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La luna dentro
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E-book210 pagine3 ore

La luna dentro

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Info su questo ebook

"Non si sfugge alla morte, è solo una stupida illusione quella di potercela fare, lei ti sfiora per caso un giorno e non si scolla più di dosso. Adesso lo so anche io."
Una serie di eventi trascinano nuovamente Emilia sull'orlo del precipizio e la spingono a dubitare di quaunque cosa, soprattutto di sé stessa. 
Riuscirà a cavarsela?
Quarto e ultimo capitolo di "Attraverso il buio".
LinguaItaliano
Editoremaalf
Data di uscita4 mag 2021
ISBN9791220800259
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    Anteprima del libro

    La luna dentro - Maria Consiglia Labraca

    uno.

    Capitolo I

    Come si sente adesso Emilia? Mi chiede lei con un tono placido e rassicurante. Come se la sua fosse una domanda dalla risposta facile e scontata. Vorrei poter rispondere che sto bene, che ho finalmente ritrovato la mia dimensione ma non è così. Edoardo mi dà tutto l'amore di cui ho bisogno, è un compagno perfetto e non mi pento di ciò che ho scelto. Eppure c’è ancora quel vuoto, lo sento corrodermi dentro come un tarlo. Appoggio la mano sulla pancia che sembra crescere ogni giorno di più e cerco di respirare in maniera regolare sforzandomi di sorridere …sto… la voce mi si blocca all’istante. Vorrei saper mentire ma non ci riesco. Non so perché abbia deciso di acconsentire a venire qui, non avrei dovuto farlo. M'inquieta. Che senso ha parlare ancora di ciò che è stato? È una cosa questa che per quanto mi sforzi, non imparerò mai ad accettare. Posso andare avanti, sì, non ho altra scelta. Ma certe immagini, certe sensazioni, certi ricordi, non mi lasceranno mai. E neanche lo voglio, io non voglio dimenticare. Il dolore che ancora sento, sono la prova di quanto straordinariamente abbia amato. Lei continua a guardarmi, sembra che non abbia alcuna fretta. Se ne sta lì seduta sulla sua poltroncina di pelle marrone, con le gambe incrociate e la penna stilografica fra le dita. Io invece sempre un po' impacciata, sempre fuori luogo. Fisso la parete giallina del soffitto e sospiro. …Sto esattamente come devo stare le dico alla fine. Che poi, che razza di risposta è? Lei annuisce, appunta delle cose sul suo taccuino con la copertina di cuoio verde e poi rialza gli occhi scuri su di me. Voglio essere sincera con lei continuo "non mi piace che qualcuno frughi nella mia testa, non mi

    servono le risposte che lei cerca di trovarmi. Io non voglio risposte. Sto bene, a fasi alterne. Starò bene. Mi creda, mi sto impegnando. È tutto quello che riesco a dirle adesso, mi dispiace. Lei sorride di nuovo, con una tranquillità che quasi le invidio. Lei ha già detto molto, mi creda. Ne riparleremo di nuovo alla prossima seduta, così intanto ha tutto il tempo per rielaborare… mi dice mentre si alza lentamente in piedi e si avvicina a me. Io la guardo un po' di traverso, vorrei dirle che non ci sarà una prossima seduta ma non voglio essere avventata e scortese. So quanto Edoardo creda a questa cosa e se per lui è importante, beh…una chance gliela devo concedere. Si, va bene…alla prossima allora." Mi rimetto in piedi un po' a fatica e le stringo la mano con vigore. Lei mi regala un ultimo sorriso e poi mi accompagna alla porta. Io tentenno soltanto un attimo per colpa di un leggero capogiro e mi congedo con un lieve cenno del capo. Scendo lentamente per le scale senza più voltarmi mentre sento la porta dello studio

    richiudersi alle mie spalle. Sospiro e prendo il cellulare dalla borsa. Ho due messaggi, entrambi di Edoardo. È sicuramente preoccupato e vorrà sapere come sia andata. Aspetto di uscire dal portone e lo chiamo. Ehi…sei sopravvissuta?

