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Una regina da conquistare: Harmony Collezione
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Una regina da conquistare: Harmony Collezione
E-book151 pagine2 ore

Una regina da conquistare: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Odir Farouk sta per diventare re, ma per sedere sul trono ha bisogno di riavere la sua sposa accanto a sé. Eloise se ne è andata sei mesi prima, quando Odir aveva negato il desiderio che provava per lei, convinto che la forza dirompente della loro passione avrebbe potuto minare il suo potere.

Adesso che ha solo dodici ore per riavere indietro la sua regina, Odir ha imparato la lezione e sa che, per ottenere ciò che vuole, la promessa di una seduzione senza regole sarà la sua arma più preziosa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2019
ISBN9788858995082
Una regina da conquistare: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Una regina da conquistare - Pippa Roscoe

    successivo.

    1

    1 agosto, 20.00 - 21.00, Heron Tower.

    Era innegabile.

    Per Odir Farouk Al Arkrin, dodicesima generazione dei guerrieri di Farrehed, figlio maggiore dello sceicco Abbas ed esponente di spicco nel mondo dell'economia, quella era stata decisamente una pessima giornata.

    Strinse le estremità del papillon, con la netta sensazione di stringere un cappio al collo e si lasciò sfuggire un'imprecazione, rivolta alla moglie che non vedeva da sei mesi.

    Non contava quello che aveva provato per lei in passato e neanche la sua assenza.

    Di lì a un'ora, lei sarebbe tornata da lui e lui avrebbe avuto quello che gli occorreva.

    Quello di cui il suo paese aveva bisogno.

    Odir allacciò la giacca dello smoking e sistemò il papillon.

    Fece un passo indietro e si guardò nello specchio.

    Il sole che stava tramontando su Londra vi proiettò dentro i suoi ultimi raggi, riflettendosi nei suoi occhi scuri.

    Quel completo era scomodo quanto la sua veste regale. In realtà, entrambi erano i costumi di scena di una commedia alla quale non poteva sottrarsi.

    Quella sera, in uno degli hotel più rinomati e più costosi d'Inghilterra, lui avrebbe recitato il ruolo di una vita.

    Alle sue spalle c'era Malik, la sua guardia del corpo, un uomo che conosceva da quando da bambini scorrazzavano insieme per il palazzo di Farrehed.

    Un uomo che solo sei mesi prima l'aveva tradito nel peggiore dei modi.

    Sentì montare in lui un senso violento di frustrazione e non riuscì a trattenersi.

    «O eviti di assumere quell'espressione colpevole oppure te ne vai. Non posso permetterti di suscitare la curiosità della gente. Non ora, perlomeno.» Malik fece per parlare, Odir però lo bloccò. «Se non hai capito che è inutile che continui a scusarti, ti rispedisco a Farrehed a trascorrere il resto della vita a fare da guardia del corpo alla sorella di mio padre. Fidati, è una promessa, non una minaccia. È una donna che mangia quanto un cammello e vive rinchiusa nel suo guscio. Moriresti di noia e potrebbe essere la giusta punizione per te.»

    Malik non ribatté nulla.

    Era la prima volta da mesi che Odir faceva una battuta di spirito e l'uomo a cui aveva parlato provò un opprimente senso di vergogna.

    «Siete sicuro di volerlo fare?» gli chiese.

    Forse era il fatto di stargli alle spalle che gli aveva dato il coraggio di porre quella domanda.

    Odir esitò un attimo prima di rispondere.

    «Se lo voglio? Certo che no. Se ne sono sicuro? Sì. Lo devo fare.»

    Bussarono alla porta e l'assistente personale di Odir fece capolino, consapevole del pessimo umore del principe.

    «La conferenza stampa è stata organizzata?» gli chiese Odir, incrociando lo sguardo intimorito dell'assistente.

    «Sì, mio...»

    «Non chiamarmi così. Non ancora.»

