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Colpo di fulmine: Harmony Collezione
Colpo di fulmine: Harmony Collezione
Colpo di fulmine: Harmony Collezione
E-book157 pagine1 ora

Colpo di fulmine: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Partire per quella vacanza da sogno è un'occasione da non lasciarsi sfuggire, e ancor prima di rendersi conto di ciò che le sta accadendo Cynthia Hammond viene catapultata nella scintillante New York, un mondo distante anni luce da quello cui era abituata, popolato da star, paparazzi e uomini bellissimi. Esattamente come Lucien Steele...
Nell'istante stesso in cui Thia incrocia il suo sguardo, capisce che per lei sta per cominciare un viaggio fatto di scoperte allettanti per mano dell'uomo più affascinante e pericoloso che abbia mai conosciuto. Ma, per la prima volta nella sua vita, scegliere il rischio dell'ignoto invece della strada più rassicurante non è un problema per lei. Non fra le braccia di Steele.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520554
Colpo di fulmine: Harmony Collezione
Autore

Carole Mortimer

Carole Mortimer was born in England, the youngest of three children. She began writing in 1978, and has now written over one hundred and seventy books for Harlequin Mills and Boon®. Carole has six sons, Matthew, Joshua, Timothy, Michael, David and Peter. She says, ‘I’m happily married to Peter senior; we’re best friends as well as lovers, which is probably the best recipe for a successful relationship. We live in a lovely part of England.’

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    Anteprima del libro

    Colpo di fulmine - Carole Mortimer

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Rumours on the Red Carpet

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Carole Mortimer

    Traduzione di Leonora Sioli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-055-4

    1

    «Il panorama è incantevole da quassù, vero?»

    Thia si irrigidì mentre quella voce calda e sensuale che proveniva dal buio dietro di lei le scivolò addosso, regalandole un lungo brivido per tutta la schiena. Poi si voltò di scatto, per dare un volto all’uomo che le aveva parlato.

    Nel chiaro di luna che li avvolgeva notò che il misterioso sconosciuto si trovava a pochi passi da lei, e che non c’era nessun altro sul terrazzo che circondava il lussuoso attico al quarantesimo piano di uno dei tipici grattacieli newyorkesi.

    Dalla portafinestra dell’appartamento proveniva una luce fioca – insieme al chiacchiericcio e alle risate degli ospiti della festa che si stava svolgendo all’interno – e Thia quindi poté vedere solo che si trattava di uomo alto, slanciato, dall’aspetto imponente. Molto imponente.

    E anche... pericoloso?

    Rendendosi conto di quanto l’avesse turbata quella voce seducente, Thia non ebbe dubbi al riguardo.

    Sì. Quell’uomo aveva un aspetto decisamente pericoloso.

    «Io... sì.» Si limitò a rispondere, impacciata.

    «Sei inglese» osservò lui.

    «Di Londra» confermò Thia, augurandosi che quella risposta secca gli facesse capire che non aveva nessuna voglia di chiacchierare.

    In effetti quando era uscita, circa quindici minuti prima, non lo aveva fatto per godersi lo spettacolare skyline di New York, quanto piuttosto per restare sola.

    Non sopportava tutto quel rumore, tutta quella gente, così, appena era arrivato l’ospite d’onore, Lucien Steele – famoso multimilionario e uno dei più importanti uomini d’affari del paese – aveva approfittato della confusione per sgattaiolare via. Anche perché, in tutta onestà, era rimasta abbastanza delusa quando aveva visto il signor Steele. Da quello che le aveva raccontato Jonathan, aveva immaginato che fosse un uomo carismatico e irresistibile, invece era solo un signore di mezza età, tarchiato e un po’ stempiato. Evidentemente erano il denaro e il potere a renderlo così affascinante.

    A ogni modo, nel momento stesso in cui Steele aveva messo piede nel salone, attori e attrici gli si erano accalcati intorno per farsi notare, e lei se ne era andata per cercare un po’ di pace.

    Peccato che adesso, mentre aveva di fronte un uomo che emanava una tale sensualità da toglierle il respiro, la pace era del tutto svanita!

    «Un’inglese di Londra che non si diverte a una festa?» le domandò lui tra il divertito e l’incuriosito.

