Andare a scuola a Hollywood: High school, college e altri disastri dell’educazione sul piccolo e grande schermo
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Cresciuti all’ombra dell’eterno paragone tra la nostra vita e quella dei protagonisti di Beverly Hills 90210 o Dawson’s Creek (spoiler: la nostra vita ne usciva sempre perdente), ci siamo rivisti nella vita di chi – proprio come noi – viveva tumulti da adolescente o giovane adulto.
Questo saggio passa in rassegna i film e le serie televisive ambientate nel mondo scolastico disegnato da Hollywood, riportandovi sui banchi di scuola. Con una promessa: non appena suonerà la campanella, sarà subito come essere a casa.
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Anteprima del libro
Andare a scuola a Hollywood - Mattia Bertoldi
noi.
Parte A: High school
1.
Come funziona l’high school
(e perché questo libro è il vostro counselor)
Non pensare mai di non meritare ciò che vuoi!
(10 cose che odio di te, 1999)
Tornate con la mente agli anni della vostra scuola superiore e passate in rassegna i vostri professori: qualcuno sarà di sicuro più memorabile degli altri. Ci sarà chi vi ha fatto innamorare di una materia, chi ve l’ha fatta odiare, chi ha lasciato talmente poco il segno che rimarrà un volto senza nome, tipo quel tizio con la barba a cui puzzava l’alito
. Questo però vale per gli istituti italiani; se vi siete diplomati in una high school a stelle e a strisce, il ruolo che più vi rimarrà impresso è probabilmente quello del counselor.
Tutto parte e finisce con lui (o lei). Un po’ orientatore, un po’ tutor e un po’ psicologo, il counselor (o guidance counselor) vi aiuta a pianificare i corsi all’inizio del primo anno e vi fornisce indicazioni sui college ai quali iscrivervi alla fine del quarto. Offre insomma ogni genere di informazioni sul vostro percorso scolastico, proprio come già avviene alle scuole elementari e alle medie.
Se al cinema e in televisione il dean o principal (insomma, il preside) è la raffigurazione dell’autorità adulta, il counselor liceale è l’anello di congiunzione tra il mondo adolescenziale e la maggiore età. Pensate ai personaggi di Tami Taylor (interpretato da Connie Britton) in Friday Night Lights (2006-2011), Emma Pillsbury (Jayma Mays) in Glee (2009-2015) o Jeff Rosso (Dave Allen) in Freaks and Geeks (1999-2000): tutte persone che cercano di avvicinarsi alla realtà degli allievi e hanno sempre una buona parola per loro.
Anche figure più bizzarre come Mrs Griffith (Lisa Kudrow) in Easy Girl (2010), Ms Perky (Allison Janney) col suo tailleur rosa confetto in 10 cose che odio di te (1999) o David Gold (Pat Mills) in Guidance (2014) rientrano nella categoria, pur privilegiando atteggiamenti un po’ sopra le righe – non a caso, la locandina di quest’ultimo film recita più o meno così: "Un counselor a metà strada tra chi si preoccupa troppo e chi se ne sbatte il c…o". E a tal proposito, ci spiace ammettere che il counselor che forse tutti ricordiamo meglio è Mr Porter (Derek Luke), che riveste un ruolo fondamentale nella prima stagione di Tredici (2017) di fronte a una Hannah Baker sull’orlo del tracollo.
Poiché le scuole superiori italiane una figura del genere non ce l’hanno, ci trasformiamo noi nel vostro personale counselor e vi offriamo una piccola infarinatura su un tipico curriculum di studio in un liceo degli Stati Uniti. Innanzitutto, come ci siete arrivati: vi siete fatti cinque anni di elementary school e tre anni di middle school (o junior high school) prima di arrivare all’età di quattordici-quindici anni nella vostra nuova (senior) high school che, come detto, dura quattro anni.
