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I Benandanti: Una storia senza tempo
I Benandanti: Una storia senza tempo
I Benandanti: Una storia senza tempo
E-book221 pagine1 ora

I Benandanti: Una storia senza tempo

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Info su questo ebook

I fili della vita s’intrecciano. A volte riusciamo a tenere in mano la situazione, a volte è il destino che ci fa precipitare in avventure che il nostro inconscio paventa.
Le vie del sogno sono infinite. Possiamo partire dalla città magica per eccellenza “Praga” e, seguendo il filo che si dipana, giungere a Cividale passando da Roma.
Ci sono cose della nostra infanzia che si nascondono per poi ritornare, prepotentemente, alla ribalta, anche se siamo riluttanti ad accettarle. Ci sono destini già segnati dalla storia che si riaffacciano e ci catapultano in congreghe segrete, riti pagani.
I Benandanti, coloro che sono nati con la “camisuta”, sono tornati. Chiamati a svolgere il loro compito di guardiani del Bene, perché quando il Male inizia ad addensarsi su Cividale e a coinvolgere anime innocenti, non resta altro che camminare uniti nelle vie del sogno.
Tre anziane sorelle, tre Parche, sono le guardiane del Destino. Che non può deviare dalla retta via. Si creerà così un sodalizio fra le sorelle, il nipote e il suo amico sacerdote, ospite nella loro casa di Cividale.
LinguaItaliano
Data di uscita23 ott 2017
ISBN9788893780544
I Benandanti: Una storia senza tempo

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    Anteprima del libro

    I Benandanti - Floreana Nativo

    intenzionale.

    GIRO DI LUCE

    Volgi il tuo sguardo più in alto,

    là dove l’azzurro del cielo

    si sfalda nell’iride.

    Giro di luce per te,

    bocciolo d’infinito

    con una lacrima di rugiada.

    Lungo lo stelo, gli affanni,

    l’acqua trascinerà l’ombra

    in mulinelli vorticosi.

    Fermati e devia il cammino,

    il rischio ridarà

    luce e sapore alla vita.

    E poi più nulla.

    Un battito d’ali frenetico contro il destino.

    La terra aspetta un nuovo sole.

    CIVIDALE, 27 Giugno 1580

    Una torcia accesa, infissa sul muro, spande una luce fioca che basta appena a illuminare i fogli che lo scrivano tiene davanti a sé. Il tavolo è pieno di macchie d’inchiostro che si sono trasformate, con il tempo, nel colore rosso del sangue. Il resto della cella è in penombra, l’umidità rende l’aria stantia e difficile da respirare.

    Il volto dell’inquisitore, fra Felice di Montefeltro, è quasi celato dalle pieghe del cappuccio; la voce, impersonale, sembra provenire da lontano, ma non per questo meno temibile.

    Di fronte a lui, appeso a una corda e poggiato sulle punte delle dita dei piedi, l’accusato, Battista Moduco; dopo il primo tratto di corda, sta cercando di riflettere, fra gli spasmi del dolore, su quanto gli convenga dire. Si è già fatto scappare la parola Benandante e l’inquisitore, adesso, sta giocando con lui come il gatto con il topo.

    Alla fine ammette: «Io sonno benandante perché vò con li altri a combattere quattro volte l’anno, cioè le quattro tempora, di notte, invisibilmente con lo spirito et resta il corpo, et noi andiamo in favor di Christo et li strigoni del diavolo, combattendo l’un con l’altro, noi con le mazze di finocchio et loro con le canne di sorgo. Et se noi restiamo vincitori, quello anno è abondanza, et perdendo è carestia in quel anno… Et ce se entra di vinti anni chiamati dal tamburo et a noi, nati vestiti, bisogna andare… il spirito si parte dal corpo e va via.¹»

    Il frate non riesce a credere a quanto il Moduco va dicendo e insiste per avere particolari. Benandanti, chi saran mai se non stregoni? E poi cos’è questa storia che vanno con lo spirito e lasciano il corpo. Lasciano il corpo dove? Il demonio appare sovente sotto parvenze angeliche ed è facile per degli animi semplici farsi deviare. Un altro tratto di corda e l’appeso si lascia scappare...

