Ritorno in Grecia: Harmony Collezione
Di Pippa Roscoe
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Anteprima del libro
Ritorno in Grecia - Pippa Roscoe
successivo.
Prologo
Tre anni prima
«Signor Kyriakou? Atterreremo fra venti minuti circa.»
A bordo del jet della Kyriakou Bank, Dimitri replicò all'annuncio dell'hostess con un breve cenno del capo. Di più non avrebbe potuto fare, considerando la forza con cui serrava i denti. L'unica cosa che era riuscita a filtrare fra le sue labbra da quando l'aereo era decollato, era stato un whisky. Uno solo, era il massimo che poteva permettersi.
Guardò dal finestrino, e per quanto avrebbe dovuto scorgere le grandi nuvole bianche sospese fra cielo e terra, tutto quello che vide fu la spalla di una bella donna. Una donna bella e nuda, la pelle morbida come la seta.
Si passò una mano sul viso quasi per cancellare la stanchezza accumulata nell'ultimo anno, resistendo poi alla tentazione di ordinare al pilota di invertire la rotta per poi tornare nel letto dove la donna giaceva, probabilmente ancora profondamente addormentata. Era sgattaiolato via come un ladro, un'analogia ironica e piuttosto amara, rifletté.
Ancora non capiva cosa gli fosse passato per la testa la sera prima, e forse il problema era proprio quello. Non aveva pensato, tutto lì. Nonostante la consapevolezza dell'avvicinarsi di quel giorno, nonostante sapesse cosa lo avrebbe aspettato nello stesso istante in cui avrebbe rimesso piede negli Stati Uniti, aveva avvertito l'esigenza impellente di un'ultima notte. Di una sola, altra notte.
Ventiquattro ore prima aveva piantato in asso Antonio Arcuri e Danyl Nejem Al Arain – i suoi migliori amici e comproprietari della scuderia di cavalli da corsa Winners' Circle – sul circuito di gara di Dublino e aveva seguito l'istinto. Non appena preso posto dietro il volante della potente auto sportiva, il rombo del motore aveva riecheggiato il bisogno di libertà che gli scorreva imperioso nelle vene. Aveva imboccato la strada che conduceva fuori città, oltrepassando gli stabilimenti della Guinness, e guidato lungo gli stretti sentieri che solcavano la verde, infinita campagna. Solo lì era stato capace di riprendere a respirare a un ritmo regolare. Solo lì era riuscito a non rimuginare su ciò che stava per accadere.
Come un automa, aveva continuato sulle vie sferzate dal vento, concentrato esclusivamente sulla potenza del motore. Aveva rallentato solo quando la spia del carburante si era accesa. Si era ritrovato in un piccolo paese, e seppure fosse passato accanto a un cartello che ne dichiarava il nome, non lo aveva notato. Giunto in fondo alla strada che divideva in due il centro abitato, non aveva trovato un distributore di benzina come sperato, bensì il cortile di un bed and breakfast.
Nella sua opinione, gli irlandesi erano noti per due cose, ospitalità e whisky, e lui al momento aveva bisogno di entrambi. Aveva spento il motore, e un'ondata di stanchezza lo aveva travolto, così intensa da fargli temere che gli sarebbe mancata la forza persino per scendere dall'auto. Si era appoggiato allo schienale del sedile scuotendo la testa. In pratica era fuggito, e non ne andava fiero. Tutto quel tempo, l'attesa... Sapere quanto avrebbe deluso Antonio e Danyl era ciò che più gli faceva male, lo faceva soffrire in un modo che non avrebbe creduto possibile considerando tutto quello che aveva passato nei suoi trentatré anni.
Aveva permesso alla rabbia di spingerlo giù dalla vettura e di condurre i suoi passi fino all'ingresso della pensione, il rumore del suo pugno che batteva sulla porta il solo suono che violava il silenzio. Per la prima volta, aveva lanciato uno sguardo all'orologio d'oro che portava al polso, e si era sorpreso scoprendo che era già così tardi. Forse il proprietario dormiva, aveva ipotizzato. Si era voltato verso l'auto chiedendosi quanta strada avrebbe potuto percorrere ancora con il carburante residuo; forse avrebbe fatto meglio a tornare indietro.
Un attimo dopo, la porta si era aperta con un cigolio di cardini.
Nello stesso istante in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli verdi e limpidi della donna, aveva capito di essere spacciato.
Lei si era fatta da parte per lasciarlo entrare, un dito sulle labbra per invitarlo al silenzio. Lo aveva scortato fino all'area reception arredata esattamente come immaginava dovesse essere arredato un B&B dell'entroterra irlandese.
