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Ricavato dal pieno
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E-book399 pagine5 ore

Ricavato dal pieno

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Info su questo ebook

Il racconto è ambientato in una piccola azienda di automazione della tranquilla provincia di Ferrara ai bordi esterni della ben nota Packaging Valley in un futuro prossimo a venire. Le quotidiane vicissitudini della dura convivenza aziendale vengono stravolte da una bizzarra richiesta da parte di un ente governativo di costruire la macchina di tutte le macchine. Al signor Lonicera, proprietario dell'azienda, l'ardua decisione di accettare o meno la proposta che potrebbe cambiare per sempre le sorti della Lonicera Enterprise S.p.A. e… dell'intero universo!

L'idea di scrivere un racconto di fantascienza con un pizzico di ironia e comicità insaporito da una spruzzata di lingua dialettale, è nata ben nove anni fa. Quasi per scherzo un paio di righe nei fine settimana in cui le condizioni metereologiche non erano favorevoli ad attività all'aperto, poi il paio di righe divennero pagine e le pagine capitoli in un flusso quasi inarrestabile che hanno portato a maggio 2020 al completamento dell'opera.

Pur frutto di fantasia, non si esclude possiate ravvisare nei vari personaggi similitudini con figure di cui avete fatto esperienza. Un invito dell'autore a condividerle.

Buona lettura…
LinguaItaliano
Data di uscita30 mar 2021
ISBN9791220330152
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    Anteprima del libro

    Ricavato dal pieno - Davide Formenti

    2019)

    CAPITOLO I

    Come ogni mattina Max fu il primo ad arrivare in azienda. Era stato lo stesso signor Lonicera a chiedergli il favore diversi anni prima. Doveva essere una 'situazione transitoria', ricordava Max, 'in attesa che il sistema informatico che doveva sovraintendere all'apertura automatica dell'azienda venisse riparato'; poi, visto il preventivo di riparazione, il signor Lonicera aveva pensato che fosse più conveniente, per l'azienda ovviamente, rinnovare quotidianamente la sua richiesta al solerte Max ...in fondo, chi negherebbe un piccolo favore al proprio datore di lavoro?, si diceva il signor Lonicera e chi, se non lo zelante Massimiliano Paciosi, detto Max, avrebbe ottemperato all'incarico senza battere ciglio?

    Così il Paciosi, posteggiata l'auto, percorse il breve viottolo che portava dal parcheggio antistante all'azienda al cancello principale. Per ragioni logistiche, solo all'area manager era concesso il lusso del parcheggio interno. Una breve sosta per sbloccare il sofisticatissimo lucchetto biometrico e un'altra ventina di metri per raggiungere la porta di servizio ubicata sul lato sinistro dell'edificio principale. Questa risultava bloccata alla bene meglio da un normale lucchetto mezzo arrugginito tanto non doveva far colpo su nessun cliente in visita era solito commentare il signor Lonicera, ma sicuramente non era passata inosservata a dei fantomatici, quanto sfigati, scassinatori che a più riprese l'avevano fatta oggetto di effrazione. Dopo cinque mandate di chiave e uno o due calci ben assestati, finalmente la porta si apriva e l'ingresso in azienda veniva salutato da una suadente voce femminile:

    ...bzzz... bzzz... buon giorno Massimiliano, è un piacere vedere che anche oggi sei dei nostri. La temperatura interna è di diciassette virgola cinque gradi Celsius, umidità relativa media è del sessantasette virgola due per cento, la massima Zen del giorno...

    Un salutare e liberatorio ma va fan culo! sarebbe stato più che propizio, ma Max non era così, in lui il signor Lonicera aveva riposto la massima fiducia, non poteva deluderlo, così seguiva un bonario:

    Ciao GINA, è un piacere anche per me sentirti. Passata una buona nottata?

    GINA era l'acronimo di Guida Inferenziale alla Nevrosi Aziendale, una sorta di psicologo virtuale che sovraintendeva al mantenimento dello stress aziendale a un livello accettabile o quanto meno tale da evitare che i dipendenti avessero pulsioni omicide a fronte di ritmi lavorativi particolarmente intensi. Quando non troppo impegnata a dirimere dispute interne, la GINA aveva anche funzione di collaboratrice aziendale onnipresente e onnisciente, praticamente la segretaria perfetta. La sua matrice inferenziale a geometria frattale era in grado di gestire ben duemila e quarantotto attività contemporaneamente, ma soprattutto, costava pochissimo!

