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Sogni milionari: Harmony Collezione
Sogni milionari: Harmony Collezione
Sogni milionari: Harmony Collezione
E-book165 pagine1 ora

Sogni milionari: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti. Dopo anni passati a prendersi cura dei suoi fratelli, Kelsey North ha ora finalmente raggiunto la tanto agognata libertà, e ha tutte le intenzioni di dedicarsi un po' a se stessa, divertendosi e realizzando qualcuno dei suoi sogni nel cassetto. Così, quando Luke Griffin, ricco uomo d'affari dalla reputazione ancor più pericolosa del suo aspetto sexy, si offre di portarla alle Bahamas ed esaudire ogni suo desiderio, Kelsey pensa che soltanto una stupida si lascerebbe scappare quell'occasione più unica che rara...

LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2016
ISBN9788858945810
Sogni milionari: Harmony Collezione
Autore

Sandra Field

Prolifica autrice inglese, cura con particolare amore la sua piccola collezione di bonsai.

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    Anteprima del libro

    Sogni milionari - Sandra Field

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Millionaire’s Pregnant Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Sandra Field

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-581-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Se davvero doveva gestire l’eredità di una casa che aveva detestato fin dal primo sguardo, avrebbe preferito farlo da solo.Se poi doveva anche aprire tutti gli scatoloni stipati in una stanza, in cerca di documenti su una madre nei confronti della quale provava sentimenti ambivalenti, a maggior ragione sarebbe stato meglio poterlo fare in privato.

    Peccato che ci sarebbe voluta un’eternità e Luke Griffin non aveva tutto quel tempo a disposizione: doveva mandare avanti il suo impero finanziario.

    Aveva bisogno di aiuto.

    Non era così che agiva di solito. Fin da quando era piccolo, Luke aveva imparato a fare tutto da sé, ma ora non aveva alternative.

    Consultò le Pagine Gialle finché non trovò quello che poteva fare al caso suo: Organizza la tua casa. Doveva trattarsi sicuramente di una società in grado di aiutarlo a rovistare in tutti quegli scatoloni. Là dentro doveva esserci la sua unica chance di scoprire qualcosa sul proprio passato.

    Digitò il numero telefonico e attese.

    «Pronto?»

    La voce di una donna: una voce da contralto, con una leggera raucedine che riusciva a trasformare due sillabe in qualcosa di molto vicino a un invito.

    «Parlo con Organizza la tua casa?» chiese lui, il tono brusco.

    «Sì, ha fatto il numero giusto» rispose la donna. «Ma l’attività è stata chiusa. Mi dispiace.»

    Lui ebbe l’impressione che non fosse affatto dispiaciuta, semmai l’opposto. «Mi chiamo Luke Griffin e sono temporaneamente a Griffin’s Keep. Ho un lavoro per lei di almeno tre giorni.»

    «Mi dispiace, signor Griffin, ma come le ho già detto, ho chiuso l’attività. Esattamente la settimana scorsa» precisò la donna.

    «Quanto chiede di solito all’ora?» continuò lui implacabile, come se non l’avesse sentita.

    «Questo non...»

    «Risponda alla mia domanda. E forse potrebbe anche dirmi il suo nome.»

    «Kelsey North. Quaranta dollari all’ora... fino a qualche giorno fa.»

    «Le darò duecentocinquanta dollari all’ora» dichiarò Luke. «Li moltiplichi per tre giorni e forse capirà che ne vale la pena.»

    Dall’altra parte ci fu un attimo di silenzio, poi Kelsey disse: «Di che lavoro si tratta esattamente?».

    «Mia nonna, Sylvia Griffin, mi ha lasciato alcuni documenti di interesse personale. Sfortunatamente sono mescolati a tutta una serie di faldoni di natura finanziaria, e andrebbero controllati pagina per pagina. Sono un uomo molto impegnato e devo tornare a Manhattan il prima possibile. Si rende conto anche lei che non posso fare questo lavoro da solo.»

    «Capisco» sospirò Kelsey. «Mi lasci il suo numero di telefono. La richiamerò questa sera.»

