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Ritorno a palazzo: Harmony Collezione
Ritorno a palazzo: Harmony Collezione
Ritorno a palazzo: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

Ritorno a palazzo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dieci anni prima Mason McAulty si sentiva sul tetto del mondo: era in procinto di diventare un fantino di prim'ordine, come aveva sempre sognato, ed era coinvolta in un'infuocata relazione con lo sceicco Danyl Al Arain. Poi, però, un'inaspettata tragedia aveva messo fine a ogni sua speranza.

Adesso Danyl è tornato per invitarla a partecipare a un party a Palazzo, su precisa richiesta della regina, e la posta in palio è un milione di dollari! Impossibilitata a rifiutare e incapace di ignorare i sentimenti che la legano ancora a Danyl, Mason torna tra le braccia dello sceicco. Riuscirà il loro amore ad avere la meglio anche sul passato?
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2021
ISBN9788830528529
Ritorno a palazzo: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Ritorno a palazzo - Pippa Roscoe

    successivo.

    Prologo

    Mason McAulty non avrebbe saputo dire se stesse respirando.

    Ovvio, era un movimento automatico, un'esigenza cui il corpo provvedeva da solo, per fortuna, perché spesso durante una corsa non aveva il tempo per ricordare a se stessa di portare aria ai polmoni. Così come, durante una corsa, la sua mente restava sgombra, nessun pensiero inopportuno a turbarla. In genere, la sua mente era come un ruscello che scorreva veloce, ma non questa volta. Avrebbe dovuto concentrarsi sul cavallo, non sull'uomo che veniva dal suo passato, l'uomo che invadeva il suo presente, lo stesso da cui voleva fuggire. Danyl.

    Determinata, bloccò sul nascere quel processo che l'avrebbe portata inevitabilmente a porsi domande alle quali ormai non poteva più dare una risposta, e focalizzò l'attenzione sul percorso di gara.

    I muscoli delle gambe, contratti per permetterle di restare sollevata sulla sella di Veranchetti, le bruciavano, ma era una bella sensazione. I rumori le arrivavano attutiti, fra tutti spiccava il risuonare degli zoccoli che percuotevano il terreno, riecheggiando il battito del suo stesso cuore.

    Lei e Veranchetti, in perfetta assonanza, solo questo contava, solo questo le faceva scorrere tumultuosa l'adrenalina nelle vene. Era faticoso, era difficile, richiedeva determinazione, controllo, intuizione e soprattutto forza per dominare quella sicuramente maggiore del cavallo, per essere in grado di convogliare tutta l'energia dell'animale verso l'obiettivo comune.

    Le sembrava fosse passata un'eternità, in realtà però la gara era cominciata da una manciata di secondi, un minuto al massimo, ma in quel breve intervallo era condensato il duro lavoro di diciotto mesi. Non importava altro, doveva vincere, per suo padre, per se stessa, per tutto quello che avrebbe dovuto affrontare.

    Di nuovo, cancellò ogni riflessione, cancellò la consapevolezza del cavallo che la precedeva, di quello che la affiancava, e dei tanti che la seguivano. Erano in prossimità dell'ultima curva, il momento in cui Veranchetti ormai procedeva da solo, senza più bisogno della sua guida, i poderosi muscoli tesi al massimo con l'unico scopo di tagliare il traguardo per primo.

    Il momento in cui il fantastico destriero sorprendeva tutti con la sua potenza, tranne lei.

    Il momento sospeso fra vittoria e sconfitta, fra passato e presente, fra presente e futuro.

    Solo un momento... Solo un respiro.

    1

    Dicembre, oggi

    Danyl Nejem Al Arain doveva respirare. Doveva concentrarsi su quello che uno dei suoi migliori amici e comproprietario della scuderia di cavalli da corsa Winners' Circle stava dicendo, ma non poteva. Il suo cervello schizzava in una miriade di direzioni diverse, che però confluivano tutte sul gala che si sarebbe svolto presso il Palazzo Reale fra meno di una settimana. Il gala che, con ogni probabilità, avrebbe sferrato il colpo finale alla sua sanità mentale.

    «Antonio, io...»

    «Devi andare, ho capito. Hai tante cose da fare, persino una nazione da governare. Ascolta, non preoccuparti di niente. John e Veranchetti sono in partenza.»

    «In partenza per dove?» replicò Danyl, insospettito.

    «Per il Terhren.»

    «Cosa?»

    «Su precisa richiesta di tua madre» precisò Antonio Arcuri. «Poiché erano già attesi per Capodanno, lei ha espresso il desiderio di anticipare il loro arrivo di una settimana, in modo che potessero esserci anche per il gala.»

    Danyl scosse la testa. «I preparativi di questo dannato party mi stanno sfuggendo di mano.»