    Il fatto era che avendo già partecipato ad altre tre feste, prima di quella, nei quattro giorni precedenti, Thia ne aveva avuto abbastanza.

    La prima era stata divertente, eccitante per certi aspetti. Incontrare di persona attori e personaggi famosi che fino ad allora aveva visto solo sul grande o piccolo schermo era stato emozionante. Almeno all’inizio. Non aveva impiegato molto tempo, però, a rendersi conto di quanto fosse artefatto e superficiale quel mondo, e ora era stanca di ascoltare le solite conversazioni, di sentire le solite risate finte e rumorose, e di vedere gente che si atteggiava solo per attirare l’attenzione e per primeggiare sugli altri, sfoggiando in maniera eccessiva la propria ricchezza.

    Senza contare, poi, che dovendo prendere parte a quelle assurde feste non aveva ancora avuto l’occasione di rimanere da sola con Jonathan, che era la ragione per cui si trovava a New York.

    Jonathan Miller, per l’esattezza, la star inglese di Network, la serie televisiva thriller, ambientata a New York e diretta da Felix Carew, che aveva come protagonista femminile la super sexy Simone Carew, moglie appunto del regista.

    La serie aveva riscosso immediatamente un grande successo e Jonathan era diventato il pupillo delle persone che contavano davvero a New York. E, negli ultimi quattro giorni, Thia si era resa conto che c’era molta gente che contava a New York.

    Persone che non si erano fatte alcuno scrupolo a ignorarla quando avevano saputo che lei era una ragazza comune dalla quale non avrebbero potuto trarre alcun vantaggio, né sociale né politico.

    Non che a lei dispiacesse essere ignorata. La verità era che non apparteneva a quell’ambiente e che non le interessava farne parte.

    Ovviamente le faceva piacere che Jonathan avesse avuto successo. Si erano conosciuti due anni prima, nel ristorante dove Thia lavorava la sera, per potersi pagare l’università.

    Si erano incontrati per caso, poiché Jonathan recitava una piccola parte in una commedia messa in scena proprio nel teatro davanti al ristorante, e tutte le sere, dopo lo spettacolo, si fermava a mangiare qualcosa.

    C’erano state lunghe chiacchierate, erano usciti insieme qualche volta. Tra loro, però, non era mai scattata la scintilla e così alla fine avevano deciso di comune accordo che sarebbero stati solo grandi amici.

    Quattro mesi prima, Jonathan aveva ottenuto la parte principale nella serie TV che lo aveva reso una celebrità e quando le aveva annunciato che si sarebbe trasferito a New York, Thia aveva accettato serenamente l’idea che la loro amicizia si sarebbe esaurita dopo la sua partenza.

    Così però non era stato, perché nei mesi successivi si erano sentiti diverse volte e poi, un mese prima, Jonathan era tornato in Inghilterra per un finesettimana e aveva insistito per passare tutto il tempo con lei, spiegandole che aveva sentito moltissimo la sua mancanza. Thia era riuscita ad avere la serata libera, così avevano cenato insieme e durante il giorno avevano passeggiato e visitato musei. Era stato divertente. Nemmeno in quell’occasione, tuttavia, tra loro si era accesa la passione, quindi Thia era rimasta disorientata quando, un giorno, le erano stati recapitati i biglietti di andata e ritorno, in prima classe, per trascorrere una settimana intera a New York.

    Subito, ovviamente, aveva telefonato a Jonathan per spiegargli che non poteva accettare un regalo così generoso. Ma lui le aveva risposto che gli faceva piacere offrirle una breve vacanza, poiché aveva una gran voglia di vederla e di farle visitare New York.

    A quel punto Thia non se l’era sentita di rifiutare il suo invito, anche perché era da anni che non faceva una vera e propria vacanza. Aveva dunque accettato il suo regalo a patto, però, che i biglietti aerei in prima classe venissero sostituiti da quelli in classe economy. Le era parso assurdo, infatti, spendere una cifra esorbitante per un viaggio in aereo.

    Jonathan, poi, le aveva spiegato che avrebbe avuto una stanza tutta per sé nel suo appartamento e che desiderava solo che lei trascorresse delle belle giornate a New York insieme a lui.

    Entusiasmata dalla sua proposta, Thia aveva persino comprato dei vestiti nuovi da sfoggiare a New York, spendendo i guadagni che si era sudata lavorando al ristorante.

