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Dolci malintesi (eLit): eLit
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E-book154 pagine2 ore

Dolci malintesi (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Forse la ghigliottina sarebbe stata meno dolorosa, ma Olympia Monoulis non vede altre strade per uscire dal groviglio di problemi in cui si trova imprigionata involontariamente. Non ha un lavoro, i conti della famiglia sono quasi in rosso e sua madre avrà presto bisogno di assistenza medica. La vecchia proposta di matrimonio di Nikos Cozakis le sembra, quindi, l'unica ancora di salvezza. Lui è fin troppo contento, e non esita a confessarle che, in realtà, vuole vendicarsi per...
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2016
ISBN9788858951392
Dolci malintesi (eLit): eLit
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Dolci malintesi (eLit) - Lynne Graham

    successivo.

    1

    «Hai rovinato la tua vita, così come ha fatto tua madre» l'accusò Spyros Manoulis con veemenza.

    Olympia scrutò il nonno, socchiudendo gli occhi verde giada. Aveva i nervi a fior di pelle, ma doveva farsi forza perché aveva una missione da compiere. Se il fatto di non contrariarlo l'avesse reso più disponibile e comprensivo verso la loro situazione, Olympia era pronta a subire qualsiasi attacco.

    Spyros misurava a lunghi passi e con un'espressione incupita sul viso la suite dell'hotel londinese in cui alloggiava.

    «Ma guardati, ancora zitella a ventisette anni! Non hai un marito né una famiglia, dei figli!» riprese in tono di spietato rimprovero. «Dieci anni fa ti ho aperto le porte di casa mia con la speranza di poterti offrire una vita migliore...»

    Spyros s'interruppe per inspirare a fondo. Olympia intuiva che cosa avrebbe aggiunto pochi attimi dopo e impallidì.

    «E com'è stata ripagata la mia generosità?» continuò il nonno con rabbia malcelata. «Hai portato il disonore nella mia famiglia, mi hai svergognato, hai distrutto la tua reputazione, offendendo in modo imperdonabile la famiglia Cozakis.»

    «Sì, nonno, ma...»

    Olympia era disperata, sarebbe arrivata anche a compiere una follia, se fosse servito a calmare suo nonno e a darle la possibilità di perorare la causa di sua madre.

    «Avevo organizzato tutto, sembravi persino felice di sposare Nikos Cozakis! Hai addirittura pianto, quando ti ha dato l'anello di fidanzamento, me lo ricordo bene!»

    Olympia serrò le labbra per impedirsi di replicare. La cocente umiliazione rischiava di minare definitivamente il suo autocontrollo.

    «E poi hai gettato via tutto in un attimo di follia!» insistette Spyros Manoulis con rabbia, «disonorando sia me sia te stessa...»

    «Dieci anni sono tanti...» mormorò lei intimorita.

    «Ma non abbastanza per ottenere il mio perdono» la interruppe bruscamente il nonno. «Ho accettato di incontrarti solo perché ero curioso di rivederti, ma sappi che da me non riceverai alcun aiuto economico.»

    Olympia avvampò. «Io non ti chiedo nulla per me, ma almeno per mia madre, tua figlia...»

    Spyros la interruppe prima che lei avesse il tempo di pronunciare il suo nome.

    «Tua madre... Se quella stupida ti avesse insegnato a essere una donna per bene, seguendo le nostre tradizioni, tu non avresti mai disonorato il nome della nostra famiglia!»

    Olympia si sentì mancare. E così sua madre avrebbe continuato a soffrire per i peccati della figlia!

    «Ti prego, lascia che ti spieghi...»

    «Non ho intenzione di perdere tempo ad ascoltare le tue sciocche scuse. Piuttosto rifletti su quello che hai perduto a causa del tuo insensato comportamento. Se tu avessi sposato Nik Cozakis...»

    Olympia sospirò sconsolata. Per ricevere clemenza, avrebbe dovuto presentarsi al cospetto di suo nonno col capo cosparso di cenere e mostrarsi sinceramente pentita di aver rotto quel fidanzamento.

    «Potresti ottenere il mio perdono solo sposando Nik, sappilo.»

    «Perché non mi chiedi di scalare l'Everest?» replicò lei delusa.

    «Vedo che hai compreso.»

    «Se lo sposassi, aiuteresti me e la mamma?»

