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Profumo greco per un bacio: Harmony Jolly
Profumo greco per un bacio: Harmony Jolly
Profumo greco per un bacio: Harmony Jolly
E-book150 pagine1 ora

Profumo greco per un bacio: Harmony Jolly

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Cuore latino 2/4

Se ti offendo baciandoti, fammi la stessa offesa: avanti, baciami anche tu! (Stratone)
Due anni prima, Cristos Theofanis e la sua adorata moglie Hayley Clements si sono lasciati. Sposatisi fin troppo giovani e contro il volere delle rispettive famiglie, una tragedia aveva tolto luce alla loro felicità e il rapporto era andato sempre più deteriorandosi fino alla separazione. Quando Hayley ricompare inaspettatamente, Cristos capisce di avere un'ultima possibilità per recuperare il matrimonio: un'unica notte insieme, bloccati su un'isola greca da una tempesta. Resistere al fascino dei baci di Cristos è impossibile per Hayley, anche se sconvolgenti rivelazioni sul marito metteranno a repentaglio ogni sua certezza.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2019
ISBN9788858995334
Profumo greco per un bacio: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Profumo greco per un bacio - Kandy Shepherd

    successivo.

    1

    Ben sapendo d'aver rovinato il proprio matrimonio forse irreparabilmente, Cristos Theofanis non riuscì a condividere la gioia con cui suo cugino e la moglie rinnovavano i loro voti. Vedere la loro felicità, l'amore che traspariva dai loro sguardi, gli faceva capire ancora di più l'immensità della perdita che aveva subito, ma benché il rimpianto fosse forte, stette bene attento a mantenere sul viso l'espressione dell'uomo spensierato e in pace con se stesso.

    La cerimonia religiosa officiata nella chiesetta bianca eretta sulla cima di una scogliera dell'isola di Kosmimo, appartenente a suo cugino, terminò in quel momento e mentre la coppia appariva sul sagrato, accolta da applausi e da grida augurali, Cristos, appartatosi accanto a un cipresso, immerso in cupi pensieri, faticò a mantenere inalterato il sorriso.

    Naturalmente augurava ogni bene al cugino, ma non poteva fare a meno di ricordare il proprio matrimonio, celebrato cinque anni prima nell'ufficio del comune di Durham, nel nord dell'Inghilterra. Colmo d'orgoglio e di adorazione, aveva guardato la sua sposa, stupito che una donna meravigliosa come lei avesse scelto di sposarlo e che gli offrisse con piena fiducia il suo corpo e, cosa più importante, il suo cuore. Un dono principesco. Un dono che aveva buttato via.

    Il rimorso gli procurò una fitta di dolore fisico. Erano due anni e cinque mesi che non vedeva sua moglie. Poteva contare le ore, forse perfino i minuti, perché ogni istante dopo la loro separazione era stato un tormento di rimorso e di recriminazioni. Adesso non sapeva nemmeno dove vivesse Hayley e che cosa facesse.

    Non era stato presente quando aveva avuto bisogno di lui e Hayley non glielo aveva perdonato. Con una fredda determinazione che lo aveva sorpreso, lo aveva lasciato, cancellandolo dalla propria vita.

    Gli sposi si stavano baciando tra grida festanti e Cristos chiuse gli occhi, ricordando il bacio che aveva dato a Hayley a matrimonio avvenuto. Erano stati felici, emozionati davanti alla prospettiva di passare la vita insieme, follemente innamorati e fiduciosi nel futuro, nonostante il mondo fosse contro di loro.

    Eravamo proprio come loro, mormorò a fior di labbra. In quel momento, del tutto inatteso, giunse il suono di una voce familiare, insieme a un soffio di profumo leggero. Hayley.

    Si voltò e il cuore gli balzò nel petto con tanta violenza da farlo trasalire. Lei era al suo fianco e fissava la chiesa come se non sopportasse d'incrociare il suo sguardo. Sua moglie.

    La toccò per assicurarsi che non fosse un'allucinazione. La sua guancia era morbida, fredda e molto, molto reale. «Sei tu, koukla mou» sussurrò con voce roca, usando il vezzeggiativo che apparteneva solo a lei.

    Poi, rimpiangendo quelle parole, abbassò la mano. L'aveva amata più di se stesso, ma lei aveva respinto il suo amore. Lo aveva ferito, umiliato. Lo aveva costretto a inseguirla per mezza Europa senza che si facesse trovare.