    ...certo Max, ottima nottata. Ho anche avuto visite, si è rifatta viva Ofelia, te la ricordi?

    Max, leggermente accigliato, ebbe una fugace amnesia mattutina dovuta alla consueta levataccia:

    Scusa GINA, ma chi cazzo è Ofelia?

    ...non essere scurrile, lo sai che la signora Lonicera non vuole che in azienda si usi un linguaggio così volgare! Ofelia è la nutria che il signor Lonicera ha adottato come mascotte aziendale, come fai a non ricordartene!

    Max si colpì con la mano destra l'ampia fronte, come aveva potuto dimenticarsi di Ofelia! Il signor Lonicera se l'era trovata di fronte all'auto mentre stava arrivando in azienda nel bel mezzo di un violento fortunale estivo. Per evitarla fece un'ampia sterzata arrestandosi bruscamente sul ciglio della strada, nello stesso istante un fulmine si abbatté sul vecchio albero che da tempo immemorabile vegliava sulla carraia che conduceva dalla sua magione alla Lonicera Enterprise S.p.A.

    Il frastuono fu tremendo. Una lama di luce abbagliante si abbattè inesorabile sul vetusto tronco spezzandolo di netto in due parti uguali che, ancora fiammeggianti, si sfasciarono al suolo poco distante dall'auto del signor Lonicera. Sarebbe bastato passare qualche istante prima e quel ligneo custode ne avrebbe inesorabilmente spappolato l'auto con chissà quali nefaste conseguenze per lo sfortunato pilota.

    Questo fu un chiaro segno del destino, quella nutria gli aveva salvato la vita. Il signor Lonicera scese dall'auto in preda ad un momentaneo smarrimento; la pioggia frammista alla grandine aveva iniziato a scendere copiosa. Sedutosi per terra con le spalle appoggiate alla portiera semiaperta, si accorse che la povera bestiola giaceva inerte tra i rami di quella che una volta era stata una maestosa chioma. Il signor Lonicera riavutosi dallo spavento, si avvicinò con circospezione all'animaletto incurante del fortunale che gli si stava riversando addosso. Raccolse da terra un rametto e, un po' schifato, provò a tastare l'animale per valutarne lo stato di salute. La bestiola emise un piccolo squittio e, sentendosi minacciata, ma incapace di opporre resistenza, si finse morta. Il primo pensiero del signor Lonicera fu di non curarsene e di riprendere la sua strada, poi, preso da un fugace senso di compassione mista a superstizione, ritenne più saggio caricarla in auto e portarla in azienda, lì avrebbe deciso cosa farne, in fondo quella bestiola gli aveva salvato la vita.

    Fu così che il signor Lonicera incontrò per la prima volta Ofelia. L'animale, vinta una giustificata diffidenza nei confronti dell'essere umano, si rimise in forze grazie alle amorose cure di Carlo, così si chiamava il signor Lonicera, e a quelle del suo Staff aziendale. Ofelia divenne ben presto la mascotte della Lonicera Enterprise S.p.A.

    Oggi Ofelia era una bellissima nutria di dieci chilogrammi; il signor Lonicera le aveva fatto addirittura impiantare un piccolo transponder satellitare sottocutaneo che le permetteva di entrare e uscire dall'azienda senza far scattare il sistema di sicurezza e garantirle così un sicuro ricovero per far fronte a ogni evenienza. Mancava solo un vitalizio per suggellare questo tenero sodalizio; qualche malalingua aveva sentenziato che il signor Lonicera volesse più bene a Ofelia che alla moglie, ma erano solo dicerie ovviamente!

    E come dare torto al signor Lonicera, lui credeva nella fatalità. Fin da giovane era sempre stato molto attento a leggere i segni del destino. Questa particolare predisposizione (NdA alcuni lo chiamano culo, ma è solo invidia!) e la storica amicizia con la dea bendata, furono alla base, una trentina di anni prima, della nascita della Lonicera Enterprise S.p.A, azienda leader nel settore dell'automazione del controllo qualità con nano-particelle beta. In realtà, si trattava più propriamente di una leadership condivisa. Nell'intero quadrante stellare Eta-Tau, di cui il pianeta Terra faceva parte, esisteva solo un'altra società in grado di manipolare le nano-particelle beta con la stessa maestria della Lonicera Enterprise. Tra le due aziende esisteva un tacito accordo che impediva ad altri di entrare nel florido mercato. Di tanto in tanto accadeva un qualche screzio, ma niente che non si risolvesse con un pizzico d'avvocatura o un articoletto denigratorio su riviste del settore. Tutto questo cementava da anni un solido e stabile equilibrio che giovava, nel bene e nel male, ad entrambe le parti in gioco.