    Spyros si voltò a guardarla, incuriosito dall'ultima domanda.

    «E come potresti riuscirci? Nikos Cozakis, che tu hai insultato, è un uomo che può avere tutte le donne che desidera...»

    «Ma non sono molte in grado di portare in dote quello che posso offrirgli io.»

    Spyros Manoulis era esterrefatto davanti a tanta sfacciataggine.

    «Non hai proprio alcun pudore!»

    «L'ho perso quando ti sei sbarazzato di me come se fossi stata una scarpa vecchia. Non hai risposto alla mia domanda, comunque.»

    «Che senso avrebbe rispondere?» le chiese il vecchio infastidito.

    «Vorrei solo saperlo.»

    «Se tu l'avessi sposato, il giorno stesso del matrimonio, avrei affidato a Nik il controllo della Manoulis Industries... E lo farei ancora, se fosse possibile. Il mio unico desiderio è fare in modo che l'attività alla quale ho dedicato tutta la mia vita, finisca in mani capaci. Chiedo troppo?»

    Olympia serrò le labbra in un'espressione di disappunto. Suo nonno riteneva la propria reputazione personale e gli affari più importanti dei legami famigliari. Lo stesso non poteva essere detto di sua madre. Irini Manoulis si sarebbe riconciliata da tempo col padre, ma non era riuscita a perdonargli di aver voltato le spalle a sua figlia. Olympia si sentì assalire dalla disperazione. Il nonno era irremovibile, aveva detto di averla rivista solo per curiosità e quindi era inutile che continuasse a insistere.

    Delusa, si avviò alla porta, ma prima di aprirla decise di fare un ultimo tentativo.

    «Sono preoccupata per la salute di mia madre...»

    Spyros borbottò rabbiosamente qualcosa in greco, lasciandole intendere di non avere nessuna voglia di starla ad ascoltare.

    «Se morirà in povertà, nella situazione in cui si trova ora, spero che ti rimorda la coscienza fino alla tomba e anche oltre, perché è esattamente ciò che ti meriti!» sbottò Olympia.

    Spyros Manoulis la fissò per qualche istante con espressione assente, quindi le voltò le spalle in un gesto deciso e spietato.

    Olympia lasciò a testa alta la suite del nonno e salì sull'ascensore. Pochi minuti più tardi, attraversò l'affollata hall dell'albergo e uscì all'aria aperta.

    Lei detestava Nik Cozakis, lo odiava profondamente, con tutto il cuore.

    Nonostante fosse già sufficientemente ricco all'età di diciannove anni, Nik era stato spinto dall'avidità a fidanzarsi con una ragazza scialba e sovrappeso che lui non considerava affatto attraente, ma che un giorno avrebbe ereditato la fortuna di Spyros Manoulis. Nik Cozakis le aveva spezzato il cuore, aveva frantumato il suo orgoglio e aveva fatto in modo che Spyros finisse per odiare sia lei sia sua madre.

    Irini Manoulis doveva essere decisamente nata sotto una cattiva stella, pensò Olympia percependo tutte le asperità del selciato attraverso le suole sottili delle scarpe consunte dall'uso. Per i primi ventun'anni della sua esistenza, Irini aveva vissuto nella ricchezza e nel privilegio. Poi aveva commesso il fatale errore di innamorarsi di un ragazzo inglese. Scontratasi con la pesante opposizione di suo padre, Irini era fuggita a Londra per seguire il fidanzato, ma il giorno prima del matrimonio, il padre di Olympia era morto in un incidente stradale.

    Poco dopo Irini aveva saputo di essere incinta. Dal quel momento si era resa conto che non avrebbe più potuto fare marcia indietro, dal momento che aspettava un figlio senza essersi sposata. Irini non si era persa d'animo, si era adattata ai lavori più umili, crescendo da sola la sua bambina. Irini Manoulis non era mai stata una donna forte. Olympia la ricordava sempre esausta. Tutti quegli anni di faticoso lavoro le avevano minato la salute e indebolito il cuore.

    Quando Olympia era stata abbastanza grande da poter lavorare, la loro situazione era notevolmente migliorata. Per qualche anno, rammentava Olympia con rimpianto, erano state felici in un piccolo appartamento, che a loro era parsa una reggia. Poi, un anno e mezzo prima, la società che aveva assunto Olympia come centralinista era fallita e da allora lei era riuscita a trovare solo impieghi temporanei e negli ultimi mesi nemmeno quelli. Così erano state costrette a lasciare l'appartamento e tutti i risparmi che Olympia aveva faticosamente accumulato erano stati ormai prosciugati.