    «Non chiamarmi in quel modo» replicò lei. «Non sono più la tua innamorata, la bella ragazza che hai conquistato, o qualunque cosa significhino quelle parole.»

    «Lo so benissimo» rispose lui in tono freddo.

    Hayley si morsicò il labbro inferiore come faceva quando s'innervosiva, o aveva paura di qualcosa.

    Che cosa ci faceva lì?, si domandò Cristos, osservandola con estrema attenzione. Nonostante la giornata di febbraio fosse fredda, lei indossava dei pantaloni leggeri e un cappottino azzurro di uno stilista milanese che le aveva regalato lui. Il cappotto era lo stesso, ma lei era cambiata e non corrispondeva più alla donna che aveva tenuto nella mente tanto a lungo.

    I lunghi capelli biondi che un tempo le arrivavano alle spalle non c'erano più. Aveva adottato un taglio sbarazzino che la faceva sembrare un ragazzo, pensò con profondo rammarico. Aveva amato la sua chioma fluente, vi aveva immerso le mani per sollevarle la testa e baciarla. Ma dopo una valutazione più attenta dovette riconoscere che quello stile la rendeva ancora più attraente. I tratti del suo viso apparivano più scolpiti, gli zigomi più marcati. La graziosa ventisettenne inglese che lo aveva ammaliato era diventata una vera bellezza.

    «Dove diavolo sei stata?» scattò. «E che cosa ci fai qui dopo tutto questo tempo?»

    Hayley incrociò il suo sguardo. «Volevo vederti.»

    L'illusione rinata in lui nel rivederla, svanì davanti al suo sguardo indifferente, alle sue labbra serrate. Avrebbe voluto domandarle qualche spiegazione. In fondo legalmente lei era ancora sua moglie, ma lo trattenne la paura che scappasse di nuovo senza dargli delle risposte.

    Una folla si stava raggruppando davanti alla chiesa e lei osservò gli invitati.

    «Non sapevo che sarebbe intervenuta tutta la tua famiglia, altrimenti non sarei venuta su quest'isola.»

    Il suo accento inglese si era arricchito di inflessioni diverse. Hayley parlava benissimo l'inglese, sapeva esprimersi in francese e in spagnolo, ma Cristos non riuscì a capire l'origine di quel timbro diverso. Dove era stata?

    «Gli sposi hanno voluto una cerimonia privata.»

    «Anche se così non fosse, non mi avrebbero mai inserita nella lista degli invitati» commentò lei con amarezza.

    Vero, pensò lui. La sua famiglia, in particolare la nonna che lo aveva cresciuto dai quattordici anni in poi, aveva disapprovato il suo matrimonio con Hayley e non ne aveva fatto mistero. Per yiayia Penelope quelle nozze erano state troppo affrettate e impulsive, simili a quelle dei suoi genitori che avevano arrecato tanto dolore alla famiglia.

    «Vorrei che mi dicessi perché sei qui» insistette. «L'ultima volta che ci siamo visti hai detto che mi odiavi. Poi sei scomparsa» le ricordò.

    Eppure non era mai riuscito a odiarla, anche se a volte l'avrebbe desiderato dal giorno in cui, nell'ospedale di Milano lei, adagiata in un letto, lo aveva respinto. Aveva provato rimorso per non esserle stato vicino, terrore per la sua salute, rabbia per la freddezza con cui lei l'aveva escluso dalla sua vita senza una spiegazione, ma a lungo andare tutto quel guazzabuglio di sentimenti si era stemperato in un'indifferenza autoimposta.

    Hayley non rispose e lui si sentì percorrere da un brivido di freddo. Presagiva che non sarebbe stato contento di conoscere la ragione del suo arrivo.

    «Come sei arrivata qui?» Kosmimo era accessibile solo via mare, o in elicottero, mezzo riservato ai clienti del lussuoso resort costruito da suo cugino Alex sull'isola.

    «Mi avevano detto che eri a Nidri con i tuoi nonni.» I quali gestivano un complesso turistico nell'isola di Lefkada. «La loro domestica mi ha informata che eri qui, così ho chiesto a un uomo di accompagnarmi con la sua barca.»

