi. Tra la verdeggiante distesa spuntano, simili a giganti, le testimonianze d’una sacralità che nel corso del tempo, pur assumendo nomi e appellativi diversi, rinnova il rapporto degli umani con le proprie divinità. Provengono da Tebe, Edipo e sua figlia Antigone, alla ricerca di una terra sicura che li accolga e ne preservi l’incolumità dalla vendetta di Creonte, il nuovo padrone della città. In prossimità del Tempio di Giove, Antigone prende atto dello sgomento che le procura l’immagine di una città che non esiste più, vittima della mano sacrilega dell’uomo e dell’inesorabile decorso del tempo.

    Padre, Olimpia è distrutta! È un cumulo di macerie! Sarei curiosa di conoscere l’autore di questo scempio, esclama sorpresa Antigone al padre che, staccatosi dal braccio della figlia, roteando leggermente su stesso, come se volesse rivolgersi ad una nutrita platea, rivela la sua nuova condizione.

    Perdonami, figlia! Nel trambusto dell’allontanamento da Tebe, dopo che per il dispiacere mi privai con le mie stesse mani del dono impagabile della vista, un fenomeno, strano all’inizio, investì la mia persona. Una capacità, alla quale non saprei dare altro appellativo, che quello di poter allungare lo sguardo all’orizzonte per scontare con grande anticipo scenari futuri. Una prerogativa che a te non è stata consentita, un dono che non appartiene ai falsi veggenti, ciarlatani d’ogni tempo, tantomeno all’intrigante Creonte, desideroso di impossessarsi del trono di Tebe a tutti i costi. Mi chiedi il nome dell’autore di un dono tanto prezioso? È l’interrogativo che ha assillato la mia persona, fin dalla procurata cecità. Una sera, partiti da Tebe, a causa della tempesta che s’era scatenata, fummo costretti a riparare in una baracca per proteggerci e lì pernottare in attesa del nuovo giorno. Pochi attimi e caddi per la stanchezza in un sonno profondo. Adagiato sul giaciglio, mi si presentò in sogno il divino Apollo, confessando di essere lui l’artefice del dono della preveggenza, una ricompensa alle vicissitudini procurate ad arte da chi aveva in gran dispetto i sottoposti mortali, soprattutto suo padre Giove, nelle cui mani era affidato il destino dei miseri umani. Non riuscivo ad intendere la capacità di guardare oltre, e che oggi mi consente di navigare nel tempo e nello spazio e prendere atto dei mutamenti dovuti al decorso degli anni. Una prerogativa che mi offre a distanza di giorni la possibilità di dare una risposta esauriente alla tua domanda, svela Edipo, che dopo un lungo sospiro, si libera dal macigno che l’opprime da giorni, facendo partecipe l’amata figlia della sua nuova condizione.

    Non intendo, padre!

    Vedi Antigone, pur vivendo il mio tempo, sono in grado, grazie al dio Apollo, di navigare a mio piacimento nei meandri d’un passato che mi ricollega al presente, un spazio che mi consente di leggere anche un futuro che è prerogativa di chi verrà dopo di noi, puntualizza il vecchio.

    Se ti dicessi che lo scenario che mi hai descritto l’abbia compreso, affermerei il falso. Comunque sia, affrettiamoci, dal momento che il cammino che ci attende è ancora lungo, è l’invito della giovane che, recuperato il braccio paterno, si rimette in cammino. Pochi passi e l’attenzione dei due viandanti è colpita da una gigantesca statua di Zeus, il cui tempio è ridotto a rovine. Vedi! Solo macerie!, ribadisce Antigone.

    La meraviglia colpisce la tua persona che naviga in un passato che è solo parte del mio nuovo stato e che mi consente di proiettare visioni millenarie ad un tempo che è di là da venire. La tua conoscenza legata all’Ellade dei padri è limitata dal tempo, mentre per me il tempo non ha confini. Comprendo il tuo disorientamento, ma penso di essere stato esauriente, ribadisce il non vedente.

    Credo d’aver capito, anche se lo scenario provoca in me una sconfinata meraviglia.

    "Le rovine sotto i tuoi occhi sono la conseguenza della tristezza di una storia che ha procurato dolore e rabbia all’insensata umanità. Questo scenario è il risultato scellerato della follia e sete di potere di personaggi convinti che l’ultimo giro di giostra esista solo per altri e che non toccherà mai le loro persone. Guerre, conflitti, crociate che in passato hanno interessato l’ineguagliabile bellezza delle terre d’Europa, hanno allargato i propri confini in ogni latitudine, lucrando sulla pelle di chi è sottoposto alla follia di pochi. Non ti meravigliare delle rovine a cui è stata ridotta l’Ellade, un tempo scrigno di civiltà, oggi colabrodo di chi detiene la forza del denaro, che è sinonimo di potere. In passato i conflitti si guerreggiavano con il gladio

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