    Si… sospiro io mentre osservo il nome della strizzacervelli scolpito in grassetto su una bella targa di ottone all’ingresso del palazzo.

    Clara è la migliore, vedrai…ti sarà utile insiste lui convinto. Io sbuffo e cerco di cambiare argomento. Ora vado in ufficio…vado a vedere come se la cava Alberto, ok?

    Si, ok… risponde lui subito. Ma non sembra molto entusiasta. So che non digerisce la mia decisione di tenere aperto lo studio di Mattia. Crede che io debba avere ambizioni diverse dal portare avanti uno studio di tatuaggi ma poco m’importa. Ci ho pensato a lungo, ho valutato ogni alternativa possibile e la proposta di Mattia è stata fra tutte, quella che più mi è andata a genio in questo periodo. Insomma, non ho da

    dimostrare nulla a nessuno io. Poco conta la carriera ormai, non esiste più quella Emilia che pensava a studiare e a realizzarsi. Quella Emilia è morta e sepolta da anni. Ora è questa la mia realtà, ci faccio a pugni e ancora mi confonde a volte ma pazienza. Un piccolo passo per volta, ecco, è questo che intendo fare. Un piccolo passo per volta che mi faccia stare bene ogni giorno un po' di più. Piccoli passi o assaggi di vita a piccole dosi. Non ho altro modo se non questo, per costruire una normalità a misura di Emilia, una normalità, una sorta di equilibrio che non dipenda da nessun altro, che sia mio, mio e basta. Ci vediamo più tardi a casa…ti amo gli sussurro piano. Poi chiudo e rimetto il cellulare il borsa.

    Fa parecchio freschetto oggi, tipica giornata novembrina, fresca, ventosa, uggiosa. Da starsene sotto le lenzuola a tempo indeterminato, insomma, con una tazza di tisana calda tra le mani e la TV che spara un programma di cucina dietro l'altro. Mi chiudo la zip del cappotto che un po' tira sulla pancia e sorrido pensando a Edoardo intento a preparare da mangiare. Ormai se ne occupa sempre lui, perlomeno ogni volta che è a casa. Lo fa per rendersi utile, per viziarmi, e anche perché io non sono molto ferrata, devo essere obiettiva. Pensavo di averlo perso. Sul serio, c’è stato un momento in cui ho creduto di aver perso Edoardo per sempre. Quando l'ho lasciato sul letto di camera sua e sono andata via senza che lui battesse ciglio. Gli avevo detto che non riuscivamo ad essere complici, che per quanto c'impegnassimo ad ignorarlo, il passato continuava a ripresentare il conto delle cose in sospeso. Ho avuto paura, ho temuto di non essere abbastanza forte per affrontare tutto. Ma alla fine lui è stato forte per entrambi ed eccoci. Reduci da una vacanza in tre che non dimenticherò mai finché avrò vita, e adesso insieme, io lui e Gabriele, nella casa che sento sempre più mia, più nostra. Sarebbe tutto perfetto se non avessi questi continui e repentini sbalzi d’umore. Ci si mettono anche gli ormoni alle stelle adesso a peggiorare la situazione, non lo so. Ho costantemente l'impressione che qualcosa mi sfugga di mano ed è difficile trovare pace. C’è qualcosa che continua a darmi tormento, qualcosa che neanche io so spiegare. Qualcosa che devo ancora risolvere. Afferro le chiavi e salgo finalmente in auto. La verità è che Federico ancora mi manca, tantissimo. Mi manca Mattia, mi manca la spensieratezza, mi manca respirare senza affanno. Mi manca avere un pensiero bello senza avere il timore che qualcosa o qualcuno possa strapparmelo. Ed è inutile illudersi del contrario, certe mancanze scavano gallerie negli occhi. Profonde. Profondissime. Profondissimi vuoti incolmabili. Metto in moto tentando di non badare alla nostalgia e parto veloce. Dovrei darmi una calmata ma non ci riesco, continuo ad avere il piede un po' pesante sull'acceleratore. È che mi aiuta a scaricare tutta l’adrenalina che ho in corpo, non saprei fare altrimenti. Alzo il volume a palla e qualche minuto dopo senza neanche accorgermene sono già fuori allo studio. Mi guardo nello specchietto per accertarmi di avere un aspetto abbastanza decente, mi stampo un sorriso usa e getta sulla faccia e poi entro.