«Le serve una camera?» si era informata lei a bassa voce.
Gli serviva? «Solo per una notte» aveva confermato Dimitri. La donna lo aveva squadrato da capo a piedi, non rivelando però quell'interesse sensuale che di solito sapeva di suscitare nelle donne. No, piuttosto sembrava lo stesse valutando, soppesando gli abiti di ottimo taglio che indossava, l'orologio che probabilmente valeva più di quanto lei incassava in sei mesi, l'auto sportiva parcheggiata in cortile.
Non si era offeso.
Aveva preso il portafogli e poggiato un rotolo di banconote sul bancone del bar. Tanto, a cosa gli servivano? Non poteva certo portarli con sé dove stava andando.
«No, signore, non è necessario. Sono sessanta euro per la camera, e un extra di cinque per la colazione.»
Parlava con marcato accento irlandese, ma la sua carnagione non era quella candida tempestata di lentiggini tipica dei dublinesi. Un nastro costringeva i capelli lunghi e neri in una coda di cavallo da cui sfuggivano alcuni riccioli per incorniciarle il volto dagli zigomi ben delineati, e gli occhi... Bene, gli occhi erano uno spettacolo, decise, verdi come il mare che circondava la sua isola.
Si era costretto a distogliere l'attenzione da lei per dedicarla alle bottiglie sulla mensola. Nessuna incontrava i suoi gusti, tuttavia non era nella posizione di scegliere, giusto?
«No, ma prenderò una bottiglia di whisky.»
Di nuovo, lo sguardo della donna si era fatto attento. Non calcolatore, ed era quella la novità. Non c'era nulla di avido nei suoi occhi, nessun'ombra di giudizio, magari stava solo cercando di capire con chi aveva a che fare. Poi, quasi fosse giunta a una conclusione, si era spostata dietro al bar e, ignorando completamente il denaro, aveva preso due bicchierini di cristallo. Li aveva appoggiati sul banco esitando, come se stesse aspettando una qualche reazione, magari per verificare se lui avesse qualcosa da obbiettare a quell'ovvia proposta di bere insieme.
Doveva avere poco più di vent'anni, aveva ipotizzato Dimitri. La camicia bianca che indossava era almeno di una taglia superiore alla sua, la scritta ricamata sulla tasca recitava Mary Moore eppure, per qualche motivo, Mary non gli sembrava un nome adatto a lei. Aveva sorvolato su quei futili dettagli per concentrarsi su qualcosa di più importante, i suoi occhi, occhi limpidi, sinceri.
Con un cenno l'aveva invitata a procedere. Invece di selezionare una delle bottiglie esposte, la donna si era chinata per recuperare da sotto il banco una di una marca più famosa, ovviamente quella buona da riservare per le grandi occasioni.
Aveva versato il liquido ambrato nei due bicchieri, ne spinse uno verso di lui e sollevò l'altro.
«Slàinte.»
«Yamas.»
Poi entrambi avevano buttato giù il drink in un sorso.
L'aereo cominciò a perdere quota, preparandosi ad atterrare a New York. Se fosse il gusto del whisky della notte scorsa, o di quello bevuto un paio di ore prima, che persisteva ancora sulla sua lingua, non lo sapeva, ma l'aroma speziato si confondeva ancora con il sapore di lei. Istanti prima che il jet toccasse terra, ricordi si accavallarono nella sua mente, la bocca della sconosciuta, morbida e rossa, il battito del cuore che risuonava sotto la sua mano, i seni pieni e perfetti, la sensazione di quelle lunghe, snelle gambe allacciate intorno alla sua vita mentre la possedeva con vigore. L'eco del grido di gioia che le era sfuggito dalle labbra nel momento dell'estasi e che lui aveva zittito con un bacio avido, fu sovrastato dal rombo dei motori, al massimo sforzo nella frenata.
Persino l'hostess sembrava riluttante nell'aprire lo sportello. Il suo sorriso era triste, quasi sapesse cosa stava per succedere. Ma non era possibile. Solo lui sapeva, oltre ad altre due persone, il detective a capo delle indagini e il vero responsabile del crimine.
Accanto alla scaletta attendevano una ventina di agenti che indossavano l'uniforme dell'FBI.
Mosse qualche passo verso di loro. Guardando dritto negli occhi il comandante del drappello, Dimitri Kyriakou, miliardario noto in tutto il mondo, tese le mani come aveva visto fare nei film, come già sapeva avrebbe dovuto fare prima della scorsa notte, prima di quel viaggio.
Un paio di manette d'acciaio gli scattarono ai polsi e, in qualche modo, riuscì a mantenere la testa alta.
