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Sorpresa milionaria: Harmony Collezione
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E-book165 pagine3 ore

Sorpresa milionaria: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Lucas Romero è molte cose: un uomo intelligente e pieno di talento, un imprenditore di successo, un consumato donnaiolo... ma di certo non è il maestro di sci a cui la bella e innocente Milly Mayfield pensava di concedersi in un sontuoso e isolato chalet sulle montagne francesi. Resta quindi sconcertato di fronte all'insolita reazione della ragazza alla rivelazione di chi lui sia in realtà: nessuna se ne era mai lamentata prima!

Nonostante tutto, però, nemmeno Milly può ignorare la chimica che si è creata tra loro, e quando Lucas ha bisogno di avere accanto una donna che reciti la parte della sua fidanzata...

LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2015
ISBN9788858943328
Sorpresa milionaria: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Sorpresa milionaria - Cathy Williams

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Real Romero

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2015 Cathy Williams

    Traduzione di Laura Pagliara

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-332-8

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Amelia? Amelia Mayfield?»

    Milly premette il cellulare all’orecchio, già pentita di avere risposto. Quante istruzioni ancora voleva darle Sandra King su quel lavoro?

    Andava a fare l’inserviente in uno chalet! Due settimane a cucinare e a occuparsi di una famiglia di quattro persone! Sembrava la stessero preparando per governare il paese. E poi quel lavoro l’aveva già fatto. Due anni prima. Tre mesi prima di trasferirsi a Londra e iniziare a lavorare all’hotel.

    «Sì» sospirò, lasciando scorrere lo sguardo sul manto accecante di neve bianca che ricopriva il paesaggio. Era stato un viaggio fantastico, proprio ciò che le serviva per schiarirsi le idee e non pensare alla sua situazione deprimente. Aveva viaggiato in grande stile e le era piaciuto parecchio. Era un peccato trovarsi sui sedili posteriori del SUV ormai prossima alla meta.

    «Non hai risposto al telefono!» Il tono della voce all’altro capo era duro e accusatorio. Milly riusciva a figurarsi perfettamente quella donna, nel suo ufficio di Mayfair. I capelli biondi tirati all’indietro, tenuti da una fascia stile Alice nel paese delle meraviglie, e le unghie lunghe e curatissime che picchiettavano impazienti sulla scrivania.

    Sandra King le aveva fatto non uno, ma ben tre colloqui. Sembrava quasi che non sopportasse l’idea di dovere affidare quel lavoro a una persona bassa, rotondetta e con il capelli rossi, quando c’erano altre candidate molto più adatte: ragazze dall’accento perfetto, dalle risate squillanti e dai capelli biondi tirati all’indietro con fasce all’Alice.

    Ma, come le aveva spiegato con una certa crudele soddisfazione, la famiglia aveva chiesto espressamente una persona semplice e con i piedi per terra, perché l’ultima cosa che voleva la señora era una puttanella che si mettesse a flirtare con il ricco marito.

    Milly, che dopo il primo colloquio aveva cercato su Google la famiglia per cui avrebbe dovuto lavorare, si era lasciata sfuggire uno sbuffo incredulo, perché il marito in questione non era esattamente il tipo d’uomo con cui una ragazza sana di mente avrebbe voluto flirtare. Era corpulento, mezzo stempiato e sulla cinquantina portata male. Era anche spaventosamente ricco. Il denaro doveva aveva un forte potere seduttivo, aveva supposto Milly. Non che lei fosse alla ricerca di qualcuno con cui flirtare, comunque.

    «Mi scusi, Sandra...» Fece un largo sorriso, sapendo che a quella donna non piaceva essere chiamata per nome. Era la Signora King, o Skipper per gli intimi. Le altre ragazze dell’agenzia esclusiva, che si occupava di lavori presso famiglie ricche e famose, la chiamavano Skipper, uno di quei tipici soprannomi insulsi da college eleganti che tutte loro avevano di certo frequentato, immaginava Milly.

    «Da quando sono partita la ricezione è stata altalenante... e non posso parlare a lungo, perché ho il telefono quasi scarico.» Non aveva voglia di sorbirsi l’ennesimo elenco delle cose che quella famiglia speciale mangiava e non mangiava. O delle cose che quei bambini speciali, di quattro e sei anni, preferivano fare prima di andare a dormire. Non aveva voglia di sentirsi ricordare cosa poteva indossare e cosa no, cosa poteva dire e cosa no.

