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Un bacio da favola
Un bacio da favola
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E-book170 pagine2 ore

Un bacio da favola

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Info su questo ebook

Un capo da favola 3/4
Alex Davenport rimane letteralmente scioccata quando l'ultimo incarico la porta nella sua vecchia dimora, Blakeley Castle, faccia a faccia con l'amore della sua vita: Finn Hawkin. Lui ha bisogno delle sue competenze di PR, e Alex ha intenzione di concedergli solo quelle. La loro storia appartiene a un passato che lei ha cercato in tutti i modi di dimenticare e niente riuscirà a riportarla in vita.

Ma quando una tempesta di neve li imprigiona al castello, qualcosa cambia. Finn l'ha già lasciata andare una volta, e adesso sembra intenzionato a sciogliere una volta per tutte il proprio cuore di ghiaccio con i suoi dolcissimi baci.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2020
ISBN9788830522084
Un bacio da favola

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    Anteprima del libro

    Un bacio da favola - Jessica Gilmore

    successivo.

    Prologo

    Finn Hawkin accettò un bicchiere di champagne da un cameriere e osservò la scena davanti a sé, le labbra curvate in un sorriso di apprezzamento. Luci fiabesche, drappeggi bianchi e impalpabili, costumi elaborati e una vasta sala da ballo potevano non essere il suo genere, ma le sue nipotine avrebbero voluto conoscere ogni singolo dettaglio di quella serata. Con il Ballo di Mezza Estate di Armaria, era come se tutte le loro fiabe preferite avessero preso vita.

    Una figura mascherata e avvolta in un mantello si fermò accanto a lui. «Ti stai divertendo?»

    «Laurent!» Finn si voltò per salutare il suo vecchio amico con gioia sincera. «Grazie per l'invito.»

    «Sei più che benvenuto. Sono contento che tu sia potuto venire» ribatté Laurent, con un pizzico di empatia nella voce. Finn non si confidava con molte persone, ma Laurent sapeva quanto fosse stato difficile l'ultimo anno per lui, e le decisioni complicate che aveva dovuto prendere.

    «Come stanno le tue nipoti?»

    «Stanche, dopo una settimana trascorsa a godere delle tue splendide spiagge. Non che lo ammetterebbero, però. Stasera sono deluse dal fatto di non aver potuto partecipare con me al ballo reale. Ho promesso loro di rubare una fetta di torta e portargliela di nascosto. Con un po' di fortuna, questo le addolcirà.»

    «Portale a palazzo» offrì Laurent. «Domani ci sarà ancora confusione, potreste venire dopodomani. Nelle stalle abbiamo dei cuccioli che potrebbero vedere, poi le accompagnerò sulla torretta più alta e racconterò loro storie raccapriccianti su come i miei antenati hanno respinto gli aspiranti invasori.»

    «A loro piacerà di sicuro. Grazie, Laurent.»

    «E noi due potremo finalmente chiacchierare un po'. Sarà più facile, quando non starò ospitando diverse centinaia di persone.»

    «Sono le conseguenze dell'essere un arciduca.»

    Ma Finn non poté fare a meno di notare che Laurent sembrava più a suo agio del solito. Generalmente era molto riservato, piuttosto rigido quando era in pubblico, ma quella sera era un uomo diverso: il sorriso sincero e spontaneo, il suo intero essere infuso di una leggerezza e gioia che Finn non riusciva a immaginare di provare.

    «Chi è la ragazza?»

    «Quale ragazza?» domandò Laurent sorridendo. I suoi occhi si addolcirono mentre si posavano su una figura snella in giallo e argento, in piedi sul lato della sala da ballo, che stava dando istruzioni a un gruppo di cameriere.

    «La ragazza dalla quale non sei riuscito a distogliere lo sguardo per tutta la sera. A parte quando sei sparito con lei.»

    Non era tipico di Laurent farsi vedere apertamente con una donna. Sebbene il suo costume gli desse un certo grado di anonimato, non era un travestimento sufficiente per garantire una completa privacy. No, se Laurent stava ballando, flirtando e intrattenendo conversazioni intense così pubblicamente, allora le sue intenzioni dovevano essere piuttosto serie, e questo era inaspettato, da parte di un uomo appena scampato a un matrimonio di convenienza.

    «È Emilia. È l'organizzatrice della festa. È riuscita a progettare tutto in meno di un mese.» L'orgoglio nella sua voce era evidente, e questo significava una cosa sola: era molto innamorato.

    «Ha fatto un ottimo lavoro. La serata è magica.»

    «Dice l'uomo da solo in un angolo. Non mi aspettavo che corteggiassi tutte le presenti, Finn, ma ci sono un sacco di belle donne che sono sicuro adorerebbero ballare con te. Vuoi che ti presenti qualcuna? Che ne dici della contessa laggiù?» Laurent indicò una bionda altezzosa che agitava un ventaglio mentre ignorava una folla entusiasta di giovani uomini.

    Finn rise. «Sembra un po' troppo al di sopra della mia portata.»