    Al signor Lonicera piaceva questa querelle, anche se, viveva molto male i momenti in cui il vento sembrava soffiare dalla parte sbagliata, a suo dire. Diventava particolarmente odioso e nulla sembrava soddisfarlo nonostante i servilismi e le adulazioni dei collaboratori a lui più prossimi. Ci fu un giorno in cui ricevette sul tele-proiettore dell'ufficio una sgradita chiamata dall'agente per l'area Marte Sud – Grande Sirte. L'umore del signor Lonicera seguì di pari passo il colore del viso: dal rosa tenue a un bel rosso acceso con esplosione finale e lancio del primo oggetto che riuscì velocemente ad afferrare, incurante del possibile bersaglio presente sulla sua traiettoria. La scelta cadde sul tele-proiettore portatile che volò fuori dalla porta del suo ufficio andando a schiantarsi fragorosamente contro una delle vetrate laterali.

    I dipendenti più anziani erano ormai abituati a queste scenate e poco se ne curavano, mentre i neoassunti venivano presi da sbigottimento immaginando chissà quali catastrofici eventi fossero all'origine di cotanta iracondia.

    Il suo fidatissimo Direttore della Distribuzione, tal Simone Vespri, si precipitò per primo al suo cospetto. Idea malsana, ma doverosa, vista la cospicua quota di denaro che il signor Lonicera gli versava ogni mese sul conto corrente. Solitamente al primo lancio poteva seguirne un altro e, in questo caso, il bersaglio non sarebbe stato la vetrata.

    Carlo, tutto bene? Hai bisogno di qualche cosa? Ci sono dei problemi? Posso fare qualche cosa per te?

    Mè a degh che a nen pos più (io dico che non ne posso più!), Caz! Boia d'un caz e stracaz! (Accidenti! Accidenti alla miseria!) sbottò il signor Lonicera, ostentando il pieno possesso della lingua dialettale del natio paese.

    ...ma Carlo, cos'è successo? incalzò il Vespri.

    mò cusa vot che a suzeda, vigliac d'un vigliac! (ma cosa vuoi che succeda, acciderbolina!) Con me ha chiuso! Adesso chiamo Tuenti e chiudiamo il contratto con l'agente di Marte!

    Filippo Tuenti era il Chief Financial Officer dell'Azienda, era lui che aveva in carico la gestione dell'Amministrazione e Finanza aziendale.

    Ecco, me lo sentivo, abbiamo perso il contratto da due milioni di euro con BingoStar! Vero Carlo?

    No!

    Hanno cancellato l'ordine delle tre macchine per collaudare i propulsori coionici. Si, deve essere quello!

    Noo!

    ...pubblicazione diffamatoria sulla rivista Mondo Particella?

    Nooo! No! E ancora no!

    Insomma Carlo, cosa cazzo ha combinato quell'incompetente dell'agente di Marte Sud?

    ...cosa ha combinato? Tu mi chiedi, cosa ha combinato?

    Certo Carlo, per filo e per segno, così sulla lettera di licenziamento saremo spietati!

    Meno male che mè a pos sempar cunter su tì! (meno male che posso sempre contare su di te!) Sei sempre al mio fianco nei momenti difficili!

    Vespri iniziò a gongolare. Queste conferme di fiducia nei suoi confronti da parte del signor Lonicera gli garantivano sonni tranquilli anche se, per mantenerli, doveva avere questo atteggiamento, diciamo un po' mieloso, che non era proprio ben visto dagli altri aree manager del suo Team. La cosa non lo tangeva più di tanto, il suo concetto di lavorare in team era molto semplice Io sono il braccio destro di Lonicera e tu... fai quello che dico io. Ovviamente se le cose andavano per il verso giusto, il merito era suo, in caso contrario, la colpa era sempre del malcapitato di turno che non aveva interpretato in modo corretto le sue indicazioni.

    Ma torniamo alla nostra storia.

    Ricordi che un mese fa ho inviato una richiesta all'agente di Marte per avere un sacchettino di sabbia rossa del monte Olimpus? chiese il signor Lonicera a Vespri.