    Milly non aveva mai conosciuto persone tanto esigenti. La famiglia per cui aveva lavorato due anni prima era allegra, accomodante e amava stare all’aria aperta.

    Ma lei non si lamentava. Potevano pure essere esigenti, ma la paga era da favola e, quel che era più importante, il lavoro le permetteva di allontanarsi da Robbie, da Emily e da tutto quell’immenso dolore.

    Durante il viaggio era riuscita a dimenticare il suo ex fidanzato, la sua ex migliore amica e il fidanzamento andato in fumo, ma sentendo che quei pensieri stavano per riprendere il sopravvento, batté rapida le palpebre per trattenere le lacrime. Il tempo l’avrebbe guarita, le avevano ripetuto gli amici, a cui non era mai piaciuto Robbie e che ormai si sentivano liberi di confessare tutte le opinioni negative che si erano fatti su di lui fin dal primo giorno.

    Da un lato quei commenti l’avevano sostenuta e consolata, dall’altro le avevano mostrato la sua totale mancanza di capacità di giudizio.

    «In tal caso» continuò la voce eterea e educata, «temo di doverla informare che il suo lavoro è stato annullato.»

    Milly ci mise alcuni secondi per elaborare la notizia. Si era distratta a pensare alla serie di eventi sfortunati che avevano mandato di colpo all’aria la sua vita organizzata e felice.

    «Ha sentito quello che le ho detto, Amelia?»

    «Sta scherzando, vero? La prego, mi dica che è uno scherzo.» Ma Sandra King non era certo il tipo con il senso dell’umorismo.

    «Io non scherzo mai» confermò difatti la donna. «I Ramos hanno disdetto all’ultimo minuto. Ho ricevuto la loro chiamata un paio di ore fa. Se lei avesse risposto al telefono invece di lasciarlo squillare, non avrebbe sprecato il suo tempo in viaggio.»

    «Perché? Perché hanno disdetto?» L’idea di tornare nell’appartamento che aveva condiviso con Emily, rischiando di incappare nell’ex amica che stava sgomberando le sue cose per partire per l’America con Robbie, le fece venire il capogiro.

    «Uno dei bambini ha contratto la varicella, tutto qui.»

    «Ma siamo solo a mezz’ora di strada dallo chalet!» Milly stava praticamente piangendo.

    Avevano superato il paese esclusivo di Courchevel, lasciandosi alle spalle la marmaglia che viveva alle pendici dei monti, e si stavano inerpicando verso l’aria rarefatta dei veri ricchi. Baite private con viste mozzafiato, piattaforme per l’atterraggio di elicotteri, piscine interne riscaldate, saune e bagni turchi a non finire...

    Ci fu un sospiro all’altro capo della linea. «Be’, temo che dovrà dire all’autista di invertire la marcia e tornare indietro. Naturalmente, verrà pagata per il suo tempo e per l’inconveniente...»

    «Non è che posso passarci almeno una notte? È quasi buio e io sono esausta. Ho la chiave per entrare. Posso usarla e fare in modo di lasciare lo chalet immacolato. Ho bisogno di dormire, Sandra!»

    Non riusciva ad accettare il fatto che l’unica cosa che sembrava finalmente volgere a suo favore, l’unica, in quelle due ultime settimane da incubo, stesse crollando, per colpa del figlio ricco e odioso di una famiglia che aveva dato buca all’ultimo momento. Un’ondata di impotente autocommiserazione minacciò di travolgerla.

    «Sarebbe alquanto irregolare.»

    «Anche il fatto che hanno disdetto il lavoro all’ultimo minuto, se è per questo, dato che sono quasi arrivata allo chalet, dopo un viaggio di otto ore!»

    Vide la baita ergersi davanti a loro e per alcuni secondi allontanò i pensieri deprimenti e negativi, tutta intenta ad ammirare quella struttura sontuosa.

    Dominava il cielo, stagliata sulla neve bianchissima. Era davvero enorme, la baita da sci più grande e imponente che Milly avesse mai visto. In realtà chiamarla baita significava minimizzare. Sembrava più un palazzo in mezzo a un campo giochi privato.

    «Immagino che non ci siano molte alternative!» esclamò Sandra brusca. «Ma per amor del cielo, Amelia, la prossima volta risponda quando sente squillare il telefono! E cerchi di non toccare nulla. Non ficchi il naso in giro. Mangi, dorma e si assicuri che nessuno si accorga che è stata lì.»