    Salve

    Buongiorno Emilia risponde Alberto correndomi incontro. È sempre molto sorridente lui, euforico quasi, sicuramente molto a modo nonostante la faccia da bad boy che si ritrova. È stato il braccio destro di Mattia per qualche mese prima che gli bruciassero tutto e adesso che lui non c’è, ha preso il suo posto. Momentaneamente, ovvio. Ma non è comunque uguale. Il talento e il temperamento di Mattia sono doti che non trovi facilmente in qualcun altro e poi ogni centimetro di queste mura, ogni foto, ogni angolo qui dentro parla di lui. Quindi ci arrangiamo, sì, tiriamo avanti, sperando che un giorno lui faccia improvvisamente di nuovo capolino da quella porta. Chissà se e chissà quando ma comunque sia, è la speranza che m'inchioda qui, nient'altro. Ho sistemato questo posto per lui, gli ho ridato vita e dignità soltanto per lui, per Mattia, il migliore amico che io abbia mai avuto.

    Ancora nessuno da stamattina? gli chiedo indicando la saletta deserta.

    No…ho un paio di appuntamenti per oggi pomeriggio risponde lui subito …però è venuta una ragazza poco fa, cercava te. Non ricordo di averla mai vista…ha lasciato questo numero di telefono, tieni…vuole che la richiami

    Io sfilo il post it dalle dita di Alberto e lo guardo incuriosita. Non ti ha detto come si chiama?

    No, niente…

    Ok sospiro… chiamerò più tardi. M'infilo il fogliettino nella tasca dei pantaloni e mi metto seduta sullo sgabello dietro alla scrivania. Alberto è di fronte a me che continua a fissarmi con l’aria un po' irrisolta, credo che abbia altro da dirmi. C’è qualcosa che non va? gli chiedo

    allora per levargli l'imbarazzo. No no, è che ieri sera ho sentito Mattia…

    Io balzo in piedi come fulminata cosa? grido ma come…

    Si…neanche io mi aspettavo chiamasse, non riuscivo neanche a sentirlo molto bene, voleva sapere come andassero le cose…

    Le mani iniziano a tremarmi come foglie in balia di un temporale, credo di essere persino arrossita per la tensione. Non so se sono più delusa o arrabbiata però. Non sento Mattia da quella sua unica telefonata, così breve e così intensa che ancora non me la levo dalla testa. E avrei voluto che chiamasse me, accidenti. Che sentisse il bisogno di sentire la mia voce esattamente come ce l'ho io. Perché si, è vero, c’è Edoardo nella mia vita adesso e non potrei desiderare altro. Ma lui, lui mi manca. Quei suoi sorrisi, quel suo modo assurdo di far sembrare semplice persino la cosa più contorta, le nostre colazioni. Credo di non essermi sentita mai tanto

    a mio agio con qualcuno, neanche con Edoardo o Federico. Trattengo una lacrima mentre m’impongo di rimettermi a sedere. Non voglio fare scenate ridicole davanti ad Alberto, non abbiamo così tanta confidenza e non mi va che si faccia strane idee. Scusa… gli dico allora è che non sento Mattia da settimane e sapere che sta bene, non so…mi ha fatto uno strano effetto. Ti ha detto dove sta?

    No, non esattamente. Però mi ha detto dove sta per andare

    E dove? Dai spara, non tenermi sulle spine….