    «Quale uomo?» domandò lui. Il mare era stato molto agitato e lui non avrebbe mai affidato sua moglie a un marinaio inesperto. Ma Hayley non era più una sua responsabilità, si disse. Chissà quanti rischi aveva corso nei due anni e mezzo senza di lui... Comunque fosse, perché avrebbe dovuto importargli?

    Benché irritata, lei nominò un tizio che conoscevano tutti. «Hai scelto bene» commentò Cristos.

    Del resto Hayley era una donna pratica e aveva sempre saputo come risolvere un problema. Quando si era trattato di lui, la soluzione era stata lasciarlo.

    Cristos si accorse che molte persone li stavano osservando. Pochi dei presenti conoscevano Hayley, ma presto avrebbero saputo che la bella bionda era la moglie da cui si era separato. La donna che aveva umiliato il marito greco, un accadimento che non sarebbe dovuto succedere mai.

    Voltandosi da un lato, si sottrasse alla curiosità generale e cercò di celare Hayley alla vista. Aveva sempre voluto proteggerla, ma quando davvero aveva avuto bisogno di lui, le era mancato e lei non lo aveva perdonato.

    «Perché non mi hai detto che saresti venuta?» domandò a bassa voce.

    «Volevo guardarti negli occhi, ma temevo che se ti avessi avvertito, ti saresti rifiutato di vedermi.»

    «Sbagli. Ho bisogno di sapere che cos'è successo. Hai lasciato l'ospedale senza dirmi dove saresti andata. Ti ho cercata. I tuoi genitori non hanno voluto dirmi dov'eri. Tua sorella mi ha sbattuto la porta in faccia e i tuoi amici si sono rifiutati di parlarmi.»

    «Taci» mormorò lei, alzando una mano. «Non possiamo discutere davanti a tanta gente. Quello che devo dirti dovrebbe essere detto in privato. Ecco perché ho voluto vederti di persona.»

    «Parla dunque!» la incitò lui a denti stretti.

    Hayley giocherellò con la catena della sua borsetta firmata. Un altro dei suoi regali. Poi lo guardò. «Voglio il divorzio.»

    Lui annuì. «Prima sarà, meglio sarà» rispose.

    Hayley fece un passo indietro. Perché, oh, perché era venuta lì? Si era illusa di riuscire a rivedere Cristos senza soffrire. Per rispetto all'amore che li aveva uniti, le era sembrata la cosa giusta da fare, invece di mandargli una lettera dell'avvocato, ma appena l'aveva visto sotto un albero, intento a fissare il mare, aveva capito d'aver sbagliato. L'attrazione che provava per lui l'aveva colpita all'istante con tanta violenza da costringerla a piantare i tacchi nel terreno per non vacillare.

    A ventinove anni, Cristos era l'uomo più bello che avesse mai visto. Forse bello non era l'aggettivo giusto, ma non lo sarebbero stati nemmeno stupendo, irresistibile, o altri. Alto, spalle larghe, fianchi stretti, capelli nerissimi, carnagione ambrata e sorprendenti occhi verdi, sfiorava la perfezione maschile.

    Avrebbe potuto fare da modello per le statue marmoree degli dei greci che aveva ammirato ad Atene durante la luna di miele.

    Non a caso, sei mesi dopo un'agenzia internazionale gli aveva proposto di posare per delle foto pubblicitarie ma lui aveva rifiutato per orgoglio. Essendo senza soldi, lei lo aveva spinto ad accettare e quello stesso giorno gli avevano offerto un lavoro prestigioso.

    Era stato allora, quando Cristos era scivolato in un mondo che non aveva posto per lei, che aveva cominciato a perderlo. In pratica era diventata la dimessa pollastrella dello stupefacente gallo che era suo marito e lui aveva permesso che ciò accadesse. L'aveva lasciata sola ad accudire il loro nido mentre si spostava da una capitale all'altra dell'Europa per fare delle campagne pubblicitarie rivolte a un pubblico miliardario, sostenendo che lo faceva per lei e per la loro sicurezza economica.

    Per un po' gli aveva creduto, poi erano cominciati i dubbi. Ricordando quei momenti, Hayley serrò i denti. Il rimpianto che sentiva non era per quel Cristos, bensì per quello che aveva conosciuto in un pub di Durham quando studiava all'università e aveva ventidue anni. Lui rideva insieme ai suoi compagni e il lampo bianco dei suoi denti, in contrasto con la carnagione olivastra e il luccichio dei suoi occhi verdi l'avevano incantata. Lui si

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