    Milly fece una smorfia quando sentì riagganciare. Si sporse in avanti e allungò il collo per seguire con lo sguardo il caseggiato, che si avvicinava sempre di più, fino a quando il SUV finalmente svoltò a sinistra e parcheggiò.

    «Ehm...» Si schiarì la gola sperando che l’autista, che l’aveva salutata all’aeroporto di Chambery in un inglese stentato e da allora non aveva più aperto bocca, riuscisse a capire ciò che gli stava per dire.

    «Oui, mademoiselle

    «Sì, be’, c’è stato un leggero cambiamento di programma...»

    «Quale?»

    Fece un sospiro di sollievo. Almeno non avrebbe dovuto usare il suo francese limitato. Spiegò all’autista la situazione nel modo più succinto possibile. Avrebbe dovuto passare la notte da qualche parte e riportarla all’aeroporto il giorno successivo... Le spiaceva davvero per l’inconveniente, ma poteva chiamare...

    Frugò nello zaino, prese il portafoglio e ne estrasse il biglietto da visita dell’agenzia, che non aveva previsto di dover usare per almeno due settimane.

    Chissà se anche l’autista poteva fermarsi allo chalet, si chiese. Era grande abbastanza per ospitarne cinquecento, di autisti. Comunque non era compito suo occuparsene. Aveva già approfittato troppo della limitata cortesia di Sandra.

    Era un mondo competitivo. Per come stavano le cose, lei aveva toccato il fondo del barile. Era stata tradita dal fidanzato, un ragazzo che conosceva fin dall’infanzia e, come se non bastasse, l’aveva tradita con la sua migliore amica e compagna di appartamento...

    Ciliegina sulla torta, lui le aveva detto che il motivo principale per cui si era fidanzato era perché i suoi genitori erano stufi di vedergli fare la bella vita e passare di donna in donna. Gli avevano dato un ultimatum: trovarsi una ragazza ammodo e sistemarsi, altrimenti se lo sarebbe scordato di prendere il controllo dell’attività di famiglia, che aveva appena aperto una filiale a Philadelphia con ottime prospettive di espansione.

    Bandito dalla fortuna di famiglia e da un lavoro bell’e pronto, avrebbe di certo dovuto affrontare la spaventosa prospettiva di rimboccarsi le maniche e trovarsi un lavoro senza l’aiuto di papino e mammina, immaginò Milly. E quindi aveva optato per la prospettiva meno spaventosa: farle credere che avessero una relazione seria e proporle di sposarlo, mentre intanto se la spassava con la sua compagna di appartamento, molto più alta, magra e carina di lei.

    I genitori di Robbie l’avevano approvata. Aveva superato la prova del nove. Lei era la sua chiave per l’eredità. Era bassa, florida e poco attraente. Ogni volta che ripensava a lui e all’ossuta Emily, tutte le insicurezze che nutriva sul suo aspetto venivano a galla alla velocità della luce.

    Molto peggio che averli beccati a letto insieme sarebbe stato sposare quel verme per poi scoprire che non aveva nessun interesse per lei.

    Fissò con tristezza il proprio dito, dove solo un paio di settimane prima troneggiava un enorme diamante.

    I suoi amici le avevano detto che era stato un errore madornale buttarglielo addosso, che avrebbe potuto tenerselo e rivenderlo alla prima occasione. Dopotutto, se lo meritava, con quello che lui le aveva fatto passare.

    E i soldi le sarebbero tornati utili, considerando che aveva mollato il lavoro per giocare alla famiglia felice a Philadelphia. Pensare che Robbie aveva avuto pure la faccia tosta di dirle che sperava lo capisse e di contare su di lui per qualsiasi cosa!

    Allo stato attuale, era senza lavoro, non poteva tornare nell’appartamento fino a quando Emily non se ne fosse andata e aveva pochissimo denaro messo da parte.

    E non aveva nessuno a cui rivolgersi. L’unico parente ancora in vita, la nonna che viveva in Scozia, avrebbe venduto la casa se avesse saputo dello stato di quasi indigenza della nipote, ma Milly non aveva intenzione di farglielo sapere. Era già stato brutto doverle dire che il matrimonio da favola non era più in programma.

    Per quanto ne sapeva la nonna, Milly si era presa

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