    Lui le dettò il numero. «Aspetto la sua telefonata. Arrivederci, signorina North.»

    La donna abbassò il ricevitore con una forza decisamente poco professionale. Se fosse stata una sua dipendente l’avrebbe mandata a seguire un corso di formazione professionale sui rapporti con la clientela, pensò Luke, chiedendosi come mai aveva chiuso l’attività. Se gli avesse detto di no si sarebbe trovato in un bel pasticcio. Avrebbe alzato il compenso a cinquecento dollari l’ora. La signorina North non avrebbe rifiutato quell’offerta, si disse cinicamente andando in cucina per vedere se poteva farsi un caffè.

    Kelsey fissò il ricevitore come se Luke Griffin ci fosse seduto sopra. Quanta arroganza! Organizza la tua casa non esisteva più. Finita. Kaput.

    E lei era libera!

    Fece una giravolta su se stessa poi tornò a sedersi al tavolo dove stava lavorando alla sua lista prima che suonasse il telefono. Si trattava dell’elenco di tutte le cose che voleva fare adesso che si era ripresa in mano la sua vita.

    Frequentare una scuola d’arte, viaggiare, dipingere un capolavoro e... fare sesso sfrenato.

    Corrugò la fronte soffermandosi su sfrenato. Sarebbe andato bene qualsiasi tipo di sesso.

    Poi, alla fine, pensò che forse sarebbe stato meglio: avere una relazione. Suonava più romantico, soprattutto se l’uomo era alto, bello e scuro e l’avesse trattata come un pezzo di fragile porcellana, portandole rose rosse e la colazione a letto.

    Nessuno degli uomini con cui era uscita negli ultimi anni aveva soddisfatto i suoi desideri. Del resto a Hadley, il paese in cui viveva, non c’era molta scelta.

    Kelsey sospirò e aggiunse vacanze alla sua lista.

    Purtroppo, finché non avesse venduto la casa non avrebbe potuto permettersi nessuna vacanza. Quasi tutti i suoi risparmi se ne erano andati per la scuola d’arte a Manhattan.

    Duecentocinquanta dollari all’ora per tre giorni. Seimila dollari. Sì, il gioco valeva la candela.

    Era chiaro che il famoso Luke Griffin la stava corrompendo, ed era convinto di poterla comprare.

    Ebbene sì, lei poteva essere comprata.

    In fondo, se avesse avuto a disposizione seimila dollari avrebbe potuto pagarsi i primi due semestri della scuola e le sarebbe rimasto anche qualcosa per un viaggio, magari in un posto caldo.

    E Luke Griffin poteva permetterselo, dal momento che era uno degli uomini più ricchi d’America, almeno così le aveva detto Alice all’ufficio postale.

    Riordinare le carte di una donna morta non rientrava nella sua lista delle incombenze previste, però si trattava di un lavoro di tre giorni, avrebbe preso i suoi soldi e poi se ne sarebbe andata.

    Nel frattempo avrebbe cercato su Internet un’offerta di viaggio per qualche isola tropicale con le palme, le spiagge bianche e i cocktail con dentro gli ombrellini colorati. Velocemente, prima di cambiare idea, afferrò il ricevitore e digitò il numero telefonico che le era stato dato.

    Luke tolse lo strato di polvere depositato sulla cornetta e rispose. «Luke Griffin.»

    «Sono Kelsey North. A che ora vuole che inizi domani mattina?»

    «Alle otto e mezzo» rispose lui. «E se ha bisogno di caffeina sarà meglio che se la porti da casa, visto che qui ci sono soltanto topi.» Poi, sorridendo, aggiunse: «Indossi qualcosa di vecchio. Sono mesi che nessuno dà una pulita a questo posto. L’aspetto domani mattina, signorina North» concluse gentilmente.

    Ecco un’altra donna che poteva essere comprata, si disse poi, chiedendosi allo stesso tempo se il suo aspetto sarebbe stato all’altezza della sensualità della sua voce.