Dimenticate le classi all’italiana indicate da una lettera (addio, Ragazzi della 3ª C) perché qui conta solo l’anno di frequenza: se siete dei primini, siete dei freshman; quando andate in seconda, diventate sophomore per poi trasformarvi in junior e infine evolvervi in senior. Le classi insomma non esistono, e il motivo è semplice: nella vostra nuova high school l’orario è personalizzabile in base alle vostre preferenze ed è improbabile che possiate avere lo stesso orario di un coetaneo. Ciò significa che a ogni lezione avrete compagni e vicini di banco diversi, ma comunque appartenenti al vostro anno.
Sono quattro le materie obbligatorie che si possono seguire in base a diversi livelli di difficoltà: inglese, matematica, scienze e scienze sociali (con argomenti inerenti alla storia, la geografia o l’economia statunitense). A queste, ognuno può aggiungere le discipline che preferisce in base a interessi o ambizioni professionali. E qui, sbizzarritevi pure tra decine di proposte diverse: si va per esempio dai corsi di sviluppatori per videogiochi a quelli di economia domestica (ricordate Suxbad – Tre menti sopra il pelo, 2007?) passando per le lezioni dedicate a rianimazione cardiopolmonare, teatro, produzione di gioielli, sollevamento pesi (?), sistemi di riscaldamento e raffreddamento, cosmetologia e idraulica. Non importa cosa scegliete: l’importante è che otteniate il numero di crediti richiesto per diplomarvi.
Una volta allestito il vostro piano scolastico in accordo col counselor, siete pronti per lanciarvi nei corridoi della scuola, ma dovete tenere in considerazione una differenza fondamentale con l’Italia: il professore rimane fermo e sono gli studenti a spostarsi da un posto all’altro, in base alle loro scelte. È per questo che nei film e nelle serie tv trovate tutti quei poster sulle pareti con citazioni, modelli e riassunti schematici; sono gli insegnanti a organizzare l’arredamento delle aule, come se fossero i loro uffici. Svolgeranno infatti qui anche la loro attività di tutoring, prima o dopo le lezioni: un po’ come gli sportelli didattici italiani.
La settimana scolastica va dal lunedì al venerdì e ogni giornata si divide in period (blocchi orari) da 45-50 minuti, con inizio alle 7.45 circa e conclusione verso le 15; se siete iscritti a un doposcuola o praticate un’attività extracurricolare come uno sport, il rientro a casa è previsto tra le 18 e le 19. L’attività comune che apre la giornata è il Pledge of Allegiance (giuramento di fedeltà) che viene diffuso da un interfono e che tutti sono tenuti a pronunciare, con fronte rivolta alla bandiera degli Stati Uniti: una trentina di parole e la nazione con libertà e giustizia per tutti
potrà dirsi soddisfatta.
Tra un’ora e l’altra, avete cinque minuti per passare dall’armadietto (locker) dove potete depositare i libri di testo che l’istituto vi consegnerà a inizio anno, uno per ogni materia; dovrete però restituirli a fine anno, altrimenti ve li faranno pagare. Questo è uno dei principali momenti di interazione con amici o nemici, e non faticherete a ricordare una scena in cui lo sfigato di turno viene minacciato davanti all’armadietto/sbattuto contro l’armadietto/chiuso nell’armadietto.
L’altro momento di incontro con chi non frequenta uno dei vostri stessi corsi è quello del pranzo, che di solito si svolge nella cafeteria – un po’ mensa, un po’ bar – nell’arco di circa 30 minuti. Qui potrete acquistare un pasto per pochi spiccioli o consumare il cibo che vi sarete portati da casa nel classico lunch box o lunch bag (insomma, la schiscetta
).
Ci siete? Tutto chiaro? Partiamo col vostro primo giorno di scuola.
2.
Di mascotte e di sport
Se sarete in ritardo, voi correrete.
Se sarete presuntuosi, farete piegamenti
Fate gli spacconi e vi spacco io.
La scelta spetta a voi.