    «Il comandante batte il tamburo... nobile di generazione... porta una bandera di hermesino bianco, dorata, con un leone... la bandera de strigoni è di hermesino rosso con quattro diavoli negri, indorata...»

    Fra Felice deve decidere se mettere sotto accusa di stregoneria il Moduco, anche se gli sembra più il ragionamento di un visionario che di un posseduto. C’è anche quella frase oscura "nati vestiti", forse era il caso di approfondire le indagini. Con altri giri di corda sicuramente qualcuno avrebbe confessato...

    CIVIDALE, oggi

    Il buio della notte ha invaso la stanza, ma non accendo la luce. Attendo.

    Attendo il momento in cui tutto si adempia. Non posso permettermi di sbagliare.

    Ne va di una vita. La mia, a questo punto, non ha più molta importanza.

    So anche, in un certo qual modo, di aver dato uno stimolo in più al male che si sta propagando come un’onda nera. Certo, non potevo saperlo. Eppure, se l’eros non mi avesse accecato, avrei dovuto capire e non mettere a tacere l’inquietudine crescente che sentivo nel mio cuore.

    Cieco e sordo al mio stesso istinto, alle immagini del mio sesto senso che vedevo e a cui non volevo dare significato.

    Fra poco tutto sarà finito, fra poco le forze del bene e del male si scontreranno per finire ciò che è iniziato in un'altra città.

    Poi sarà quel che Dio comanderà.

    PRAGA, qualche mese fa

    Praga. Forse in un’altra città non sarebbe successo. Avrei continuato le mie vacanze-studio en solitaire, invece di comportarmi come un perfetto idiota. Uno dei tanti che per le vacanze cerca quelle avventure fuggitive, quelle da una botta e via. Così uno stupido approccio ha causato l’evento che ha trasformato la mia vita. Ma Praga è una città strana.

    Ti perdi e ti ritrovi, magari con altre sembianze o con altro spirito.

    Ripensandoci forse tutto era già segnato, come il destino dei Sumeri, lo shimtu che non potevano cambiare. Forse doveva semplicemente accadere, intanto tutti gli eventi cominciano a scorrermi davanti, come un filmato da agenzia turistica.

    I turisti avevano invaso le vie di Praga. Sciamavano lungo le strade di Malá Strana, fotografando le vecchie case. Si mettevano in posa per una foto ricordo che avrebbero mostrato al loro ritorno a casa. Ero infastidito da quella gente che mi passava accanto senza darsi la pena di cercare di conoscere la storia della città, di quel popolo. A una domanda di un connazionale avevo risposto in lingua ceca, non avevo voglia di fare da chaperon a delle persone che avevano prenotato uno di quei tour mordi e fuggi. E poi avevo sfruttato, come gli altri, le vacanze pasquali per prendermi una settimana di ferie nella città che amavo di più. C’era nell’aria qualcosa che invitava a sognare, avevo camminato a lungo e, adesso, affacciato a una balaustra del Ponte Carlo, guardavo l’acqua della Moldava scorrere nel suo alveo. Avevo chiuso gli occhi, cercando di immaginarmi come doveva essere Praga al tempo di Rodolfo II.

    Sembrava quasi di sentirne i rumori: i cavalli lungo l’acciottolato, le barche che solcavano la Vltava²...

    «Scusi, vado bene per la Città Vecchia?»

    «Sì, è al di là del Ponte.»

    Mi morsi quasi la lingua per aver risposto in italiano, rassegnato mi voltai. Era una bella ragazza, con un sorriso canzonatorio sulle labbra. Mi ricordai di averla notata nel gruppo che mi aveva chiesto informazioni prima.

    «Allora avevo ragione. Sei italiano!» esclamò. «Si può sapere perché non aiuti i tuoi connazionali, dato che conosci questa lingua decisamente ostrogota?»