    La mattina successiva Kelsey si vestì, prese il barattolo del caffè e uscì di casa. La macchina miracolosamente partì al primo colpo e i dieci minuti di viaggio per raggiungere Griffin’s Keep le diedero il tempo di pensare a quello che l’aspettava.

    Da quando era morta Sylvia Griffin si erano scatenati innumerevoli pettegolezzi in tutta Hadley: Sylvia non aveva lasciato niente al nipote, Sylvia aveva nominato Luke erede universale, lui sarebbe arrivato al funerale con la sua limousine, no, era a Hong Kong per cui sarebbe venuto in elicottero...

    Su un’unica cosa erano tutti d’accordo: le donne cadevano come mosche in sua presenza e le sue amanti erano leggendarie per la loro bellezza, i loro soldi e la loro eleganza.

    Alla fine, Luke Griffin non si era preoccupato di partecipare al funerale della nonna ed era arrivato a Griffin’s Keep solo il giorno successivo. Per quel che ne sapeva lei, non era mai venuto a trovare Sylvia quando era viva e sicuramente non durante la sua malattia. Era troppo occupato ad ammassare la sua fortuna e a portare a letto tutte le bellezze in circolazione, pensò ironica mentre imboccava il viale di Griffin’s Keep con il cuore che le batteva più forte del solito.

    Suonò il campanello e attraverso il vetro della finestra accanto alla porta udì un rumore di passi scendere le scale.

    La porta si aprì e lei rimase a bocca aperta.

    Luke Griffin indossava un paio di jeans con il bottone slacciato e una maglietta bianca che gli modellava ogni singolo muscolo del torace.

    Era dotato di una notevole quantità di muscoli, pensò lei deglutendo e sforzandosi di guardare in alto. Molto in alto. Luke Griffin era alto e i capelli arruffati erano neri come la notte. Un principio di barba ombreggiava le guance e la mascella decisa.

    Gli occhi profondi erano di un blu acceso, il naso diritto e la bocca sensuale.

    Forte, determinato, spietato, furono le prime parole che riuscì a elaborare il suo cervello. Bello, aggiunse in coda alle altre.

    «Luke Griffin» disse lui passandosi una mano nei capelli, trattenendo uno sbadiglio. «Mi scusi, ma mi sono appena svegliato. Soffro ancora per il fuso orario. Per me adesso sarebbero le tre del mattino.»

    «È stato lei a dirmi di venire alle otto e mezzo» ribatté Kelsey.

    «Ah, già» mormorò Luke sorridendole. «La prego, entri, così le mostro quello che deve fare.» Poi il suo sguardo si posò sul cestino che aveva in mano. «Non mi dica che lì dentro c’è del vero caffè!»

    «Sì, miscela colombiana.»

    «Lei è un tesoro prezioso» commentò lui facendola entrare e richiudendo la porta alle loro spalle.

    Kelsey si ritrovò molto vicino a quel torace muscoloso; aveva l’odore virile di un uomo che era appena uscito dal letto.

    Letto, si disse lei. Sesso sfrenato.

    «C’è qualcosa che non va?» si informò Luke.

    «No! Certo che no.» Forse dormiva nudo.

    Lui le rivolse un altro di quei sorrisi mozzafiato. «So che è qui per mettere ordine nelle mie carte, ma se riuscisse a preparare una tazza di caffè decente in quel disastro di cucina le sarei eternamente grato.»

    Fascino. Dai pettegolezzi che circolavano su di lui risultava che Luke Griffin sarebbe riuscito ad affascinare anche una statua. Non era difficile da credere.

    «Ci proverò» mormorò Kelsey, volonterosa.

    «Vado a farmi una doccia, ma le prometto che sarò perfettamente sveglio quando tornerò giù, signorina North.»

    «Kelsey. Preferisco essere chiamata Kelsey.»

    «Allora Luke» le fece eco lui. Poi, facendo un cenno con la testa alla sua sinistra aggiunse: «Gli scatoloni sono nella terza stanza lungo il corridoio».

    «Okay.»

    Okay? Era tutto quello che aveva da dire? Con la bocca secca lo osservò salire le scale due gradini alla volta, a piedi nudi.

    La cucina. Il caffè.

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