    Dunque... fammi pensare... sabbia rossa... un mese fa... Marte... La fronte di Vespri iniziò a imperlarsi di un leggero velo di sudore. Proprio non si ricordava di quella richiesta del signor Lonicera. Fingere di sapere non era la strategia migliore, al signor Lonicera non piaceva essere preso in giro, dire di non ricordarlo significava ammettere di non porre sufficiente attenzione a quello che il signor Lonicera diceva… ma ecco la genialata.

    È stato, per caso, all'inizio di Novembre? chiese prontamente Vespri ormai sicuro di avere ripreso il controllo della situazione.

    Mè a pens ad sì (io penso di sì), rispose il signor Lonicera.

    Ecco! Adesso mi torna tutto, quella settimana ero fuori sede per incontrare dei clienti; molto probabilmente troveremo qualche cosa nell'agenda, lo verifichiamo subito.

    GINA, verifica note in agenda per Novembre del signor Lonicera Questa rientrava tra le situazioni in cui Vespri apprezzava particolarmente gli strumenti tecnologici verso i quali non aveva particolare predisposizione. O meglio, non ne capiva proprio un cazzo.

    Buon giorno Simone, potresti riformulare la tua richiesta? Sto riorganizzando la matrice neurale e non ho disponibile il buffer d’istanze audio...

    Certo GINA, vorrei consultare le note che hai in agenda per novembre. Il signor Lonicera ha bisogno di conoscere il contenuto del messaggio inviato al nostro agente di Marte.

    Scusa Simone, ma rilevo la presenza del signor Lonicera in ufficio, non posso rispondere a una tua richiesta che riguarda note dell'agenda del signor Lonicera. Sai il nuovo sistema di Controllo Qualità Aziendale installato dall'ingegner Gampini non ammette eccezioni! rispose prontamente GINA.

    ...ma dai GINA! Dobbiamo risolvere una questione di poco conto, non si tratta di dati sensibili! Cerca di essere un po' elastica, cazzo! Vespri iniziava a spazientirsi, mentre con la coda dell'occhio teneva sempre sotto controllo il colore del viso del signor Lonicera che, a braccia conserte e comodamente spalmato sulla sua poltrona, lo fissava traguardando sopra gli occhiali.

    Signor Vespri! Primo: il turpiloquio non è ammesso, secondo: vuoi forse che apra una procedura di non-conformità nei tuoi confronti? Lo sai che se accumuli tre non-conformità devi dare una giustificazione al signor Lonicera?

    GINA, ma il signor Lonicera è qui con me! Vespri si stava rendendo conto che la situazione aveva del paradossale, ma le nuove regole installate dall'ingegner Gampini nel motore neuro-inferenziale di GINA, non ammettevano di essere disattese. Vespri guardò nella direzione del signor Lonicera esibendo quello sguardo sconsolato da cane San Bernardo in crisi depressiva, che solo lui era in grado di esibire con tale maestria, nel fugace tentativo di scatenare pulsioni di pietismo nel proprio datore di lavoro.

    Il signor Lonicera, più interessato a ispezionare la sua narice destra che a quello che gli stava capitando attorno, sentendosi chiamato in causa, prese il controllo della situazione.

    GINA, che a tà spaca n'azident! (che un'anomalia ti colpisca!) Vogliamo solo consultare l'agenda, non collegarci con l'archivio finanze! Boia can! sbottò il signor Lonicera.

    Signor Lonicera, buon giorno! Certo… solo un momento… ha per caso pronunciato la frase 'archivio finanze'? Giusto per un riscontro, chiese cortesemente GINA.

    Sì! Il colore del viso del signor Lonicera era già sul rosato intenso.

    Quindi mi conferma che ha detto 'archivio finanze'? chiese GINA per la seconda volta.

    SI, ma era tanto per dire. Il colore si stava già portando a un bel rosso vivo.

    Certo signor Lonicera… solo un istante. ATTENZIONE, ATTENZIONE tentativo d’intrusione nell'Archivio Finanze dell'azienda, tutte le chiavi di accesso personali verranno bloccate secondo le direttive Gampini-3723, Gampini-129 e Gampini-1002. Porte bloccate. Informare immediatamente il dottor Tuenti. GINA stava dando il meglio di sé, anche se tutto questo aveva portato il colorito del viso del signor Lonicera a rosso porpora con lievi sfumature amaranto. Il Vespri riversò su una sedia in stato semi-comatoso.

