FAR EST & дикийDIKIY OVEST
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Uomini e Donne di Oggi e di Ieri si trovano alla fine inesorabilmente riflessi nel condominio degli specchi della Memoria collettiva, che snuda gli anelli che nella Grande Storia non hanno tenuto. Quelle saldature della catena però hanno creato la comune e grande cultura europea in cui i due ragazzi di Far Est e Dikiy Ovest possono sedersi e raccontarci due storie simili.
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Anteprima del libro
FAR EST & дикийDIKIY OVEST - Silvia Luscia
Silvia Luscia
Illustrazioni di Mattia Frialdi
FAR EST & дикий
DIKIY OVEST
SILLOGE DI RACCONTI
Elison Publishing
Illustrazioni di Mattia Frialdi
Proprietà letteraria riservata
© 2020 Elison Publishing
www.elisonpublishing.com
elisonpublishing@hotmail.com
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Elison Publishing
ISBN 9788869632198
Indice
PREFAZIONE
FAR EST
ERAVAMO BAMBINI
LA RIVOLUZIONE NEL GIRADISCHI
EST-ER
FIUME DI STELLE ROSSE
FIUME NEGLI OCCHI: LO STRETTO CONFINE DI FAR EST
DIKIY OVEST
IL MITO DI FUMO E DISCRIMINAZIONE
PASSI DI RESINA
CONFINE SENZA RITORNO
IL VENTO DELLA RIVOLUZIONE
EPIDERMIDE DI CARTA
IL CONDOMINIO DEGLI SPECCHI
PREFAZIONE
La silloge presenta una realtà unitaria, due storie simili di ricerca della libertà, le storie di due ragazzi mitizzati, l’Uomo Occidentale e l’Uomo Orientale balcanico, nati al di qua del confine orientale italiano ed europeo, nella città di Dikiy Ovest, e al di là di tale confine nella megalopoli di Far Est. Due città, due nomi, due avventure identiche alla ricerca della Grande Libertà, che si svolgono attraverso le azioni e le parole dei diversi protagonisti dei racconti. Una libertà di movimento e di vita ricercate a Far Est, libertà che l’Uomo Occidentale ha illusoriamente ottenuto a Dikiy Ovest, una libertà che deve allontanarsi dal disincanto, che deve scontrarsi con la schiavitù della malattia, della Natura Inesorabile, dagli spettri irrisolti del passato che popolano il grande condominio del progresso.
Uomini e donne sono, da una parte, alla primordiale ricerca della Verità dell’Essere nella Romania di Ceauşescu, nella Fiume in fuga dalle Foibe, nella Berlino sventrata dal Muro dei blocchi contrapposti, nella Polonia di frontiera affascinata dal Lady D, e dall’altra parte della riva della Fiumana Europea, invece identiche umanità concentrano i propri sforzi nella primordiale rincorsa della Verità dell’Esistere, tra le strade della cittadina italiana terremotata di Nimis, a pochi chilometri dalla Jugoslavia titina, tra i campi profughi di Trieste, nella soffitta di Anna Frank, tra i valichi degli emigranti italiani in Svizzera, tra i sentieri delle Valli bresciane con le staffette partigiane e tra le strade affollate della Brescia in contestazione, solo per un posto a teatro in cui la Commedia del Progresso sbeffeggia la pretesa immortale dell’Uomo, schiacciandolo sotto il peso dei terremoti, dei melanomi, delle pallottole, dell’ipocrisia, dell’odio politico. Tutto questo finché Uomini e Donne di Oggi e di Ieri si trovano a un tavolino del caffè Biffi di Milano a lottare per una rivoluzione sociale, ma poi inesorabilmente riflessi nel condominio degli specchi della Memoria collettiva, che snuda cripticamente gli anelli che nella Grande Storia non hanno tenuto. Quelle saldature della catena però hanno creato la comune e grande cultura europea in cui i due ragazzi di Far Est e Dikiy Ovest possono sedersi e raccontarci due storie simili.
FAR EST
ERAVAMO BAMBINI
Omaggio al romanzo di I. B. Coman Per chi crescono le rose
e alla grande Storia romena.
Quando incontrai Bogdan Nitu nella cittadina rumena di Deva, nel luglio del 2011, ero seduta al tavolino centrale del piccolo bar ricavato all’interno del Palazzo della Cultura, voluto da Ceauşescu. Nessun altro luogo sarebbe stato più indicato. Bogdan Nitu aveva due occhi grandi e colmi di immagini che molti hanno voluto dimenticare nel corso degli anni, una faccia pulita e paffuta, contornata da un leggero filo di barba. Bogdan è oggi un uomo di trentasei anni, un ufficiale di polizia, responsabile dei rapporti con la stampa, in un Paese libero e democratico; ma Bodgan porta dentro di sé quel bambino che è stato, un bambino del regime, un bambino che ha avuto fame, il bambino che quel pomeriggio ha parlato con me seduto al tavolino del Palazzo della Cultura, il bambino che ha desiderato la Cultura per il proprio Paese. Al suo arrivo avevo già tra le mani il libro da cui sarebbe partita la nostra ricostruzione del regime, un’intervista-lettura. Era un romanzo di Ingrid Beatrice Coman e s’intitolava Per chi crescono le rose. Ebbi solo il tempo di chiedergli, mentre sorseggiava un caffè, quale fosse l’immagine in cui oggi avrebbe condensato la dittatura di Ceauşescu e, piegando leggermente la testa di lato, mi rispose: «Ai tempi di Ceauşescu ero solo un bambino, sono nato nel 1976, e prendevo tutto com’era. Però, dopo la rivoluzione del 1989, ho viaggiato all’estero e ho cominciato a fare dei paragoni. Allora ho capito che il freddo nelle abitazioni, le file per comprare un chilo di carne, le due ore di televisione al giorno con telegiornali e canti patriottici non rappresentavano una normalità.» Poi, con volto più disteso si mise seduto comodamente, reclinò la testa e socchiuse leggermente gli occhi, mentre io cominciai una lenta lettura di alcuni passi di quello che, per lui, non era un romanzo, ma la discesa in un pozzo profondo che nessuno aveva più violato da molto tempo
…"Forse non era quella la strada. Aveva cominciato a pensarlo vedendo i suoi compagni di lotta sotterranea storpiati dalle loro utopie, le pupille dilatate su improbabili futuri, mentre i loro corpi si ritiravano e si ingobbivano, invecchiati prima del tempo, senza mai concludere nulla, se non spingere su pericolosi precipizi le loro famiglie, che subivano le conseguenze del loro inutile eroismo. […] Una cattedra di storia in un liceo, una stanza per dormire e