    Lui si avvicina all’ingresso e si accende una sigaretta. Temporeggia, sembra quasi che non voglia parlare. Lo prenderei a schiaffi. Beh… si decide finalmente a dire dopo un po' …non avrei dovuto dirtelo in realtà, lui voleva farti una sorpresa. Però so quanto tu gli voglia bene e poi io faccio schifo a mantenere i segreti….stasera devo andare a prenderlo all’aeroporto.

    No, non ci credo esclamo quasi inebetita

    Si, giuro, alle 21…aeroporto di Napoli insiste lui.

    Mi strofino la faccia con le mani, davvero non riesco a crederci e mi assalgono mille pensieri contrastanti. Sono felice, anzi, che dico, sono strafelice di rivederlo, sono così felice che inizierei a ballare qui e ora. Però…non oso immaginare come possa prenderla quella gentaglia che l'ha costretto a scappare, davvero, è passato così poco tempo d'altronde, anche se a me sembra un’infinità. Ok…ci vado io gli dico allora dopo qualche istante senza pensarci troppo.

    Cosa? chiede lui strabuzzando gli occhi no, no…non se ne parla proprio

    Alberto, non te lo stavo chiedendo, ok? Vado io, che tu voglia o no ribatto cercando di fare la voce grossa. Lui lancia il mozzicone per aria e poi chiude la porta sospirando. Sei il mio capo dice …non posso non ubbidire. Io sorrido sotto ai baffi e poi mi metto a finire il disegno del

    tatuaggio che vorrei fare. Si, ecco, che vorrei fare forse, un giorno, se mai dovessi trovare di nuovo il coraggio. È un falco. Non so perché mi sia venuto in mente, credo che non sia proprio un tipico tatuaggio femminile ma a me piace. Piccolo, veloce, forte, nobile. Vola sulle vette più alte e pare che il cielo sia soltanto suo. Lo invidio. Vorrei sentirmi libera come lui, leggera. Vorrei sentirmi al di sopra di tutto, almeno per una volta, guardare il mondo dal cielo e non avere paura. Vuoi un caffè? Chiamo il bar… mi chiede Alberto mentre sistema delle foto sullo scaffale. Io guardo l'orologio, sono soltanto le 11 ancora. Sarà dura aspettare fino a stasera. Vorrei che fosse stasera già adesso e mi sento come una bambina impaziente e capricciosa. No grazie…il caffè stamattina mi procura la nausea…

    Lui ride ok…vuoi altro o…?

    No, tranquillo…sto bene così gli rispondo. In realtà dovrei mangiare qualcosa ma non ne ho voglia. Ho sempre questa sensazione di disgusto che mi accompagna notte e giorno, i cibi

    sembrano tutti uguali e la voglia di mangiare…beh, sì, quella è da molto che non ce l'ho più, lo confesso. Faccio una foto al disegno e poi lo infilo nel cassetto della scrivania. Alberto è in laboratorio a far finta di lavorare ed io un po' mi annoio. Credo che dovrei chiamare Edoardo, dovrei dirgli di Mattia…anche se…non credo la prenderebbe bene e non voglio discutere con lui, non adesso, non al telefono e non con Alberto qui ad ascoltare. La verità è che Mattia non piace ad Edoardo e Edoardo non piace a Mattia. Inutile che mi fossilizzi, non andranno d'accordo mai. Ma questo è un problema che credevo di non dovermi più porre, almeno non per ora. Credevo che Mattia rimanesse alla larga ancora per molto tempo e muoio dalla voglia di sapere quale sia il motivo che l’abbia spinto a tornare. Il cellulare inizia a squillare di colpo ed io cado bruscamente dai miei pensieri. Spero che non sia Edoardo, non riuscirei a mentirgli. Guardo il display e rimango folgorata dallo stupore. Non mi aveva mai chiamata prima, mai. Mi schiarisco la voce e

    rispondo con parecchia ansia nella voce si, pronto?