    «Ma non tanto quanto sfuggono di mano a me i progetti che la mia futura suocera ha per il matrimonio. Cinquanta colombe! Pretende che siano liberate cinquanta colombe nel momento in cui usciremo dalla chiesa. Las Vegas non mi è mai sembrato un posto così allettante.»

    «Las Vegas?» ripeté Danyl, facendo fatica a seguire quel discorso confuso.

    «Ma mi stai ascoltando?» La voce di Antonio risuonò stizzita dall'altra parte della linea telefonica.

    «Sì, certo, Las Vegas. Se hai davvero intenzione di sposarti lì, conta pure sul mio appoggio» dichiarò Danyl, esibendo un entusiasmo che era ben lungi dal provare.

    «Ti ringrazio. Allora, ti ho chiamato per un motivo ben preciso, ho bisogno di sapere chi sarà la tua accompagnatrice alle mie nozze. Immagino l'attuale candidata al ruolo di moglie perfetta e di perfetta regina del Terhren, giusto? Devo ammetterlo, da quello che Dimitri racconta sul conto di Birgitta...»

    «Te lo farò sapere quando lo saprò io stesso» intervenne Danyl.

    «Il problema è uno solo: considerando l'attenzione della stampa che si è meritata Mason con le sue ultime vittorie, sarà necessario organizzare un servizio di sicurezza extra.»

    «Capito. Ti comunicherò al più presto il nome della mia partner. E vedrò te ed Emma fra una settimana, al gala» concluse Danyl, poi interruppe la comunicazione senza lasciare al suo amico la possibilità di replicare, certo che comunque Antonio lo avrebbe perdonato. Infilò il cellulare in tasca piuttosto che scagliarlo contro la parete, come invece avrebbe voluto fare. Cosa poteva aver spinto sua madre a invitare John, l'allenatore della scuderia, oltretutto scortato da Veranchetti, alla festa? si chiese. Inoltre a sua insaputa, ma in combutta con Antonio e Dimitri. Chiaramente aveva in mente qualcosa, per cui doveva fermarla. Subito. Più sua madre prendeva iniziative, più aumentava il rischio che qualcosa andasse per il verso sbagliato, il che non poteva accadere. Il gala doveva essere perfetto.

    Si appoggiò alla spalliera della poltrona posta dietro la scrivania di legno massiccio, così diversa da quella in acciaio e cristallo che troneggiava nel suo ufficio di Aram, la capitale del Terhren, da cui era uscito poco prima in tutta fretta perché il piccolo complotto ordito da sua madre lo aveva costretto a tornare al Palazzo.

    Si alzò, aprì la porta dello studio e avanzò con passo marziale lungo il corridoio, il suo personale bodyguard alle calcagna. Sapeva che, a quell'ora, avrebbe trovato i suoi genitori in sala da pranzo. Continuò a camminare, lo sguardo fisso davanti a sé, ignorando i meravigliosi quadri appesi alle pareti, i decori del pavimento – splendidi contrasti di blu, verde e bianco – preda di una strana oppressione, quasi in quel momento il peso dell'intera reggia gravasse sulle sue spalle.

    Il Terhren era un Paese ricco di petrolio dal clima desertico, bilanciato però dall'influsso della temperatura quasi mediterranea tipica della zona costiera che si estendeva lungo il mare Arabico. Dei tre palazzi reali, quello in cui risiedevano i suoi genitori era il più grande, aveva resistito a cinque secoli, tre invasioni e a un tentativo di colpo di stato. Ogni angolo, sala e giardino recava traccia delle generazioni che vi avevano vissuto prima. Mentre le nazioni limitrofe avevano visto al comando un'alternanza di sovrani, alleanze e presidenti, il Terhren era stato governato sempre dalla sua famiglia, di conseguenza ora toccava a lui sposarsi e produrre un erede per assicurare un futuro alla tradizione.

    Al solo pensiero, un crampo di angoscia gli aggredì lo stomaco.

    Fece irruzione nella sala da pranzo senza dare al valletto di guardia la possibilità di annunciare il suo arrivo, commettendo così un errore di cui si rese conto solo troppo tardi.

    Il re e la regina erano accanto a una finestra, si baciavano, e le mani di suo padre affondavano in una particolare zona anatomica del corpo di sua madre...

    Si girò di scatto verso il muro, imbarazzato. Non era di certo un moralista ma – diavolo – quelli erano i suoi genitori!

    Si schiarì la voce, e quando sentì un fruscio alle sue spalle, contò fino a dieci, concedendo poi altri cinque secondi per maggiore certezza, infine si voltò per vedere i due monarchi con la schiena ben dritta e l'espressione del viso impassibile, nemmeno un capello fuori posto.

    «Era proprio necessario far viaggiare Veranchetti per metà del pianeta e solo per esibirlo come un trofeo ai nostri ospiti? Non pensi che sia un po'... ostentato, madre?» sbottò.