    «A parte che qui tutti parlano l’inglese, non credo di essere tenuto a fare da guida nella città più frequentata dagli italiani. Passerei il mio tempo a dare indicazioni.»

    «Sei decisamente un orso. Irrimediabile. Ci rinuncio!» e si voltò per andare via.

    Fu in quel momento che compresi che potevo passare i giorni che rimanevano in compagnia di una donna affascinante.

    Sarebbe stata un'occasione sprecata. La raggiunsi in un attimo.

    «Però potrei essere disponibile per una bella donna» dissi sfoggiando il mio sorriso più accattivante.

    Lei si fermò: «Sei uno sfrontato! Dato che il mio inglese è davvero scolastico, sono costretta ad accettare.»

    «Bene» dissi prendendola sottobraccio, «dimmi cosa vuoi vedere e ti farò conoscere una Praga non da cartolina.»

    «Piano, piano. Quanta confidenza. E va bene, mi rimetto alla tua conoscenza. Iniziamo con la Città Vecchia. A proposito mi chiamo Bruna.»

    «Michele. Per quanto tempo ti fermi?»

    «Mi resta ancora qualche giorno. Ho approfittato delle ferie pasquali per godermi una vacanza. Era da tanto che volevo conoscere Praga Magica

    «Hai letto Ripellino³?»

    «Sì. Qualche anno fa e non vedevo l’ora di conoscere la città.»

    «Allora mi è andata bene. Un’appassionata di Praga. Io adoro questa città, le sue vie, le sue storie. Non hai che da venire con me e ti mostrerò la magia di Praga.»

    «Mi hai già convinta. Adesso vediamo se sei così bravo come dici.»

    «Provare per credere, ma se vuoi assumo un profilo più professionale.»

    Bruna scoppiò a ridere.

    «Va bene, ti assumo in prova. Attento, non sono una ricca ereditiera.»

    «Me ne ricorderò quando sarà il momento di presentarti il conto» risposi con fare scherzoso. «Bene, iniziamo il tour. Che questo sia il Ponte Carlo, penso che tu lo sappia, vero?»

    Bruna annuì.

    «Fu, infatti, fatto costruire da Carlo IV, che però non lo vide ultimare. Le statue che lo ornano sono successive, gli archi e la lunghezza del ponte hanno proporzioni astrologiche come la Città Nuova, fatta a immagine della Gerusalemme Celeste. A quei tempi, le leggende fiorivano facilmente e si narra che in uno dei pilastri del ponte siano nascosti il martelletto dei Templari e un cristallo della corona di Salomone.»

    «E scommetto che non sono mai stati trovati.»

    «Infatti.»

    «Potremmo provare a scavare di notte come due ladri! Che ne dici, non sarebbe divertente?»

    «Non sarebbe divertente passare il resto delle vacanze in una cella, credimi!»

    «Come sei serioso, scherzavo. Come mai sai tutto su Praga?»

    «Tutto è una parola grossa. Si dice che ci vogliono pochi giorni per vedere Praga e una vita per capirla. Sono assistente all’università di Roma di Storia, antropologia e religioni.»

    «Caspita! E la lingua ceca?»

    «Una laurea precedente.»

    «Quindi sei di casa a Praga?»

    «Magari! Cerco di passarci tutto il tempo che posso. E tu da quando sei arrivata?»

    «Da un paio di giorni con uno di quei tour combinati, ma non mi trovo con la comitiva e in due giorni è come se non avessi visto nulla.»

    Eravamo intanto arrivati in Piazza dell’Orologio.

    «È magnifico!» esclamò Bruna con ammirazione. In effetti oltre l’ora solare, i vari meccanismi mostravano il giorno e il mese, il sorgere e il tramontare del sole, le fasi lunari e i segni dello zodiaco.

    «Aspettiamo. Fra pochi minuti, allo scoccare dell’ora, vedrai passare numerose figure. I dodici apostoli annunciati dalla campanella della Morte,

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