    Avevano trovato asilo in un piccolo bilocale, in un edificio dell'Istituto Case Popolari dove Olympia assisteva impotente al rapido declino di sua madre, che si faceva sempre più debole ed emaciata. Era come se Irini Manoulis avesse rinunciato alla vita.

    Sta morendo..., pensò Olympia con una stretta al cuore. Sempre più spesso Irini rammentava il passato, perché parlare del presente le riusciva troppo penoso. Vivevano in un appartamento che in inverno non potevano permettersi di riscaldare adeguatamente, senza telefono né televisione, circondati da vicini di dubbia reputazione. Non c'era nulla nella loro vita che valesse la pena di salvare.

    Se solo dieci anni prima avesse potuto prevedere quanto le avrebbe riservato il futuro! Avrebbe preso la stessa decisione? Attualmente avrebbe potuto essere sposata con un miliardario e sua madre avrebbe potuto apprezzare di nuovo tutte le comodità della sicurezza economica. Con realistica amarezza rifletté che se all'età di diciassette anni avesse avuto il potere di prevedere il futuro, avrebbe sposato un mostro pur di salvare sua madre.

    Che importanza aveva che Nik avesse corteggiato sfacciatamente sotto i suoi occhi una splendida modella italiana? O che avesse confidato a sua cugina Katerina che Olympia era grassa, stupida e scialba, ma che valeva letteralmente il suo peso in oro? O che sicuramente l'avrebbe tradita anche dopo il matrimonio...

    E per finire, il mattino successivo a quell'orribile notte, Nik le aveva detto in faccia, senza tanti scrupoli, che lui si rifiutava di sposare la donna che era appartenuta a un altro uomo!

    Assorta in quei dolorosi ricordi, Olympia si fermò davanti a una vetrina. Aveva letto sui giornali che quel giorno anche Nik si trovava a Londra per partecipare a un incontro tra grandi magnati greci, azionisti di società britanniche. A differenza di Spyros Manoulis, però, lui possedeva un palazzo adibito a uffici proprio nella City, dove probabilmente Olympia avrebbe potuto trovarlo in quel momento.

    Che cosa aveva da perdere? Lei sapeva che Nik non si era mai sposato e che Spyros sarebbe stato disposto a pagare milioni di sterline, pur di vederla imparentata con i Cozakis. I sentimenti di Olympia e di Nik non contavano nulla, il loro matrimonio avrebbe sancito il legame tra due vasti imperi finanziari. Era forse impazzita? No! Olympia sentiva di avere un debito da pagare nei confronti di sua madre. Irini Manoulis aveva sacrificato la propria vita per metterla al mondo e allevarla, e lei come l'aveva ricambiata?

    Olympia osservò la propria immagine riflessa nella vetrina. Una donna dai capelli scuri, alta circa un metro e sessanta, con indosso un vecchio e consunto tailleur grigio. Non sarebbe mai stata magra, nemmeno se si fosse sottoposta a una dieta da fame. Il suo corpo, per quanto tentasse di nasconderlo, era segnato da curve generose. Doveva aver preso dalla famiglia di suo padre, dal momento che Irini era sempre stata magrissima. Valeva davvero il proprio peso in oro, si disse con una smorfia di disappunto.

    Nik aveva dato istruzioni di non essere disturbato per alcuna ragione. Fu così che, quando udì bussare discretamente alla porta del proprio ufficio, sollevò con espressione contrariata il capo dai documenti che stava esaminando. Gerry, il suo assistente, si precipitò alla porta e parlottò sottovoce con qualcuno prima di ritornare in direzione della scrivania.

    «Mi scusi, c'è una signora che chiede urgentemente di vederla.»

    «Non voglio essere disturbato, soprattutto da una signora» ribadì Nik spazientito.

    «Sostiene di essere la nipote di Spyros Manoulis, ma la receptionist non è convinta della sua identità; ha l'aria di appartenere a un altro ceto sociale.»

    Olympia Manoulis? Nik Cozakis aggrottò la fronte, incredulo. Come osava presentarsi lì e chiedere di parlare con

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