    «Certamente, signore. Sì, è tutto pronto, si terrà domattina alle otto in punto presso l'ambasciata... Signore?»

    «Sì?»

    «Siamo ancora in tempo per annullare questa serata.»

    «Negli ultimi trent'anni questo evento annuale c'è sempre stato nonostante una guerra, una crisi economica, un matrimonio reale. Sono occorsi dei mesi per organizzarlo. Non possiamo certo annullarlo adesso. Sarebbe un gesto di debolezza e noi non possiamo permettercelo.»

    Il suo assistente annuì, ma non se ne andò, come se non avesse terminato.

    «L'invito? È partito stamani? Sapete se lei lo ha ricevuto?»

    L'uomo annuì.

    Quando il servizio di sicurezza di Odir aveva scoperto sotto quale falso nome vivesse sua moglie, ci aveva messo molto poco a scoprire dove si trovasse.

    Era stato il consolato svizzero a inviare l'invito a quell'indirizzo, un luogo che Odir aveva visto per la prima volta dieci ore prima.

    «Puoi andare» ordinò all'assistente, che si dileguò in fretta dalla stanza.

    Odir tornò a guardare il suo riflesso nello specchio e, sebbene una parte di lui volesse chiudere gli occhi e non vedere più quella piccola busta bianca sul suo comodino, si sforzò di tenerli aperti.

    Fissava la fotocopia sbiadita di un passaporto che ritraeva un volto noto con accanto, però, un nome sconosciuto.

    Il documento era la manifestazione evidente del tradimento di sua moglie e lui dovette resistere alla tentazione di farlo in mille pezzi.

    In realtà, non era quello a risvegliare in lui lo sdegno.

    Era la foto in bianco e nero della donna che aveva sposato e che aveva promesso di rispettare e onorare.

    E questo lui aveva fatto, a differenza di lei.

    Dopo sei mesi di inutili ricerche, era emerso che Malik, la sua guardia del corpo, era a conoscenza del falso nome utilizzato dalla moglie di Odir e per un attimo lui si era chiesto se Eloise per caso lo avesse irretito.

    Impossibile.

    Aveva scartato immediatamente quel pensiero.

    Malik non avrebbe mai nemmeno sfiorato sua moglie.

    Un altro l'aveva fatto e, per quanto quel pensiero rendesse Odir furioso, sapeva che non avrebbe torto un capello a quell'uomo.

    Lanciò un altro sguardo alla foto in bianco e nero posata sulla cartella con le informazioni raccolte sulla moglie.

    Eloise era sempre stata bellissima, un genere di bellezza che aveva minacciato di far perdere la testa a Odir.

    Si chiedeva se fosse arrossita per la vergogna quando le era stata scattata la foto da usare per quel passaporto.

    I tratti morbidi e delicati del volto di lei, però, non rivelavano nulla di simile.

    Odir lottò per mantenere il controllo.

    Non poteva permettersi di lasciarsi andare a quel genere di sentimenti.

    Quella sera aveva un unico obiettivo.

    «Avete conferma del suo arrivo?» chiese a quel punto a Malik.

    «È atterrata a Gatwick cinque ore fa.»

    Odir provò una morsa al petto.

    Tutto stava andando secondo il programma.

    «È stata seguita fino a un hotel di Londra dove ha trascorso due ore e ha fatto alcune telefonate» proseguì Malik. «Ha preso un taxi e dovrebbe arrivare qui fra venti minuti.»

    Odir si chiese come mai Eloise non si fosse rifugiata dalla famiglia in Kuwait. Sapeva che lei non andava d'accordo con il padre.

    C'era sempre stato un legame strano fra quei due: la giovane donna infatti, una volta conclusi gli studi universitari, aveva seguito il padre ambasciatore in Farrehed.

    Un padre che non aveva notato l'assenza di una figlia per sei mesi.

    Diamine, a lui erano occorsi tre giorni.

