La barbarie dell'uomo sugli animali
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Info su questo ebook
Attraverso questa “barbarie di ritorno” vengono così sconfessati pienamente quei principi etici, universalmente riconosciuti nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale”, proclamata il 15 Ottobre 1978, attraverso una collaborazione interculturale ed interreligiosa, allora pienamente sentita.
L'altro scopo che il libro si prefigge è una panoramica antivivisettiva, basata su attenta e comprovata documentazione scientifica.
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Anteprima del libro
La barbarie dell'uomo sugli animali - Cinthia De Luca
Cinthia De Luca
LO STERMINIO
LA BARBARIE DELL'UOMO
SUGLI ANIMALI
Abel Books
Proprietà letteraria riservata
© 2012 Abel Books
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Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Abel Books
via Terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
ISBN 9788897513827
"Non c'è parola, in nessun linguaggio umano
capace di consolare le cavie che non sanno
il perché della loro morte."
(Elsa Morante - La Storia
)
"A tutti gli innocenti, che non conoscono
la luce della libertà e della memoria
morti senza un perché."
Ad ogni essere umano, che si ritenga degno di essere tale, perché usi la propria intelligenza, logica, sensibilità e creatività per dar vita ad un mondo migliore.
INTRODUZIONE
Ho pensato di introdurre questo piccolo e sintetico reportage con una leggenda ben nota a tutti, la storia di Dedalo e Icaro, un sogno di libertà andato in frantumi; è un simbolo, come lo sono tutte le leggende, che in tempi antichi avevano un grande potere comunicativo, appunto grazie al loro elevato simbolismo, peraltro molto ben comprensibile.
Ben si sposa questa storia con il sogno di libertà negato che poi racconterò, violato nel profondo, che nel nostro specifico caso pretenderebbe legittimità, ma resta pur sempre il sogno di una libertà per certi versi ancora impossibile, di un'umanità migliore, che comprenda fino in fondo i fondamenti della reciproca convivenza, al di là degli egoismi, al di là dello specismo.
Narra la leggenda che Dedalo, mandato in esilio da Atene a Creta, per ingraziarsi il re Minosse, sovrano dell'isola, che aveva una figlia ancora bambina, scolpì nel marmo un meraviglioso oggetto, consistente in fanciulle che, danzando insieme, si tenevano per mano con altrettanti fanciulli; le loro tuniche erano leggere come veli, i loro capelli incoronati di viole, mentre i fanciulli avevano sopra le loro corte tuniche di porpora piccole spade d'oro fino. Ed il prodigioso giocattolo era anche semovente, infatti, fanciulli e fanciulle ballavano in tondo con rapidi giri di danza, altre volte, rompendo il cerchio, delineavano splendide figurazioni, mentre nel centro, abili danzatori compivano complessi virtuosismi.
La principessina rimase felice e stupefatta dinanzi a quel suggestivo dono e il re Minosse prese a suo servizio l'artista, incaricandolo di costruire un palazzo sotterraneo, dove rinchiudere il Minotauro, un mostro mezzo uomo e mezzo toro che stava devastando il paese.
Così l'abilissimo architetto costruì il famosissimo labirinto di Creta.
Avendolo costruito, e quindi conoscendone la struttura, a Dedalo e suo figlio fu preclusa ogni via di fuga da Creta da parte di Minosse, poiché temeva che ne fossero svelati i segreti.
Dedalo, che non poteva sopportare l'odiosa ed ingiusta prigionia, ed il feroce tradimento perpetrato volle tentare a qualunque costo l'evasione; l'unica via libera era quella dell'aria. Perciò Dedalo costruì per sé e per suo figlio due paia d'ali, tessute di piume leggere; le attaccò con cera alle spalle e alle braccia di Icaro e le fissò su se stesso, poi attese che i servi dormissero, si rivolse al figlio, dicendogli Seguimi
, raccomandandogli di non temere nulla, avendo solo l'accortezza di restare presso di lui, come un uccellino appena uscito dal nido.
Non ti lasciar tentare dall'altezza, il calore del Sole ti brucerebbe le ali, non ti lasciar tentare dalla bellezza del mare, la sua umidità te le appesantirebbe
.
Ti obbedirò padre
rispose Icaro. Fiducioso Dedalo si lanciò nello spazio, mentre Icaro lo seguiva.
Sotto si stendevano azzurre e calme le acque dell'Egeo e vi si specchiava sfolgorante il Sole, ma Icaro non poteva lasciarsi tentare dalla sua luce, né dallo splendore del mare, non poteva avvicinarvisi. Era ancora, lo stesso, prigioniero.
Passavano i due uomini alati, Dedalo ed Icaro, sul mare, e gli uccelli fuggivano spaventati.
Costeggiavano le isole ed i pastori alzavano gli occhi stupiti, credendo a visioni fantastiche, mentre si gridava: Sono Numi scesi dall'Olimpo, volano con le ali di piume verso il Sole
.