    «La modestia non ti si addice, Finn. Sei giovane, prestante e hai ancora tutti i capelli e i denti. Questo ti differenzia da oltre la metà degli uomini in questa stanza, senza prendere in considerazione la tua compagnia di grande successo e il trascurabile fatto che hai appena acquistato il tuo castello. Perfino la contessa ti riterrebbe adatto... almeno per un ballo.»

    «Blakeley non può nemmeno essere paragonato a un palazzo reale» protestò Finn, anche se era orgoglioso dell'antico edificio acquistato da poco per farne una casa per le sue nipoti e una base per la sua attività in rapida espansione.

    Non aveva ereditato il castello, l'aveva comprato con i soldi che aveva guadagnato lavorando duramente. Sebbene fosse cresciuto nella tenuta di Blakeley, non gli era stato regalato nulla. Il suo successo era dovuto al duro lavoro e ad alcune decisioni fortunate e astute.

    «Sono felice per te» mormorò Laurent. «Hai realizzato i tuoi progetti. Quanti uomini potrebbero dire lo stesso?»

    Finn sorseggiò il suo drink. Laurent aveva ragione. Aveva solo trent'anni e aveva raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato quando erano studenti a Parigi: fondare una propria compagnia, fare fortuna e vivere in una tenuta come quella in cui era cresciuto. Solo che, questa volta, sarebbe stato il proprietario della grande casa, non il figlio del giardiniere, costretto a togliersi il berretto davanti ai cosiddetti superiori.

    «Non smettiamo mai di stabilire obiettivi, Laurent, li cambiamo semplicemente. Ora le mie nipoti vengono per prime. Dare loro il tipo di felicità e sicurezza di cui hanno bisogno... questa è la mia priorità.»

    «Se c'è qualcuno che può farlo, sei tu.»

    Rimasero in silenzio per un momento, osservando le coppie sulla pista da ballo, fino a quando gli occhi di Laurent si spostarono di nuovo sulla ragazza vestita di giallo. Finn seguì il suo sguardo. Si era allontanata dalle cameriere e stava parlando animatamente con una donna alta ed elegante, vestita con un abito nero e con i capelli castano chiaro elegantemente acconciati in uno chignon.

    Quella visione lo colpì come un pugno. Non poteva essere...

    Oppure sì? Era quella la ragazza che aveva cercato invano nel corso degli anni, proprio lì, in una sala da ballo a centinaia di miglia di distanza dal luogo in cui erano cresciuti?

    L'ultima volta che l'aveva vista, aveva i capelli decolorati biondo platino e tagliati in una acconciatura spettinata che aveva immediatamente generato migliaia di imitazioni. Era una decina di anni più giovane, vivace e spigolosa, con gli zigomi abbastanza affilati da tagliare il burro e uno sguardo consapevole e intenso. Lo stesso sguardo stampato su cartelloni pubblicitari e copertine di riviste internazionali, che l'avevano resa famosa in tutto il mondo, prima di scomparire dalla vita pubblica e dalla sua, come se non fosse mai esistita.

    «Lola?» mormorò. E, come se l'avesse sentito, la donna alzò lo sguardo, in allerta, sentendo il pericolo.

    Probabilmente stava immaginando tutto. Lola Beaumont non c'era più, era scomparsa nell'etere. Lo sapeva. L'aveva cercata abbastanza a lungo. Batté le palpebre e si concentrò di nuovo. Si stava sbagliando. Quella donna stava chiaramente lavorando all'evento e Lola era sempre stata l'ospite d'onore, non l'aiutante di qualcuno. Era una somiglianza fuggevole, tutto lì.

    Ormai erano anni che non gli capitava più di vederla in ogni angolo. Eppure, Finn non riuscì a impedirsi di rivolgersi a Laurent. «Chi è quella? La donna che sta parlando con Emilia?»

    «Chi? Oh, è Alex. Alexandra Davenport. È comproprietaria di un'agenzia di organizzazione di eventi con Emilia e altre due ragazze. È arrivata ieri per sovraintendere all'organizzazione, in modo che Emilia potesse partecipare al ballo. Perché?» Il sorriso di Laurent divenne furbo. «Vuoi che te la presenti?»

    «No, grazie. La mia era solo curiosità.»

    Ma la mente di Finn lavorava furiosamente. Alexandra era il secondo nome di Lola, no? Sicuramente era una coincidenza: una somiglianza fisica, un omonimo... niente di più. Ma, mentre guardava la donna, non poté fare a meno di sentire che le coincidenze non esistevano, e ora, quando la sua vita era esattamente dove voleva che fosse, Lola Beaumont era ritornata per scombussolarla di nuovo.

    La domanda era una: come si sarebbe comportato lui al riguardo?

    1

    Con uno sforzo erculeo, Alexandra Davenport riuscì ad aspettare fino a quando non avesse passato il controllo passaporti, prima di accendere il cellulare. Tirando indietro la sua piccola custodia, si diresse verso la dogana e l'uscita, impaziente mentre il telefono iniziava a elaborare tutte le comunicazioni delle ultime otto ore.

