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L'indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell'Impero Romano
L'indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell'Impero Romano
L'indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell'Impero Romano
E-book105 pagine1 ora

L'indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell'Impero Romano

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Info su questo ebook

"Allora non farti amico di una testa calda e non andare in compagnia di un violento, per non imparare le sue abitudini e non cadere in una trappola mortale." È il XIII anno di regno dell'imperatore Claudio e Marcellino vuole che suo nonno, Marco Claudio Acuto, gli racconti la storia della cicatrice che ha segnato il suo volto. Ascoltando la narrazione del nonno scopre infatti che un suo amico aveva cercato di ucciderlo quando era in Giudea. Una storia che riporta a galla tutte le sofferenze che Marco Claudio Acuto ha vissuto, ma forse ora è giunto il momento di raccontarla. Un arrivo a Cesarea quando era ancora un giovane desideroso di conoscere il mondo, il ricongiungimento con il fratello e Ponzio Pilato, la partenza per Gerusalemme, l'incontro con Gesù che molti ritenevano essere il nuovo Messia. Tante sono le peripezie che Marco Claudio Acuto ha vissuto, ma è solo raccontandole che può rendersi conto del loro significato e dell'importanza che hanno avuto sul mondo intero.
LinguaItaliano
Data di uscita15 dic 2022
ISBN9791221438529
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    Anteprima del libro

    L'indagine che cambiò la vita di Marco Claudio Acuto, cittadino dell'Impero Romano - Lorenzo Roberto Quaglia

    Capitolo I

    Arrivai a Cesarea qualche giorno prima delle Idi di marzo, all’epoca in cui Tiberio era Cesare Augusto già da sedici anni e in Giudea era prefetto Ponzio Pilato.

    In quel tempo, mio fratello Valerio Claudio Bellator era il comandante della guarnigione romana in quella città, nonché uomo di fiducia del prefetto. Io, invece, ero un giovanotto esuberante e desideravo ampliare la conoscenza del mondo. Così un bel giorno dissi a mio padre di voler andare a trovare mio fratello maggiore che viveva già da alcuni anni lontano da casa. In realtà avevo in mente di lasciare Roma, anche per via di alcune storie di donne che mi tormentavano l’animo… e non solo. Il mio sangue era facile a scaldarsi quando i miei occhi notavano tanto una bella romana quanto una bella schiava, e puoi immaginare che alcune volte la situazione poteva degenerare. Soprattutto se la bella matrona era sposata, la sua famiglia di appartenenza era importante e tra i suoi membri vi erano generali e senatori vicini a Tiberio.

    Ma, come ci insegna la poesia: carpe diem!

    Per questo decisi di partire e di andare a trovare Bellator.

    Mio padre, pur acconsentendo, mi ordinò di passare prima da Taormina per visionare l’andamento dei lavori di costruzione di questa villa, all’epoca non ancora terminata. Da qui mi imbarcai sulla Galatea, una trireme appena varata, che costeggiando le coste dell’Africa mi portò fino a Cirene. Ricordo ancora che sulla poppa della nave l’aplustre raffigurava la ninfa e il suo viso mi rammentò proprio il volto della bella romana che dovevo dimenticare. Che bel giochetto mi aveva tirato la dea abitatrice dei boschi di Pafo!

    A Cirene mi fermai circa un mese e feci in tempo a godermi le bellezze che quella terra poteva offrire: belle donne, buon cibo e battute di caccia al leone che ricordo ancora adesso. E poi, come dimenticare la statua di Zeus collocata nel tempio a lui dedicato, copia esatta di quella che il grande Fidia aveva realizzato ad Olimpia!

    Tutti i giorni passavo davanti a quella meraviglia e chiedevo al divino re dell’Olimpo di proteggermi e farmi ottenere buoni risultati nelle battute di caccia. Devo ammettere che in quel mese fui accontentato, con l’aiuto di Spurio uccisi dieci leoni. Tieni presente che già a quel tempo non era facile scovare quelle belve, oggi ancora più rare almeno a quanto mi dicono.

    Comunque, da Cirene io e il mio schiavo trovammo un passaggio a bordo di una imbarcazione egizia che trasportava il silfio ad Alessandria. Il viaggio non fu veloce e comodo come sulla Galatea, ma arrivammo comunque a vedere il grande faro di cui avevo sentito tanto parlare anche a Roma e che identificava senza ombra di dubbio che stavamo entrando nel porto di quella grande città. Lì mi fermai all’incirca un altro mese ospite dello zio materno

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