(Coach Carter, 2005)
In Italia le scuole superiori sono dedicate a personalità culturali del calibro di Giosuè Carducci, Leonardo da Vinci, Enrico Fermi, Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi. Negli Stati Uniti no, la vostra high school ha uno stemma, dei colori e una mascotte. Quindi per tutto il quadriennio sarete probabilmente rappresentati da un’aquila, un bulldog, una pantera o una tigre (ovvero le quattro mascotte più comuni negli Stati Uniti), ma vi può anche andare male: a Freeport (Illinois) ci sono i pretzel, a Monroe (Wisconsin) i casari (cheesemakers) e a Coalinga (California) le lucertole cornute (hoarned toads). Beh, sempre meglio che passare l’adolescenza con la nomea di mollusco da combattimento (le popolari fighting conchs di Key West, Florida).
Chi pratica uno sport, lo fa per la sua scuola (non esistono squadre o associazioni esterne) e le partite diventano così il momento ideale per mostrarsi fieri dei propri colori. Lo dimostrano i pep rally, quelle maxi adunate organizzate in palestra all’inizio della stagione agonistica o prima delle partite casalinghe per incitare i propri atleti e rafforzare così lo spirito di squadra dell’intero istituto. Se però da semplici spettatori volete diventare giocatori ammirati dai compagni, dovrete affrontare i trial (le selezioni) prima dell’inizio del campionato che si svolge sull’arco di circa tre mesi e nel corso di una precisa stagione. Per questo motivo, nei suoi anni di high school un futuro campione come Michael Jordan ha giocato a football (sport autunnale), pallacanestro (invernale) e baseball (primaverile).
Insomma, di sport da scegliere ce ne sono parecchi, come dimostrano i film e le serie tv che hanno inquadrato le gesta di chi si esibisce sul campo da gioco, ma sono pochi quelli che vi garantiranno l’acclamazione delle folle. Ecco qui una piccola lista, in ordine di popolarità.
Partiamo dalle discipline più improbabili, come lo spelling (vince chi compita in maniera corretta il maggior numero di parole) o il dibattito, che porta le squadre delle high school a confrontarsi su un tema con tesi opposte: chi è più perentorio nell’argomentare, vince. Si sta ancora… dibattendo sul fatto che si tratti di uno sport vero e proprio, ma intanto Netflix ha dedicato alla disciplina due film (Speech & Debate nel 2017 e Dolci scelte nel 2018) mentre a livello di college non possiamo non citare The Great Debaters – Il potere della parola (2007). E già che ci siete, date un’occhiata anche al divertente Bad Words (2013, diretto ed interpretato da Jason Bateman) o alla toccante storia di redenzione attraverso l’alfabeto in Una parola per un sogno (2006).
C’è poi l’atletica: nella serie tv Atypical (2017) Casey Gardner si guadagna l’accesso a una prestigiosa high school grazie alle qualità mostrate in pista e la corsa (campestre) è anche al centro di un film della Disney come McFarland, USA (2015). Come capita spesso in questo tipo di produzioni, la pellicola trae ispirazione da una storia vera: Kevin Costner interpreta Jim White, allenatore di una squadra liceale in una cittadina californiana – McFarland, appunto – fondata sul lavoro agricolo e con una forte rappresentanza latino-americana. Qui diventerà protagonista di una storia di emancipazione e di integrazione culturale che darà modo ai membri della squadra di sfuggire alle lusinghe della criminalità organizzata e a una vita di stenti, mentre Jim si avvicinerà sempre di più a quella cultura latina che oggi contraddistingue una larga fetta della società statunitense.
Salendo di un gradino nella scala gerarchica degli sport più popolari, sono diversi i film dedicati al wrestling, che scritto così vi dà l’idea di poter salire sul ring con Hulk Hogan e John Cena, anche se in verità si traduce in lotta olimpica
o lotta libera
. Lo abbiamo visto nell’ormonale Crazy for You – Pazzo per te (1985), in un prodotto Disney come La sfida di Jace (2004), in Mosse