    Che dire, l'ingegner Gampini aveva fatto un ottimo lavoro, l'azienda era isolata dal resto del mondo, niente poteva uscire e niente poteva entrare. Era entrato in funzione il nuovo sistema di protezione dei dati sensibili dell'azienda voluto dallo stesso signor Lonicera. Era stato lui a chiedere al Responsabile della Qualità e Validazione Aziendale, appunto l'ingegner Gampini, di predisporre un sistema che mettesse al sicuro i dati finanziari dell'azienda da occhi indiscreti. L'ingegner Gampini, che apparteneva pure lui alla schiera dei collaboratori zelanti, aveva fatto spendere all'azienda una fortuna per modificare la matrice neuro-inferenziale di GINA secondo sue specifiche, ma alla fine era risultato un gran bel sistema, ne andava fiero.

    In pratica, il sistema di protezione si attivava sul rilevamento di determinati termini. Ovviamente GINA era programmata per avere un doppio riscontro prima di procedere a mettere in sicurezza l'intera azienda. La genialata, così la definiva Gampini, era che il sistema non doveva dare evidenza del fatto che stava per entrare in funzione il meccanismo di protezione portando il malcapitato operatore a commettere, inevitabilmente, l'effrazione.

    Alcuni oggetti volarono nell'ufficio nei successivi trenta secondi: il cosmofono, una bottiglietta d'acqua e un fermacarte regalatogli proprio dal Vespri per festeggiare la millesima vendita. L'effetto fu quello di distruggere il monitor olografico, imbrattare la parete laterale destra e procurare un po' di lavoro per la signora delle pulizie. Poi, il gelo. Lonicera in piedi, pugni stretti, occhi da lemure iniettati di sangue e viso color porpora. Vespri afflosciato nell'angolo opposto dell'ufficio, tra le mani un pesante catalogo con l'intero campionario dell'Azienda, che aveva appena usato per proteggersi dalla furia del Ciclone Lonicera.

    In quei momenti era meglio non dire nulla e non fare nulla; era opportuno attendere che la rabbia del signor Lonicera sbollisse e solo allora, tentare di ripristinare la comunicazione. Che dire, proprio un brutto carattere, ma era lui che pagava!

    GINA? GINA, ci sei? intervenne Vespri con voce flebile e sommessa. Il signor Lonicera sempre immobile, ma con un bel colorito tendente al rosa carminio e lo sguardo fisso verso Vespri.

    Certo che ci sono Simone, cosa vuoi? Lo sai che non risponderò a nessuna delle tue domande se prima non introduci la password per disattivare l'emergenza in atto. Sul volto di Vespri un misto tra meraviglia e stupore che lasciava trasparire che non aveva la più pallida idea di cosa GINA stesse chiedendo.

    Password? chiese Vespri.

    Password! rispose GINA prontamente. Secondo la Gampini-67, la Gampini-1567bis e la Gampini-109… immagino che tu conosca a menadito queste Procedure Standard Operative! proferì GINA, quasi meravigliata della domanda del Vespri.

    ...e se non ricordassi la password, cosa dobbiamo fare? chiese mestamente il Vespri.

    Devi contattare il dottor Tuenti per la password di livello uno, poi l'ingegner Gampini per la password di livello due, poi il signor Beneguti per la password di livello tre e il signor Lonicera per la password di livello quattro. Era necessaria anche la tua passaword, ma se non la ricordi… possiamo attivare la Gampini-777 Indisposizione/Morte di uno dei membri del gruppo Direttivo. Vespri, ormai sconsolato, estrasse il teleproiettore dalla giacca per chiamare il dottor Tuenti, ma realizzò quasi subito che la cosa era praticamente impossibile dato che il sistema di sicurezza aveva isolato anche le comunicazioni non autorizzate verso l'esterno.

    ...ma GINA! E adesso come facciamo? Se non posso chiamare con il tele-proiettore, non riuscirò mai ad avere le password! E che cazzo! sbottò il Vespri, mentre il signor Lonicera sempre impassibile, quasi avesse scaricato tutta l'energia vitale nel precedente scoppio d'ira.

    Devi ammettere che l'ingegner Gampini ha fatto proprio un bel lavoro! Sinceramente non saprei come aiutarti, una simile situazione non è prevista nella mia matrice decisionale, mi dispiace! fu il laconico messaggio di GINA. Purtroppo, le guide inferenziali di ultima generazione, o quasi, avevano la tendenza a entrare in simbiosi con il personale che se ne prendeva cura, appunto l'ingegner Gampini, che non brillava certo per flessibilità mentale. Dicerie da malelingue riportano che all'interno dell'Azienda lo avessero sopranominato Cemento, ma probabilmente erano solo dicerie di poco conto!