    Intorno a lei le altre persone barcollavano stancamente, gli occhi rossi, i vestiti stropicciati per il volo notturno. Alex invece si sentiva sorprendentemente ben riposata. Per fortuna aveva messo una salvietta e un top pulito nella sua borsa da viaggio, e si era lavata poco prima che si accendesse l'insegna delle cinture di sicurezza. Era rinfrescata, aveva dormito ed era pronta a tutto.

    Guardò il telefono, non sorpresa di vedere tutti i simboli di notifica accalcati nello spazio in alto. C'era sempre una crisi, da qualche parte. E questo, per lei, era una buona cosa; le pubbliche relazioni promozionali pagavano le bollette, ma gestire disastri inattesi e trasformarli in oro era il campo nel quale eccelleva.

    Chiamò la segreteria telefonica e attese che arrivasse il primo messaggio.

    «Alex? Sono io.»

    Alex sorrise, sentendo la voce di Amber, sua collega e, soprattutto, sua amica. Ascoltando quelle tre parole si sentì a casa. Casa. Un posto che aveva smesso di credere potesse esistere. Dopotutto, non si era allenata a non fare affidamento su persone o luoghi?

    «Spero che tu riesca ad ascoltare questo messaggio in tempo. Che cosa sto dicendo? Certo che lo farai. Non è possibile che tu non abbia un telefono completamente carico, pronto per l'accensione non appena sarai atterrata! Allora, abbiamo avuto una prenotazione dell'ultimo minuto. Si tratta di una residenza fuori Londra e il cliente ha chiesto che tu sia là il prima possibile. Quindi devi andarci subito. Ho prenotato un'auto che ti verrà a prendere in aeroporto e ti porterà là. Chiamami quando sei in viaggio così ti aggiornerò su tutto. Non preoccuparti, ti ho preparato alcuni vestiti e te li farò avere tramite l'autista. Ben fatto, a New York. Ottimo lavoro. Non riesco a credere che siamo diventate davvero internazionali! Ci sentiamo presto!»

    Alex aggrottò le sopracciglia. Non si aspettava subito un nuovo incarico. Dopo una settimana di assenza, aveva voglia di tornare alla casa a schiera di Chelsea che aveva ereditato l'anno prima e che aveva trasformato in una casa per sé e per le sue tre amiche, nonché nella sede della loro nuova agenzia. La Happy Ever After Agency offriva un servizio unico di consulenza in tutto, dall'organizzazione di eventi alle pubbliche relazioni, fino a incarichi su misura.

    Dopo soli otto mesi dall'apertura, avevano già una solida reputazione, supportata da testimonianze brillanti di clienti soddisfatti. Il loro punto di forza era la capacità di reagire rapidamente. Esattamente come doveva fare adesso, ricordò a se stessa. I suoi sentimenti non avevano alcuna importanza. Il cliente veniva sempre al primo posto.

    Ovviamente era molto positivo, per la loro reputazione, che uno dei loro precedenti clienti, l'affascinante arciduca Laurent, principe di Armaria, stesse attualmente corteggiando Emilia, la loro specialista in eventi, e che il miliardario Deangelo Santos si fosse fidanzato con Harriet, sua ex assistente personale e loro capo dell'amministrazione.

    Alex represse un sospiro. Avevano aperto da meno di un anno e già era cambiato tutto. L'anno successivo Harriet avrebbe sposato Deangelo e si sarebbe trasferita a vivere con lui, e tutti sapevano che, da un giorno all'altro, Laurent avrebbe chiesto a Emilia di sposarlo.

    Harriet intendeva continuare a lavorare una volta sposata ma, sebbene Emilia sarebbe rimasta una socia dell'agenzia, non sarebbe stata in grado di svolgere alcun lavoro, una volta diventata arciduchessa. Alex era molto felice per le sue amiche, ma le dispiaceva non avere la possibilità di trascorrere più tempo insieme. Tempo per costruire davvero l'agenzia.

    Deglutì, non volendo ammettere nemmeno a se stessa che il dolore che sentiva nel profondo non dipendeva solo dai cambiamenti nel lavoro. Era stata molto felice in quegli ultimi mesi, vivendo e lavorando con le amiche. Era abituata a stare da sola, e non le pesava, ma la casa era più viva con tutte e quattro. Era accogliente. Sarebbe sembrata vuota, quando fossero rimaste solo in due?

    Allontanò i pensieri oscuri e passò rapidamente la dogana, controllando le e-mail e sfogliando i commenti dei social media dei suoi clienti per assicurarsi che non ci fosse nulla che richiedesse attenzione immediata.

    Giunta nel salone degli arrivi, scrutò la folla alla ricerca di un cartello con il suo nome ma, prima che potesse individuarlo, la sua attenzione fu catturata da un'adolescente che le passava accanto per lanciarsi tra le braccia di una coppia di mezza età, i cui sorrisi e occhi luminosi mostravano quanto fossero contenti di vederla.

    Nessuno l'aveva mai aspettata a meno che non fosse pagato per farlo, come l'autista di quel giorno. Alex osservò mentre la coppia stringeva la ragazza tra le braccia, incapace di evitare di notare altre riunioni, alcune rumorose, altre commoventi e una così appassionata che, guardando,

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