1
Adesso
Caro Dimitri, oggi mi hai trovato.
Dimitri imboccò con la sua auto una strada che aveva percorso solo una volta prima. I fari penetravano nella notte, illuminando la pioggia che cadeva copiosa e le pozzanghere sul selciato. Davanti ai suoi occhi, comunque, continuavano a scorrere immagini del viso atterrito del suo ormai ex assistente personale mentre mormorava con un filo di voce frasi del tipo Sono desolato... Non potevo saperlo... Ho agito solo negli interessi della Kyriakou Bank...
Avvertì distintamente l'ira scorrergli nelle vene. Come era potuto succedere? Come?
Durante i diciannove mesi trascorsi dalla sua scarcerazione da una delle più dure prigioni americane, aveva speso ogni energia per smascherare la persona che aveva fatto ricadere su di lui la responsabilità della peggiore frode finanziaria degli ultimi dieci anni, non solo, ma per riportare la banca di famiglia agli antichi splendori.
Finalmente, trenta giorni prima, con l'arresto di Manos, il suo fratellastro, si era illuso che tutti i suoi problemi fossero finiti. Si era illuso di potersi lasciare tutto alle spalle e concentrarsi sul futuro.
Poi aveva ricevuto notizia di un'insolita attività su un suo conto personale che aveva persino dimenticato di possedere, quel tipo di notizia che aveva sperato di non ricevere mai da quando era stato reintegrato nel suo ruolo nel Consiglio Amministrativo.
Invece ventiquattro ore prima era accaduto proprio quello. Aveva scoperto che il suo assistente aveva disposto pagamenti regolari a una donna che dichiarava di avere avuto una figlia da lui. Non era una novità, tante accuse del genere gli erano state mosse in conseguenza alla sbagliata e pessima notorietà che aveva acquisito dopo l'arresto, innumerevoli artisti della truffa avevano cercato di estorcergli enormi somme di denaro. Ma questa volta era diverso.
La scoperta aveva preceduto di poche ore la seconda competizione della Hanley Cup, e quindi adesso era a Dublino non solo per rappresentare il Winners' Circle, ma anche perché il suo assistente aveva trasferito ben cinquantamila euro a un'imbrogliona che...
Lo squillo del cellulare gli penetrò nella mente, sottraendolo al filo delle sue riflessioni.
«Kyriakou» rispose, usando il sistema bluetooth dell'auto.
«Signore, ho le informazioni che...»
«Allora?»
«Non posso garantire la sicurezza della fonte...»
«Michael, la tua voce non è chiara» lo interruppe Dimitri. «Il segnale in questa campagna è pessimo. Tu mi senti?»
«Sì, signore. Più o meno.»
«Ascolta, inviami il file così lo esaminerò con calma. Per ora basteranno le notizie essenziali.»
«Mary Moore... Di anni... Una figlia, Anna, il nome del padre non è sul certificato di nascita. Un arresto per ubriachezza molesta...»
Dimitri borbottò un'imprecazione fra i denti. No, davvero non riusciva a crederci. La donna con cui aveva condiviso una sola ma indimenticabile notte era un'alcolizzata? Aveva la fedina penale sporca? Dannazione. «D'accordo, è abbastanza. Fammi avere la tua parcella, provvederò subito al pagamento.»
«Aspetti un attimo, signore... Deve...»
«Sto per perdere il segnale. Leggerò il file non appena potrò avere accesso alla mia e-mail.» Detto ciò, Dimitri interruppe la comunicazione, gli occhi fissi sulla strada. Se prima era stato in collera, ora era addirittura furente, si rese conto. Lanciò uno sguardo all'uomo seduto accanto a lui, l'unico di cui si fidasse oltre ai componenti del Winners' Circle, David Owen, suo avvocato da diciotto anni.
«Dal punto di vista legale, al momento c'è ben poco che tu possa fare» sentenziò quest'ultimo. «Tutto quello che hai è una richiesta di cinquantamila euro e una foto che ritrae una bambina.»
Una foto sbiadita, vero, ma che era sufficiente, perché osservandola aveva capito immediatamente che la bambina era sua. Era identica a lui quando aveva avuto la stessa età, capelli neri e ricci, grandi occhi nocciola incredibilmente espressivi.
«Non hai prove che sia davvero tua figlia.»
«Non ho bisogno di prove, io lo so. Lei è sangue del mio sangue, i tempi sono quelli giusti e – diavolo – David, anche tu hai visto la fotografia.»
Pur se con riluttanza, l'avvocato annuì. «Potremmo informare i Servizi Sociali, questo però sicuramente darebbe vita