    La situazione era arrivata a un punto di stallo giacché, vista l'ora ormai tarda, all'interno dell'Azienda non era rimasta anima viva; solo i fedelissimi erano sempre al fianco del comando, appunto il Vespri anche se, in quest'occasione, la sua presenza non serviva proprio a nulla. L'unica speranza poteva venire dall'esterno. Magari la signora Lonicera, non vedendo rientrare il marito, si sarebbe preoccupata e sarebbe venuta in suo soccorso, oppure anche la signora Vespri, se solo il marito si fosse ricordato di informarla che sarebbe rientrato per cena.

    E così fu.

    Ancora una volta la fortuna del signor Lonicera si ricordò di lui. Alle 2.37 del mattino, dopo circa sette ore di attesa, finalmente la porta dell'ufficio si aprì e comparve il rubicondo Massimiliano Paciosi con al seguito tutto il Direttivo: dottor Tuenti, ingegner Gampini e signor Beneguti, nella speranza che la loro presenza avrebbe avuto effetto catalizzante al suo presumibile malumore.

    Cos'era successo? La cosa più ovvia.

    Apriamo una parentesi, giusto per fare un po' di chiarezza. La signora Lonicera, in apprensione vista l'ora tarda, aveva tentato di telefonare più volte al marito e, non ricevendo alcuna risposta, si era messa immediatamente in contatto con il Paciosi affinché andasse a dare una controllata in azienda.

    Ore 11:45 p.m.

    Pronto? Mazzimiliamo, ci zei? Ciao, zono Ingrid. Zcuza ze ti dizturbo a qvesta ora, ma avrei bizogno di un favore.

    Salve signora Lonicera! Mi dica, in cosa posso servirla? prontamente il Paciosi rispose alla chiamata saltando giù dal letto, ci mancava poco che si mettesse sull'attenti, ma era ormai abituato a simili chiamate.

    Zai, ho profato varie folte a chiamare Carlo, ma non zono riuzita a trofarlo né al tele-proiettore dell'uffizio né a qvello portatile! Zono molto preoccupata! Ti prego Mazzimiliano, fai a federe!

    Certo signora Lonicera… non si preoccupi signora Lonicera… mi vesto e vado subito signora Lonicera! Appena arrivo la chiamo le so dire, Massimiliamo la tranquillizzò e velocemente si precipitò verso l'auto.

    Ingrid Fraunhofer, questo era il suo nome da nubile, era una bella signora di origine teutonica. Il signor Lonicera l'aveva conosciuta una ventina d'anni prima a una esposizione di settore che si stava svolgendo in un piccolo paese della Bassa Sassonia. All'epoca la Lonicera Enterprise contava pochi dipendenti e anche i soldi che circolavano non erano molti, per cui non ci si poteva permettere grossi investimenti nel marketing. Fu amore a prima vista. Lei lo notò subito all'interno dello stand per la sua spavalderia, tipica del manzo italico che sa di essere in terra di conquista. Per l'occasione indossava un paio di jeans sdruciti, una camicia bianca fuori dai pantaloni con incise sul taschino le iniziali CL in un bel font Calibri 20 e sopra una bellissima giacca color senape. Al polso un Rolex taroccato, ma faceva pur sempre la sua sporca figura. Alto, magro, abbronzato, baffo assassino. Che dire, come resistergli? Il primo approccio di Carlo le fu subito fatale. Le si avvicinò con passo dinoccolato e, stringendo una sigaretta tra le dita, le chiese se avesse da accendere in un tedesco molto stentato, o almeno questo è quello che pensava di averle chiesto.

    Bitte Fräulein... ich lieben dich? (Prego signorina, io la amo?)

    Ingrid rimase molto colpita da tanta intraprendenza, da tanta mascolinità, da tanta audacia che rispose con un fiero:

    Auch ich liebe Italianische hengst! (Anch'io ti amo, stallone italiano!) E lo baciò sulla bocca.

    Il Lonicera, da buon latin lover qual era, non si lasciò perdere l'occasione e da lì cominciò la loro storia d'amore.

    Dove eravamo rimasti? Già Massimiliamo in auto verso la Lonicera Enterprise.

    Ore 00:30 a.m.

    Quando arrivò di fronte al cancello dell'Azienda, non ci mise molto a capire cos'era successo. Sul pannello di controllo presente sul cancello compariva un messaggio inequivocabile: ‘Lo stabile è stato messo in sicurezza dalla GINA, tentativo di effrazione in corso. Chiamare le autorità competenti’.