Icaro udiva quelle grida di stupore e gli sembrava quasi di sognare, si sentiva finalmente libero e veloce tra le nuvole; doveva essere anche più bello avvicinarsi al cielo, attraversare le eccelse vie dove le stelle serene e i mondi si inseguono eternamente.
Tentare un volo audace di libertà verso il Sole, per guardare da vicino l'immenso Astro luminoso.
Il giovane quasi senza accorgersene, trascinato dal suo stesso desiderio, si allontanò piano piano, a poco a poco dalla scia tracciatagli dal padre che lo precedeva; e si portò in rapida ascesa verso la regione alta del firmamento; ma il calore ardente del Sole rammollì presto la cera profumata che faceva aderire alle sue spalle le ali, sciolse le piume dell'armatura che le teneva insieme e lo fece precipitare nelle onde sottostanti.
Icaro cercò invano di rimanere sospeso nell'aria, battendo affannosamente le braccia, per difendere la sua vita e la sua libertà, ma cadde nel mare e la schiuma impietosamente lo ricoprì.
Con lui moriva il suo sogno di libertà.
Da allora di lui resta solo il ricordo e da allora quel mare si chiamò Mare Icario.
Oggi, mentre sto scrivendo, si celebra il giorno della memoria
, monito – simbolo perché il concetto di umanità non si riduca solo ad utopia o ideologia, ma costituisca qualcosa di vero, fermento vivo per un' evoluzione
consapevole e reale verso un orizzonte di libertà e di difesa della vita, di tutti, anche dei più deboli.
Qualunque essere, di qualsiasi specie, ha diritto alla vita!
(Dedicato ad ogni innocente che insegue un Sogno di libertà).
LA CIVILTÀ' DI SODOMA
XXI secolo: elettronica spinta ai massimi livelli, ormai non si può vivere più senza Tablets, iPod, Smartphones, l'uso quasi obbligatorio del touch-screen; magliette firmate, consumismo sfrenato, forse tra un po' supereremo la velocità della luce ed il record per il numero di esplosioni nucleari raggiunte, fino alla frantumazione della Luna, come in The time machine
; non ci manca proprio nulla, però la nostra umanità sta scomparendo a poco a poco, come un esile ombra di un' epoca finita, di un sogno perduto.
A volte, pur essendo giovane, mi sembra proprio di essere una viaggiatrice di un tempo troppo accelerato, autodistruttivo.
Dopo un secolo tormentato dalle guerre, dalla fame, dai sogni di ricostruzione come il Novecento, che ha visto, forse, le più grandi devastazioni della storia, siamo approdati come tanti, smarriti Peter Pan nell'isola che non c'è, perché non c’è più niente, è morto il sogno, la tensione alla costruzione di un mondo diverso.
Sta scomparendo ogni aspirazione di giustizia, che ha mosso l'uomo, in varie forme e credo, ma fermamente in ogni secolo, proprio quando la giustizia rappresenterebbe la conclusione più logica e naturale di un periodo di consapevolezza
, forse assente nei secoli precedenti, quando le idee di classe sociale, di ricchezza, di schiavitù, di insensibilità degli animali non umani
erano scontate, talmente scontate da non poter essere messe nemmeno in discussione.
Per contro, in un periodo apparentemente così civile
si affaccia paradossalmente un inspiegabile fenomeno che può essere definito solo come barbarie di ritorno
, presente ormai in tutti i campi, non giustificabile in alcun modo in un periodo in cui non manca nulla, nonostante le mille crisi, e alla voglia di lottare si è sostituita la voglia di fare del male, così, gratuitamente; ciò può solo scatenare orrore in ciascun essere che si definisca umano
.
Si tratta peraltro di fenomeni inspiegabili, che scuotono l'umanità, chiamando ciascuno di noi ad una presa di coscienza del nostro essere, del mondo che ci circonda, smettendo di crogiolarci in un consumismo cruento ed in una sonnolenta indifferenza.
La sofferenza, la morte sono fenomeni naturali, che l'umanità di oggi cerca di esorcizzare, creando un illusorio mito di eterna giovinezza, di false illusioni, di massificazione della coscienza
, attraverso un'indifferenza pericolosa, che rischia di travolgerci tutti; e non parlo di coscienza cristiana, ma di umana coscienza.
I valori fondamentali di rispetto e di civiltà sono tramontati: porte aperte alla barbarie, alla sopraffazione, alla logica di guadagno e di potere, tanto tutto è concesso, tutto permesso; l'uomo ha finalmente conquistato l'immortalità nell'illimitatezza delle sue azioni: può tutto, quindi è onnipotente.
E se questo doveva essere il filo conduttore dell'evoluzione dell'umanità, è davvero molto deludente; possiamo, in un secondo, spedire una e – mail dall'altra parte del mondo, ma non sappiamo più guardarci allo specchio, sognando un'umanità nuova.
Continuare a pensare, a parlare, lavorare, restare fermi
, mentre migliaia di innocenti, animali non umani
in questo caso, vengono trucidati con indifferenza ogni giorno, è schiacciante, toglie il fiato.
E' incredibile che in un'epoca come la nostra, in cui la società si