    Buongiorno Emilia, sono l’avvocato Costa. Avrei bisogno di parlare con te quanto prima…ti è possibile passare?

    Io sono sempre più spiazzata e sorpresa. Non mi aspettavo chiamasse e soprattutto non con questo tono così formale. …Si, certo. Il tempo di arrivare le dico. Bene, a tra poco ribatte. Poi riaggancia senza darmi neanche il tempo di rispondere. Io osservo intontita il cellulare per qualche istante. Non voglio pensare al perché o al per come, mi rifiuto di farmi prendere dalle paranoie. Alberto mi guarda con l'aria interrogativa …tutto ok? Mi chiede dopo un attimo di esitazione. Si… farfuglio io devo sbrigare una cosa. Passo più tardi se riesco…

    Afferro la borsa dallo sgabello e dopo un secondo sono già in auto. Mi batte il cuore a mille ma cerco di mantenere la calma. Respira Emilia mi ripeto a voce alta respira. La verità è

    che non riesco ad immaginare cosa abbia da dirmi di così urgente. E la sua voce poi…così ferma, così fredda, mi ha messo i brividi, sono onesta. Dopo qualche minuto sono già fuori allo studio. Mi sciolgo i capelli e li lascio cadere come pare a loro, se avessi saputo mi sarei vestita in modo più adeguato invece di indossare il solito paio di jeans e le scarpe sportive. Già me la immagino lei, impettita e super chic nel suo tailleur griffato. Mi do un tono più sicuro e suono al citofono. Dopo neanche un secondo il portone si spalanca come per magia. Mi guardo un po' in giro mentre muovo dei timidi passi, è bellissimo qui. Credo che sia uno dei palazzi più antichi e prestigiosi della città. Avrei scattato persino qualche foto in una circostanza diversa…ma adesso sono troppo tesa per farlo. Salgo la scalinata di marmo color crema e poco dopo sono già davanti alla grande porta di noce intarsiata. Inizio a sentirmi quasi a disagio ma non ho neanche il tempo per riflettere. Una donna sulla sessantina tutta vestita di nero e con

    i capelli biondo platino stretti in uno chignon alto, mi apre e mi invita ad entrare. Io mi muovo lentamente, mi sento goffa e fuori posto qui dentro. Mi metto a sedere su una poltroncina stile Luigi XIV e attendo impaziente di essere ricevuta. Vuole bere qualcosa? mi chiede la donna con una specie di sorriso preconfezionato. No grazie le rispondo in modo cortese. Ho la gola stretta in una morsa terribile e mi torna difficile persino respirare adesso. Per fortuna non devo attendere molto, dopo un paio di minuti ecco che compare lei da dietro a una vetrata completamente dipinta a mosaico. Bella, bellissima, sicura di sé, con un vestito porpora che addosso a lei sembra la veste di una regina, capelli perfettamente in ordine, occhi grandi color nocciola. Impeccabile, esattamente come ricordavo. Scusa se ti ho fatta aspettare mi dice lanciandomi un’occhiata superficiale e frettolosa prego, entra…

    Io mi alzo in piedi e la seguo senza dire una parola. Mi fa strada fino al suo studio e poi mi

    chiede di sedermi. Io obbedisco cercando di sfoderare tutto lo charme che ho seppellito chissà dove e attendo pazientemente che sia lei a parlare.

    Lei si accomoda di fronte a me su una poltrona di velluto verde smerarlo che sembra più un trono che una sedia da ufficio a mio parere. Tira fuori la cartellina col mio nome dal mucchio che ha davanti e poi finalmente mi alza gli occhi addosso.

    Sarò diretta e molto onesta con te Emilia, per rispetto a mio figlio e della creatura che porti in grembo… Io abbasso lo sguardo per un attimo e mi porto istintivamente una mano sulla pancia. Se queste sono le premesse, non mi aspetta assolutamente nulla di buono. "Non condivido

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