    GINA? Sono Massimiliamo, puoi aprire?

    Ciao Massimiliamo, ce ne hai messo ad arrivare! Pensa che cosa buffa, tengo in ostaggio il signor Lonicera e Vespri! sentenziò GINA. Che dire, non le mancava sicuramente il senso dell'umorismo.

    Senti GINA, evitiamo i commenti sarcastici e fammi entrare, ribadì ancora una volta il buon Paciosi.

    Massimiliano, lo farei tanto volentieri, ma dobbiamo seguire le procedure dell'ingegner Gampini! Vedi di procurarti le password del Direttivo e sistemeremo ogni cosa in un batter d'occhio! Che ne dici? Sembrava proprio che GINA sapesse il fatto suo e non fosse per niente predisposta a scendere a compromessi.

    Paciosi, vista l'ora e la situazione alquanto critica, decise che non era il caso di mettersi a discutere con la GINA. Rientrato in auto, iniziò a telefonare pazientemente a tutto il Direttivo spiegando lo spiacevole accadimento e chiedendo la loro gentile presenza in loco. Il più ostico fu il signor Beneguti, il Direttore della Produzione che, dopo vari ‘Non me ne frega un cazzo!’, cedette alle insistenze del dottor Tuenti che per primo era accorso in aiuto del povero signor Lonicera.

    Ore 01:00 a.m.

    Una volta raccolto l'intero Direttivo di fronte al cancello, si poté dare inizio alla procedura di disattivazione dello stato di allarme. Il primo a partire fu l'ingegner Gampini.

    GINA, sono l'ingegner Gampini… ‘Signore e Progettista tuo, non avrai altro Ingegnere al di fuori di me, onora...’

    Prima che potesse dire altre frasi che all'apparenza potevano sembrare insensate, GINA si ridestò.

    Ave, o Sommo ingegner Gampini! Accesso al sistema consentito. Password Livello Due superata. Grazie della disponibilità.

    Fu poi il turno del dottor Tuenti.

    GINA? Sono il dottor Tuenti… ‘Se hai problemi arrangiati e se proprio non puoi arrangiarti, non chiedere a me cosa fare’. Il dottor Tuenti non era impazzito all'improvviso, si era semplicemente limitato ad introdurre la sua password.

    Dottor Tuenti, quale piacere! Accesso al sistema consentito. Password Livello Uno superata. Grazie della disponibilità.

    A questo punto mancava solo il signor Beneguti.

    GINA, muvat! Ragazit dem nà man, an glà fagh più, vigliaca la tera! (GINA sbrigati! Ragazzi datemi una mano, non ce la faccio più, miseriaccia!)

    Carissimo Luciano, il tuo stile è inconfondibile. Accesso al sistema consentito. Password Livello Tre superata. Grazie della disponibilità.

    Ore 01:30 a.m.

    Mancava solo la password del signor Lonicera, purtroppo all'interno dell'area isolata. Come si poteva fare per informarlo che tutto il suo Direttivo era arrivato in soccorso? Paciosi fece un tentativo, mentre il resto del gruppo si stava spremendo le meningi sul da farsi.

    GINA, potresti informare il signor Lonicera che manca solo la sua password?

    Certo Massimiliamo! Sarà per me un vero piacere trasmettergli il tuo messaggio.

    Questo fece trasalire l'ingegner Gampini che ne uscì con un commento non troppo felice per il particolare momento.

    Non sono d'accordo con questa soluzione! Come è possibile che GINA possa inviare un messaggio all'interno, il sistema D E V E B L O C C A R E ogni messaggio in ingresso e in uscita!

    Massimiliamo, con molta calma e umiltà, caratteristica questa che lo distingueva da sempre, fece notare che l'importante era arrivare a una soluzione indipendentemente dal fatto che questo fosse corretto o meno.

    E così si fece. GINA inviò all'interno il messaggio di richiesta password per il signor Lonicera che prontamente rispose con un…

    In tlà miè vita ho sempar zarcà di bus! (Nella mia vita ho sempre cercato dei buchi!)

    Finalmente il visore del pannello di controllo al cancello smise di visualizzare quel bruttissimo e minaccioso messaggio di allarme. L’imponente struttura di metallo iniziò a scorrere sul binario che la teneva in sede permettendo ai nostri paladini di entrare e andare in soccorso del loro beneamato datore di lavoro.

    Ore 02:00 a.m.