    Il problema era stato che poi Jonathan le aveva dimostrato di avere un’idea del trascorrere delle belle giornate insieme completamente diversa da quella che aveva lei.

    Ogni sera c’era una festa, e l’indomani Jonathan passava gran parte della giornata a smaltire i bagordi della notte, e la restante parte chiuso chissà dove con Simone Carew a provare la loro parte.

    In pratica, tra le feste e gli impegni di lavoro, non avevano avuto un attimo per restare insieme, tant’è che Thia cominciava a domandarsi per quale ragione Jonathan avesse insistito tanto perché lei lo raggiungesse a New York.

    Anche quella sera, infatti, appena erano arrivati alla festa a casa Carew, lui era sparito con Simone, nonostante le avesse spiegato che si trattava di un evento molto importante perché sarebbe stato presente anche Lucien Steele, il proprietario del canale televisivo su cui veniva trasmesso Network. E così, per l’ennesima volta, si era ritrovata sola, in balia di perfetti sconosciuti, come quello, appunto, che aveva di fronte ora.

    Anzi no, a dire il vero lui non era propriamente come gli altri. Il modo in cui occupava lo spazio intorno a sé, facendo sparire tutto il resto, dimostrava che non era un uomo come tanti altri...

    «È davvero bello» le mormorò, appoggiandosi alla ringhiera, accanto a lei.

    Thia sentì il cuore bloccarsi e i sensi risvegliarsi quando venne avvolta dall’intenso e sensuale profumo di colonia indossato da quell’intrigante sconosciuto.

    D’istinto si voltò e dovette inclinare leggermente la testa all’indietro per guardarlo in volto, visto che lui era molto più alto di lei, nonostante Thia fosse in equilibrio su un paio di tacco dodici.

    Alto, spalle larghe, i capelli scuri gli accarezzavano il colletto della camicia bianca, che spuntava dalla giacca nera dello smoking. I tratti del viso, illuminati dalla luce delicata del chiaro di luna, erano decisi. Aveva zigomi squadrati, labbra ben disegnate, un naso un po’ aquilino e occhi chiari. Occhi che possedevano una luce penetrante e che in quel momento la stavano guardando con espressione affascinata.

    Possibile?

    Thia avvertì un altro brivido lungo la schiena. Era la prima volta che si trovava da sola con un uomo che la guardava in quel modo da... be’, da circa un secolo.

    «Credi che abbiano finito di prostrarsi a leccare le eleganti scarpe di Lucien Steele?» gli domandò nervosa, facendo poi una smorfia un po’ pentita. «Mi dispiace, sono stata davvero maleducata...» aggiunse, sapendo quanto fosse importante l’opinione di Lucien Steele per la carriera di Jonathan.

    E lo sapeva perché Jonathan glielo aveva ripetuto almeno un milione di volte durante il tragitto in macchina per venire alla festa!

    «Ma sincera. Giusto?» osservò lo sconosciuto.

    «Già» reagì Thia annuendo, «sono certa però che il signor Steele meriti tutta l’ammirazione che gli è stata dimostrata questa sera.»

    Lui sorrise. «O forse è troppo ricco e potente perché qualcuno osi dire il contrario.»

    «Giusto» concordò lei. «Cynthia Hammond...» aggiunse allungando una mano verso di lui. «Ma tutti mi chiamano Thia.»

    Lui prese letteralmente possesso della sua mano. Non si sarebbe potuto descrivere altrimenti il modo in cui la sua mano robusta e dalla carnagione ambrata avvolse quella esile e pallida di lei, facendola quasi scomparire. «Piacere. Ma dato che non amo fare quello che fa la maggior parte della gente» le mormorò, «credo che ti chiamerò Cyn.»

    La sua voce profonda e seducente la accarezzò facendole venire la pelle d’oca. Una reazione del tutto inappropriata di fronte a un perfetto sconosciuto.

    Anche se Jonathan era sparito con Simone da circa quaranta minuti, questo non le dava il diritto di lasciarsi sedurre da un affascinante estraneo, che aveva un aspetto irresistibile, ma che non aveva avuto nemmeno l’educazione di presentarsi.

    «E tu sei?»

    Il sorriso diabolico di lui si

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