    «Tesoro, sì, stiamo bene, grazie per averlo chiesto. Anche noi siamo felici che tu sia qui» replicò la regina con tono ironico. «Siamo dei reali, Danyl, tutto quello che facciamo è ostentato» ragionò. «E se intanto ci divertiamo anche un po', non c'è nulla di male, giusto? Eppure una volta ti piaceva scherzare» sottolineò. «Inoltre, mi sono limitata a parlare con i ragazzi...»

    «Non sono ragazzi» la interruppe Danyl.

    «Li conosco sin da quando frequentavate il primo anno di università. Eravate ragazzi allora, e per me lo sarete sempre.»

    «Hai agito alle mie spalle.»

    «Oh, ma non essere così drammatico!» sospirò la regina. «Era già previsto che Veranchetti venisse in Terhren, questo lo sai anche tu. Ho semplicemente chiesto di anticipare la data del viaggio in modo da fare coincidere la sua permanenza qui con il gala, e solo per dare rilievo ai risultati che hai ottenuto.»

    «Io non li definirei i miei risultati, madre.»

    «Ah, sì, la deliziosa Mason McAulty. Non ha ancora risposto al mio invito.»

    «Tu hai invitato Mason?»

    «Ovvio, si è resa protagonista di una grande impresa vincendo le tre manche della Hanley Cup. Un successo straordinario per una donna.»

    L'affermazione di Elizabeth Al Arain gli risuonò in testa assordante. In realtà, bastava che qualcuno pronunciasse il nome di Mason McAulty per mandare in tilt la sua mente in genere lucida, pensò Danyl. Anche dopo dieci anni, immagini di folti capelli color mogano che accarezzavano spalle abbronzate dal sole continuavano a popolare i suoi sogni, così come l'eco di una risata cristallina, e l'odore del fieno e del cuoio misto al profumo squisitamente femminile di pelle vellutata. Con determinazione, controllò quel momento di debolezza che sempre accompagnava il ricordo di Mason.

    Non la voleva in Terhren. Non la voleva al Palazzo. Non avrebbe nemmeno voluto che montasse i cavalli del Winners' Circle in occasione della Hanley Cup, ma Dimitri Kyriakou e Antonio Arcuri invece avevano caldeggiato con entusiasmo il progetto. Due contro uno, anche se sapeva che i suoi amici lo avrebbero spalleggiato se lui si fosse opposto con maggiore decisione. Però nel momento in cui lei li aveva raggiunti nell'esclusivo club londinese per proporre la sua candidatura, in tutta onestà era stato colto in contropiede. Aveva tentato di mandarla via ma Mason, da testarda che era, non si era lasciata intimidire, e con l'audacia della sua idea aveva convinto gli altri soci del Winners' Circle. In ogni caso, al tempo, nessuno di loro tre aveva creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa.

    «Sarò molto contenta di ospitarla» incalzò Elizabeth. «Adoro il mondo dell'ippica, da dove credi che venga la tua fissazione per i cavalli?»

    «Non definirei una semplice fissazione la mia scuderia di purosangue» borbottò Danyl. «Sono animali che valgono una fortuna.»

    «Danyl Nejem Al Arain, non usare quel tono con me» lo ammonì la regina. «Comunque, come dicevo la signorina McAulty ha portato a buon fine un'impresa a dir poco straordinaria. Che un fantino vinca tutte e tre le competizioni della Coppa montando cavalli della stessa scuderia, è un evento senza precedenti. Tu lo sai, io lo so, di conseguenza voglio celebrare il successo di una donna in un campo riservato agli uomini. Ho sempre pensato che, se non fossi stata un'attrice...»

    «Saresti stata un fantino, sì, madre» sospirò Danyl. «Ma siccome sei troppo alta, non era la carriera adatta a te.»

    «Questo però non mi ha impedito di essere un'ottima amazzone» puntualizzò Elizabeth, indispettita. «Voglio conoscere questa giovane, valente donna, e voglio che tu faccia in modo che accada. Vai a prenderla in Australia, se sarà necessario. Consideralo il tuo regalo di Natale per me.»

    «Tu cosa ci guadagni, madre?» domandò Danyl socchiudendo gli occhi. Perché iniziava ad avere qualche sospetto, per quanto non avrebbe saputo precisare cosa sospettava.

    «Oh, mio caro, sarà il party più scintillante del decennio!» esclamò la regina. «Inoltre, ora che le relazioni con i Paesi confinanti procedono a gonfie vele – grazie naturalmente anche al tuo impegno – tuo padre e io stiamo pensando di farci da parte per cedere a te il comando.»

    Danyl lanciò un'occhiata a suo padre, il quale ascoltava in silenzio quella conversazione, per quanto l'espressione del suo volto tradisse delle consapevolezze che

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