    Chiudiamo la parentesi.

    Visti gli accadimenti dell’ultima ora, sul volto del Direttivo era più che palese il bisogno di avere una spiegazione al fatto che erano stati costretti ad abbandonare le loro consuetudini nel bel mezzo della notte, anche se, in questo caso, all’origine del disagio vi era proprio il signor Lonicera.

    Dato che lui non sembrava proprio dell’idea di commentare la brutta quanto paradossale avventura, se ne fece portavoce il fido Simone che, dopo vari imbellettamenti e piccoli aggiustamenti alla realtà dei fatti, puntò il dito verso l'ingegner Gampini. Questo, sentendosi sotto accusa, iniziò a dar sfoggio a tutta la sua dialettica. Era questa l'arma sua più usata quando doveva giustificarsi direttamente con il signor Lonicera. Iniziava un giro di parole senza senso farcite con norme, leggi, regolamentazioni e affini, per cui il povero malcapitato veniva preso per sfinimento, o da sconforto, e cedeva volentieri le armi pur di dar termine a quello strazio. Una discreta presa per il culo, ma pur sempre regolamentata.

    Chiaramente il sistema di sicurezza ha fatto il suo dovere! Non ravviso niuna imperfezione nel sistema da ME configurato, anzi… ha operato egregiamente secondo la Gampini-626 e la Gampini-777 che ricalcano pedissequamente quanto previsto dalle nuove norme sulla Protezione dei Dati Sensibili in Aziende operanti nel settore dell'automazione e da poco emendate. E che dire delle Regolamentazioni per l'utilizzo improprio di terminologia propria? Vi voglio inoltre ricordare che IO sono stato relatore all'ultima conferenza tenutasi a New York sul tema ‘Matrici Decisionali per Reti Neurali che non sanno decidersi’. Aveva catturato l’attenzione di tutti gli astanti che lo fissavano con sguardo catatonico. Era arrivato il momento di sferrare l'attacco finale.

    ...ovviamente si fa con quel che si ha! N’è vero, carissimo dottor Tuenti? Se si potessero avere più fondi per partecipare a corsi di specializzazione e quindi migliorare la programmazione di GINA, magari con l'aiuto di un qualche consulente esterno, per inciso, ho saputo che ve ne sono di molto preparati dalla scuola di Ganimede, settore stellare 75, ma noi non possiamo permetterceli, n’è vero dottor Tuenti? E allora, Signori! Come potete pretendere di avere il meglio senza dare il meglio? N’è vero, dottor Tuenti? Che dire, l'intervento era da Premio Oscar, un vero paraculo! Con quest’ultimo assist la palla passò al dottor Tuenti che, sentendosi chiamato in causa, non mancò di esternare subito il suo assonato pensiero.

    Soldi, soldi e sempre soldi! Quando si parla di soldi devo sempre essere preso in causa! sbottò il Tuenti.

    ...beh! Tenendo conto che sei il Responsabile Amministrativo..., intervenne con giusta osservazione l'ingegner Gampini.

    Responsabile Amministrativo qui… Responsabile Amministrativo là… Responsabile Amministrativo su…! Non gioco mica a Monopoli! Porto avanti la finanza di un'azienda, IO! I budget parlano chiaro, quando finiscono i fondi annualmente stanziati, si passa all'anno successivo! E poi, vi ricordo, che dobbiamo sempre tenere da parte un tesoretto per far fronte all'imprevedibilità delle spese del Reparto Produzione, non è vero carissimo Luciano? Quante volte hai budgettato ics e mi hai speso due volte ics o addirittura tre volte ics? Possibile che non si riesca mai a stabilire un valore più preciso? Gran manovra d'accerchiamento con sbadiglio conclusivo. Che dire, anche il dottor Tuenti era un degno membro del Direttivo. Ora era il turno del signor Beneguti.

    Grazie dottor Tuenti di concedermi la parola! Non aspettavo altro! Ragazit, mò av rindì cont ad quel che a sì drè dir? Ragazzi, vi rendete conto di quello che state dicendo? Io, e pongo l’accento IO, i soldi li trasformo in supporti, leve, flange, ingranaggi e, alla fine di tutto, in macchine che tengono alto il nome della Lonicera Enterprise in tutto il quadrante stellare! Nulla a che fare con uno scribacchino, un contabaiocchi e un piazzista da quattro soldi!

    E questa fu la ciliegina sulla torta, ne venne fuori una querelle in cui tutti puntavano il dito contro tutti,

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