    Il fatto che non sapesse quasi nulla della famiglia di Eloise era una prova in più che avrebbe dovuto conoscere decisamente meglio la donna alla quale si era legato.

    Aveva creduto a suo padre quando gli aveva detto che quel matrimonio sarebbe stato utile al paese e che avrebbe cementato i rapporti fra il loro reame nel deserto e la Gran Bretagna.

    Sebbene Odir si fosse aspettato un matrimonio combinato, ciò che aveva scoperto quando aveva conosciuto Eloise tre anni prima gli aveva infuso la speranza che esistesse qualcosa di vero, qualcosa di sincero.

    Invece era stato accecato dalla passione e da una recitazione degna di un premio Oscar.

    Be', tutto ciò ormai non aveva più importanza.

    Sua moglie stava per tornare al suo fianco.

    Non aveva scelta, così come non ne aveva lui e niente lo indispettiva di più che ritrovarsi con le spalle al muro.

    «Chiama i tuoi uomini e andate ad attenderla alla reception.»

    «Può svoltare l'angolo per favore?»

    L'ultima cosa che Eloise voleva era che la principessa di Farrehed venisse vista mentre scendeva da un taxi fuori dalla Heron Tower, dove suo marito aveva organizzato un'importante serata di beneficenza.

    Non aveva ancora visto la torre da quando era stata ultimata, e l'imponente struttura in acciaio e vetro che si ergeva nel cielo scuro della notte era una degna rappresentazione del potere del marito che lei non vedeva da sei mesi.

    Sentì un brivido di paura correrle lungo la schiena e istintivamente raddrizzò le spalle.

    Eloise non sapeva come Odir l'avesse trovata.

    In realtà, si era stupita che Malik avesse atteso così tanto prima di parlare.

    In quei primi mesi, la certezza che Odir l'avrebbe raggiunta a Zurigo per riportarla a Farrehed era stata attenuata dal pensiero di Natalia, ex compagna di università, e dei suoi problemi che avevano messo in una luce completamente diversa quelli di Eloise.

    Inspirando a fondo, allontanò quei ricordi e provò a concentrarsi sul presente.

    Cosa voleva da lei suo marito?

    Aveva capito che era giunto il momento di porre fine al loro matrimonio?

    Oppure esisteva una ragione per cui la convocazione di Odir coincideva con il fatto che il giorno seguente lei avrebbe compiuto gli anni?

    Quel giorno lei avrebbe avuto finalmente accesso al fondo che suo nonno aveva voluto per lei.

    Una strana coincidenza.

    Bastava continuare a ripeterselo.

    Eloise sfiorò l'invito raffinato, consegnato a mano quella mattina stessa.

    Aveva aperto la busta mentre beveva il caffè.

    Stentava a credere che fosse successo solo otto ore prima.

    L'invito del marito a presenziare alla serata di beneficenza l'aveva messa in agitazione, come niente prima di allora.

    Né la malattia di Natalia, né il ricatto del padre, né l'indifferenza di sua madre.

    Per un'ora aveva pensato alle possibili opzioni, poi aveva chiamato l'ospedale e organizzato un cambio di turno.

    Sarebbe potuta restare a Zurigo. Oppure scappare ancora.

    Tuttavia Odir l'avrebbe trovata, ora che conosceva la sua falsa identità, e senza l'aiuto di Malik lei non poteva procurarsene un'altra.

    Più di ogni altra cosa, ciò che l'aveva spinta ad agire era stato il fatto che quell'invito le forniva la perfetta occasione per mettere in moto una cosa che aveva lasciato sospesa da sei mesi.

    Eloise rigirò la fede nuziale che portava al dito.

    Aveva perso peso negli ultimi tempi e quell'anello adesso le stava largo.

    Un segno, forse.

    Un segno che finalmente era pronta a sfuggire al cappio che il padre le aveva messo al collo, mosso dalle proprie

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